Jubilee 2000 Search
back
riga

Portatori di un grande tesoro in “vasi di creta”

M. Anna Maria Cànopi osb

Nel vasto calendario delle celebrazioni giubilari è prevista per il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al tempio, una speciale convocazione di tutti i membri della Chiesa che hanno fatto la scelta della vita consacrata. Un giubileo particolare nel grande Giubileo? Meglio vederlo come un momento forte dell’anno giubilare, in quanto la Chiesa ha nei consacrati la sua più viva espressione, quella che la riporta alle sue stesse origini. Da duemila anni, infatti, Cristo è seguito e appassionatamente amato da una schiera innumerevole di uomini e di donne che, incontratolo, si sono lasciati afferrare da lui e, sospinti dallo Spirito, gli hanno dedicato tutta la loro vita. Proprio perché avvinti da Colui che per restituire gli uomini al Padre si è fatto loro fratello e per essi si è immolato, i consacrati perseguono l’ideale di quel “più grande amore” che spinge a dare la vita per gli altri. Il Vangelo ci offre il quadro vivo dei primi incontri di Gesù con i suoi discepoli. Poche parole che trasformano la loro vita, aprendola ad orizzonti inattesi e investendola di una missione universale. ““Maestro dove abiti?”, “Venite e vedrete”, e quel giorno rimasero presso di lui” (cf. Gv 1,38-39); e ancora: “”Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono” (cf. Mc 1,17). Il sì al disegno del Padre, il desiderio di rimanere con Gesù, la prontezza nel seguirlo ovunque Egli vada caratterizzano ogni vita cristiana, ma in particolare la vita dei consacrati, di coloro che nulla antepongono all’amore di Cristo. La festa della Presentazione di Gesù al tempio è da molti anni particolarmente dedicata ai consacrati e quindi è stata ritenuta la più adatta per la celebrazione del loro giubileo. Come Gesù presentato al tempio e offerto, così ogni consacrato è un’offerta accolta dalla Chiesa e presentata a Dio quale primizia di tutto il popolo cristiano. Grande è il dono di tale vocazione e grande la responsabilità che comporta. Infatti, con Gesù, Luce delle genti, anche il religioso è chiamato ad essere luce che risplende nelle tenebre del mondo; con Gesù, di cui già si profetizza il sacrificio redentore, anch’egli – come Maria, la primissima e incomparabile consacrata cooperatrice della redenzione – è invitato dallo Spirito a lasciarsi assimilare all’Agnello mansueto immolato per la salvezza di tutti. I consacrati però riconoscendosi portatori di un grande tesoro in “vasi di creta”, poiché rimangono ancora con le loro umane debolezze e sono come e forse più degli altri sottoposti alla tentazione di venir meno alla loro alleanza d’amore con Cristo, sanno di doversi continuamente impegnare nella conversione. Il Giubileo offre loro una straordinaria occasione di compiere tutti insieme un itinerario di preparazione per prendere sempre più coscienza della loro reale corrispondenza alla grazia della vocazione che li vuole “più conformi” a Cristo per renderne visibile la presenza in mezzo ai fratelli. La condizione per essere profondamente partecipi della grazia del particolare appuntamento offerto dal Giubileo è quello di giungere con animo aperto ad accogliere il dono dello Spirito che sempre rinnova il cuore nello slancio dell’amore. La prima delle tre giornate di preparazione è quindi dedicata a una solenne celebrazione di ringraziamento per il dono della vocazione. Nulla più della gratitudine, infatti dilata il cuore e lo rende disponibile a lasciarsi nuovamente toccare dalla Parola che ha suscitato la generosa risposta iniziale. Nulla più di essa, inoltre, permette di scorgere i segni della fedeltà del Signore che ha guidato i passi dei singoli chiamati lungo venti secoli di storia. Dalla gratitudine, poi, nasce, sincero, il pentimento – tema della seconda giornata – per non aver sempre saputo corrispondere pienamente alle attese di Dio. Anche questa celebrazione penitenziale ha tono festivo: proclama, infatti, la divina misericordia e la gioia che scaturisce dal sempre rinnovato perdono da parte di Dio, il quale proprio nella salvezza degli uomini trova la sua gioia e vuole compiacersi nel vedere configurati a Cristo tutti i suoi figli. È questa fede ed  è questa indomita speranza a rimettere i religiosi alacremente in cammino in quest’epoca in cui la loro vita appare investita da una profonda crisi di identità. In realtà si tratta solo di un travaglio di adeguamento, travaglio che essi vivono con fiducia, sapendo che dalla loro serena testimonianza hanno particolarmente bisogno la Chiesa e l’umanità intera. Infatti, per le drammatiche vicende della storia in cui imperversa anche l’opera del maligno, è tanto facile lasciarsi sommergere dal pessimismo e dallo scoraggiamento. L’adorazione eucaristisca comunitaria cui viene dedicato il terzo giorno di preparazione indica poi quale sia la fonte inesauribile a cui attingere la forza della fedeltà e della generosità fino all’estremo sacrificio. Poiché la lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente esorta “ciascuno a fare quanto è in suo potere, perché non venga trascurata la grande sfida del 2000, a cui è sicuramente connessa una particolare grazia del Signore per la Chiesa e per l’umanità”, si può giustamente ritenere che i consacrati, testimoni della fedeltà di Dio e della fedeltà a Dio, sono le persone che maggiormente possono oggi dare all’umanità un contributo di speranza e un aiuto a discernere i veri valori e a sceglierli resistendo a tutte le seduzioni degli idoli che popolano la scena di questo mondo. Questa giornata di giubilo dei consacrati offrirà quindi al mondo una felice occasione per accorgersi che la fonte della bellezza e della gioia cui ogni cuore umano aspira è là, nel Cristo che è lo stesso ieri, oggi e nei secoli.

top