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La Chiesa protagonista della cultura

Massimo Tarantino

In occasione della celebrazione del Giubileo dei Docenti Universitari abbiamo rivolto qualche domanda all’Arcivescovo Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Eccellenza, si può dire che la celebrazione ormai prossima del Giubileo dei docenti universitari sarà un segno visibile che la Chiesa è promotrice della cultura universitaria?

La Chiesa è strettamente connessa con la storia delle università. Non penso che ci voglia grande sforzo per accorgersi del ruolo della Chiesa nella promozione della scienza e della cultura in diversi luoghi, tempi e campi del sapere umano. Il Giubileo dei docenti si pone in questa linea come un segno visibile della promozione della cultura universitaria. Comunque, vale la pena osservare che l’iniziativa è promossa dalle stesse università e non soltanto da quelle considerate come cattoliche.

Che apporto può dare il mondo universitario oggi, all’inizio del terzo millennio, a un “nuovo umanesimo”, a una rinnovata e autentica cultura dell’uomo? E quali sono i segnali più incoraggianti in questo senso?

Oggi si constata sempre di più l’interesse crescente per le discipline produttive, tecnologiche e economiche, a scapito di quelle umanistiche, con il conseguente pericolo di ridurre la conoscenza dell’uomo e della verità a tutto ciò che è visibile e immanente. In tale complessa realtà l’umanesimo cristiano si inserisce invitando alla riflessione sul significato e la finalità ultima della ricerca e della tecnologia, alla coltivazione di un sapere diretto a sviluppare l’uomo nella sua integrità, all’osservazione più profonda del mistero dell’uomo e alla ricerca disinteressata della verità in tutte le sue dimensioni. Ci sono segnali incoraggianti, nel senso che certe domande si pongono oggi con più insistenza rispetto a qualche decennio fa. I problemi etici del progresso scientifico si pongono con naturalezza e incisività. E un ulteriore segnale incoraggiante è proprio l’interesse per questo Giubileo, promosso dalle stesse Università con la celebrazione di 59 simposi scientifici.

Quali problemi può porre oggi l’essere cristiano e insieme l’essere docente? E’ realistica la figura di un docente cristiano che sia testimone di fede nella sua vita professionale e anche personale?

Anche se in alcuni ambienti universitari l’essere cristiano può esigere un particolare coraggio, è incomprensibile e di per sé assurdo limitare la propria fede alla sfera soltanto privata. La fede per natura sua coinvolge tutta la persona e tutto il suo agire. Essa deve essere testimoniata. In altre parole, sarebbe un egoismo inconcepibile, una contraddizione, non sentire il bisogno di arricchire gli altri con la gioia della propria fede. Quindi, non solo è realistico, ma assolutamente naturale e necessario testimoniare la fede nella propria vita, anche professionale. Nel campo universitario, poi, ciò ha una importanza del tutto particolare. Dalle università, infatti, dipende in gran parte il progresso, il futuro dell’umanità, l’educazione delle nuove generazioni.

E’ il Giubileo dei docenti universitari un’occasione per rilanciare la pastorale della cultura?

Certamente. Finora la pastorale universitaria si limitava troppo ai soli studenti. Penso che il Giubileo dei docenti universitari sia una occasione propizia per rilanciare il più vivo dialogo anche con i docenti, ossia di rendere più costruttivo il dialogo tra fede e ragione, tra Vangelo e cultura.

La segmentazione e l’iperspecializzazione del sapere, oggi prevalente soprattutto a livello universitario, possono complicare il progetto di un comune ritrovarsi intorno al medesimo Credo?

Ci sono svantaggi e vantaggi nella limitata specializzazione. Da una parte il docente può non trovare tempo e voglia per altri interessi e impegni. Da un’altra parte, però, la consapevolezza della limitatezza della propria specializzazione dovrebbe spingere a porsi le domande fondamentali. Non dimentichiamo che la questione della Verità non è una cosa astratta, avulsa dalla realtà quotidiana, ma la domanda cruciale da cui dipende la scoperta del senso, o del non senso, della nostra vita e della nostra opera.

Al di fuori della celebrazione del Giubileo, quali sono i maggiori problemi che la Congregazione deve oggi affrontare in riferimento all’educazione cattolica negli istituti?

Il problema che ci preoccupa di più riguarda l’identità cattolica degli istituti di studio e di insegnamento che dipendono dalla Chiesa. In un certo senso è un problema di coerenza e di onestà verso chi si rivolge a questi istituti. Ci preoccupa anche il fatto che le condizioni di vita non sono favorevoli alle riflessioni più profonde, e che i bambini, per trascuratezza o impegni dei genitori, non vengono introdotti fin dall’infanzia a un contatto benefico con il Signore, con il rischio di ripercussioni negative negli anni successivi.
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