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Buenos Aires ancora nel cuore

Renato Farina

Ci sono stato quasi sempre alle feste della gioventù. Roma, Santiago de Campostela, Czestochowa, Detroit…  Ma quella che mi ha segnato è stata  quella di Buenos Aires. Allora, aprile del 1987, ero giovane anch’io e avevo poco più di trent’anni. Ricordo nella grande piazza i ragazzi che stavano appollaiati anche sugli alberi. C’era un prete che confessava su un ramo. Eppure quell’anno la giornata della gioventù fu segnata da un avvenimento che la precedette e che dette forma a quella straordinaria domenica delle palme. Una settimana prima il Papa era a Santiago del Cile, nel parco O’ Higgins a beatificare Teresa de las Andes. C’era una grande folla. Tutto era fervore allegro e compunto, come capita in America Latina. Ma arrivarono gruppi di violenti contestatori del Mir (movimento della sinistra rivoluzionaria). Si scontrarono con le forze dell’ordine del generale Pinochet. Ci fu un terribile parapiglia, volavano sassi. Il fumo dei candelotti invase l’altare. Qualcuno chiese al Papa di interrompere la Messa. Disse di no. La folla se ne andò in gran parte. Ma c’erano isole di gente coraggiosa, specialmente ragazzi, che stavano in ginocchio,  mentre intorno continuavano nella desolazione i caroselli delle camionette dei carabineros. Il Papa non poteva spostarsi dall’altare: ragioni di sicurezza. Aveva il volto di pietra mentre guardava il crocifisso. E’ tornato dinanzi al piccolo popolo e ha detto in mezzo al fumo: “Vi ringrazio, con la pace avete sconfitto la violenza. La violenza… ma… el amor es mas fuerte! El amor es mas fuerte!”. Queste parole non erano uno slogan, ma la sintesi di quello che abbiamo visto e udito, e Cristo rende possibile e benedice. Quelle parole hanno segnato la Giornata mondiale della gioventù del 1987, invadendo il cuore dei ragazzi che giungevano a Buenos Aires da tutto il mondo. E hanno segnato la mia vita: l’amore è più forte. Della violenza, del male, persino della morte.

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