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credente. Colui che crede, nellâÂÂaccettare il dono
della fede, è trasformato in una creatura nuova,
riceve un nuovo essere, un essere filiale, diven-
ta figlio nel Figlio. âÂÂAbbà , Padreâ è la parola più
caratteristica dellâÂÂesperienza di Gesù, che diventa
centro dellâÂÂesperienza cristiana (cfr
Rm
8,15). La
vita nella fede, in quanto esistenza filiale, è rico-
noscere il dono originario e radicale che sta alla
base dellâÂÂesistenza dellâÂÂuomo, e può riassumer-
si nella frase di san Paolo ai Corinzi: « Che cosa
possiedi che tu non lâÂÂabbia ricevuto? » (
1 Cor
4,7).
Proprio qui si colloca il cuore della polemica di
san Paolo con i farisei, la discussione sulla sal-
vezza mediante la fede o mediante le opere della
legge. Ciò che san Paolo rifiuta è lâÂÂatteggiamento
di chi vuole giustificare se stesso davanti a Dio
tramite il proprio operare. Costui, anche quan-
do obbedisce ai comandamenti, anche quando
compie opere buone, mette al centro se stesso,
e non riconosce che lâÂÂorigine della bontà è Dio.
Chi opera così, chi vuole essere fonte della pro-
pria giustizia, la vede presto esaurirsi e scopre di
non potersi neppure mantenere nella fedeltà alla
legge. Si rinchiude, isolandosi dal Signore e da-
gli altri, e per questo la sua vita si rende vana, le
sue opere sterili, come albero lontano dallâÂÂacqua.
SantâÂÂAgostino così si esprime nel suo linguaggio
conciso ed efficace: «
Ab eo qui fecit te noli deficere
nec ad te
», «Da colui che ha fatto te, non allonta-
narti neppure per andare verso di te ».
15
Quando
15
De continentia
,
4, 11:
PL
40, 356.