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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE

  

LETTERA APOSTOLICA
"DIES DOMINI"

Commento di Sua Eccellenza Mons. Piero Marini alla Lettera Apostolica “Dies Domini” del Papa Giovanni Paolo II. Il testo è stato letto nella conferenza stampa svoltasi presso la Sala Stampa della Santa Sede il 7 luglio 1998 e pubblicato su “L’Osservatore Romano” l’8 luglio 1998.

 

1.       La lettera Apostolica "Dies Domini" sulla santificazione della domenica si colloca anzitutto nell'ambito della preparazione al Grande Giubileo del 2000.

Nell'imminenza del terzo millennio il Papa sollecita «i credenti a riflettere, alla luce di Cristo, sul cammino della storia, li invita a riscoprire con nuovo vigore il senso della domenica: il suo "mistero", il valore della sua celebrazione, il suo significato per l'esistenza umana e cristiana» (n. 3).

La domenica viene indicata dal Papa come elemento qualificante dell'identità del cristiano e della Chiesa che si presenta alla generazione del nuovo millennio (n.30).

Il pellegrinaggio, il senso del tempo, la sosta, la salvezza e la liberazione, il giubilo e la gioia sono temi comuni alla domenica e al Giubileo che si sta preparando.

Meglio si celebra la domenica, meglio si celebrerà il Giubileo.

2.       La Lettera ha il suo punto di riferimento nel Concilio Ecumenico Vaticano II e in particolare nella riforma liturgica conciliare, riportando e citando testi e confermando le disposizioni. La Chiesa con il Concilio «ha provveduto alla riforma della liturgia, fonte e culmine della sua vita...La migliore preparazione alla scadenza bimillenaria, pertanto, non potrà che esprimersi nel rinnovato impegno di applicazione, per quanto possibile fedele, dell'insegnamento del Vaticano II alla vita di ciascuno e di tutta la chiesa» (TMA nn. 19, 20).

3.       La Lettera riprende e sviluppa, dall'inizio alla fine, il tema centrale della Costituzione "Sacrosanctum Concilium": la liturgia è l'attuazione nel tempo della storia della salvezza.

Gli interventi prodigiosi che Dio ha compiuto nel passato per salvare il Suo popolo (Antico e Nuovo Testamento) trovano il loro culmine nel mistero pasquale di Cristo perpetuato nella celebrazione dell'Eucaristia domenicale in cui i cristiani rivivono l'esperienza pasquale di Emmaus e si manifestano al mondo come Chiesa.

4.       La Lettera tratta del tema della domenica sotto vari aspetti: storico, biblico, patristico e giuridico, ma l'elemento che la caratterizza è il riferimento costante alla celebrazione concreta e alla prassi liturgico-pastorale del postconcilio. Come dice il Papa stesso, il testo nasce dalla Sua esperienza pastorale diretta:  «Molte delle riflessioni e dei sentimenti che animano questa Lettera Apostolica sono maturati durante il mio servizio pastorale a Cracovia e poi, dopo l'assunzione del ministero di Vescovo di Roma e Successore di Pietro, nelle visite alle parrocchie romane, effettuate regolarmente nelle domeniche dei diversi periodi dell'anno liturgico» (n. 3).

5.       In questa prospettiva di riferimento alla pastorale liturgica negli anni postconciliari, si possono evidenziare alcuni elementi interessanti:         

a)       Viene detto con chiarezza che la festa essenziale per i cristiani è la domenica, giorno della salvezza  rivissuto soprattutto nella partecipazione all'Eucaristia.

Viene perciò ribadito il primato della domenica  (la Pasqua della settimana ) e il primato della Pasqua annuale (n. 79) sulle altre celebrazioni e sulle tradizioni popolari e culturali tipiche di un ambiente che potrebbero sfigurare la domenica. Tali tradizioni non devono sovrapporsi alla domenica ma essere ad essa indirizzate (n. 80).

b)      Le numerose indicazioni concernenti la celebrazione concreta dell'Eucaristia con frequenti riferimenti alle disposizioni della "Sacrosanctum Concilium" e alla riforma liturgica postconciliare, fanno di questa Lettera,  ad oltre 30 anni dal Concilio e alla vigilia del terzo millennio, una interessante catechesi liturgico-pastorale sull'attuazione della riforma stessa. Il Papa rivolge a tutti, sacerdoti e fedeli, l'invito ad una verifica sugli aspetti della celebrazione della Messa domenicale: «A distanza di oltre trent'anni dal Concilio...è necessario verificare»:

-        Il modo con cui si proclama e si ascolta la Parola di Dio

-        La relazione tra celebrazione ed esperienza vissuta

-        La responsabilità dei ministri sacri nello studio del testo sacro, nella guida della preghiera e nel commento (omelia) alla parola di Dio

-        Il canto della celebrazione e il suo aspetto gioioso 

-        La fedeltà alle promesse battesimali (conversione)

-        L'attiva partecipazione all'Eucaristia.

Interessante e significativo è anche il frequente richiamo alla parrocchia come punto di riferimento della celebrazione domenicale e della vita cristiana. (nn. 40, 50, 51).

c)      Il riposo settimanale per il cristiano è visto essenzialmente in rapporto a Dio per celebrare la Sua salvezza, come momento per riscoprire i valori dello spirito, il dialogo e la solidarietà con i fratelli, per attenuare il peso delle preoccupazioni quotidiane, per ritrovare gioia e speranza (nn. 67, 83, 84). Il riposo del cristiano è quindi  distinto dal semplice week-end e non è una semplice e qualunque interruzione del lavoro (n.17).

         Inoltre sono date interessanti indicazioni sull'aspetto sociale di tale riposo, sulla necessità di tutelare le categorie più povere e sugli aspetti superficiali e discutibili con cui la società vive oggi il riposo e il tempo libero (n. 65, 66, 82).

d)      Di fronte alla natura, oggi troppe volte deturpata, la lettera sottolinea anche la valenza ecologica che può avere il riposo settimanale. Tutti sono invitati a dedicarsi alla riscoperta e al gusto della bellezza della natura sull'esempio di Dio creatore che di fronte all'opera "molto buona" della creazione volge ad essa uno sguardo colmo di gioioso compiacimento (n. 11).

e)       Nel trattare delle trasmissioni televisive l'accento viene posto su coloro che sono malati o impediti. Per essi la trasmissione è considerata un aiuto prezioso. Tuttavia, al di là del significato letterale, si intravede la consapevolezza della importanza che tali trasmissioni hanno acquistato in questi ultimi anni. Solo tramite esse si può entrare in ogni casa, anche là dove c'è chi non crede o chi è soltanto curioso.

*    *    *

Nella santificazione della domenica è in gioco il futuro della Chiesa molto più che nella celebrazione del Grande Giubileo del 2000.

         Il Giubileo del 2000, dice il Papa a conclusione della Sua Lettera, passerà «in attesa di altri giubilei e di altre scadenze solenni. La domenica, con la sua ordinaria solennità, resterà a scandire il tempo del pellegrinaggio della Chiesa, fino alla domenica "senza tramonto"» (n. 87).

  

    

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