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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE 
DEL SOMMO PONTEFICE

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ 
GIOVANNI PAOLO II IN AZERBAIGIAN

PRESENTAZIONE 

 

Con la visita in Azerbaigian il Santo Padre intende muovere un nuovo passo verso la pace e l'intesa fra le religioni, oltre a rendere omaggio ad un Paese, che è stato ed è crogiolo di culture e che muove i suoi passi verso un'indipendenza non sempre facile e socialmente garantita. Il Papa desidera, tuttavia, in primo luogo confermare nella fede la piccola comunità cattolica del Paese con l'annuncio della parola e la celebrazione dell'Eucaristia.

Il cristianesimo ha in queste regioni una storia molto antica, che alcune fonti fanno risalire all'evangelizzazione di Eliseo, discepolo dell'Apostolo Taddeo. Vi è ancora viva la memoria del legame con la predicazione dell'Apostolo Bartolomeo. La religione cristiana sarebbe stata abbracciata da un misterioso popolo, gli albani, una delle genti caucasiche più importanti, con cui i romani intrattennero importanti contatti. Essi avrebbero rappresentato un'entità intermedia tra il mondo della Subcaucasia e quello dei popoli nomadi del nord. Gli albani elaborarono un proprio alfabeto e una vicenda politica ed ecclesiastica, quest'ultima sotto la guida di un catholicos-patriarca. Travolti dalle lotte fra cazari ed arabi, gli albani cessarono di esistere come interlocutore politico, sia pur minoritario e alla fine sporadico, agli inizi del IX secolo.

Il Paese si presenta oggi composto a stragrande maggioranza da musulmani. Una presenza cristiana molto consistente fu ed è quella dei russi ortodossi. Gli armeni, fino all'inizio degli avvenimenti bellici che portarono alla guerra per il Nagorno-Karabagh, erano molto numerosi. Oggi sono concentrati nella suddetta regione, che essi chiamano Arzakh, dove hanno un proprio Vescovo.

I cattolici un tempo costituivano una comunità di discreta entità, soprattutto legata alla presenza di etnie non azere, tra cui anzitutto quella di origine polacca. Una bella chiesa cattolica si trovava a Baku, fino alla distruzione ordinata dal regime sovietico. In quel difficile periodo i cattolici si rivolsero alla Chiesa ortodossa, che assicurò loro, con grande generosità, i sacramenti e la preghiera. Dopo la caduta del sistema ateistico,la presenza cattolica si è ricostituita. Per un periodo essa è appartenuta alla giurisdizione dell'Amministratore Apostolico del Caucaso dei Latini, ora è affidata alle cure pastorali della congregazione salesiana. La comunità è costituita da due componenti: quella locale, discendente degli immigrati cattolici, che celebra la liturgia in lingua russa, e quella composta da stranieri, di recente trasferitisi nel Paese e per i quali si usa nella liturgiala lingua inglese. Sono presenti anche numerose comunità di Riformati, di varia denominazione, soprattutto Luterani, Battisti, Pentecostali, ecc...

Il Santo Padre presiede a Baku l'Eucaristia in un edificio destinato usualmente ad attività sportive. Il formulario liturgico è quello della Messa per la Chiesa, per riassumere ad un tempo il consistente passato cristiano, celebrare l'attuale presenza di diverse denominazioni cristiane, invocare la pace nella piena libertà, pregare per un inserimento organico del cristiano nel contesto culturale e sociale del Paese, mediante il mantenimento di un rapporto di cordiale fraternità soprattutto con le altre religioni abramitiche.

Per meglio esprimere la simpatia della Chiesa cattolica per tutti i valori delle culture, che sono in sé una via di spiritualità, la liturgia è collocata in un contesto arricchito di elementi specifici delle tradizioni culturali del Paese. L'altare e l'ambone sono stati appositamente elaborati da artisti locali, in legno chiaro, finemente intagliato, con motivi ornamentali caratteristici, soprattutto floreali. Egualmente in legno, con tecniche analoghe, sono realizzati, oltre alla base della cattedra del Santo Padre, anche la croce astile e i due candelieri.

Altro elemento in cui spicca l'eleganza e la maestria della cultura del Paese è quello del tappeto, suppellettile ornamentale ma sovente carica di significati simbolici stilizzati. Dei migliori tappeti azeri è interamente ricoperta l'area del podio su cui il Santo Padre celebra l'Eucaristia e quella immediatamente antistante. Alle spalle del podio, al centro, è appeso un altro tappeto, appositamente realizzato, recante al centro la rappresentazione di un'antica croce, che alcuni datano al IV-V secolo, ritrovata nella regione, a Mingheciaur, nei pressi di Sudaghylan. La croce astile è della medesima foggia.

La lingua liturgica prevalente è quella russa, per facilitare la comprensione anche da parte dei fedeli convenuti dai Paesi vicini. Sono tuttavia proclamati in lingua azera il Vangelo e due intenzioni della preghiera dei fedeli, accanto ad altre in lingua inglese e filippina, idiomi che rappresentano i cattolici stranieri residenti in Azerbaigian, e in georgiano, per la presenza alla celebrazione di una numerosa comunità proveniente da quella terra.

I canti, prevalentemente in lingua russa, sono modulati secondo melodie di sapore locale. Un canto riproduce alcuni versi del più grande poeta del Paese: Nizami di Gangia(1141-1204).

Come di consueto, alcune parole pronunciate dal responsabile della comunità locale introducono la professione di fede, per sottolineare il significato speciale che la presenza del Santo Padre, il quale presiede alla comunione universale, conferisce a tale momento celebrativo.

La liturgia, che ospita anche persone appartenenti a Chiese, comunità ecclesiali e religioni diverse, esprime la volontà dei cattolici di inserirsi pienamente nel contesto locale e di contribuire alla crescita di una società giusta e solidale, aperta a ricevere l'apporto di culture e sensibilità diverse, nella concordia e nella fraternità.

 

Città del Vaticano, 14 maggio 2002.

 

+Piero Marini
Vescovo titolare di Martirano
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

   

  

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