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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE 
DEL SOMMO PONTEFICE  

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
DELLA LETTERA APOSTOLICA "MANE NOBISCUM DOMINE"
DEL SANTO PADRE PER L’ANNO DELL’EUCARISTIA

INTERVENTO DI S.E. MONS. PIERO MARINI

Venerdì, 8 ottobre 2004

 

L’Anno dell’Eucaristia e le celebrazioni del Santo Padre

Il 17 aprile 2003 il Santo Padre, celebrando il venticinquesimo del suo pontificato, ha promulgato l’enciclica Ecclesia de Eucharistia (EdE), nella quale, con tono commosso e familiare, scrive: «non posso lasciare passare questo Giovedì Santo 2003 senza sostare davanti al "volto eucaristico" di Cristo, additando con nuova forza alla Chiesa la centralità dell’Eucaristia. Di essa la Chiesa vive» (EdE 7). E prosegue: «Quando penso all’Eucaristia, guardando alla mia vita di sacerdote, di Vescovo, di Successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è stato concesso di celebrarla» (EdE 8).

Per il Santo Padre, come per ogni vescovo e ogni presbitero, l’Eucaristia e il Sacerdozio sono «dono e mistero» e la celebrazione del santo sacrificio è grazia esimia (cf. EdE 7-8).

Anno dell’Eucaristia e Anno liturgico

Nell’omelia della messa della solennità del Corpus Domini, 10 giugno 2004, il Santo Padre annunciava la celebrazione di «uno speciale Anno dell’Eucaristia. Esso inizierà col Congresso Eucaristico Mondiale, in programma dal 10 al 17 ottobre 2004 a Guadalajara (México), e terminerà con la prossima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 2 al 29 ottobre 2005 e il cui tema sarà "L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa"».1

A nessuno sfugge che Anno dell’Eucaristia e Anno liturgico sono la stessa realtà di grazia considerata da due differenti angoli visuali. Anzi la celebrazione degli eventi salvifici, di cui l’Eucaristia è memoriale – l’incarnazione del Verbo e la nascita di Gesù Salvatore, la passione, morte e risurrezione di Cristo, con l’Ascensione e la Pentecoste, e l’attesa della Parusia – ha dato via via luogo, non senza l’intervento dello Spirito, alla formazione dell’Anno liturgico nella sua affascinante varietà e bellezza.

Sul piano pastorale la celebrazione di questo "speciale anno" offre l’opportunità di una catechesi prolungata sui molteplici aspetti del mistero dell’Eucaristia. Tra essi sono, ad esempio: la struttura e le dinamiche proprie della messa o celebrazione eucaristica; l’Eucaristia quale punto centrale del culto cristiano; la sua preparazione e il suo prolungamento nella Liturgia delle Ore; il rapporto tra l’Eucaristia e gli altri sacramenti; la problematica odierna della messa domenicale.

Specificità della liturgia celebrata dal Santo Padre

La liturgia celebrata dal Vescovo di Roma, Successore di Pietro, per l’indole peculiare del suo servizio, ha avuto fin dall’antichità ed ha tuttora caratteristiche specifiche.

Durante il pontificato di san Gregorio Magno (590-604) e con il suo personale impegno, la liturgia eucaristica papale ha avuto una prima sistematizzazione, dalla quale, nel corso dei secoli, è derivato il Missale Romanum. Tale Messale si è rapidamente diffuso in varie nazioni europee non in virtù di particolari decreti, ma a motivo dell’ammirazione che esso suscitava: per la sua sobrietà e la limpida linea celebrativa; per la garanzia che offriva, essendo, in un certo senso, un’espressione del magistero del Romano Pontefice, perché in esso si era attuato in modo significativo l’antico effato: «lex orandi legem statuat credendi».

L’intendimento del Santo Padre per L’Anno dell’Eucaristia

Certamente anche oggi non poche Chiese particolari volgeranno il loro sguardo all’Urbe per conoscere come il Santo Padre intenda celebrare l’Anno dell’Eucaristia da lui stesso indetto. Rispondere a questa domanda è la ragione della mia presenza a questa Conferenza stampa.

Nella Lettera apostolica Mane nobiscum Domine (MND), che oggi viene presentata, il Santo Padre manifesta chiaramente quale sia il suo intendimento al riguardo: «Non chiedo [...] che si facciano cose straordinarie, ma che tutte le iniziative siano improntate a profonda interiorità» (MND 29).

Alla luce della lettera Mane nobiscum Domine e della mia esperienza nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Santo Padre, cercherò di prevedere i Suoi probabili interventi in questo campo.

L’apertura dell’Anno dell’Eucaristia

In concomitanza con la celebrazione del XLVIII Congresso Eucaristico Mondiale di Guadalajara (México) avrà luogo l’apertura dell’Anno dell’Eucaristia. In quell’occasione Guadalajara, divenuta Statio Orbis, sarà in profonda comunione con la Ecclesia Urbis, a causa dei vincoli della Parola e del filiale e obbediente amore al Romano Pontefice.

Il 17 ottobre il Santo Padre celebrerà nella basilica di san Pietro in Vaticano l’Eucaristia della domenica XXIX "per annum", terminata la quale avrà luogo l’Esposizione del Santissimo Sacramento, l’Adorazione prolungata di esso, l’invio di un Messaggio alla Chiesa e la Benedizione eucaristica. Tale complesso rituale, compiuto secondo le norme stabilite,2 manifesta il legame esistente tra la celebrazione dell’Eucaristia e la presenza permanente del Signore nel Pane consacrato.

La conclusione del’Anno dell’Eucaristia

Secondo quanto indicato dal Santo Padre, l’Anno dell’Eucaristia avrà termine il 29 ottobre 2005 a conclusione dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema "L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". Non solo le celebrazioni di apertura e di chiusura, ma anche la celebrazione quotidiana della Liturgia delle Ore e altri momenti di preghiera durante il Sinodo avranno come particolare punto di riferimento l’Eucaristia.

Il Giorno del Signore

Indicherò i probabili interventi del Santo Padre nell’Anno dell’Eucaristia seguendo il corso dell’Anno liturgico, a cominciare dalla celebrazione della Domenica, vera «festa primordiale» (SC 106), anteriore alla solennizzazione di ogni altro giorno e all’organizzazione dei tempi liturgici.

Nella lettera Mane nobiscum Domine il Santo Padre scrive: «In particolare auspico che in questo anno si ponga un impegno speciale nel riscoprire e vivere pienamente la Domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa» (MND 23). Il particolare auspicio sorge spontaneo dal cuore di chi, come Giovanni Paolo II vive intensamente il giorno del Signore nell’esercizio del Suo ministero pastorale. Rilevo solo un significativo aspetto: il Santo Padre, Vescovo di Roma, ha visitato più di trecento parrocchie della Sua Diocesi nel giorno del Signore e della Chiesa: domeniche di Avvento, del Tempo natalizio, di Quaresima, del Tempo pasquale, del Tempo ordinario.

Con semplicità il Santo Padre aggiunge: «Sarei felice se si rimeditasse quanto ebbi a scrivere nella Lettera apostolica Dies Domini» (MND 23). Essa, a giudizio degli studiosi di liturgia, è il più bel documento magisteriale che sia stato mai scritto su tale argomento.

L’Eucaristia, punto di riferimento e d’incontro di tutti i sacramenti

Nel corso dell’Anno liturgico vengono celebrati, secondo un disegno organico e in rapporto alle urgenze pastorali i sette sacramenti. Secondo il sensus Ecclesiæ il sacramento dell’Eucaristia è il punto di convergenza e di riferimento di tutti gli altri. Ne consegue che nell’Anno dell’Eucaristia dovrà essere posta particolare cura nella celebrazione dei sacramenti e i fedeli dovranno essere edotti del rapporto intercorrente fra ciascuno di essi e l’Eucaristia.

La Veglia pasquale

Nella Veglia pasquale, celebrazione unitaria e plenaria della storia della salvezza, vengono celebrati i sacramenti dell’Iniziazione cristiana: il Battesimo, nel quale dall’acqua e dallo Spirito nascono i figli di Dio (cf. Gv 3, 5); la Confermazione, che abilita i neofiti a rendere a Dio, in Spirito e Verità (cf. Gv 4, 23), il culto a lui gradito; l’Eucaristia memoriale perenne dell’Agnello immolato per la nostra salvezza.

Durante il Suo pontificato ogni anno il Papa ha presieduto la celebrazione della Veglia pasquale, volendo che fosse rispettata la bellezza e la verità dei segni, a cominciare dal segno dell’ora notturna.

L’Anno dell’Eucaristia è senza dubbio un’eccellente occasione perché nei fedeli sia ravvivata e approfondita la consapevolezza dell’importanza primaria della Veglia pasquale.

Il Giovedì Santo

Il Santo Padre ha sempre presieduto le due celebrazioni eucaristiche proprie del Giovedì Santo: al mattino la Messa crismale nella basilica di san Pietro; il pomeriggio la Messa In Cena Domini, abitualmente nella basilica di san Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma.

Nella ripristinata Messa crismale la liturgia della benedizione degli oli presenta alcune significative sottolineature. Alcuni catecumeni che riceveranno il Battesimo nella Veglia pasquale, accompagnano i diaconi che portano all’altare l’olio dei catecumeni; alcuni fedeli ammalati accompagnano i diaconi che portano l’olio per l’unzione degli infermi; alcuni canditati al sacramento della Confermazione e alcuni diaconi prossimi a essere ordinati presbiteri accompagnano i diaconi che recano il crisma.

La Messa vespertina In Cena Domini commemora l’istituzione dell’Eucaristia, il giorno prima della sua passione. Il Messale Romano prescrive che: «nell’omelia si spieghino ai fedeli i principali misteri che si commemorano in questa Messa, e cioè l’istituzione della Santissima Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale, come pure il comandamento del Signore sull’amore fraterno» (n. 5). Seguendo questa tradizione liturgica il Santo Padre ha pronunciato memorabili omelie. Egli ha compiuto personalmente ogni anno il Rito della lavanda dei piedi a dodici presbiteri della Chiesa di Roma. Inoltre, in una visione universalistica, ha disposto che il ricavato della colletta di quel giorno, alla quale concorrono i Rappresentanti di molte Nazioni, sia devoluto in favore di popolazioni vittime della guerra o colpite da particolari calamità. La Messa In Cena Domini è seguita dall’Adorazione eucaristica. Il Santissimo Sacramento custodito nel luogo della reposizione convenientemente ornato di luci e di fiori è oggetto dell’adorazione dei fedeli almeno fino alla mezzanotte. Una celebrazione coerente dell’Anno dell’Eucaristia implicherà che sia dato risalto alla legge dell’amore - «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15, 12) – promulgata da Gesù proprio nell’Ultima Cena e metta in luce lo strettissimo nesso esistente tra la celebrazione dell’Eucaristia e l’Adorazione del Santissimo Sacramento.

L’Epifania del Signore

«Epifania del Signore» è un’espressione che designa varie manifestazioni del progetto salvifico di Dio nella persona del Signore Gesù: la manifestazione primordiale nella sua nascita dal grembo della Vergine Maria; la manifestazione ai sapienti venuti dall’Oriente (cf. Mt 2, 1-12); la manifestazione presso il Giordano (cf. Mt 3, 16-17; Mc 1, 9-11; Lc 3, 21-22); quella ai discepoli alle nozze di Cana (cf. Gv 2, 11).

Da una parte la manifestazione ai saggi venuti da lontano e, dall’altra, il comando del Risorto agli apostoli di annunciare la Buona Novella a tutte le genti (cf. Mt 28, 19-20) hanno conferito alla solennità del 6 gennaio una dimensione missionaria. In quel giorno, Giovanni Paolo II è solito ordinare nuovi Vescovi. Egli introduce la celebrazione con queste parole: «Nella santa città di Gerusalemme e nella casa dove i Magi «videro il Bambino con sua Madre» è oggi simboleggiata la Chiesa chiamata a manifestare a tutti gli uomini il mistero di salvezza. Anche i nuovi Vescovi oggi ordinati sono inviati in tutto il mondo, per chiamare i popoli della terra a formare una sola famiglia».

La Domenica IV di Pasqua

La Domenica IV di Pasqua, Domenica del Buon Pastore, è divenuta giorno in cui il Santo Padre ordina abitualmente presbiteri i diaconi della Diocesi di Roma e di altre Chiese particolari.

Celebrare l’Anno dell’Eucaristia vorrà anche dire approfondire il rapporto essenziale dei Vescovi e dei presbiteri con l’Eucaristia, di cui essi sono i ministri ordinari; pregare il Signore «perché mandi operai per la sua messe» (Lc 10, 2; cf. Mt 9, 37-38); instaurare con i Vescovi e i presbiteri un rapporto improntato a rispetto, amicizia e collaborazione.

Il sacramento delle nozze

Nel Testamento antico il rapporto tra Dio e il suo popolo, Israele, è espresso in termini nuziali: il Signore Dio è lo sposo, Israele è la sposa. Questo rapporto si è compiuto in modo eminente in Gesù: Egli è lo sposo, della cui venuta si rallegrano gli amici (cf Mt 9, 15; Gv 3, 29), uno sposo tuttavia che sarà tolto violentemente. Sul talamo della Croce le sue nozze saranno nozze di sangue. L’apostolo Paolo insegna: «Voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia, né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5, 25-27).

Come i suoi Predecessori, Giovanni Paolo II dedica una particolare, affettuosa attenzione agli sposi novelli. Egli ha voluto poi in varie occasioni, nell’Anno del grande giubileo del bimillenario della nascita di Cristo e nell’Anno della Famiglia, benedire, nel santo giorno della Domenica, numerose coppie di sposi.

La Chiesa sa che in varie parti del mondo è gravemente minacciata l’istituzione del matrimonio e della famiglia. Essa confida pertanto che la celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia costituisca un’occasione propizia per ricomprendere il valore delle nozze e della famiglia alla luce dell’insegnamento di Gesù.

I sacramenti della guarigione

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sintetizza in questi termini la dottrina della Chiesa sui sacramenti di guarigione: «Il Signore Gesù Cristo, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, colui che ha rimesso i peccati al paralitico e gli ha reso la salute del corpo (cf. Mc 2, 1-12), ha voluto che la sua Chiesa continui, nella forza dello Spirito Santo, la sua opera di guarigione e di salvezza anche presso le proprie membra. È lo scopo dei due sacramenti di guarigione: del sacramento della Penitenza e dell’Unzione degli infermi» (n. 1421).

Nel Suo Pontificato Giovanni Paolo II ha esaltato spesso la misericordia di Dio, segnatamente nell’enciclica Dives in misericordia (30 novembre 1980), nella quale ha presentato come la rivelazione e l’incarnazione stessa della divina misericordia: Gesù «non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli è, in certo senso, la misericordia» (DM 2). Nella stessa enciclica, il Santo Padre, meditando sulla parabola il figlio prodigo (cf. Lc 15, 11-32) ha descritto in modo mirabile il cammino che, attraverso il pentimento, riconduce il figlio peccatore alle braccia misericordiose del Padre e a ricuperare la dignità perduta.

Sacramento dell’Eucaristia: memoriale del sangue versato dalla Croce per la «nuova ed eterna alleanza [ … ] in remissione dei peccati» (formula della consacrazione del vino offerto per la celebrazione eucaristica). Sacramento della Penitenza: lavacro nel sangue dell’Agnello redentore, che toglie i peccati del mondo. Nell’Apocalisse i salvati sono coloro che «hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello» (Ap 7, 14).

Ogni anno il Santo Padre, il Venerdì Santo, in considerazione del fatto che Cristo Gesù ci ha riconciliato con Dio attraverso il sacrificio della Croce, celebra il sacramento della riconciliazione nella tradizionale "prima forma".

La Chiesa crede e professa che esiste un sacramento destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia: l’Unzione degli infermi (cf. CEC n. 1511). Nel nostro tempo, sulla scia dell’insegnamento del Concilio di Trento (cf. Denz. – Schönm., 1695) e del Vaticano II (cf.SC 73), Paolo VI con la Costituzione apostolica Sacram unctionem infirmorum ha insistito perché venga ridata alla celebrazione del sacramento la sua fisionomia comunitaria (cf Gc 5, 14-15) e perché si comprende che soggetto del sacramento non sono solo i moribondi ma «tutti coloro che soffrono di malattia e di infermità gravi» (CEC n 152).

Più volte il Santo Padre, a Roma e fuori Roma, ha amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi, mostrando la sua partecipe solidarietà con i fratelli e le sorelle e la genuina natura del sacramento.

Si afferma spesso che i due sacramenti di guarigione sono in situazione di crisi: molti fedeli trascurano di riconciliarsi con Dio e con i fratelli attraverso il sacramento della Penitenza e molti altri hanno una idea distorta del sacramento dell’Unzione degli infermi.

La celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia, la quale è farmaco di immortalità, dovrà essere, pur dovendo andare in alcuni casi controcorrente, occasione da non perdere per una illuminante catechesi su questi due sacramenti e per una coerente prassi pastorale.

La solennità del «Corpo e Sangue del Signore»

Nella storia della pietà eucaristica va rilevata l’istituzione nel 1264, da parte di Papa Urbano IV, della solennità del Corpus Domini, in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena. «La festa [ … ], da una parte costituì una risposta di fede e di culto a dottrine ereticali sul mistero della presenza reale dell’Eucaristia, dall’altra fu il coronamento di un movimento di ardente devozione verso l’augusto sacramento dell’altare»3.

Tale solennità, celebrata secondo il Calendario Romano il giovedì seguente la solennità della Santissima Trinità, costituisce in un certo senso, la festa dell’Eucaristia.

Il Santo Padre nonostante le mutate condizioni della città di Roma – in essa quel giovedì non è più giorno festivo – è stato fedelissimo nel celebrare ogni anno l’Eucaristia nel sagrato della basilica di san Giovanni in Laterano e nel partecipare alla susseguente processione eucaristica che si svolge percorrendo la Via Merulana fino alla basilica di Santa Maria Maggiore, dove viene impartita, a conclusione dell’intera celebrazione, la benedizione con il Santissimo Sacramento.

La Giornata Mondiale della Gioventù 2005

Durante l’Anno dell’Eucaristia si svolgerà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005 la Giornata Mondiale della Gioventù. La celebrazione dell’Eucaristia è sempre stata il cuore di tutte le precedenti celebrazioni delle giornate mondiali della gioventù. A Colonia tale aspetto secondo il desiderio del Papa sarà ancora più accentuato: «L’Eucaristia è il centro vitale intorno a cui desidero che i giovani si raccolgono per alimentare la loro fede e il loro entusiasmo» (MND, 4).

L’adorazione eucaristica

L’adorazione del Santissimo Sacramento è una espressione particolarmente diffusa e amata del culto all’Eucaristia, a cui la Chiesa vivamente esorta i pastori e i fedeli. Essa è altamente espressiva del legame esistente tra la celebrazione del memoriale del Sacrificio del Signore e la sua presenza permanente nelle Specie consacrate.

La conservazione delle Sacre Specie, motivata soprattutto dalla necessità di disporre di esse in ogni momento per amministrare il Viatico agli infermi, fece sorgere nei fedeli la lodevole consuetudine di raccogliersi davanti al tabernacolo per adorare Cristo presente nel Sacramento.

Durante il pontificato di Giovanni Paolo II si è intensificata l’adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento in diverse Chiese della Diocesi di Roma. In particolare nella Basilica Vaticana dopo la messa delle 8.30 del mattino nella Cappella del Santissimo Sacramento, viene esposta l’Eucaristia sino alle 16.30 quando ha luogo la benedizione con il Santissimo Sacramento. Il terzo sabato del mese, sempre nella Cappella del Santissimo Sacramento della Basilica, ha luogo una particolare Ora di adorazione con canti, letture bibliche, preghiere e momenti di sacro silenzio.

Nell’Anno dell’Eucaristia, le varie Diocesi, secondo le consuetudini locali, sono invitate ad incrementare l’adorazione diurna e notturna al Santissimo Sacramento (MND, 18).

Conclusione

Non si domandano cose straordinarie

Nell’Anno dell’Eucaristia - scrive il Papa Giovanni Paolo II a conclusione della Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine (MND, 29) - non chiedo che si facciano cose straordinarie, ma che tutto sia improntato da profonda interiorità.

L’anno liturgico

L’Anno dell’Eucaristia non è dunque occasione per celebrazioni particolari, non si tratta di organizzare un Anno parallelo, ma di partecipare più intensamente al mistero di Cristo quale la chiesa ci fa vivere nelle celebrazioni dell’Anno liturgico: incarnazione, nascita, beata passione, risurrezione dai morti, ascensione, pentecoste e attesa della parousia del nostro Signore e Salvatore.

La domenica

Per vivere con maggiore interiorità i misteri del Signore è necessario anzitutto, dice il Papa, vivere l’eucaristia domenicale e la stessa domenica come giorno della fede, del dono dello Spirito, come Pasqua della settimana (MND, 8).

Senza la domenica non possiamo vivere, dicevano i primi martiri cristiani.

Verificare le celebrazioni

A quaranta anni dal Concilio Vaticano II, la Lettera apostolica Mane nobiscum Domine è un invito a fare, durante l’anno della eucaristia, alcune verifiche:

- verifica sulla Messa domenicale come celebrazione di tutta la comunità parrocchiale (MND, 23), su quale comunione si stabilisce con i fratelli e con il Signore Gesù, il Papa parla di "spiritualità di comunione" (MND, 21);

- verifica sull’ascolto della parola di Dio e sul contenuto dell’omelia (MND, 13);

- verifica sullo studio dei libri liturgici della riforma e in particolare delle Premesse del Messale Romano (MND, 17).

- verifica sulla qualità delle nostre celebrazioni: il Papa parla del tono della voce, dei gesti, dei movimenti, di tutto l’insieme del comportamento, del senso di rispetto, dei momenti di silenzio (MND, 18);

- verifica sull’educazione alla preghiera in riferimento alla celebrazione della Liturgia delle Ore (MND, 8);

- verifica infine sulla testimonianza cristiana: il congedo alla fine della Messa, dice il Santo Padre, costituisce una consegna del cristiano all’impegno (MDN, 24) della solidarietà (MND, 27) e del servizio agli ultimi (MDN, 28).

Invito ai sacri ministri e ai vari uffici e ministeri

L’esortazione a vivere meglio l’Eucaristia è rivolta a tutte le comunità cristiane e, in modo particolare, a tutti i sacri ministri e ai vari uffici e ministeri: vescovi, presbiteri, diaconi, lettori, accoliti, ministri straordinari della Comunione (MND, 30).

L’icona di Emmaus

Nella lettera apostolica Mane nobiscum Domine, il Santo Padre assume l’episodio dei discepoli di Emmaus quale icona che «ben si presta ad orientare un Anno che vedrà la Chiesa particolarmente impegnata a vivere il mistero della Santa Eucaristia» (MND 2).

Tutto l’episodio di Emmaus rinvia all’Eucaristia: il «primo giorno dopo il sabato» (Lc 24, 1), giorno della risurrezione di Cristo, del futuro Dies Domini (cf. Ap 1, 10); la strada fatta insieme con il divino Viandante; l’interpretazione delle Scritture, che conduce alla comprensione dei misteri di Dio; l’ospitalità, la mensa, la frazione del pane - antichissimo nome della celebrazione eucaristica -, la scomparsa improvvisa, ma il cuore che arde; il ritorno a Gerusalemme, la gioia, la comunicazione della buona notizia dei Vangeli.

Secondo il suggerimento del Santo Padre, dovremo assumere l’icona dei discepoli di Emmaus come costante e gioioso punto di riferimento del nostro Anno dell’Eucaristia.

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1 "L’Osservatore Romano" 11-12 giugno 2004, p. 1.

2 Cf. De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, n. 82-90.

3 Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 160.

        

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