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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE

Illustrate dal Maestro delle celebrazioni pontificie monsignor Guido Marini

Le novità liturgiche
nei riti natalizi presieduti dal Papa

  

di Gianluca Biccini

La scultura raffigurante la Vergine in trono con il Bambino collocata accanto all'altare della confessione della Basilica di San Pietro dalla notte di Natale fino all'Epifania, e non solo nella solennità della Santissima Madre di Dio; il canto della Kalenda, non più all'interno della celebrazione eucaristica della vigilia, ma prima della processione d'inizio; il consueto omaggio floreale dei bimbi dei cinque continenti spostato al termine della stessa messa, quando Benedetto XVI sosterà davanti al presepio per deporvi la statuina del Bambino Gesù; e infine la mozzetta con la stola indossate dal Papa per la benedizione Urbi et orbi al posto del piviale utilizzato in passato. Sono le novità più significative di quest'anno nei riti natalizi presieduti da Benedetto XVI. Le spiega al nostro giornale il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, monsignor Guido Marini, che in quest'intervista illustra anche le motivazioni alla base di tali scelte.

Siamo alle porte del Natale. Che cosa significa questo per la vita liturgica della Chiesa?

Le celebrazioni liturgiche del tempo di Natale, a cominciare dalla messa della notte, conducono i fedeli alla contemplazione del mistero dell'Incarnazione, il mistero della nostra salvezza. La Chiesa si ferma a contemplare, ancora una volta, il volto di Colui che è l'unico Salvatore del mondo. Di fronte al mistero dell'Incarnazione tutto  deve  concorrere  a  suscitare  stupore:  le parole, i gesti, i silenzi, i segni, la musica, il canto, il rito nel suo complesso. Non può non destare meraviglia, infatti, l'evento del Figlio di Dio che si fa bambino per noi e per la nostra  salvezza. Lì  si  rende  presente la straordinaria bellezza del mistero del Signore e del suo Amore ricco di infinita  misericordia.  Egli  è  il  Dio con noi.

Per molti, forse, la nascita di Gesù è solo un fatto che appartiene al passato.

Non si tratta solo di un fatto del passato, ma di un fatto che oggi ancora si rende presente e vivo nella celebrazione liturgica. Proprio per questo il Natale è caratterizzato dalla gioia.

Dalla Liturgia alla vita:  come vivere questa necessaria relazione?

Con il bagaglio della propria vita si entra nella liturgia e dalla liturgia si ritorna alla vita profondamente rinnovati. L'incontro con il mistero di Dio, quando è autentico, non può che portare a un cambiamento dell'esistenza. È importante, da questo punto di vista, che il rito risplenda luminoso e, dunque, capace di rendere partecipabile da tutti il mistero celebrato. Non si tratta di fare cose nuove, ma di fare in modo nuovo quanto la Chiesa ci invita a compiere nel gesto rituale. Qui sta il grande compito di ogni liturgia esemplarmente celebrata e davvero vissuta. Se ciò accade si ha davvero la partecipazione attiva di tutti, perché tutti non soltanto prendono parte alla celebrazione, ma ne restano attivamente e spiritualmente coinvolti, così da entrare nell'azione di Cristo e della Chiesa e averne una crescita in santità.

C'è qualche particolare da sottolineare nelle celebrazioni natalizie presiedute da Benedetto XVI?

Quest'anno la bella scultura lignea policroma raffigurante la Vergine in trono con il Bambino benedicente, sarà collocata accanto all'altare della confessione a partire dalla notte di Natale fino al giorno dell'Epifania, e non solo nella solennità della Santissima Madre di Dio. Si è voluto così sottolineare come il tempo natalizio sia un tempo anche mariano. La Vergine Santa non distoglie dal mistero del Figlio di Dio che si fa uomo, ma al contrario aiuta a comprenderlo nel significato più vero.
È forse anche opportuno mettere in risalto il tempo della preparazione alla celebrazione:  l'alternarsi di letture, preghiera e musica aiuta a disporre l'animo di tutti presenti al clima di adeguato raccoglimento. Allo stesso modo sono da intendere le indicazioni, annotate sui libretti liturgici, di un breve tempo di silenzio, previsto dopo l'omelia del Santo Padre e dopo la distribuzione della Santa Comunione. Si tratta di brevi pause che aiutano il raccoglimento e la preghiera, soprattutto per assimilare il dono della Parola di Dio ascoltata e il dono dell'Eucaristia di cui ci si è nutriti.

Veniamo alla notte di Natale e alla benedizione Urbi et orbi.

Come già gli anni scorsi, è prevista una breve veglia di preghiera in preparazione alla santa messa della notte. Quest'anno, però, la veglia sarà arricchita dal canto della Kalenda, non più prevista all'interno della celebrazione eucaristica. L'antico testo della Kalenda che annuncia la nascita storica del Salvatore, di conseguenza, sarà l'ultimo atto della veglia prima che si dia avvio alla processione d'inizio della messa.
Il martirologio romano prevede il canto della Kalenda nel giorno della vigilia di Natale alla conclusione delle Lodi o di un'ora minore della Liturgia delle Ore. In questo senso la collocazione della Kalenda al termine della veglia di preghiera sembra più rispondente alla sua natura.
Al canto del Gloria, invece, dopo l'intonazione del Santo Padre, saranno suonate le campane con l'accompagnamento dell'organo, ma non vi sarà il consueto rito dell'omaggio floreale dei bambini, in rappresentanza dei vari continenti. Questo omaggio è stato spostato al termine della celebrazione eucaristica, quando il Pontefice si recherà davanti al presepio per la collocazione dell'immagine del Bambino Gesù.
Quanto alla benedizione Urbi et orbi, il Santo Padre non indosserà il piviale. Si è preferito optare per la mozzetta con la stola trattandosi di una benedizione solenne che non comporta un particolare rito.

Lo scorso anno, nella Cappella Sistina, per la festa del Battesimo del Signore, il Papa ha celebrato all'altare antico. Anche per quest'anno si prevede la stessa cosa?

Sì, anche quest'anno sarà utilizzato l'altare proprio della Cappella Sistina. Si celebrerà nuovamente all'altare antico per non alterare la bellezza e l'armonia di questo gioiello architettonico, preservando la sua struttura dal punto di vista celebrativo e usando una possibilità contemplata dalla normativa liturgica. Ciò significa che in alcuni momenti il Papa, insieme con i fedeli, si rivolgerà verso il Crocifisso, sottolineando così anche il corretto orientamento della celebrazione eucaristica:  l'orientamento al Signore.
Per il resto la celebrazione avrà il consueto svolgimento e il Santo Padre donerà il sacramento del Battesimo a tredici bambini.

E per finire, qualche altro dettaglio?

È forse utile ricordare che le lingue scelte per le letture e per le intenzioni della preghiera dei fedeli intendono rispecchiare la partecipazione di persone provenienti da diversi Paesi del mondo. Allo stesso tempo, il latino usato nella celebrazione esprime l'unità e la cattolicità, pur nella diversità delle appartenenze linguistiche.
Aggiungo che, al canto dei Vespri dell'ultimo giorno dell'anno seguiranno, anche stavolta, l'esposizione del Santissimo Sacramento con il canto del Te Deum di ringraziamento e la conseguente Benedizione eucaristica, a significare la centralità dell'adorazione nella vita della Chiesa.
Inoltre, alla messa del primo gennaio prenderanno parte, alla presentazione dei doni e alla lettura delle intenzioni della preghiera dei fedeli, alcuni bambini e adulti provenienti dal Libano.
Infine, per la solennità dell'Epifania, il Santo Padre indosserà una pianeta di Paolo vi, come già ha fatto in qualche altra celebrazione, a sottolineare ancora una volta il necessario equilibrio nell'uso liturgico di cose nuove e cose antiche.

    

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