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UN DONO AL POPOLO DI DIO






Domenica 14 novembre 1999 il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede il Rito della Dedicazione della Cappella "Redemptoris Mater" del Palazzo Apostolico a conclusione dei lavori di restauro che hanno avuto inizio alla fine del 1996.

Nel mese di novembre del medesimo anno abbiamo celebrato con tutta la Chiesa il cinquantesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale del Papa Giovanni Paolo II. Molti avranno letto i ricordi storici e le consegne spirituali che in quell'occasione lo stesso Santo Padre ci ha lasciato nel volume Dono e mistero. Nel 50º del mio sacerdozio (Libreria Editrice Vaticana, 1996).

Molti ricorderanno anche l'immagine suggestiva della concelebrazione presieduta da Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro, insieme con una numerosa rappresentanza di sacerdoti che, come Lui, erano stati ordinati in quel lontano 1946.

L'affetto di tutto il mondo verso il Successore di Pietro alla Cattedra di Roma fu espresso da moltissime persone e in diversi modi. Insieme ai Capi di Stato e ai Responsabili della cosa pubblica, anche la gente semplice fece giungere al Papa l’espressione della sua ammirazione e del suo affetto dimostrando così di quanta stima questo Pontefice sia circondato. All'omaggio di tante persone si unì anche quello dei Cardinali che, tra i responsabili della vita della Chiesa, sono da considerarsi i più diretti consiglieri e collaboratori del Vescovo di Roma nell'Urbe e anche in tutto l'orbe.

In quella circostanza i Cardinali vollero essere tangibilmente vicini al Papa con la loro presenza e il loro affetto. Alcuni di essi avevano direttamente partecipato alla sua elezione, i più erano stati nominati da Lui: tutti vollero, con un dono significativo, esprimere la loro devozione e la loro stima al Successore di Pietro.

Il dono fu presentato dal Collegio Cardinalizio sotto forma di una somma in denaro, che il Papa stesso, a suo giudizio e scelta, avrebbe destinato per qualche opera significativa.

Il 10 Novembre 1996, a conclusione delle manifestazioni giubilari, presenti moltissimi Cardinali, il Papa poteva dire rivolgendosi al Collegio Cardinalizio: "Ringrazio di cuore per la somma che avete voluto offrirmi, tramite il Cardinale Decano, come vostro dono in questa circostanza. Credo di fare cosa gradita nel destinarla ad un'opera che resti in Vaticano. Penserei per questo ai lavori di ristrutturazione e decorazione della Cappella "Redemptoris Mater" nel Palazzo Apostolico".

Nelle intenzioni del Pontefice la Cappella doveva avere anche un significato particolare ed essere abbellita in modo che fosse visibile l’incontro tra l’oriente e l’occidente. Il Papa formulava questo augurio: "Essa diventerà così un segno dell'unione di tutte le Chiese da voi rappresentate con la Sede di Pietro. Rivestirà inoltre un particolare valore ecumenico e costituirà una significativa presenza della tradizione orientale in Vaticano".

Dopo alcuni anni quel dono e quell'augurio, frutto della partecipazione attiva del Collegio Cardinalizio, ha preso consistenza e la Cappella "Redemptoris Mater", ristrutturata e decorata, è offerta alla contemplazione di tutti con lo splendore vivace dei suoi mosaici che, sotto lo sguardo del Pantocratore, dominante al centro del soffitto della Cappella, traducono quella antica espressione che la liturgia orientale fa sua anche per la bellezza dei luoghi di culto: "Qui il cielo è sceso sulla terra".

La precedente Cappella, che portava il nome di "Matilde", aveva visto mutare il proprio titolo in "Redemptoris Mater" nell'Anno Mariano 1987-88, caratterizzato fra l'altro da una intensa presenza dell'Oriente a Roma attraverso varie e significative celebrazioni liturgiche nei diversi riti delle Chiese orientali cattoliche. Queste celebrazioni, per volontà del Papa, sono rimaste nella viva memoria di tutti anche mediante uno splendido volume a cura dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice (Liturgie dell'Oriente cristiano a Roma nell'Anno Mariano 1987-1988, Libreria Editrice Vaticana 1990). Tali celebrazioni hanno pure contribuito a rendere effettivo il desiderio del Papa di promuovere una visione della Chiesa che respira nella sua teologia, nella sua liturgia e nella sua spiritualità con i due polmoni dell'Oriente e dell'Occidente.

Ora, mentre ci apprestiamo a celebrare il Grande Giubileo del 2000, la Cappella "Redemptoris Mater" è stata completamente rinnovata e diventa un monumento artistico e liturgico del nostro tempo, in un ambiente come quello dei Palazzi Vaticani, dove splende la Cappella Sistina, anch'essa completamente restaurata nel corso degli ultimi anni. Infatti il lavoro di restauro dei riquadri affrescati dai quattrocentisti è terminato, portando così a compimento il terzo restauro completo, che nel corso della storia ha interessato la Cappella Sistina, la più celebre delle Cappelle del Palazzo Apostolico.

Tra queste due Cappelle c'è un richiamo più profondo e significativo della semplice concomitanza temporale della loro restaurazione e ristrutturazione.

La Cappella Sistina è uno dei luoghi che più di ogni altro richiama la grande anima umanista e rinascimentale. Michelangelo con le sue figure vigorose sottolinea l'esaltazione dell'uomo e delle sue potenzialità, che Umanesimo e Rinascimento avevano posto al centro del loro specifico interesse. I corpi energici e poderosi, che l'artista ha realizzato nella Volta e nel Giudizio, hanno origine da Dio, che Michelangelo presenta possente nell'aspetto, e sono specchio della sua creatività.

Ma l'iconografia della Cappella riporta ad una grandezza dell'uomo molto più importante del solo fatto di essere creatura di Dio e quindi fatta a sua immagine e somiglianza.

Il tema più che alla creazione è dedicato all'Incarnazione del Figlio di Dio, che ha esaltato la natura umana, tanto da imparentarla con la natura stessa di Dio: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la Sua gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1, 14). "Cristo è la visibilità dell'invisibile Dio. Per mezzo di Lui, il Padre compenetra l'intera creazione e l'invisibile Dio si fa presente tra noi e comunica con noi" (Giovanni Paolo II, Omelia della Celebrazione Eucaristica nella Cappella Sistina, 8 Aprile 1994, n. 4).

I mosaici della Cappella "Redemptoris Mater" sottolineano ed amplificano lo stesso tema. L’uomo tramite l’incarnazione di Cristo risale fino alla vita interiore di Dio, nella Santissima Trinità. La Cappella esplicita un’antropologia trinitaria. La storia della salvezza nella sua dinamica della discesa di Dio e della salita dell’uomo sottolinea la presenza e l’opera dello Spirito Santo che rende l’opera della redenzione sempre attuale e la dischiude alle donne e agli uomini di ogni epoca storica.

Infatti, questa teologia visiva, che i medievali chiamarono Biblia pauperum, trova oggi una continuità ed un'originalità particolare proprio in un percorso teologico che parte dall’amore di Dio Padre e giunge alla liturgia celeste di un’eterna anamnesi dei figli nel Figlio.

E alla Madre di Dio è dedicata la rinnovata Cappella in questa vigilia del Grande Giubileo dell'Incarnazione, in cui insieme al Cristo è celebrata Colei che è "Alma Redemptoris Mater". Per questo Maria troneggia come la Madre del Signore e la Sede della Sapienza, in una splendida figura della parete centrale, come riflesso dell'economia trinitaria e attorniata da Santi e Sante di Oriente e di Occidente, di tutte le epoche e di tutte le nazioni.

Nella persona del Papa, che le ha volute rinnovate, le due Cappelle trovano un richiamo di reciprocità e di approfondimento, di complementarietà e di originale continuità teologica e spirituale, come dono per il Popolo di Dio, per il quale esse restano come monumento di pietà, crogiuolo di bellezza, profezia di unità per le generazioni future.

Nella Cappella "Redemptoris Mater" emergono alcuni temi cari al magistero pastorale di Giovanni Paolo II, primo fra tutti l'ecumenismo. I mosaici, che in uno scintillio di colori, di personaggi e di simboli ornano oggi questa rinnovata Cappella, celebrano la storia della salvezza, avendo come tema centrale il mistero della Trinità, che si riflette prima di tutto nel Figlio di Dio fatto uomo e sua Madre. Questa storia si rende visibile nel tempo attraverso episodi e personaggi dell'Antico Testamento, dei misteri della vita di Cristo, dei Santi e delle Sante della Chiesa di tutti i tempi, anche dei martiri del secolo XX, con una presenza discreta ma significativa dei testimoni della fede di altre Chiese e comunità cristiane.

Tutto come un riflesso della Trinità santissima che tutto avvolge ed orienta verso il suo culmine ricapitolatore, la seconda e definitiva venuta del Signore, con la speranza dei cieli nuovi e della terra nuova. Le raffigurazioni recano l'impronta caratteristica dei canoni dell'iconografia orientale classica, ma con un incisivo tocco di modernità che conferisce originalità e vigore a tutto l'insieme.

Per questo la Cappella, è anche visualmente, un luogo di dialogo tra Oriente ed Occidente. I mosaici che l'adornano sembrano commentare una espressione del Santo Padre nella Lettera apostolica Orientale Lumen: "Le parole dell'Occidente hanno bisogno delle parole dell'Oriente perché la Parola di Dio manifesti sempre meglio le sue insondabili ricchezze" (n. 28).

Per concretizzare tutto questo è stato provvidenziale affidare l'ideazione e la realizzazione dei mosaici della Cappella al Centro "Ezio Aletti" del Pontificio Istituto Orientale, e all'instancabile opera del Padre Marko Ivan Rupnik con i suoi collaboratori sotto lo sguardo e l’autorevole competenza del Padre TomᚠŠpidlík. Il Centro, infatti, ha lo scopo di valorizzare l'incontro tra l'Oriente e l'Occidente cristiano, non solo nella teoria, ma nella fattiva collaborazione di uomini e donne che riflettono e operano insieme.

Ma la Cappella è implicitamente anche l'invito ad aprire un dialogo tra arte, cultura e fede, temi che trovano sovente eco nel pensiero del Papa e sono parte integrante del suo invito alla Chiesa di "inventare" nuove strade per l'evangelizzazione.

Il Santo Padre, nella recente Lettera agli Artisti (4 aprile 1999) afferma: "Ogni forma autentica d'arte è, a suo modo, una via d'accesso alla realtà più profonda dell'uomo e del mondo" (n. 6). E ancora: "A ciascuno vorrei ricordare che l'alleanza stretta da sempre tra Vangelo ed arte, al di là delle esigenze funzionali, implica l'invito a penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel mistero dell'uomo" (n. 14).




La Cappella "Redemptoris Mater" diventa così un efficace esempio di un possibile percorso per una nuova evangelizzazione, un vero "luogo teologico" dove il mistero di Dio e la sua manifestazione epifanica in Cristo possono essere contemplati non solo nella verità teologica che tutto avvolge, ma anche nell'estetica teologica, grazie alla quale giungiamo a capire che la categoria della bellezza si addice prima di tutto a Dio e alla bontà e bellezza di tutte le sue opere, fra le quali centrale resta l'incarnazione salvatrice del Figlio di Dio in quell'icona della Chiesa e dell'umanità redenta che è la Tutta Santa Madre di Dio.

La Cappella "Redemptoris Mater" è destinata alla celebrazione della liturgia, specialmente per alcune celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Per questo non soltanto è stata curata la decorazione in mosaico, ma anche una degna ristrutturazione di tutto lo spazio, dove il Successore di Pietro potrà svolgere, in una splendida cornice di bellezza e di pietà, il suo ministero liturgico: con l'altare per il banchetto sacrificale dell'Eucaristia, l'ambone per la proclamazione della Parola di Dio, la cattedra per la preghiera ed il magistero del suo insegnamento apostolico.

Alla Cappella "Redemptoris Mater" si potrebbe applicare, per analogia, quanto si legge nell'iscrizione posta sotto il trono dell'"enthymasia", nella parte centrale superiore dell'arco di trionfo in mosaico della Basilica di Santa Maria Maggiore, monumento significativo del mistero dell'Incarnazione e della Maternità divina di Maria proclamata ad Efeso: "Xystvs Episcopvs plebi Dei". Con questa iscrizione il Pontefice Sisto III, Vescovo di Roma, offriva al popolo di Dio la rinnovata Basilica dell'Esquilino dedicata alla Madre di Dio.

Possiamo affermare che Giovanni Paolo II ha sapientemente trasformato il dono fatto a Lui dal Collegio Cardinalizio in occasione del suo 50º di sacerdozio in un dono fatto a Dio, alla sua gloria, e a tutto il popolo di Dio. Esso rimarrà in futuro come memoriale di un lungo e significativo pontificato che ha profuso di luce, di sapienza e d'umanità gli ultimi decenni del secondo millennio e l’alba del terzo con un particolare ed incisivo riferimento a Cristo, il Redentore dell'uomo, e alla Vergine Maria, la Madre del Redentore.

 
+ Piero Marini 
Vescovo tit. di Martirano 
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

 

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