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Stefano Pongrácz (1582-1619) 

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Rampollo della nobiltà ungherese nacque nel 1582 nel castello di Alvincz in Transilvania. Dopo gli studi classici nella terra natia e nel collegio dei Gesuiti a Cluj (oggi Romania) entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Brno, nel 1602. Quindi proseguì gli studi filosofici a Praga e teologici a Graz.

Ordinato prete fu mandato come prefetto degli studi e soprattutto come predicatore al collegio di Humenné (oggi Slovacchia). 

Nel 1619 fu inviato a Košice come cappellano militare delle truppe ungheresi imperiali e dei pochi civili cattolici ungheresi.

La sua attività suscitò l'ira dei calvinisti, che erano in maggioranza.

Al momento del martirio aveva 37 anni.

Quando il principe ungherese di Transilvania, calvinista, Gabor Bethlen, iniziò la guerra contro l'imperatore (inizio del 1619) i Gesuiti, già espulsi dalla Boemia e Moravia (dai luterani boemi in accordo con Bethlen), trovarono asilo in Austria, Polonia ed Ungheria.

Košice fu assediata dall'esercito di Giorgio I Rákoczi, futuro principe di Transilvania (in settembre). Il governatore cattolico di Košice fu tradito dai suoi mercenari e la popolazione calvinista lo consegnò a Rákoczi, insieme con i tre sacerdoti suoi ospiti (5 settembre 1619).

Il Capo del Consiglio municipale, Reyner, istigato dal predicatore calvinista Alvinczi, chiese la morte di tutti i cattolici della città.

La maggioranza dei calvinisti si oppose allo sterminio totale, però la condanna di tre preti stava bene a tutti.

Il 7 settembre, di notte, cominciò la tortura, tesa a piegare lo spirito e condurre all'abiura del cattolicesimo. Esecutori materiali furono i soldati di Rákoczi, in presenza di Alvinczi e Reyner. Križevčanin fu decapitato dopo le prime torture. Decapitato un po' più tardi Grodziecki. Più a lungo dovette soffrire Pongrácz. Evirato, sospeso con al testa in giù, bruciato con torce fino all'uscita delle viscere. Creduto morto, il mattino seguente fu buttato con i corpi dei suoi compagni in un pozzo di scolo, dove visse ancora 20 ore pregando tutto il tempo.

L'assassinio delle miti vittime suscitò costernazione anche tra la popolazione protestante; tuttavia furono proibiti i funerali.

La sepoltura dei corpi avvenne soltanto 6 mesi più tardi (attualmente le reliquie si trovano nella chiesa delle Orsoline a Trnava). Poco dopo il martirio, il Card. Pázmány iniziò il processo canonico in vista della beatificazione, che sarebbe avvenuta il 15 gennaio 1905 a Roma. 

 

 

 

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