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 Zdenka Cecilia Schelingová (1916-1955)

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Suor Zdenka Schelingová naque il 24 dicembre 1916 in Krivá na Orave, penultima di 11 figli, e battezzata il 27 dicembre 1916 con il nome di Cecilia. I suoi genitori Pavol e Zuzana, gente onesta, impartirono ai loro figli un’esemplare educazione religiosa, fondata su una preghiera viva e su un lavoro coscienzioso. 

Nella scuola i compagni la amavano; era diligente, obbediente e pronta sempre ad aiutare gli altri. Affascinata dall’amore e dal prodigarsi delle suore di carità della Santa Croce, appena quindicenne entrò in convento, decisa a consacrare la sua vita all’amore verso Dio e al prossimo. I suoi genitori ne furono contenti e i fratelli molto orgogliosi.

Dopo aver terminato la scuola infermieristica e dopo la dovuta formazione religiosa, il 30 gennaio 1937 emise i primi voti col nome nuovo di suor Zdenka. Iniziò la sua attività come infermiera in Humenné. Nel 1942, su invito della direzione dell’Ospedale di Stato, venne a lavorare a Bratislava, nel reparto radiologico come assistente di laboratorio. Si dedicò ai malati con esemplare generosità, tenerezza e competenza. Per molti fu “modello di suora e di infermiera professionale”. 

Dopo il cambiamento politico nel 1948 il Partito Comunista incominciò nella ex-Cecoslovacchia un’aperta persecuzione della Chiesa cattolica: tanti fedeli laici furono discriminati per la loro fede, Vescovi e sacerdoti perseguitati e messi in carcere, ordini religiosi sciolti e i loro membri mandati ai lavori forzati. 

In quell’era di paura generale suor Zdenka affrontò la sofferenza piuttosto che tradire la propria coscienza e venir meno alla parola data a Cristo ed alla sua Chiesa. Con incredibile coraggio rese possibile nel febbraio 1952 la fuga di un sacerdote cattolico detenuto, che si curava nell’Ospedale di Stato dalle conseguenze di torture subite durante gli interrogatori. Dopo la fuga del sacerdote, suor Zdenka pregò sotto la Croce nella Cappella dell’Ospedale così: “Gesù, ti offro la mia vita per la sua. Salvalo!”

La perfidia del regime comunista totalitario spinse la Polizia segreta di Stato a preparare una trappola per liquidare suor Zdenka. Dopo il suo arresto il 29 febbraio 1952 suor Zdenka dovette subire durante gli interrogatori molte vessazioni terrificanti. Infine fu condannata il 17 giugno 1952 a 12 anni di carcere e 10 anni di perdita dei diritti civili per presunto alto tradimento, cioè per uno dei più pesanti crimini contro lo Stato. Per tutti è stato chiaro che la vera causa della sua condanna era la fede e l’odio verso la Chiesa da parte dell’ideologia comunista.

Dal suo arresto fino agli ultimi momenti della sua vita terrena sopportò tutte le sofferenze con eroica pazienza, con ferma determinazione, anche di morire per Dio e per il bene della Chiesa e senza nessun rancore nei confronti di coloro che l’avevano fatta soffrire, rifulgendo così quale esempio di fedeltà e di perdono. Picchiata quasi a morte ella sussurrò: “Il perdono è la cosa più grande della vita”.

Quando era ormai chiaro che per seri problemi di salute non le rimaneva più di un anno di vita, e perché non morisse in carcere, il 16 aprile 1955 venne dimessa dal carcere con un’amnistia. Poco più di tre mesi dopo, il 31 luglio 1955, concluse la sua vita santa ed eroica in Trnava. Così, all’età di 38 anni, la coraggiosa e sempre sorridente Serva di Dio suor Zdenka Schelingová, resa simile a Gesù Cristo sulla via della croce, dette con l’immolazione della vita la suprema testimonianza della carità. 

Subito dopo la morte il popolo di Dio considerò suor Zdenka martire della fede. Oggi le sue spoglie riposano nella Chiesa della Santa Croce in Podunajské Biskupice.

 

Omelia di Giovanni Paolo II

       

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