[Buone Notizie - Testata]

Città del Vaticano, 31 maggio 1998 Servizio sperimentale

Giovanni Paolo II in preghiera dinanzi alla Sindone
La meditazione del Papa dinanzi alla Sindone

Provocazione all'intelligenza
«Essa richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita».
Specchio del Vangelo
«L’immagine ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù che ogni uomo sensibile si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla».
Immagine della sofferenza umana
«Essa ricorda all'uomo moderno, spesso distratto dal benessere e dalle conquiste tecnologiche, il dramma di tanti fratelli».
Immagine del peccato dell'uomo e dell'amore di Dio
«La Sindone sussurra: credi nell’amore di Dio, il più grande tesoro donato all’umanità, e fuggi il peccato, la più grande disgrazia della storia»
Immagine di impotenza
«Tutti ci commuoviamo al pensiero che Cristo ha talmente partecipato alla nostra condizione umana da volersi sottoporre all’impotenza totale del momento in cui la vita si spegne».
Immagine del silenzio
«La Sindone esprime non solo il silenzio della morte, ma anche il silenzio coraggioso e fecondo del superamento dell’effimero, grazie all’immersione totale nell’eterno presente di Dio».
(Giovanni Paolo II
24 maggio 1998)
   
Lo splendore della santità
Lo stupore della sofferenza

Il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II
a Vercelli e a Torino

Lo splendore della santità, lo stupore della sofferenza: ecco la sintesi della visita apostolica compiuta dal Santo Padre a Vercelli e a Torino sabato 23 e domenica 24 maggio.
La santità ­ concretizzata nella beatificazione di quattro piemontesi vissuti nel nostro secolo ­ e la sofferenza ­ espressa in quell'«icona» che è la Sindone ­ sono stati i passi del Pellegrino della Speranza. Santità e sofferenza sono infatti fecondi elementi di speranza sulla strada verso il Grande Giubileo del 2000. Questa visita pastorale è stata, infatti, non soltanto per la Chiesa che è in Italia, un'ulteriore tappa nella preparazione spirituale all'Anno Santo.
La 'sorridente' accoglienza di Vercelli Lo splendore della santità brilla negli occhi dei giovani. Due dei nuovi beati hanno raggiunto la vetta della santità nella loro pur breve vita terrena. Don Secondo Pollo, beatificato dal Papa sabato pomeriggio a Vercelli, è un modello davvero provvidenziale in questo momento di disorientamento delle coscienze anche di quanti si professano cattolici. Il Papa ha presentato alla Chiesa un formatore di coscienze cristiane, illuminate dalla fede e dal Magistero; un giovane educatore dei suoi coetanei, prima attraverso l'Azione Cattolica e poi come cappellano militare con i giovani e per i giovani, fino a dare la propria vita, all'età di 33 anni, per assistere un ferito. Don Secondo Pollo è oggi un modello per gli assistenti dell'Azione Cattolica e per tutti i cappellani militari.
La Santa Messa a Torino Con quella di don Secondo, il Santo Padre ha offerto ai giovani anche la testimonianza di Teresa Bracco, beatificata domenica mattina a Torino. Un fremito in tutti i presenti quando è stata scoperta la grande immagine di Teresa, posta accanto all'altare: tutti si sono resi conto che si trattava di una ragazza. I conti sono presto fatti: Teresa è nata nel 1924 ed è stata uccisa a vent'anni. Oggi avrebbe avuto 74 anni e, con le due sorelle ancora vive, sarebbe potuta essere in Piazza a pregare con il Papa. La santità non appartiene solo al passato: è la forza del presente ed è il segreto, la speranza, del futuro. Ecco la grande storia di Teresa: una santa, una martire, che con fermezza e con consapevolezza ha difeso il dono della castità fino ad essere ammazzata.
Giovanni Paolo II, il Viandante della Speranza, ha voluto offrire, dalla terra piemontese, questi due modelli alle nuove generazioni che si stanno per affacciare sul Terzo Millennio. Sono consegne che richiedono fede e forza. Ma ­ ha detto il Papa a Vercelli ­ ai giovani non «manca il coraggio».
Quel coraggio che lo stupore della sofferenza infonde a piene mani in chi, con lo spirito del pellegrino, s'inginocchia per venerare la Sindone. Quell'«icona della sofferenza dell'innocente di tutti i tempi» interpella ogni uomo fino a coinvolgere interamente la vita. Fino a «scommettere sulla santità».

(Da L'Osservatore Romano del 26­27 maggio)

   

La Sindone

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