[Buone Notizie - Testata]

Città del Vaticano, 2 agosto 1998 Servizio sperimentale

Un silenzio preoccupante sullo stravolgimento della famiglia

In Italia sta accadendo, in questi giorni, qualcosa che non fa, purtroppo, clamorosamente notizia. A parte qualche raro accenno intriso di trionfalismo, il fatto è ignorato dalla maggior parte degli organi di informazione.
Eppure il fatto è il seguente: a Pisa due donne si sono iscritte come «coppia» nel registro delle unioni civili istituito dal Comune. Al Consiglio comunale di Torino è in discussione «il riconoscimento delle unioni di fatto (convivenze sia tra eterosessuali sia tra omosessuali)». Al Comune di Roma è stata presentata una «proposta di delibera per un registro delle convivenze indipendentemente dal sesso di appartenenza».
Benché le agenzie abbiano sollecitamente informato, il silenzio sembra di rigore. Un silenzio preoccupante. Pare quasi che si voglia mettere l'opinione pubblica di fronte al fatto compiuto. La gente, invece, deve sapere: è un suo diritto. Deve prendere coscienza che in Italia è in atto un'amorale strategia ideologica tendente a scardinare la famiglia. Sia chiaro: si sta colpendo al cuore la famiglia italiana. Di questo il popolo deve essere informato. Si sta violentando la natura di un popolo; se ne sta stravolgendo la fisionomia.
Urge una mobilitazione. Una mobilitazione ai vari livelli ­ da quello sociale e politico a quello pastorale ­ per dire un no che sgorga dal sì alla famiglia. È tempo di gridare sui tetti che la famiglia non va offesa, non va violentata nella sua natura, non va deturpata nei suoi lineamenti costituzionali. È tempo di gridare sui tetti che nessun uomo può osare di ribellarsi al progetto di Dio sulla famiglia.

m.a.

(da L'O.R. del 13­14 luglio 1998)

   
Urge una mobilitazione
in difesa della famiglia

Con una nota pubblicata sul settimanale diocesano «La voce del popolo», il Cardinale Giovanni Saldarini ha precisato il suo pensiero e l'orientamento della Chiesa riguardo alla discussione in corso sulle cosiddette «famiglie di fatto».
«Ribadisco la dottrina cattolica della famiglia ­ afferma il Card. Saldarini ­ fondata sul matrimonio quale unione stabile tra l'uomo e la donna, nella quale si escludono le convivenze sia tra eterosessuali sia tra omosessuali; e ritengo doveroso affermare con estrema chiarezza che il riconoscimento della famiglia di fatto scardina la dignità, la natura originale e costituzionale dell'istituto familiare (art. 29) e rischia di destabilizzare gravemente la vita sociale».
L'Arcivescovo invita poi «tutte le persone e le istituzioni che desiderano difendere tale natura e dignità, ad impegnarsi ­ secondo le possibilità di ciascuno ­ per custodire la verità e quindi il valore e la dignità della famiglia, superando strategie ideologiche che, purtroppo, si stanno rapidamente diffondendo». E raccomanda la preghiera «in questa ora difficile della nostra vita sociale».
(da L'Osservatore Romano del 18 luglio 1998)

* * *

Un silenzio greve continua a contraddistinguere ­ anche dopo la decisione del Consiglio comunale di Firenze ­ l'atteggiamento di tanti verso le unioni di fatto. I tanti che dovrebbero parlare, testimoniare ed orientare, tacciono. E il silenzio sembra farsi latitanza, se non perfino connivenza. Non è mancata, in verità, qualche parola radicata nella «fedeltà alla vocazione e alla cultura di cattolicesimo sociale». Ma non sono mancate neppure affermazioni antistoriche pregne di saccenteria e sprezzanti verso quanti credono nella famiglia.
Perché cada il muro di silenzio, basti che parlino non persone etichettate, non i teorici del male minore, non coloro che, dimentichi del vero valore della scelta religiosa, sembrano aver inventato un neo-collateralismo. Basti che parlino uomini e donne di buon senso.
Quel buon senso che emerge in modo stringente dalla seguente dichiarazione rilasciata a L'Osservatore Romano dall'Arcivescovo di Ferrara, Monsignor Carlo Caffarra:
«Si stanno oscurando le evidenze originarie, e il primo segno della barbarie è non chiamare le cose col loro nome. Come può una società equiparare matrimonio e convivenze omosessuali? Non è una questione di fede cristiana: è una semplice questione di ragionevolezza. Equiparandole, lo Stato si dichiara indifferente di fronte all'alternativa che la vita umana sia donata o non sia donata, che la persona umana sia educata o non sia educata. Si dichiara cioè indifferente di fronte alla sua stessa esistenza. E si ha anche l'impudenza di appellarsi, sostenendo una tale equiparazione, alla tradizione cristiana sulla centralità della famiglia».
(Da L'Osservatore Romano, del 23 luglio 1998)

* * *

Di ritorno dalla Nigeria, ove si era recato per impegni pastorali, l'Arcivescovo di Firenze, Card. Silvano Piovanelli, è subito intervenuto ­ con la dichiarazione che pubblichiamo di seguito ­ sulla vicenda delle "unioni di fatto" che ha interessato direttamente in questi giorni il capoluogo toscano.

Ho saputo che nel Consiglio Comunale di Firenze ci sarebbe stata la discussione sulla istituzione del Registro delle unioni civili etero ed omosessuali mentre mi trovavo nella Nunziatura di Lagos in Nigeria. Mi sono augurato che nella discussione prevalesse la coscienza e non le ideologie, la preoccupazione del bene comune e non la linea del partito o la moda radicale.
Nei Paesi dove sono stato ­ una zona della Nigeria e un'altra zona dell'Uganda a confine col Sudan ­ non vi erano né giornali né televisione, le notizie della Radio erano locali: perciò non ho conosciuto l'esito della discussione del Consiglio Comunale. Nel viaggio di ritorno, giunto ad Amsterdam ieri, ho letto che il Coreco ha bocciato la delibera: così ho conosciuto, insieme, che la delibera sul Registro delle unioni civili era stata approvata e che il Coreco l'aveva bocciata.
Mi sono pronunciato su questo punto molte volte ­ ultimamente il 24 giugno nella Festa di s. Giovanni ­, affermando che bisogna distinguere il rispetto della persona, della sua dignità inalienabile e della sua libertà e il riconoscimento giuridico della parità delle coppie omosessuali rispetto alle coppie eterosessuali.
Sul rispetto, la comprensione, l'accoglienza delle persone omosessuali occorre sicuramente crescere, evitando ogni giudizio e condanna, diventando capaci di aiutare chi vive questa realtà personale.
Sul riconoscimento del diritto delle unioni civili etero ed omosessuali mi trovo a ripetere che è contrario alla mia coscienza umana e cristiana e all'insegnamento della Chiesa; che non corrisponde al concetto di famiglia della tradizione cristiana e della nostra civiltà, che è un indebolimento della famiglia la quale è, invece, il punto di forza della società e del suo futuro; che non rispetta la Costituzione Italiana, la quale riconosce la famiglia fondata sul matrimonio.
Infatti, pur prescindendo dal giudizio dell'etica cristiana e pur sempre nel rispetto delle libertà delle scelte personali, le semplici convivenze non rientrano nel quadro della nostra cultura, non hanno il sostegno della comunità nella stabilità della coppia, non assicurano sufficientemente il servizio alla vita secondo il progetto educativo della nostra tradizione, indeboliscono a mio modo di vedere la posizione della donna.
Il Registro - a mio modo di vedere - non allevia le sofferenze e le eventuali emarginazioni di cui possono essere, e spesso sono, vittime persone omosessuali.
Aggiungo una mia personale convinzione: che una sovraesposizione delle persone omosessuali non aiuta la ricerca di un loro equilibrio ed una collaborazione serena nella nostra società, ma piuttosto esaspera i loro problemi e può accentuare la loro diversità e sofferenza.
(da L'Osservatore Romano del 1 agosto 1998)

   

Chiunque intenda segnalare iniziative di interesse generale può inviare una e-mail alla redazione. Le Buone notizie selezionate saranno pubblicate in queste pagine.

Back