[Buone Notizie - Testata]

Città del Vaticano, 11 ottobre 1998 Servizio sperimentale

"Qui la storia
non stava zitta"

SPLIT, 4 ottobre.
"Qui la storia non stava zitta": sei parole, una lezione di storia di ampio respiro; sintesi asciutta della tortuosità della vicenda umana e della fatica per trovarne la linearità. Sintesi del Mistero della storia. Sono parole che Giovanni Paolo II, profondamente compreso del gesto storico che stava compiendo, ha quasi sussurrato mentre entrava nella Cattedrale di Split, una volta mausoleo di Diocleziano. Traspariva dagli occhi del Santo Padre lo stupore che si prova di fronte alla storia, quando si avverte l'eco della sua voce di generazione in generazione.
Si è vissuto un forte momento di quello stupore della storia quando questa ti afferra nel suo fluire secolare e ti stupisce per gli approdi imprevisti ai quali è pervenuta e perviene.
"Qui la storia non stava zitta": la storia del mondo, infatti, ruotava intorno alle parole che i protagonisti pronunciavano proprio qui. Parole pietrificate nel passato e nel contingente del presente, quelle dette da una parte ­ la parte dominante ­; parole nuove, che sconvolgevano i metodi ed inquietavano le coscienze, quelle dette dall'altra parte ­ la parte costituita da una minoranza ­. Apparentemente vincenti le prime, apparentemente perdenti le seconde. Le parole di Diocleziano, alla cui genialità di governo mancò l'intelligenza del prossimo futuro già in movimento, furono definitivamente sconfitte dal non­silenzio della minoranza creativa, le cui parole erano innestate nella Parola. E così durante "l'epopea del sangue" ­ come ha scritto un grande storico ­ la comunità dei cristiani annunciava una nuova era, una nuova primavera. E la storia parlava attraverso loro. Attraverso loro la storia compì un indefinibile balzo innanzi. E Diocleziano, nonostante la sua grandezza, fu sconfitto. Vinse la testimonianza eroica dei cristiani.
"Qui la storia non stava zitta". E potremmo aggiungere: qui la storia non sta zitta neppure oggi. Parla attraverso tanti nascosti martiri. Attraverso l'epopea della "Chiesa del silenzio". Parla attraverso il Cardinale Alojzije Stepinac: attraverso la sua rocciosa fede e la sua lineare fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al Papa. E la sua beatificazione entra nella storia come uno dei gesti più alti e più significativi del Ministero Petrino di Giovanni Paolo II.
E "non sta zitta" oggi la storia perché parla il Papa. Questo Papa, il cui farsi parola pellegrinante ha sconvolto criteri, metodi, programmi, assetti che sembravano e venivano da più parti considerati intoccabili e perenni. Egli ha costretto la storia a vincere le lentezze, a non impantanarsi nelle vie contorte, ad abbandonare i vicoli ciechi. Ha costretto la storia a ritrovare il suo centro che è Cristo e a rimettersi in cammino sulla via maestra, che è la via di ogni uomo nella grandezza della sua dignità di figlio di Dio. Ed è la via di ogni popolo, piccolo o grande, che va onorato nella sua essenza e nelle sue specificità e va rispettato nella sua libertà.
Con Giovanni Paolo II la storia non starà zitta.

Mario Agnes
(da L'Osservatore Romano del 5­6 ottobre 1998)

   
Ho abbracciato idealmente quasi due millenni di storia

Il pellegrinaggio del Papa in Croazia

La beatificazione dell'eroico Cardinale Stepinac e la celebrazione dei 1700 anni della città e della Chiesa di Spalato sono stati i "punti focali" del pellegrinaggio apostolico compiuto dal Papa in Croazia dal 2 al 4 ottobre. Due momenti nei quali è riassunto il significato profondo della visita con la quale Giovanni Paolo II ha abbracciato idealmente quasi due millenni di storia segnati dalle eroiche testimonianze dei martiri della persecuzione romana e di quella comunista.
Ad offrire quest'inquadramento storico della visita pastorale è stato lo stesso Giovanni Paolo II nel corso dell'udienza generale di mercoledì 7 ottobre in Piazza San Pietro.
Questo il testo della catechesi del Papa:

1. Da venerdì a domenica scorsi ho compiuto la mia seconda visita pastorale in Croazia. Mentre ho ancora negli occhi le immagini di questo pellegrinaggio, desidero soffermarmi brevemente con voi sul suo significato, collocandolo nel contesto degli eventi storici nei quali è stata coinvolta non solo la Croazia, ma l'intera Europa.

Un pellegrinaggio nel segno della testimonianza
Ringrazio innanzitutto Dio che mi ha concesso di vivere questa esperienza tanto intensa. Il mio pensiero riconoscente va poi ai carissimi Vescovi della Croazia, come pure al Signor Presidente della Repubblica, alle altre Autorità e a tutti coloro che hanno reso possibile questo rinnovato incontro tra il Successore di Pietro e la nazione croata, a Lui sempre fedele da oltre tredici secoli.
Il tema della visita riecheggiava le parole di Gesù risorto agli Apostoli: "Mi sarete testimoni" (At 1, 8). Un pellegrinaggio, dunque, nel segno della testimonianza. Ed è in questa prospettiva che ho potuto abbracciare idealmente quasi due millenni di storia: dai martiri delle persecuzioni romane fino a quelli del recente regime comunista: da san Domnio, Vescovo di Salona, antica sede primaziale, al Cardinale Alojzije Stepinac, Arcivescovo di Zagabria, la cui beatificazione è stata l'evento culminante del mio soggiorno croato. Il solenne atto liturgico è venuto così a stagliarsi sullo sfondo di vicende storiche risalenti all'antica Roma, quando il Paese non era ancora abitato dai Croati.

Un pellegrinaggio mariano
L'altro punto focale del viaggio apostolico è stata la celebrazione dei 1700 anni della città e della Chiesa di Spalato. Entrambi questi momenti sono stati accompagnati da un pellegrinaggio mariano: prima al Santuario nazionale di Marija Bistrica e poi a quello della Madonna dell'Isola di Salona, il Santuario più antico dedicato alla Vergine in Croazia. Questo fatto è assai significativo. Infatti, quando un popolo conosce l'ora della passione e della croce, sperimenta più forte che mai il legame con la Madre di Cristo, ed Ella diventa segno di speranza e di conforto. Così è stato per la mia patria, la Polonia; così è stato per la Croazia, come per ogni nazione cristiana duramente provata dalle vicende della storia.

Nella beatificazione di Stepinac la vittoria dei diritti di Dio e della coscienza sulla violenza e sulla sopraffazione
2. In Te, Domine, speravi: era questo il motto del Cardinale Alojzije Stepinac, sulla cui tomba ho sostato in preghiera appena giunto a Zagabria. Nella sua figura si sintetizza l'intera tragedia che ha colpito l'Europa nel corso di questo secolo, segnato dai grandi mali del fascismo, del nazismo e del comunismo. In lui rifulge in pienezza la risposta cattolica: fede in Dio, rispetto dell'uomo, amore verso tutti confermato nel perdono, unità con la Chiesa guidata dal Successore di Pietro.
La causa della persecuzione e del processo­farsa contro di lui fu il fermo rifiuto da lui opposto alle insistenze del regime perché si separasse dal Papa e dalla Sede Apostolica e si mettesse a capo di una "chiesa nazionale croata". Egli preferì restare fedele al Successore di Pietro. Per questo fu calunniato e poi condannato.
Nella sua beatificazione riconosciamo la vittoria del Vangelo di Cristo sulle ideologie totalitarie; la vittoria dei diritti di Dio e della coscienza sulla violenza e sulla sopraffazione; la vittoria del perdono e della riconciliazione sull'odio e sulla vendetta. Il Beato Stepinac costituisce così il simbolo della Croazia che vuole perdonare e riconciliarsi, purificando la memoria dal rancore e vincendo il male col bene.

L'antica statua della Madonna col Bambino nel Santuario di Marija Bistrica rappresenta la sofferta storia del popolo croato
3. Da tempo desideravo recarmi di persona al celebre Santuario di Marija Bistrica. La Provvidenza ha disposto che ciò si realizzasse in occasione della beatificazione del Cardinale Alojzije Stepinac. Egli, sin dagli inizi del suo episcopato, guidò personalmente ogni anno, a piedi, il pellegrinaggio votivo dalla città di Zagabria a quel Santuario, distante circa 50 chilometri dalla capitale, fino a quando le autorità comuniste vietarono ogni tipo di manifestazione religiosa.
L'antica e venerata statua di legno della Madonna col Bambino, che nel secolo XVI, durante l'invasione ottomana, i fedeli furono costretti a nascondere per preservarla dal sacrilegio e dalla distruzione, rappresenta in un certo senso la sofferta storia del popolo croato durante oltre milletrecento anni. La beatificazione del Cardinale Stepinac presso quel Santuario, con la visita l'indomani a Spalato, veniva così proiettata sullo sfondo di eventi che risalgono ai tempi antichi, quando la città faceva parte dell'Impero romano.
L'attuale città di Spalato, che include l'antica sede vescovile di Salona, nasconde al centro il Palazzo ed il Mausoleo dell'imperatore Diocleziano, che fu uno dei più crudeli persecutori dei cristiani. Ed ecco, qualche secolo dopo, il Mausoleo fu trasformato in Cattedrale e tra le sue mura furono poste le reliquie di san Domnio, Vescovo di Salona e martire. Ho sostato in preghiera davanti alla sua urna, ripercorrendo col pensiero l'ampia prospettiva storica che da Diocleziano va fino alle vicende di questo nostro secolo, segnato da persecuzioni non meno feroci, ma illustrato anche da figure di martiri non meno splendide di quelle antiche.

Il ripristino dei valori morali minati dai precedenti totalitarismi richiede un lavoro lungo e paziente
4. A Salona, dove sorge il santuario mariano dedicato alla Madonna dell'Isola, si trovano le più antiche vestigia del cristianesimo nella regione. E proprio lì ho voluto incontrare i catechisti, i docenti e gli aderenti alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, in gran parte giovani: presso le memorie delle radici cristiane, abbiamo pregato per il futuro della Chiesa e dell'evangelizzazione.
I grandi campi in cui lavorare sono soprattutto quelli della famiglia, della vita e dei giovani, come ho ricordato nell'incontro con la Conferenza Episcopale Croata. In ciascuno di essi, i cristiani sono chiamati a dare testimonianza di coerenza evangelica nelle scelte sia personali che collettive. Il risanamento delle ferite della guerra, la costruzione di una pace giusta e stabile e soprattutto il ripristino dei valori morali minati dai precedenti totalitarismi, richiedono un lavoro lungo e paziente, nel quale è necessario rifarsi continuamente al patrimonio spirituale ereditato dai padri.

Il Beato Alojzije Stepinac punto di riferimento nella lotta tra Vangelo e anti­Vangelo
La figura del Beato Alojzije Stepinac costituisce per tutti un punto di riferimento a cui guardare per trarne ispirazione e sostegno. Con la sua beatificazione si è svelata davanti a noi, sullo sfondo dei secoli, quella lotta tra Vangelo ed anti­Vangelo che percorre la storia. Il martire dei nostri tempi, che i più anziani ancora ricordano, sale così al rango di grande simbolo di questo combattimento: da quando sulle rovine dell'Impero romano cominciò a formarsi una nuova società e sulle rive del mare Adriatico giunsero i Croati, attraverso i tempi difficili della dominazione ottomana, fino a questo nostro secolo turbinoso e drammatico, sempre la Chiesa ha continuato a fronteggiare le sfide del male, annunciando con impavida fortezza la parola del Vangelo.
Nell'arco di oltre tredici secoli, i Croati, accolta questa Parola e ricevuto il Battesimo, hanno conservato la loro fedeltà a Cristo ed alla Chiesa, confermandola alla soglia del terzo millennio. Ne è testimone la persona dell'Arcivescovo di Zagabria, il Beato martire Alojzije Stepinac! La sua figura si collega con quella dei martiri antichi: contrariamente alle intenzioni di Diocleziano, le persecuzioni dei primi secoli consolidarono la presenza della Chiesa nel mondo antico. Preghiamo il Signore affinché, per intercessione della Vergine Maria, Advocata Croatiae, Mater fidelissima, le persecuzioni dei tempi moderni portino una nuova fioritura della vita ecclesiale in Croazia e nel mondo intero.

   

La Santa Messa per la beatificazione del Card. Stepinac
L'arrivo del Papa a Zagabria

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