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Il Nunzio:  era stato ferito
durante il rapimento

 

di Francesco Ricupero


"È una notizia scioccante che ci lascia senza parole. Siamo sgomenti, nessuno poteva immaginare che l'arcivescovo di Mossul dei Caldei, monsignor Paulos Faraj Rahho, venisse ucciso barbaramente". È il commento rilasciato a "L'Osservatore Romano" dall'arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, nunzio apostolico in Giordania e in Iraq, appena appresa la notizia dell'uccisione dell'arcivescovo Faraj Rahho.
"Fino a ieri - ricorda il nunzio apostolico - aspettavamo con trepidazione buone notizie dai rapitori. Insieme al cardinale Emmanuel Delly III, patriarca di Babilonia dei Caldei, abbiamo atteso fino a sera che qualcosa di buono accadesse, ma non è successo nulla. Avevamo tanta speranza nel rilascio dell'arcivescovo, invece questa speranza è stata schiacciata, cancellata da questo terribile evento. Siamo tutti sotto choc. Abbiamo fatto tutto il possibile per il suo rilascio - aggiunge l'arcivescovo Chullikatt - le trattative le avevamo portate avanti con tanta discrezione ed attenzione. Questo terribile episodio è un atto cruento contro l'intera comunità cristiana che ha da sempre lavorato per il dialogo e la riconciliazione del popolo iracheno. Non escludiamo che l'arcivescovo, durante le fasi concitate del rapimento, nel corso del quale sono state uccise tre persone, sia stato ferito dai sequestratori. Purtroppo, questo messaggio di testimonianza cristiana non è stato recepito dalla popolazione. Monsignor Rahho era un uomo di pace e di dialogo, era il collante tra i cristiani e i musulmani e la sua morte - prosegue il nunzio apostolico - è un atto eroico per tutti noi. Siamo obbligati, quindi, a dialogare e a testimoniare la nostra presenza. Siamo una minoranza che sta cercando di far capire alla popolazione che non è con la guerra e con lo scontro che si raggiunge la pace e la fratellanza. Il dialogo, ripeto, deve assolutamente andare avanti. Non sarà questo efferato crimine ad incrinare i nostri rapporti. Da parte nostra c'è tutta la disponibilità di portare avanti la nostra missione, la missione della Chiesa, così come ha fatto per diversi anni l'arcivescovo di Mossul. Rahho è stato un promotore convincente ed effettivo del dialogo interreligioso, per questo motivo - sottolinea l'arcivescovo Chullikatt - dobbiamo continuare a lavorare, con una forza maggiore, in sua memoria. Continuare affinché l'opera instancabile di monsignor Rahho non venga cancellata da questo efferato crimine. Anche Gesù Cristo è stato vittima di un atto cruento".
Poi, il nunzio apostolico si sofferma sulla difficile situazione in cui si trova l'Iraq. "Assistiamo inermi a violenti attacchi suicidi. Ogni giorno muoiono decine di persone. Fondamentalisti senza scrupoli seminano il panico ovunque. L'intera popolazione vive nella paura. La comunità cristiana, in quanto minoranza, è costretta ad affrontare e a vivere in condizioni precarie. Non possiamo stare chiusi in casa, abbiamo l'obbligo di parlare e dialogare con la popolazione e con la nostra comunità. Per questo motivo - conclude l'arcivescovo Francis Assisi Chullikatt - chiederemo al governo iracheno maggiore protezione soprattutto per i preti, le suore e le nostre case. Stiamo perdendo persone valorose che professano quotidianamente la parola di Dio. Il governo iracheno deve prendere le misure adatte per consentire di portare avanti la nostra missione, la missione della Chiesa".

 

(© L'Osservatore Romano 14 marzo 2008)