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L'incontro europeo a Bruxelles

Un'esperienza di comunione


di Fratel Alois

All'indomani del nostro xxxi incontro europeo di giovani, a riempirmi il cuore è in primo luogo una grande riconoscenza per l'accoglienza che abbiamo ricevuto a Bruxelles e nella regione circostante. Migliaia di famiglie hanno ospitato la quasi totalità dei partecipanti. Il fatto che delle persone aprano le loro porte a giovani che non conoscono, venuti da altri Paesi, in un periodo in cui si ha spesso paura degli stranieri, mette in luce la comunione della Chiesa e approfondisce la comprensione reciproca fra i popoli. L'ospitalità è un gesto con il quale tutti possono divenire, semplicemente, portatori di pace nella società.
Questo incontro è stato preparato in stretta collaborazione con i cristiani di Bruxelles. Fratelli della nostra comunità hanno vissuto vari mesi nella città per organizzare questa accoglienza, insieme alle parrocchie. Così quelli che sono venuti da tutta l'Europa non si sono solo incontrati fra loro, ma hanno fatto anche l'esperienza di una Chiesa locale, e ciò può incoraggiarli a impegnarsi - una volta tornati a casa - nella loro Chiesa locale, nelle loro parrocchie:  scopriranno che, anche in due o tre, è possibile spingersi reciprocamente a pregare, ad approfondire la fiducia in Dio.
A Bruxelles, ogni mattina si sono riuniti nella parrocchia dove erano alloggiati, hanno pregato insieme, si sono confrontati con i parrocchiani. A mezzogiorno e la sera, ci siamo ritrovati tutti insieme per le preghiere comuni nelle grandi sale d'esposizione allestite come luoghi di preghiera. Quelle preghiere comuni rendevano visibile un riflesso dell'universalità della Chiesa. Cuore dell'incontro, potevano affrontare l'interrogativo interiore proposto a ognuno:  come liberare in noi la fonte di speranza e di gioia? Non è prima di tutto cercando di scoprire la presenza di un Dio d'amore nella nostra vita?
Mentre l'orizzonte si sta oscurando per molti, è stato importante che migliaia di giovani si siano riuniti per ribadire la speranza che li anima per la loro vita personale, per la società, per il mondo. Questa speranza è alimentata dalla convinzione che può nascere una nuova fraternità fra gli uomini. Una nuova solidarietà può rinnovare la vita delle nostre società. Essere riuniti in una così bella comunione apre anche a una nuova comprensione di Dio.
Sebbene migliaia di giovani si ritrovino insieme, un simile incontro non può essere considerato una riunione di massa. Gli scambi personali in piccoli gruppi hanno un ruolo importante. Il pomeriggio i giovani hanno riflettuto su numerosi temi attraverso dibattiti. Ecco alcuni esempi. Alcuni temi erano esplicitamente legati alla ricerca di Dio:  come posso scoprire la chiamata di Dio nella mia vita? Altri dibattiti hanno affrontato temi sociali:  quali azioni sono possibili per un'economia più solidale? Due commissari europei vi hanno partecipato e hanno animato due dibattiti sull'Europa. L'arte e la musica non sono state dimenticate. In due dibattiti è stato affrontato il tema dell'incontro delle culture:  cori musulmani e cristiani si sono alternati, cori di comunità cristiane residenti a Bruxelles hanno eseguito canti di tutto il mondo.
Molti giovani sono andati a pregare per un po' in un luogo allestito per quanti cercavano il silenzio. Là potevano anche ricevere il sacramento della Riconciliazione, o semplicemente essere ascoltati. Sono stati in molti a confidare un problema, una sofferenza o una gioia. Vedendo quanto era importante per loro, mi sono chiesto:  come si può vivere meglio il ministero di ascolto nelle nostre Chiese? Uomini e donne sono pronti e possono farlo. Essere accolti personalmente, confidarsi con qualcuno, è fondamentale per trovare sempre e di nuovo la fiducia in Dio.
Poiché l'incontro europeo quest'anno si è tenuto a Bruxelles, sede delle istituzioni europee, è apparso importante rivolgere all'Unione europea un messaggio che traducesse le attese e le speranze dei giovani e che riflettesse anche gli interrogativi spesso posti da loro. Accogliendo da tanti anni i giovani a Taizé o in incontri come quello di Bruxelles, abbiamo constatato che nelle nuove generazioni si è sviluppata una coscienza europea. La conoscenza reciproca fra Paesi europei si è approfondita. I giovani vogliono un'Europa aperta e solidale verso i Paesi più poveri. Vorrebbero che le istituzioni europee facessero tutto il possibile in tal senso.
Quindici giorni prima dell'incontro, sono andato a Bruxelles per portare questo messaggio a José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea. Con questo gesto volevo esprimere la speranza che il nostro "pellegrinaggio di fiducia sulla terra" recasse frutti anche a livello della vita delle società e che si producesse un riavvicinamento:  che i giovani comprendano meglio il lavoro delle istituzioni europee e che queste ultime si pongano di più all'ascolto delle aspirazioni dei giovani.
L'Europa è riuscita a inaugurare un periodo di pace senza precedenti nella storia. Sono stati dei cristiani a osare iniziare riconciliazioni insperate fra popoli europei. I giovani continueranno a edificare questa pace? Vogliono contribuire a costruire un'Europa aperta e solidale?
Al termine dell'incontro, un interrogativo è stato posto:  quali impegni sono alla nostra portata dinanzi alla complessità dei problemi che ci circondano, la povertà, le ingiustizie, le minacce di conflitti? Non è forse andare verso gli altri, con grande semplicità? Andare verso i più vulnerabili? Visitare quanti sono esclusi e abbandonati? Cercare di compiere gesti concreti di un'Europa aperta e solidale? Pensando in particolare agli immigrati così vicini e tuttavia spesso così lontani?
Perché, con i miei fratelli, dedichiamo tante energie a preparare questi incontri? Il fatto è che per molti giovani che desiderano confidare in Dio, le parole di un insegnamento non bastano più oggi. Un'esperienza di comunione, della comunione della Chiesa, è indispensabile per comprendere meglio il Vangelo.

 

(© L'Osservatore Romano 4 gennaio 2009)