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La missione di Hillary Clinton in Estremo Oriente

Sfide comuni
sulle due sponde del Pacifico


di Giuseppe M. Petrone

Trent'anni fa, il 1° gennaio del 1979, otto anni dopo l'invito rivolto da Pechino alla nazionale americana di ping pong che sancì l'inizio del disgelo, iniziavano ufficialmente i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cina. Oggi, venerdì 20, giunge a Pechino il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, nell'ultima e più significativa tappa della sua missione in Asia.
In un mondo globalizzato e che sta attraversando una grave crisi finanziaria, un momento chiave è rappresentato dal proseguimento della cooperazione tra Washington e Pechino per far fronte alle nuove sfide mondiali. Come prima missione all'estero "ho scelto l'Asia - ha detto Hillary Clinton - per dare un messaggio preciso:  le relazioni dell'America con i Paesi che si affacciano sul Pacifico sono indispensabili per far fronte alle sfide e cogliere le opportunità del xxi secolo". Il segretario di Stato americano ha già avuto colloqui a Tokyo con il primo ministro giapponese, Taro Aso, e con il ministro degli Esteri, Hirofumi Nakasone. Con il Giappone, Hillary Clinton ha firmato un accordo che prevede una spesa fino a 2,8 miliardi di dollari per trasferire ottomila marines, insieme a cinquemila familiari da Okinawa a Guam entro il 2014.
Dopo Tokyo, Hillary Clinton ha visitato Jakarta, capitale del Paese musulmano più popoloso al mondo, dove ha confermato il nuovo atteggiamento di apertura dell'Amministrazione Obama verso il mondo islamico. Con il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, Hillary Clinton ha ribadito la volontà di portare avanti una maggiore cooperazione economica. A Seoul, il segretario di Stato ha poi affrontato con il ministro degli Esteri sudcoreano, Yu Myung-hwan, la questione dei programmi nucleari della Corea del Nord, ribadendo l'impegno degli Stati Uniti per una nuova fase di pace. Washington ha lanciato un monito a Pyongyang ma resta disponibile a cooperare con il regime comunista se metterà in pratica il processo di disarmo nucleare verificabile sottoscritto nei colloqui a sei.
Ma è senza dubbio l'appuntamento di Pechino a suscitare maggiori attese. Secondo alcuni osservatori, infatti, il presidente Barack Obama ha già ristretto il campo di azione del segretario di Stato americano nominando inviati speciali per ognuno dei dossier più caldi:  dal conflitto israelo-palestinese, all'Afghanistan e al Pakistan (Afpak). Molte cose - e ricche di significato - sono inoltre successe sul fronte asiatico da quando Obama è entrato alla Casa Bianca. Alcune addirittura prima, come la visita di Joe Biden in Afghanistan in attesa dell'insediamento. Resta la Cina e i colloqui con Pechino, che costituiscono quindi il momento più importante della missione in Asia di Hillary Clinton. Il Governo cinese sa che dovrà esaminare la questione dei diritti umani con il segretario di Stato, ma gli argomenti principali saranno quello dell'economia (Hillary Clinton auspica il rilancio della cooperazione) e della sicurezza. Quest'ultimo è stato inserito nel più vasto ambito delle questioni ambientali, in particolare della lotta contro il riscaldamento climatico.
Nel corso dei colloqui con le autorità cinesi il capo della diplomazia di Washington - che è accompagnato dal suo rappresentante speciale per i cambiamenti climatici, Todd Stern - affronterà, infatti, la collaborazione per la protezione ambientale, questione che può creare le condizioni per il trasferimento di tecnologia americana sul risparmio energetico e anche porre le basi per discutere del trasferimento di tecnologia nucleare. Come gli Stati Uniti hanno già cominciato a fare con l'India, altro gigante asiatico che per coprire il suo enorme fabbisogno energetico ha firmato un accordo con l'Aiea autorizzando ispezioni ai suoi impianti nucleari.
D'altra parte proprio mentre si sta svolgendo la missione di Hillary Clinton in Asia, la Russia ha accelerato verso est la sua politica energetica, rafforzando i suoi legami con la Cina e soprattutto con il Giappone. Ciò è avvenuto con l'inaugurazione nell'isola di Sakhalin - alla presenza del presidente russo, Dmitri Medvedev, e del primo ministro giapponese, Taro Aso - della prima centrale per la produzione di gas naturale liquido, che rifornirà inizialmente proprio il Paese del sol levante. Sakhalin è già diventata - come ha evidenziato il primo ministro Taro Aso - "un simbolo della cooperazione russo-giapponese nella regione dell'Asia-Pacifico". Inoltre, Tokyo ha annunciato per maggio anche una visita del premier russo, Vladimir Putin, in Giappone. Per due Paesi che dalla fine della seconda guerra mondiale non hanno ancora firmato un Trattato di pace e che restano divisi da un contenzioso sui Territori giapponesi del Nord non è poco.
Il nuovo asse energetico di Mosca con Tokyo, si affianca a quello definito con Pechino, basato su uno scambio petrolio-prestiti finanziari (anche in funzione anticrisi). Impegni di lungo respiro che fanno parte della lunga marcia di avvicinamento tra Russia e Cina, sul piano politico, ma anche economico ed energetico. Non è un caso, infatti, che in settimana a Pechino sia stato firmato anche il tanto atteso accordo per la costruzione di un tratto dell'oleodotto Siberia orientale-Oceano Pacifico (Espo) verso la Cina.
Tra le sfide globali che Hillary Clinton dovrà affrontare a Pechino oltre all'economia, ai cambiamenti climatici, alla situazione in Afghanistan, figurerà anche la proliferazione nucleare. Mentre il regime comunista di Pyongyang minaccia di lanciare un missile nei prossimi giorni - e potrebbe essere determinante una mediazione cinese sulla Corea del Nord - il Giappone ha inoltre chiesto al segretario di Stato americano che si rafforzi il proposito dell'Amministrazione statunitense di risolvere la questione, quasi dimenticata, dei cittadini giapponesi rapiti dagli agenti della Corea del Nord negli anni 1979 e 1980, durante la guerra fredda. Altro tema importante è la questione nucleare iraniana:  dopo le aperture di Barack Obama a Teheran, la Cina potrebbe essere disposta a collaborare con gli Stati Uniti e a discutere di sinergie più ampie in Medio Oriente. Ma per questo chiederà a Washington garanzie, affinché non venga ripresa la vendita di armi a Taiwan. È una missione non facile quella che attende Hillary Clinton. Ma da essa potrebbe scaturire una nuova fase di collaborazione tra Cina e Stati Uniti.

 

(© L'Osservatore Romano 21 febbraio 2009)