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Le Caritas del mondo per l'Abruzzo

Quei mille euro
arrivati dalla Somalia


di Vittorio Nozza

Il terremoto che ha martoriato l'Abruzzo ha destato enorme commozione e partecipazione in tutto il Paese e anche ben oltre i confini italiani. I paesini arroccati tra il Velino e il Gran Sasso feriti, L'Aquila sventrata come dopo una guerra, sferzati dipinti e chiese, documenti e monumenti:  quasi otto secoli di storia cancellati in pochi secondi. Ognuno ha sofferto in silenzio, senza capire immediatamente il significato. Il grido di disperazione, il compimento del destino personale e di un popolo, passato attraverso la via misteriosa della croce. E il Venerdì santo, duecentocinque bare in fila, qualcuna, bianca e piccola, assurdamente piccola, sopra una grande. Bambini morti, avvinghiati alla madre, al padre.
L'enigma della morte, piombata come un'aquila rapace sull'Abruzzo, ci interroga. Il terremoto, ogni terremoto, rende incerto quel che ci circonda. L'Aquila non fa eccezione. Spariscono i cortili in cui si è giocato, i negozi dove si è fatta la spesa, la porta del vicino e la chiesa parrocchiale dove la Parola e l'Eucaristia hanno alimentato i cammini della comune fede. Ora conta sapere dov'è la tenda della mensa, della scuola, della messa, della Caritas:  spesso la stessa. Un terremoto comporta incertezze:  migliaia di sfollati non rivedranno le vecchie case, i luoghi del lavoro, della vita, della preghiera. A tutto questo bisogna rispondere con certezze, impegno comune e trasparenza nella ricostruzione.
Sin dall'inizio si è vista la vicinanza della Chiesa universale con la preghiera, gli appelli. E ora la visita di Benedetto XVI. Immediata la risposta della Chiesa in Italia, con la presenza e la chiamata a una grande colletta, espressione di comunione e condivisione tra Chiese, sorelle come non mai. Un impegno che si è subito proiettato - in un'ottica di cattolicità e solidarietà  -  oltre  i  confini  del  nostro Paese.
Una quarantina di Caritas nazionali dei cinque continenti - dalla Polonia al Burkina Faso, dal Brasile allo Sri Lanka e all'Australia - hanno manifestato, tramite Caritas Italiana, vicinanza alla sorte delle vittime e disponibilità a contribuire agli aiuti e alla ricostruzione. Molte di queste hanno fatto pervenire messaggi di solidarietà, altre lanciato appelli ai fedeli e organizzato collette.
In alcuni casi l'impegno economico ha ricordato il Vangelo:  una minuta e fragile Caritas di un Paese in guerra, la Somalia, ha donato mille euro - "tutto quello che aveva per vivere", commenta Gesù vedendo l'offerta della povera vedova - mentre dalla Georgia hanno mandato duemila euro. Calorosi messaggi sono arrivati dalla Bosnia ed Erzegovina e dall'Iran.
Il cordoglio per le vittime dell'Aquila si è innestato sull'esperienza di comunione tra Chiese e di gratitudine per gli aiuti ricevuti in passato, e anche oggi, attraverso Caritas Italiana. Una cartina di tornasole grazie a cui le molteplici azioni della Caritas si sono rivelate fermento.
Altre Caritas hanno promesso impegni consistenti. Caritas Svizzera ha annunciato contributi ingenti, mentre Caritas Austria e Secours Catholique hanno avviato raccolte di fondi importanti. Significativa è la partecipazione di Caritas Germania, che oltre un primo contributo sta esaminando la possibilità di un progetto per la popolazione di Onna, uno dei paesi più devastati dal terremoto, ma anche luogo che appartiene a un pezzo di storia, sofferta, della nostra Italia. Un'intenzione di grande valore sia in termini di solidarietà, ma anche di ricomposizione della memoria di un'Europa che dal dolore delle popolazioni civili può trarre motivi di unità.
Gesù "si avvicinò e camminava con loro", racconta il vangelo di Luca descrivendo il cammino verso Emmaus. È un'immagine che si concretizza attraverso la molteplicità di interventi di condivisione e ricostruzione. Oltre il terremoto. Un cammino di comunione e corresponsabilità che passa anche per il gemellaggio, già sperimentato in altre calamità. Si fonda su scelte che accomunano l'azione in Italia e nel mondo:  esprime l'amore preferenziale per i poveri, moltiplica incontri e relazioni, promuove azioni di giustizia e legalità, risponde con prossimità solidale alle emergenze. Scelte che fondano gli interventi in Abruzzo, per testimoniare una spiritualità fraterna e concreta. In Abruzzo hanno cominciato a farne esperienza.

 

(© L'Osservatore Romano 28 aprile 2009)