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Dopo l'ammissione di Teheran di un secondo sito nucleare

L'Iran e la sfida della centrifuga


di Giuseppe M. Petrone

L'Iran sfida ancora la comunità internazionale. È una sfida pericolosa e preoccupante che fa crescere la tensione sul suo controverso programma atomico. La proliferazione nucleare inquieta i leader del mondo e mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu, presieduto per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha varato, giovedì scorso all'unanimità, la storica risoluzione 1887 sul disarmo - aprendo la strada alla speranza di un pianeta libero da armi nucleari - l'Iran, lungi dall'accettare di sospendere l'arricchimento dell'uranio come richiesto da cinque risoluzioni dal Consiglio di sicurezza, ha comunicato il 21 settembre, con una lettera al direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Mohamed ElBaradei, la costruzione di un secondo impianto finora ignoto.
Alle proteste occidentali il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha risposto affermando che le attività nucleari della Repubblica islamica avvengono nella trasparenza, sottolineando che era stata Teheran a informare l'Aiea. Tuttavia fonti americane hanno precisato che i servizi di intelligence erano a conoscenza da alcuni anni della costruzione del secondo impianto. L'Iran avrebbe quindi deciso di renderlo noto prima che lo facesse Washington. L'esistenza dell'impianto di Natanz era stata ammessa dall'Iran dopo che, il 14 agosto del 2002, era stata rivelata da un gruppo di opposizione al regime di Teheran, i mujaheddin del popolo.
Sono passati sette anni e malgrado il moltiplicarsi di offerte, attraverso una serie di sostanziosi pacchetti di incentivi, il dialogo con Teheran non ha finora portato a risultati concreti. Inoltre, nonostante i ripetuti segnali di apertura lanciati quest'anno dalla nuova Amministrazione Obama, l'Iran ha seguitato ad agire nella clandestinità, suscitando nuovi dubbi e sospetti. Dopo un'estate di illusione diplomatica la presente situazione rischia di gettare ombre sui prossimi colloqui di Ginevra tra il gruppo cinque più uno (i Paesi membri del Consiglio di sicurezza:  Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina; più la Germania) e l'Iran.
Ahmadinejad non ha perso occasione per ribadire che Teheran non avrebbe mai sospeso l'arricchimento dell'uranio, considerato un diritto inalienabile dell'Iran. Il programma nucleare - sostiene il presidente - è a fini civili e non militari, ma se Teheran riuscisse ad acquisire la bomba atomica o la comprovata capacità di costruirla, affermano alcuni osservatori, l'effetto sarebbe di una radicale destabilizzazione dell'equilibrio globale e regionale. L'arma nucleare iraniana, infatti, stravolgerebbe la stabilità del Golfo Persico e del Vicino Oriente, e porterebbe a conseguenze senza precedenti in una regione in cui l'economia globale trae il 40 per cento delle risorse energetiche.
L'Iran ha il diritto a perseguire il nucleare a scopi civili - in passato è stato aiutato per la costruzione della centrale di Bushehr dalle imprese tedesche Siemens e Aeg-Telefunken, e nel 1995 sono ripartiti i lavori nell'impianto con l'appoggio della Russia - ma, come hanno sottolineato durante i lavori del g20 a Pittsburgh, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il premier britannico, Gordon Brown, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy, la costruzione - tenuta nascosta per anni - di un secondo impianto costituisce una violazione delle norme internazionali. Obama ha sottolineato che l'Iran è oramai giunto a un bivio:  deve scegliere cioè se rispettare le leggi internazionali oppure continuare a sfidare il mondo pagando le conseguenze di questo atteggiamento. Rispondendo a una domanda sull'esistenza o meno di un'opzione militare statunitense, Obama ha affermato di non escludere "nessuna opzione quando è in gioco la nostra sicurezza nazionale ma preferiamo una soluzione diplomatica".
Teheran ha promesso all'Aiea di fornire informazioni sul nuovo impianto "a tempo debito". Nel sito di Natanz, secondo l'ultimo rapporto dell'Aiea, sono già state installate 8.000 centrifughe supersoniche per l'arricchimento, di cui 4.600 in attività. E pochi giorni fa il capo dell'agenzia iraniana per l'energia atomica, Ali Akbar Salehi, ha tenuto a precisare che sono in fase di sperimentazione nuovi modelli di centrifughe quattro volte più potenti di quelle già installate.
Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha detto che Teheran dovrà "fornire prove convincenti" nell'incontro del primo ottobre a Ginevra e ha ammesso di essere stato colto di sorpresa dalla rivelazione, giunta dagli Stati Uniti, della esistenza di un secondo impianto nucleare clandestino. Anche la Cina ha espresso la speranza che l'Iran collabori con l'Aiea sul problema del suo nuovo impianto per l'arricchimento dell'uranio. Alla luce di queste nuove rivelazioni sul dossier iraniano i colloqui tra il gruppo cinque più uno e l'Iran - come ha detto l'alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Javier Solana - diventano più importanti e necessari che mai.

 

(© L'Osservatore Romano 27 settembre 2009)