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Sette giorni di sinodo

Passa per l'Africa
il futuro del pianeta


La cattiva coscienza del mondo nei confronti dell'Africa, dopo il secondo sinodo speciale che in Vaticano è entrato nell'ultima settimana di lavoro, potrebbe non avere più alibi. Dalla relazione del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson che ha riassunto le fasi salienti del dibattito, ampio e impegnativo, e dall'intervento di Jacques Diouf, direttore generale della Fao, è apparsa chiara l'urgenza di far sedere l'Africa alla pari intorno ai tavoli dove si disegnano le strategie per il pianeta. Ne va del futuro di tutti.

Si deve infatti avere chiara coscienza che l'Africa rimane "essenziale nello sviluppo economico del pianeta", ma il suo potenziale minerario ed energetico "non diventerà realtà, se non sarà messo al servizio dell'emancipazione economica delle sue popolazioni, se l'Africa non si libera dal giogo della fame e della denutrizione". Il sinodo è apparso così un ambito neutro dal quale è stato rilanciato l'allarme decisivo per il futuro della terra e dei suoi abitanti; sconfiggere anzitutto la fame perché è giusto e perché è possibile. Evaporata colpevolmente per egoismi e incuria dei Paesi impegnati nel vertice del Millennio la data del 2015 quale traguardo per dimezzare la fame nel mondo, davanti ai padri sinodali Diouf ha indicato il prossimo vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, il 16 novembre a Roma, come un'occasione per creare un consenso allargato sullo sradicamento definitivo della fame. Un obiettivo raggiungibile e tecnicamente possibile entro il 2025.
Considerando la portata della sfida della fame all'umanità, l'Africa non può continuare a restare fuori della porta, ma deve entrare con piena dignità e consapevolezza nelle strategie economiche e politiche mondiali. La fame, infatti, rappresenta tuttora "la più drammatica e intollerabile di tutte le lacerazioni" vissute nel continente africano. Lo stesso Diouf avverte che qualsiasi impegno per la giustizia e la pace in Africa è inscindibile da un'esigenza di progresso nella realizzazione del diritto all'alimentazione per tutti.
Del resto le voci che si sono levate nel sinodo sulla possibilità di liberare ogni Paese e la loro stessa terra dalla fame documentano il realismo dei padri sinodali sia davanti alle contraddizioni che rallentano lo sviluppo africano, sia davanti alle responsabilità e agli egoismi dell'Occidente nei confronti dell'Africa.
I vescovi hanno assunto una responsabilità nuova nei confronti della Chiesa universale e delle politiche finora registrate nel mondo verso l'Africa. Hanno aperto, ad esempio, una prospettiva costruttiva per risolvere la questione dell'immigrazione africana, diventata frequente tragedia nelle acque del Mediterraneo. In generale hanno chiesto pari dignità per tutti gli africani, sani o malati, lavoratori e profughi, convinti che sulla base dei diritti umani si registra un progresso dei doveri nei Paesi africani e in quanti stabiliscono con essi rapporti culturali, politici e commerciali. Molte voci si sono levate nel sinodo "per domandare l'arresto delle fabbriche che costruiscono armi e alimentano i conflitti in Africa".
Ma, "dopo i conflitti per territori vitali e per lo sfruttamento delle miniere, è la guerra dell'acqua che si profila all'orizzonte. Occorre prevenirla - si legge nella relazione del cardinale Turkson - restando vigili sul degrado ambientale a causa del riscaldamento climatico. I padri sinodali riconoscono che le cause dei conflitti armati in Africa non sono dovute al tribalismo, ma alla bramosia delle multinazionali e al loro desiderio di appropriarsi in modo esclusivo di giacimenti strategici:  è questo a generare i conflitti". Essi incoraggiano, perciò, la messa in atto di quadri giuridici internazionali "per garantire un controllo delle multinazionali e delle industrie estrattive transnazionali".
L'analisi dei fenomeni sociali ed economici è stata accompagnata da un'altrettanto esigente analisi della situazione spirituale africana. Si è chiesto a gran voce un di più di Vangelo per rendere la Chiesa cattolica, in ogni sua componente, "trasformata dal di dentro", condizione questa indispensabile per essere sale e luce del continente.
Sarà così possibile una missione apostolica in armonia con le culture africane e con le esigenze trasformative del Vangelo che liberi la popolazione da ogni paura, dialoghi a tutti i livelli, includa nello sviluppo la questione ambientale, difenda e promuova la donna considerandola la vera risorsa della società e della famiglia, assicuri una conversione permanente tramite una formazione solida in ogni campo:  fede, catechesi, morale, media, cultura dell'amore, pace, giustizia, riconciliazione, buongoverno.
Davanti al sinodo resta ora l'ultima sfida:  canalizzare tutta la ricchezza del lavoro svolto in proposte pratiche da presentare al Papa perché le trasformi in indirizzi operativi per tutta la Chiesa.

c. d. c.

(© L'Osservatore Romano 18 ottobre 2009)