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Crisi e previsioni sbagliate

L'economia
non ha bisogno
di chiaroveggenti


di Ettore Gotti Tedeschi

Per la realizzazione dei piani economici e la soluzione dei problemi non è sufficiente l'azione dell'individuo, per quanto indispensabile essa sia. C'è un fattore, spesso dimenticato, che valorizza le capacità umane:  la grazia di Dio. A ricordarlo è stato Benedetto XVI all'Angelus del 3 gennaio. Il Papa ha ribadito il contributo della Chiesa, capace di indicare la strada anche agli economisti. Ma, implicitamente, ha proposto riflessioni che riguardano soprattutto la necessità di una rieducazione al ragionamento, alla valutazione e alla scelta.
Alla base della crisi economica c'è una crisi morale. Ma questa è a sua volta fondata sull'indulgenza verso il peccato. Ciò ha reso possibile l'affermazione di idoli quali la pura ragione senza fede e la libertà senza verità e responsabilità. A partire da Rousseau si è pensato che l'uomo sia capace di redimersi solo attraverso la scienza e la cultura. Si è avuta cioè una progressiva corruzione delle idee e, di conseguenza, dei comportamenti. Anche il pensiero economico ha subito nei secoli un processo analogo.
Nato nei monasteri benedettini, applicato dai francescani nel Duecento e, dopo la scoperta dell'America, attualizzato dai teologi della scuola di Salamanca, il pensiero economico è stato influenzato dalla Riforma protestante (con l'enfasi sulla natura corrotta), dall'illuminismo e dalla fisiocrazia (con l'idea di una natura buona), dal marxismo e dalle successive correzioni dell'utilitarismo e della tecnocrazia. Per giungere all'affermazione dell'autonomia morale dell'economia e al nichilismo consumistico di oggi.
Benedetto XVI sottolinea spesso l'origine morale della crisi economica e insiste sull'emergenza educativa. C'è infatti da essere preoccupati per i nuovi danni che potrebbero essere generati da altre previsioni economiche sbagliate. Per la debolezza delle idee dovuta al deficit educativo. Diventa perciò necessario intervenire sulle idee prima che sui comportamenti. È cioè indispensabile un processo di rieducazione. Perché è illusorio pensare che sia l'estrapolazione di variabili - spesso inadeguate, sempre insufficienti e per di più legate fra loro da algoritmi che rassicurano solo chi li ha strutturati - a fornire adeguate previsioni economiche.
In questo modo si trascurano altri fattori, come il senso religioso dell'uomo, che sono davvero capaci di determinare la storia, e quindi lo sviluppo economico. Sono invece proprio questi fattori a preparare un futuro sempre nuovo per l'umanità, nonostante lo sforzo di influenzarne le scelte da parte di chi in economia si pretende chiaroveggente. Si pensi solo alle previsioni degli economisti malthusiani dell'Ottocento, a quelle dei neomalthusiani degli anni Settanta del secolo scorso, e all'incapacità dei loro epigoni attuali di capire e ammettere il danno prodotto da quelle previsioni. Più vicini alla realtà sono andati - con la sola forza della fantasia - romanzieri come Giulio Verne o Herbert G. Wells.