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In vigore la Convenzione sulle munizioni a grappolo

Disarmo
e diritto umanitario


di Giuseppe M. Petrone

Pur nella grave crisi economica in atto le spese militari sono in allarmante aumento. In questo contesto un segnale positivo sulla strada del disarmo e del diritto umanitario internazionale è l'annuncio fatto ieri da parte delle Nazioni Unite che la Convenzione sulle munizioni a grappolo entrerà in vigore a partire dal primo agosto. Burkina Faso e Moldova sono rispettivamente il ventinovesimo e il trentesimo Paese ad aver depositato all'Onu gli strumenti di ratifica del trattato, consentendone così l'entrata in vigore.
L'accordo è frutto del cosiddetto processo di Oslo, nel quale sono stati coinvolti 150 Paesi, organizzazioni internazionali, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni non governative, il Comitato internazionale della Croce Rossa. La Santa Sede vi ha partecipato attivamente, essendo stata tra i primi a proporre la moratoria sull'uso di questi ordigni e avendo fatto parte del cosiddetto Core Group, il gruppo di Stati promotore dell'iniziativa, composto anche da Austria, Irlanda, Messico, Norvegia e Perú. La Santa Sede è stata inoltre tra i primi firmatari del trattato e il primo Stato a ratificarlo insieme a Irlanda, Norvegia e Sierra Leone.
L'intesa prevede che i Paesi aderenti non possano in alcuna circostanza usare, produrre, acquistare, stoccare o trasferire ad altri Paesi quelle munizioni a grappolo che hanno un impatto umanitario rilevante. Inoltre c'è l'obbligo di distruggere l'arsenale di munizioni a grappolo eventualmente in possesso del Paese aderente, entro un tempo massimo di otto anni e di bonificare entro dieci anni le aree disseminate di ordigni (si calcola che nel mondo ci siano circa 100 milioni di munizioni a grappolo):  si chiede al Paese aderente che in quell'area ha operato di collaborare alle attività di bonifica, mettendo in atto tutte le misure necessarie alla protezione e all'informazione dei civili a rischio. Una parte rilevante della Convenzione sulle munizioni a grappolo è dedicata all'assistenza alle vittime. Come le mine antiuomo anche le munizioni a grappolo sono micidiali strumenti di guerra che molto tempo dopo il termine del conflitto armato hanno ancora un impatto devastante sulle vite umane e sul processo di sviluppo. Infatti queste armi mostrano che la crudele eredità di una guerra perdura molto oltre la firma degli accordi di pace. Loro caratteristica è di esplodere prima del contatto con il suolo disseminando in un largo raggio decine di ordigni più piccoli, che spesso a motivo della forma e dei colori vivaci attraggono soprattutto i bambini. Entro 180 giorni dalla ratifica della Convenzione il Paese aderente deve riferire alle Nazioni Unite sullo stato di applicazione della Convenzione. Cinque anni dopo l'entrata in vigore del documento, l'Onu convocherà una conferenza per verificare lo stato dell'applicazione.
"La ratifica della Convenzione sulle munizioni a grappolo - ha detto il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon - dimostra la repulsione nei confronti di queste armi, inaffidabili e inaccurate". Ban Ki-moon ha poi invitato le Nazioni che non hanno ancora aderito alla Convenzione a farlo "senza ritardi". Il trattato non è stato finora sottoscritto da Paesi come Russia, Cina, Israele e Stati Uniti, anche se Obama ha firmato un primo divieto all'esportazione di munizioni fabbricate negli Stati Uniti (che pianificano di bandirle entro il 2018).