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20 febbraio, Giornata mondiale della giustizia sociale

La persona e il lavoro
al centro dell'economia globale


di Juan Somavia
Direttore Generale Ufficio Internazionale del Lavoro

La crisi economica e finanziaria ha prodotto costi umani elevati. Ma la crisi è solo la più recente manifestazione di profondi squilibri globali.
Un elemento costante è stato il fardello sproporzionato portato dai poveri. Quando i prezzi dei generi alimentari e dell'energia aumentano, i poveri non sono in grado di sostenerli. Quando soddisfare le necessità primarie diviene una lotta quotidiana, quando i poveri sono malati, disabili o anziani, essi hanno poca o nessuna tutela. Quando non ci sono più mezzi di sussistenza, essi non hanno alternative. Quando le famiglie riescono a stento a sopravvivere, i loro figli sono soggetti al lavoro minorile e a quello forzato.
Oggi, anche le classi medie sono sotto minaccia. La crescente ingiustizia è destabilizzante per tutti. Di fronte all'ansia diffusa sul presente e sul futuro, molti sono indotti a mettere in dubbio la legittimità di sistemi economici e di un processo di globalizzazione che è incapace di soddisfare l'aspirazione umana universale a una vita decorosa e dignitosa.
La dignità umana è al centro della Dottrina sociale della Chiesa cattolica e della Decent Work Agenda ("Agenda per un lavoro dignitoso") dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Il lavoro è al centro della vita delle persone, delle famiglie, delle comunità, delle società e dell'economia.
Dal 1919 i principi fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro affermano che il lavoro non è una merce, ma un elemento centrale della dignità umana e che, se si vuole la pace, bisogna coltivare la giustizia sociale.
Il mercato del lavoro deve rispettare la dignità umana facendosi guidare da concetti di libertà, equità e uguaglianza. Questo è il fondamento della Decent Work Agenda dell'Ilo, creata da rappresentanti di Governi, del mondo degli affari e del lavoro. Essa combina il lavoro con la tutela sociale, i diritti e il dialogo.
In questa Giornata mondiale della giustizia sociale possiamo chiederci:  "Oggi il lavoro e il mondo del lavoro sono degni della persona umana?". A nome di tutti coloro che hanno a cuore la dignità umana, la giustizia sociale e la sostenibilità delle nostre economie, abbiamo motivo di essere profondamente preoccupati.
Lo scorso anno, ogni giorno sono andati perduti circa 73.000 posti di lavoro. Ogni giorno più di 200.000 lavoratori sono caduti in povertà e il numero dei giovani disoccupati è aumentato di 10,2 milioni rispetto al 2007. Soltanto una persona su cinque gode di un'adeguata sicurezza sociale. A molti vengono negati i diritti fondamentali sul posto di lavoro e questo significa lavoro forzato, lavoro minorile, discriminazione, negazione della libertà di organizzazione. E le imprese, in particolare quelle piccole, che creano la maggior parte dei posti di lavoro, sono duramente colpite.
Per favorire il benessere, rispettando la dignità umana sul posto di lavoro, dobbiamo promuovere un'agenda di giustizia sociale che colleghi i fondamenti economici con quelli delle persone. Permettetemi di suggerire alcuni elementi:  impegnarsi per stabilire come prioritario un piano basilare di tutela sociale in ogni Paese, che soprattutto protegga e preservi la dignità umana e mantenga unite le famiglie e le comunità, ma anche conferisca potere alle persone e contribuisca a sostenere la domanda economica; promuovere strategie di mercato che creino ampie opportunità e una prosperità condivisa; incoraggiare i mercati finanziari a sostenere l'economia reale di imprese produttive e sostenibili, incluse le cooperative, ponendo particolare enfasi sul modo in cui si possono incoraggiare le piccole imprese; perseguire strategie di crescita economica con un occhio all'equilibrio fra produttività, occupazione e salari; investire nei giovani attraverso l'educazione e politiche che suscitino in loro speranza; permettere alle donne di essere parte della forza lavoro secondo il principio di uguaglianza e di equità, rispettando il necessario equilibrio fra famiglia e lavoro; accertarsi che la tecnologia risponda meglio alle necessità dei Paesi e delle persone a reddito inferiore; difendere i diritti sul posto di lavoro come pilastro della dignità umana. Un lavoro decoroso per una vita decorosa per tutti deve essere uno sforzo comune e sostenuto da molti differenti attori.
La formazione di questa auspicata alleanza ricevette un grandissimo incoraggiamento quando, nel 2000, in occasione del Giubileo dei lavoratori, Giovanni Paolo ii esortò a una coalizione globale per un lavoro decoroso. La convergenza di visione sulla dignità umana, sul lavoro e sullo sviluppo è proseguita con l'affermazione di Benedetto XVI nella Caritas in veritate circa il ruolo del lavoro decoroso nel superamento della povertà e nella promozione dello sviluppo e con l'esortazione affinché "l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze" guidi veramente lo sviluppo umano.
La crisi è servita a sottolineare la necessità di intraprendere un'azione urgente con questo spirito di solidarietà. Nel giugno del 2009 esponenti di governo, del mondo degli affari e del lavoro hanno adottato e presentato il Global Jobs Pact ("Patto globale per il lavoro") basato sulla Decent Work Agenda. Esso espone le risposte della politica alla crisi attraverso un lavoro decoroso ed è stato ampiamente accolto a livello internazionale, regionale e nazionale. Sta già guidando l'azione concertata per una ripresa che sostenga l'integrità delle persone, delle famiglie e delle comunità.
Riequilibrare l'economia globale apporterà un cambiamento positivo nella vita delle persone soltanto se essa sarà incentrata sulla dignità umana. La ricerca equilibrata di efficienza e di giustizia può richiedere qualche compromesso a breve termine, ma è il fondamento della stabilità e della sostenibilità.
La giustizia sociale ha senso quando viene goduta da tutti e un lavoro decoroso è uno dei modi migliori per globalizzare la giustizia sociale. Richiede solidarietà all'interno dei Paesi e fra di loro, e fra quanti sono abbienti e quanti hanno poco. Esorta a un rapporto costruttivo fra settori pubblico e privato. In questo contesto, il dialogo sociale, che promuove la fiducia e il rispetto reciproci, sarà vitale.
Sappiamo ciò che si dovrebbe fare. Proseguiamo insieme sulla base del nostro rispetto comune per la dignità di tutta l'umanità.