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Ad Addis Abeba la terza Settimana dell'acqua

Risposte politiche
alla sete dell'Africa


di Pierluigi Natalia

La definizione di nuove politiche volte a dare risposte alla sete dell'Africa, con una gestione delle risorse idriche finalizzata a garantirne l'accesso a tutti, è lo scopo della Settimana africana dell'acqua, giunta quest'anno al suo terzo appuntamento e che fino a venerdì 26 novembre vede riuniti ad Addis Abeba più di 1.600 dirigenti politici, rappresentanti di società che operano nel settore  idrico,  agenzie  internazionali e organizzazioni umanitarie.
L'appuntamento, convocato dal Consiglio africano dei ministri dell'acqua (Amcow), con il sostegno dell'Unione africana e delle Nazioni Unite, segue le due precedenti edizioni tenute nel 2008 a Tunisi e l'anno scorso a Johannesburg, quando si trattarono rispettivamente i temi della sicurezza dell'acqua per lo sviluppo socio-economico del continente e le azioni da intraprendere per raggiungere gli obiettivi definiti dall'Amcow ad Abuja nel 2002. Quest'anno ci si concentra, in particolare, sul rapporto tra accesso all'acqua e diritto alla salute.
"La questione dell'acqua è al centro della vita umana, delle attività economiche, della salute, della crescita del continente, ma anche della sicurezza alimentare e del necessario adattamento ai cambiamenti climatici:  ecco perché la Settimana dell'Acqua è un momento cruciale per l'Africa e il suo prossimo futuro", ha dichiarato Sylvain Usher, segretario generale dell'Associazione africana dell'acqua (Afwa), con sede ad Abidjan, in Costa d'Avorio.
In un'intervista alla Misna, l'agenzia internazionale delle Congregazioni missionarie, Usher ha sottolineato che nell'ultimo ventennio l'Africa ha fatto passi avanti significativi nell'accesso all'acqua potabile, mentre molto da fare rimane invece per i servizi igienico sanitari. Dai dati resi noti ad Addis Abeba risulta che il 65 per cento della popolazione africana è collegato a una fonte di acqua potabile, rispetto al 56 per cento nel 1990. Come ha precisato il segretario dell'Afwa, peraltro, questo progresso risulta di fatto minore a causa della pressione demografica, aumentata ogni anno in media del 3,3 per cento, il che significa che sempre più gente necessita di acqua potabile. Al tempo stesso, oltre il 40  per  cento  degli  africani  non  dispone di servizi igienici e sanitari di base.
Un punto focale è quello dei finanziamenti e degli investimenti. "C'è un paradosso evidente che dobbiamo risolvere:  i fondi non mancano, ma programmi e progetti presentati per costruire o migliorare le infrastrutture non sono sufficientemente di qualità, non danno risultati efficaci all'altezza delle nostre speranze", ha detto ancora Usher.
Al termine della Settimana dell'acqua ad Addis Abeba è attesa la firma di un documento con proposte politiche e misure concrete per avvicinare il continente agli obiettivi di sviluppo del millennio. In merito, occorre tenere conto, oltre appunto che della crescita demografica, anche della nuova sfida del riscaldamento globale, delle conseguenze dell'urbanizzazione crescente in modo esponenziale, dello sviluppo industriale, dei bisogni di acqua in agricoltura. Su tutti questi aspetti, cresce la convinzione che bisogna cambiare i modelli finora seguiti, modelli che in Africa sono stati basati spesso sugli interessi privati, spesso stranieri, e che hanno visto troppe volte un bene di tutti piegato al vantaggio di pochi.