Ricordo di Sandra Mondaini

La ragazzina fatale


di Silvia Guidi

Mancherà a moltissimi Sandra Mondaini. Ironia sottile, tormentoni semplici ma impossibili da dimenticare, dialoghi curati al millimetro e rodati in tanti anni di avanspettacolo, parodie surreali dell'esistente che un uso semplice e geniale del dialetto bastava a rendere irresistibili.
Era fatta di questo la comicità della premiata ditta Vianello, che negli anni Sessanta comprendeva ancora il sorriso sornione di Gino Bramieri e il talento istrionico di Ugo Tognazzi, oltre all'inossidabile duo Raimondo e Sandra.
Probabilmente vorrebbe essere ricordata così, Sandra Mondaini, morta martedì scorso, a cinque mesi dalla perdita del marito:  come la "ragazzina terribile" dello spettacolo italiano, la soubrette simpatica che sapeva conciliare ironia e femminilità, in un momento in cui le donne che facevano comicità erano soprattutto delle caratteriste. Si può anche stare in palcoscenico (o in tv) senza atteggiarsi a femme fatale, preferendo la pappa con il pomodoro di Gian Burrasca alle rose rosse di Wanda Osiris, come ha dimostrato la Mondaini degli esordi. Le sue prime "maschere" furono Cutolina e Pinuccia, poi vennero Arabella e Sbirulino:  sempre bambini terribili, oppure un altrettanto travolgente pagliaccio infantile.
Cutolina nasce nell'avanspettacolo e vale a Sandra l'ingresso nella compagnia del grande Erminio Macario. Negli anni 1953 e 1954, accanto a Pinuccia, il personaggio sbarca in tv, nel programma Fortunatissimo condotto da Mike Bongiorno.
Nel 1961 arriva il grande palcoscenico televisivo di Canzonissima, dove propone uno dei suoi personaggi più riusciti, Arabella, accanto a Paolo Poli, che interpreta Filiberto. Ma quello che consegna la Mondaini al successo duraturo è Sbirulin0, che si rifà al famoso Scaramacai, interpretato da Pinuccia Nava.
Gli anni Ottanta segnano il successo di Casa Vianello; la serie sui "George e Mildred di Milano due" che doveva durare una sola stagione finirà per diventare la sit-com più famosa e longeva della tv italiana. I primi a stupirsi di questa popolarità erano proprio i protagonisti, Raimondo e Sandra, attori di teatro di lungo corso abituati a conquistarsi sul campo e con fatica le risate del pubblico. "Che strano avere così successo, qui in tv è troppo facile, mettiamo in scena quello che viviamo tutti i giorni" diceva Sandra parlando della popolarità di quella che un famoso regista degli esordi considerava una "coppia sbagliata", inadatta al piccolo schermo, perché "nel bianco e nero gli occhi chiari sembrano bianchi, meglio puntare su altri attori più telegenici". Una regola non scritta, ma piena di eccezioni nella tv degli anni Cinquanta, visto che, tra i penalizzati dagli occhi azzurri c'era pure un italoamericano esordiente che si chiamava Mike Bongiorno.
"Che barba, che noia la vita senza Raimondo - scherzava tra le lacrime Sandra cinque mesi fa, dopo il funerale del marito - non sono la sola vedova in Italia, sono una vedova come tutte le altre. Passerà, ma lui non c'è più; sono stufa di star qui, voglio tornare a casa".



(©L'Osservatore Romano 23 settembre 2010)
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