A due anni dalla morte di Michele Piccirillo archeologo francescano

Un uomo di pace
tra i segreti del monte Nebo


di Raffaele Alessandrini

Il pellegrino diretto al santuario - quale che sia - non appena giunga alla mèta, dopo aver percorso un cammino più o meno lungo si sofferma, almeno per qualche istante, sulla memoria, sulle ragioni e sulle vicende che una volta per tutte hanno reso "santo" quel luogo. Degno cioè di attenzione e di venerazione e per questo capace misteriosamente di invitare tutti gli uomini lassù convenuti con animo sincero, a riappacificarsi e a scoprirsi fratelli, oltre le diversità, le distanze e le barriere tanto spesso determinate dalla storia.
Il "semplice frate di Terrasanta", come si definiva padre Piccirillo, una volta raggiunti poco più che ragazzo i Luoghi santi, non avrebbe smesso per un momento di porsi domande, di studiare la terra che aveva sotto i piedi per portarne alla luce i segreti e le verità che essa conservava. Nel ripercorrere idealmente il cammino tracciato dall'archeologo francescano divenuto celebre nel mondo per gli scavi in Giordania sul Monte Nebo, tutto fa pensare che ad animare in lui lo spirito di ricerca fosse proprio la fresca sapienza del pellegrino che sa sempre trovare qualcosa di nuovo anche nel luogo a lui più familiare. Guarda, medita, e sa, che per conoscere in profondità le cose non basta una vita. Considerando il suo rapporto col monte Nebo, Piccirillo avrebbe potuto parafrasare quanto il pittore giapponese Hokusai era solito ripetere di sé:  "A tredici anni sapevo dipingere un paesaggio, a venti un albero, a quaranta un ramo e oggi, a sessanta, una foglia".
Tale è l'impressione suggerita dal volume Michele Piccirillo francescano archeologo. Tra scienza e Provvidenza a cura di Giovanni Claudio Bottini e Massimo Luca (Milano, Edizioni Terra Santa, 2010, "Studium Biblicum Franciscanum Museum, 15", pagine 182, euro 18).
La Custodia di Terra Santa e la Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia (Studium Biblicum Franciscanum) di Gerusalemme - le due istituzioni che padre Michele ha servito per tutta vita con lo studio, la ricerca e l'insegnamento - con la presente pubblicazione rendono omaggio a questo francescano, umile figlio del bistrattatissimo meridione d'Italia, che è stato uno dei maggiori archeologi del nostro tempo.
Nato nel casertano, a Casanova di Carinola, il 18 ottobre 1944, da Giovanni e Antonietta Mignacca, Michele Peccerillo, divenne "Piccirillo" per un evidente errore dell'ufficiale dell'anagrafe quando il suo nome fu registrato un mese dopo la nascita, il 18 novembre di quello stesso anno.
Rimase nel suo paese fino a 11 anni dove ricevette la prima formazione scolastica e religiosa quindi, nel 1955, si trasferì a Roma, nel Collegio di Terra Santa dove frequentò la scuola media. Per il biennio ginnasiale fu a Monteripido di Perugia in Umbria. Fin dal quinquennio superiore il giovane si distinse per intelligenza e vivacità, manifestando una grande passione per la Terra Santa dove poi si sarebbe trasferito nel settembre del 1960.
Visitò Gerusalemme e gli altri luoghi santi quindi entrò al convento di Emmaus Qubeibeh dove compì l'anno di noviziato, vestendo l'abito francescano e pronunciando poi la prima professione di voti il 4 ottobre 1961. Negli anni Sessanta Michele Piccirillo proseguì i suoi studi e dopo una fase di riflessione culminata con un momento di intensa attività caritativa, e di volontariato prestato durante il conflitto arabo-israeliano del 1967 - la cosiddetta Guerra dei sei giorni - si convinse della giustezza della sua scelta di vita. Pronunciò nel giugno dello stesso anno i voti solenni e nel 1969, nel paese natale di Carinola, fu ordinato sacerdote. Anche i suoi interessi culturali che inizialmente si orientavano verso l'arte e la letteratura, durante il corso di teologia si diressero decisamente verso gli studi biblici e l'archeologia.
A Roma ultimò i suoi studi. Conseguì la licenza in teologia al Pontificio Ateneo Antonianum, la licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico e si laureò in Archeologia all'Università La Sapienza.
Fin dal 1972 padre Piccirillo aveva peraltro iniziato a lavorare sul campo collaborando ai restauri dei mosaici della chiesa dei Santi Lot e Procopio a Città del Nebo (Khirbet el-Mukhayyet) in Giordania, una terra che egli da allora avrebbe amato come una seconda patria. Tornato a Gerusalemme, dall'anno accademico 1974-1975 cominciò a insegnare allo Studium Biblicum Franciscanum e allo Studium Theologicum Jerosolymitanum. Nello stesso periodo gli fu anche affidata la direzione del museo della Flagellazione. A tali incarichi, che avrebbe assolto fino alla morte, se ne sarebbero aggiunti altri di diverso genere e di differente durata. Dal 1990 al 2000, tra l'altro, insegnò Archeologia e Geografia biblica al Pontificio Istituto Biblico.
Il presente volume si rivela pertanto utile a chiunque non solo voglia conoscere la personalità dell'uomo e del religioso, ma intenda avviare anche uno studio approfondito sull'archeologo.
Un'attività che ha conosciuto momenti significativi quali la scoperta del mosaico nel diacronico del Memoriale di Mosè nel 1976; l'identificazione storica di Umm-er-Rasas- Kastron Mefaa della Bibbia - di cui parlano i libri di Giosuè e di Geremia - nel 1986; l'avvio della Madaba Mosaic School nel 1992; la pubblicazione del volume monumentale The Mosaics of Jordan, sponsorizzata dall'American Center of Oriental Research - per il quale ebbe la prefazione di re Hussein di Giordania - nel 1993. E ancora:  il recupero per lo studio archeologico e la visita dei pellegrini dell'antico santuario del Battesimo di Gesù a Betania al di là del Giordano nel 1996, fino ad allora zona militare; e l'organizzazione del congresso internazionale per il centenario della Carta Musiva di Madaba del 1997, nel quale Piccirillo riuscì a coinvolgere studiosi di differenti Paesi del Medio Oriente compresi israeliani e occidentali. Sempre a lui si deve l'inaugurazione del Mount Nebo Interpretation Centre del 2001. Infine, ma non ultimo va ricordata la visita al Monte Nebo di Papa Giovanni Paolo II al quale padre Michele fece da guida nel 2000.
Tra le sezioni del libro risaltano anche un'ampia e articolata bibliografia ragionata nonché una cronologia delle attività archeologiche e di diversi progetti di lavoro. Un repertorio dai contorni ampi e articolati, derivante dagli appunti che il religioso metodicamente annotava nei suoi diari.
Un'idea sommaria della bibliografia di padre Piccirillo la si può avere accennandone alcuni argomenti:  Bibbia e archeologia (Antico e Nuovo Testamento, Santuari cristiani e Altro); Giordania (Nebo, Madaba, Umm al-Rasas, Macheronte, Mosaici, Chiese e monasteri, Altri siti); Israele e Palestina (Archeologia e arte, Sinai, Religione, Vite dei santi, Monachesimo); Gerusalemme (Santo Sepolcro, Tomba della Madonna); e ancora Siria; Geografia; Custodia di Terra Santa (I francescani in Terra Santa, Studium Biblicum Franciscanum); Museo.
Padre Michele Piccirillo, che fu anche prezioso collaboratore e amico del nostro giornale, morì il 26 ottobre del 2008, ucciso da un male incurabile affrontato con reattivo coraggio e con fede luminosa nella consapevolezza che "fare la volontà di Dio è il vero fine della nostra vita".
Numerose nel volume sono le testimonianze, talune anche molto belle e autorevoli, di amici, conoscenti e confratelli dell'archeologo francescano; particolarmente significativo però sembra soprattutto quanto lo stesso padre Michele da francescano di Terra Santa dice a proposito di tutta la sua opera, da lui intesa come servizio alla causa della pace. Qualche tempo prima di morire scrive così:  "Tra i modi per contribuire all'intesa e alla pace tra le popolazioni del Medio Oriente, al Nebo abbiamo scelto quello che è più congeniale con il nostro lavoro di archeologi. Dopo trent'anni di attività dobbiamo confessare che ne siamo stati ampiamente ripagati non soltanto sul piano professionale, ma anche come frati minori seguaci di Francesco che in Egitto andò a parlare pacificamente con il sultano Malik al-Kamil, nipote di Saladino. Il restauro dei mosaici, in gran parte pavimenti delle chiese costruite nella regione dal quinto all'ottavo secolo, ci ha dato la possibilità di conservare un patrimonio d'arte e di fede e di sviluppare parallelamente un'opera di dialogo e di amicizia che sono i fondamenti della pace".



(©L'Osservatore Romano 27 ottobre 2010)
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