Durante la Repubblica e la guerra di Spagna monsignor Federico Tedeschini spedì in Vaticano l'archivio della Nunziatura

Corsa contro il tempo per salvare i tesori di Madrid

di VICENTE CÁRCEL ORTÍ

Il 4 maggio 1931, appena venti giorni dopo la proclamazione della Seconda Repubblica spagnola e una settimana prima delle tragiche giornate del 10 e dell'11 maggio - che videro l'incendio di numerosi templi, conventi e collegi religiosi a Madrid, Valencia, Malaga e in altre importanti città, con la conseguente distruzione di un ingente patrimonio storico, artistico e documentale - di fronte alla passività totale del governo, che non volle impedirli con la forza pubblica e poi non cercò neppure i responsabili per giudicarli e condannarli, il nunzio Federico Tedeschini scrisse una lettera personale al sostituto della Segreteria di Stato, Alfredo Ottaviani, esprimendogli la sua preoccupazione per la conservazione dell'archivio della Nunziatura di fronte agli eventuali pericoli che la nuova situazione politica spagnola poteva comportare, in quanto temeva che potesse essere attaccato l'edificio della rappresentanza pontificia, e gli chiese istruzioni su come inviare la documentazione archivistica al Vaticano. Il timore di Tedeschini era più che giustificato poiché, poco tempo dopo, alcuni deputati chiesero nelle Cortes la rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede e l'espulsione del nunzio.
"La situazione della Spagna - scrive Tedeschini a Ottaviani - quantunque hic et nunc non offra pericoli, pure non è temerario pensare che possa farsi critica e pericolosa da un momento all'altro. Mi hanno perciò consigliato a cominciare a preparare per tempo la spedizione degli oggetti che in caso di possibile precipitazione o fretta, non avrei neppure il tempo di mettere in ordine. E conseguentemente ho pronte per la spedizione a Roma varie casse, la cui partenza, mentre non mi reca pregiudizio, mi dà una certa tranquillità. Ma prima di farle partire, desidererei sapere da Lei come e a chi potrei indirizzarle per evitare le noie della dogana e per usufruire dei vantaggi che a determinati dignitari della Curia Romana concedono gli accordi coll'Italia. Le sarò molto grato se vorrà farmi conoscere, possibilmente per telegrafo, le desiderate istruzioni". (ASV, Segr. Stato 1931, rubr. 105, ff. 7-8).
Ottaviani rispose il 10 maggio con un breve telegramma nel quale si limitò a dirgli: "Spedisca le casse all'indirizzo seguente: Maestro di Casa S.P.A. Città del Vaticano. Prevenendomi della spedizione e numero di casse inviate". Dieci giorni dopo il cardinale Pacelli comunicò per telegrafo a Tedeschini che lasciava al suo prudente giudizio il modo di salvare l'archivio: "Lascia prudente consiglio V.E.I giudicare se e come convenga preparare e disporre salvaguardare archivio Nunziatura contro eventuali improvvisi pericoli" (Ibidem., f. 9). Di fronte all'insicurezza della situazione politica, dovuta al fatto che il Governo non riusciva a mantenere l'ordine pubblico, Tedeschini decise di trasferire in segreto l'archivio storico dalla nunziatura all'ambasciata di Germania a Madrid, e il 30 maggio informò dell'accaduto il cardinale Pacelli. "Mi è sembrato (...)il miglior partito d'inviare a Roma tutto ciò che tre anni addietro avevo lasciato qui, non perché fosse indispensabile ai bisogni di questa Nunziatura, ma solo a titolo di precauzione per il caso che occorresse di fare ricerche e studii sull'attuale Concordato (cosa ormai tramontata) e cioè tutto il materiale dal 1851, col quale si inizia la Nunziatura di Mgr. Brunelli, al 1913, col quale principia la Nunziatura del mio ultimo predecessore; e trattenere qui, come cosa di attualità, il materiale della Nunziatura dell'E.mo Sig. Card. Ragonesi e quello della mia, che ho già pensato a collocare in luogo sicuro, affidandolo alla custodia dell'ottimo Signor Conte de Welczeck, Ambasciatore di Germania (...) Fra qualche giorno, il materiale da inviare agli Archivi Vaticani sarà pronto per la spedizione ed io mi recherò a premure di avvertire l'Eminenza Vostra della partenza del medesimo" (Dispaccio nº. 5055, AES, Spagna, IV Periodo, 622, fasc. 28, ff. 58-59). Alla fine di giugno furono spedite alla Città del Vaticano 28 casse che contenevano l'archivio della Nunziatura dal 1851, quando era nunzio Giovanni Brunelli, al 1913, quando lo era Antonio Vico, insieme a un resoconto dettagliato dei documenti contenuti in ognuna di esse. La Segreteria di Stato le consegnò all'Archivio Segreto Vaticano, il cui prefetto, Angelo Mercati, si fece carico della loro custodia e catalogazione.
Due anni dopo sorsero nuovi pericoli perché si ripresentò la minaccia di rottura delle relazioni e Pio XI, che si preoccupò subito di salvare l'archivio, chiese al nunzio di metterlo in un luogo sicuro, se non lo aveva già fatto. Così risulta in un appunto autografo del cardinale Pacelli, del 24 giugno 1933, e in un telegramma cifrato che inviò immediatamente a Tedeschini, il quale il 13 giugno rispose dicendo: "Ho avuto l'onore di ricevere il venerato Cifrato distinto dal Nº 194 col quale l'Em.za Vostra Rev.ma si compiaceva di richiamare in nome del Santo Padre, la mia attenzione sulle disposizioni da Vostra Em.za impartitemi in ordine alla sicurezza dell'Archivio della Nunziatura, col Cifrato Nº 73. Prego l'Em.za Vostra Rev.ma di voler umiliare al Santo Padre i sensi della mia gratitudine per la paterna sollecitudine che mostra costantemente per questa Sua Rappresentanza. In pari tempo mi è grato informare l'Em.za Vostra che reputo per il momento sufficienti le misure già prese due anni addietro, e delle quali ebbi occasione di dare notizia a Vostra Em.za col rispettoso rapporto Nº 5055. Altra cosa non mi pare di dover fare per il momento, perché, se anche si desse il malaugurato evento delle rotture dello relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e la Repubblica Spagnuola, non credo che il Governo prescinderebbe dall'osservanza delle norme diplomatiche proprie di simili casi di conflitti. Questa convinzione mi viene dal fatto che il Governo non mostra alcuna particolare animosità verso la Rappresentanza Pontificia; e malgrado la sua triste opera di laicismo e la sua legislazione così apertamente antireligiosa, mostra di voler conservare nelle relazioni con la Nunziatura le ordinarie norme di cortesia e di rispetto. Circa quanto io riferiva nel mio rapporto 6215, dove davo conto della audace ed inconsulta proposta del Deputato Gomáriz, di rottura di relazioni colla Santa Sede e di stabilimento delle relazioni colla Russia, mi è grato informare l'Em.za Vostra Rev.ma che su tale proposta si è fatto il silenzio più assoluto. Non so se questo sia dovuto, come da qualcuno si afferma, a desiderio e ad ordine del Governo, che avrebbe messo tutto in tacere; ma in ogni modo è un fatto che, almeno fino ad oggi 13 Luglio, cioè a distanza di più di un mese, la pericolosissima proposta del suddetto deputato radicale-socialista non ha avuto seguito veruno, come non lo ha avuto l'altra proposta di tre deputati radicali-socialisti, circa le rimostranze che si invocavano dal Governo contro la Santa Sede e la Nunziatura per la Enciclica Dilectissima Nobis" (ASV, Arch. Nunz. Madrid 895, ff. 693-693v).
L'archivio fu tenuto in un posto sicuro fino allo scoppio della guerra civile e suo responsabile fu l'incaricato d'affari Silvio Sericano, il quale, prima di tornare a Roma il 4 novembre 1936, lo chiuse "a chiave con sigillo" per impedire che qualcuno potesse vedere i documenti, e lasciò come responsabile dell'edificio e dell'archivio il redentorista Máximo-Alfonso Áriz Elcarte.
Nella plenaria del 14 giugno 1937 i cardinali membri della S.C. degli Affari Ecclesiastici Straordinari esaminarono la complessa e delicata questione del riconoscimento del governo nazionale e, sebbene alcuni fossero favorevoli, pur con molte riserve, il cardinale Tedeschini si oppose energicamente perché presupponeva una rottura con il governo della Repubblica e addusse, fra gli altri motivi, la situazione eccezionale in cui si trovava la nunziatura di Madrid, e, al suo interno, il suo prezioso archivio. Il cardinale temeva reazioni violente da parte dei repubblicani contro la nunziatura, reazioni che fino a quel momento non si erano verificate.
Solo un anno dopo, nel maggio 1938, quando i governi più importanti prevedevano una fine del conflitto armato a favore dei nazionali, la Santa Sede stabilì relazioni diplomatiche con il governo di Burgos. Terminata la guerra il 1° aprile 1939, la nunziatura di Madrid fu occupata dal suo nuovo titolare, l'arcivescovo Gaetano Cicognani, al quale Áriz consegnò pochi giorni dopo le chiavi dell'edificio e dell'archivio, alla presenza del nuovo segretario, Felice Dirozzi. Vari anni dopo, la documentazione della nunziatura, corrispondente ai pontificati di Benedetto XV e di Pio XI, fu trasferita nell'Archivio Segreto Vaticano e lì possiamo consultarla oggi noi ricercatori, grazie al prezioso aiuto che offrono i dettagliati indici elaborati dall'archivista suor Concepción López, carmelitana della carità.



(©L'Osservatore Romano 28-29 marzo 2011)
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