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La libertà degli apostoli


 

La festa dei santi Pietro e Paolo, fondamenta della Chiesa, è stata l'occasione a lungo meditata e preparata da Benedetto XVI per spiegare il significato vero del primato romano e del suo esercizio. Nei testi scritti per la solennità liturgica dei patroni, ma anche con i gesti e i segni non a caso addensatisi intorno a questa data fortemente simbolica, il Papa ha voluto mostrare che il governo della Chiesa è molto più di una esibizione umana.
Rinnovando fiducia ai suoi collaboratori nella Curia romana - innanzi tutto al suo segretario di Stato, definito dal Pontefice come un aiuto vicino per il rafforzamento della "famiglia di Dio" - ma soprattutto fidando nella potenza di Dio che libera i suoi fedeli. E proprio questa è la libertà della Chiesa, salvata dall'unico Signore.
Benedetto XVI ha ripetuto che il potere del successore di Pietro, "garanzia di libertà", è un servizio che mira all'unità e all'universalità. Per rendere oggi efficace la vocazione missionaria della Chiesa di cui non sono protagonisti né gli uomini né la Chiesa stessa, ma lo Spirito di Dio. Quello Spirito che è il protagonista - invisibile ma reale - dell'avventura descritta negli Atti degli apostoli, il secondo libro dell'evangelista Luca che racconta appunto le prime missioni di Pietro e di Paolo.
Caratteristica della storia cristiana sin dalle sue origini, il compito di annunciare il Vangelo è stato ripreso dalla Chiesa di Roma con inusitato vigore già durante l'Ottocento e poi nel secolo scorso. Accentuata da Paolo VI - che pubblicò il decreto conciliare Ad gentes e un decennio più tardi l'Evangelii nuntiandi - e resa ancor più visibile dalla presenza mondiale e dalla passione instancabile di Giovanni Paolo II, la "nuova evangelizzazione" è oggi al centro delle preoccupazioni del suo successore.
Sin dagli anni in cui era giovane teologo, l'attuale Papa ha davanti agli occhi l'immagine dei deserti spirituali di un mondo che negli ultimi secoli - "con dinamiche complesse", ha voluto ancora una volta specificare - si è sempre più secolarizzato. Per questo alla nuova evangelizzazione Benedetto XVI ha dedicato un organismo specifico, sottolineando che questa missione nel buio provocato dall'eclissi di Dio non è ovviamente nuova nei contenuti ma nello "slancio interiore". Secondo la logica cioè che indusse Giovanni xxiii a convocare l'"aggiornamento" del concilio Vaticano ii, i cui esiti sono componente integrante dell'unità della tradizione cattolica, indivisibile e viva.
Nell'ottica larga del Papa questa missione esige l'unità ecumenica - e per questo sono da salutare con gioia i continui progressi soprattutto con le Chiese sorelle orientali e ortodosse, ma non solo - e quella interna alla comunità cattolica. Questa, pur danneggiata e inquinata dal peccato e dalle divisioni, non deve mai sottostare a logiche umane (secondo le quali, infatti, la Chiesa stessa viene letta attraverso schemi che non rispecchiano la sua realtà più autentica). Nonostante le difficoltà e i tempi difficili, la Chiesa è giovane e aperta al futuro. Sicura nelle mani di Dio che le dà la vera libertà.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 30-06 01/07/2010)