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La fede di Pietro


 

Nell'ultimo sessantennio ben tre sono state le cerimonie per la beatificazione di un Romano Pontefice. A venire innalzati agli onori degli altari furono infatti nel 1951 Pio X (canonizzato solo tre anni più tardi), nel 1956 Innocenzo XI, e nel 2000, insieme, Pio IX e Giovanni XXIII. Una novità storica, a causa di un'intensificazione agiografica mai prima verificatasi nella Chiesa di Roma e per la quale eventuali precedenti, peraltro molto diversi, vanno cercati in età tardoantica e poi nel medioevo, non a caso nei confronti di Papi riformatori come Leone IX e Gregorio VII.
E proprio alla seconda metà dell'XI secolo bisogna risalire per rintracciare il riconoscimento della santità di un Pontefice da parte del suo immediato successore. Come è successo con la solenne beatificazione - un avvenimento unico, su uno scenario globale - di Giovanni Paolo II. A soli sei anni dalla sua morte, quella morte che è ancora nel cuore di milioni e milioni di persone, credenti e non credenti, come avvenne per l'agonia di Giovanni XXIII.
A spiegare l'unicità di questa beatificazione e l'interesse che ha suscitato nel mondo non sono però soltanto l'eccezionalità della decisione papale - "nel doveroso rispetto" delle norme ma al tempo stesso "con discreta celerità" ha spiegato Benedetto XVI - e la vicinanza temporale al pontificato lunghissimo di Karol Wojtyla. Certo, tutto ciò aiuta a spiegare l'affluenza a Roma di un milione e mezzo di persone e, in parte, il consenso quasi generale con il quale la beatificazione è stata accolta. Nel superamento maturato e convinto, o in un oblio solo superficiale e apparente, delle critiche durissime a cui Giovanni Paolo II venne sottoposto durante il pontificato, tempi drammatici ed esaltanti che sono ora consegnati alla storia.
Anni e opere di cui già si inizia a valutare e riconoscere storicamente l'incisività e la rilevanza, accennate da Benedetto XVI. Il Papa ha infatti detto che Giovanni Paolo II, erede del concilio Vaticano II e di Paolo VI, ha invertito "con la forza di un gigante - forza che gli veniva da Dio - una tendenza che poteva sembrare irreversibile": quella cioè della chiusura nei confronti di Cristo, unico Signore e salvatore del mondo. Dando alla Chiesa un orientamento rinnovato: "Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all'ideologia del progresso, egli l'ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica". Che la rivolge verso il futuro di Cristo, l'unico capace di rispondere alle attese del cuore umano e punto finale della storia.
Ma al di là della grandezza di un Papa - e dell'umiltà ancora più grande del suo successore, che con visibile commozione ha ricordato Giovanni Paolo II - a spiegare l'unicità della sua beatificazione è stata soprattutto la dimensione della fede: la fede di Pietro, com'è stata descritta da Benedetto XVI. Tra lo sventolare di bandiere e nel ripetersi degli applausi, tra lacrime di gioia irrefrenabili e diffuse, in un entusiasmo che dopo la proclamazione ha lasciato il posto a un silenzio impressionante. Nella preghiera a Dio davanti al nuovo beato. Beato perché, come Maria e come Pietro, ha creduto e si è affidato al Signore.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 03/05/2011)