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Il popolo e il vescovo insieme


Il rapporto tra il vescovo e il popolo è stato al centro del semplice e solenne insediamento del successore di Pietro sulla cattedra romana del Laterano. Un rito importante e mantenuto nei secoli che, pur nel mutare dei tempi e nonostante periodi di eclissi, da sempre vuole esprimere la dimensione più autentica del papato: quella pastorale, legata indissolubilmente alla diocesi di Roma e radicata nella triplice parola di Cristo rivolta al primo degli apostoli.
Una dimensione che Papa Francesco, in continuità con i predecessori, con gesti e parole semplici ha saputo esprimere e comunicare con efficacia immediata e nuova fin dai primi momenti del suo pontificato, suscitando interesse e simpatia tra credenti e non credenti. Gesti e parole che sono nella storia personale del gesuita Jorge Mario Bergoglio e nel suo episcopato, come lui stesso ha accennato più volte e come appare dal motto, non consueto, miserando et eligendo.
Tratte dal commento di Beda all'episodio della scelta e della chiamata del pubblicano Matteo, poi apostolo ed evangelista, le parole latine vogliono esprimere l'atteggiamento di Gesù: la sua misericordia e l'invito a seguirlo. In altre parole, l'essenziale della fede cristiana, come al popolo di Roma ha spiegato il suo vescovo parlando della pazienza di Dio. In coerenza e in continuità con una predicazione quotidiana che Papa Francesco svolge durante le messe del mattino.
Lo sguardo di misericordiosa tenerezza (miserando) che è proprio di Gesù mostra questa pazienza di Dio che - secondo una intuizione antica espressa modernamente da Romano Guardini e ricordata dal Pontefice - risponde alla debolezza umana. Così fa il padre misericordioso che attende il figlio, così Cristo risorto lascia una settimana di tempo all'apostolo Tommaso per ricredersi della sua incredulità, proprio come aveva atteso le lacrime di Pietro e la sua triplice risposta che bilancia il triplice rinnegamento.
È dunque un'attesa, ma al tempo stesso una chiamata (et eligendo), la pazienza del Padre che attende il ritorno del figlio. "Quante proposte mondane sentiamo attorno a noi" ha constatato Papa Francesco, invitando con dolcezza a lasciarsi afferrare dalla proposta di Dio perché "la sua è una carezza di amore". Un Amore espresso dalla vita e dal sacrificio di Gesù, e dunque dalle sue piaghe, invocate nel ritmo medievale Anima Christi che ricorre più volte negli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola e che è stato nuovamente diffuso grazie a una bellissima melodia di Taizé.
Vividamente, l'esperienza personale è stata richiamata dal vescovo di Roma per ricordare al suo popolo "il coraggio di entrare nelle piaghe di Cristo". Così, incontrando la sua misericordia nei sacramenti "sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia".

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 08-09/04/2013)