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Da una prospettiva diversa


 

Con una impressionante meditazione sulla storia Benedetto XVI ha introdotto l'assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio oriente, aperta ieri a San Pietro da una solenne celebrazione dove sono risuonate preghiere in arabo, farsi, turco ed ebraico. Ricordando che al centro delle vicende umane sta l'incarnazione di Cristo, presentata dal Papa attraverso la maternità di Maria che venne proclamata "madre di Dio" (theotòkos) dal concilio efesino, con un titolo rimasto carissimo alla devozione popolare dei cristiani orientali.
Proprio il titolo audace consacrato dal terzo grande concilio - ecco l'importanza della parola di Efeso, ha sottolineato Benedetto XVI - permette di superare la disperazione del pensiero davanti all'incolmabile divario nelle relazioni tra l'essere umano e il suo creatore, che ha voluto incarnarsi in Gesù. Come Luca vuole fare capire mettendo Maria al centro dei capitoli iniziali del suo vangelo e degli Atti degli apostoli, e mostrando la vicinanza di Dio.
Ma la Scrittura parla di tutta la storia, e il Papa lo ha sottolineato commentando un versetto del salmo cantato all'inizio dell'assemblea:  Dio sta in mezzo a divinità che di fronte a lui inesorabilmente declinano. È la caduta degli dei, nel processo doloroso che porta al superamento del politeismo e nella visione grandiosa del loro depotenziamento lungo la storia, grazie alla testimonianza di Cristo e al sangue dei suoi martiri.
Anche oggi, quando - ha detto Benedetto XVI - gli dei assumono l'aspetto senza volto dei capitali finanziari anonimi che hanno un enorme potere distruttivo, la maschera del terrorismo fondamentalista che opera falsamente in nome di Dio e sparge sangue, o ancora le sembianze della droga, che è una bestia feroce, e delle ideologie contro il matrimonio e la castità. Ma queste divinità saranno debellate, come accade al drago descritto nell'Apocalisse:  cerca di annegare la donna con un fiume, ma è la terra, cioè la fede dei semplici, ad assorbire queste correnti che vogliono sommergere e fare sparire la Chiesa di Cristo.
In Medio oriente - che nell'omelia di apertura del sinodo il vescovo di Roma ha invitato a guardare "da una prospettiva diversa", quella di Dio - resta fondamentale la continuità della presenza cristiana, ininterrotta dai tempi di Gesù nonostante persecuzioni, guerre, difficoltà, intolleranze, ingiustizie. La salvezza è universale ma storicamente passa attraverso "la mediazione del popolo di Israele, che diventa poi quella di Gesù Cristo e della Chiesa", ha ribadito il Papa sottolineando che il disegno di Dio supera la storia, ma non prescinde dall'umanità.
La terra dov'è nato Gesù è dunque la "culla" di questo disegno universale e la Chiesa ne è segno e strumento semplicemente essendo se stessa, cioè "comunione e speranza". Di nuovo Benedetto XVI guarda avanti. Come ha fatto nei viaggi in Turchia, in Terra santa (Giordania, Israele e Palestina), a Cipro, procedendo in quel confronto amichevole e costruttivo tra cristiani, musulmani ed ebrei che ha chiamato "trialogo".
Per questo il Papa ha ribadito con forza che l'assemblea sinodale è un'occasione propizia per avanzare nel "dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell'Alleanza, come pure con i musulmani". Con la fiducia tranquilla di chi sa che di fronte all'unico Signore della storia sono caduti e cadranno gli dei e le dominazioni di questo mondo. Nell'ottica di una prospettiva diversa, quella di Dio.

g.m.v.

 (© L'osservatore Romano 11-12/10/2010)