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Nel segno della tenerezza


Papa Francesco ha celebrato la messa per l'inizio del suo servizio come successore di Pietro e vescovo di Roma nella festa di san Giuseppe, lo sposo della Vergine che è venerato come patrono della Chiesa universale e il cui simbolo (il fiore di nardo, secondo la tradizione ispanica) figura nello stemma papale accanto a quello di Gesù e di sua madre Maria. Una coincidenza molto significativa, dunque, rafforzata dal fatto di essere anche l'onomastico di Benedetto XVI. A lui "siamo vicini - ha detto con delicatezza il suo successore - con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza".
E proprio la figura di Giuseppe è servita al Pontefice per descrivere la disponibilità nei confronti di Dio. Così l'uomo giusto che ha esercitato la custodia di Maria e del piccolo Gesù con umiltà e nel silenzio, ma soprattutto aperto ai misteriosi segni divini, diviene un modello per tutti: "Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato" ha detto il vescovo di Roma, aggiungendo subito dopo che questa chiamata alla custodia è, prima ancora che cristiana, semplicemente umana. Riguarda dunque tutti, e significa "avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo".
Parole semplici e che vogliono arrivare al cuore di tutti, credenti e non credenti, secondo un'intenzione da sempre caratteristica della sede romana ma che è riconoscibile soprattutto dagli anni del concilio Vaticano ii. "Preghiera ed amore universali. Iniziativa sempre vigilante al bene altrui: politica papale", come ha scritto in un appunto Paolo VI, del quale il suo attuale successore porta l'anello. E proprio il rivolgersi con rispetto a tutti spiega l'attenzione e la simpatia che Papa Francesco ha subito suscitato.
"Ricordiamo che l'odio, l'invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive" ha detto il vescovo di Roma, che ha poi esclamato: "Non dobbiamo avere timore della bontà, anzi neanche della tenerezza!".
Tenerezza con la quale il Papa vuole custodire il popolo di Dio e accogliere ogni essere umano.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 20/03/2013)