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La preghiera per il sinodo


 

Benedetto XVI si è recato a Pompei soprattutto per pregare. Insieme a decine di migliaia di fedeli che lo hanno accolto con un calore straordinario, ricambiato con altrettanto affetto dal Papa. Che ha parlato con efficacia - spiegando le letture liturgiche, prima dell'Angelus e dopo l'impressionante rosario recitato insieme a tantissime donne e uomini che affollavano la basilica e la piazza antistante.
Lasciando così trasparire, per richiamare il titolo di un libro di Jean Daniélou, l'aspetto politico della preghiera:  le esperienze di fraternità cristiana, infatti, "mostrano il volto di una società diversa, posta come fermento all'interno del contesto civile". Sì, davvero l'amore - per Dio e per il prossimo - sostiene il mondo e grazie a questo il popolo cristiano trova la forza di andare avanti "senza scendere a compromessi" e "contro ogni violenza".
Questa preghiera dinanzi a una delle più popolari immagini mariane ha avuto uno scopo principale:  "Affidare alla Madre di Dio, nel cui grembo il Verbo si è fatto carne", il Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Un'assemblea importante, i cui lavori sono giunti all'ultima settimana, su un tema che solo in apparenza è astratto e lontano dal nostro tempo e che, al contrario, è attuale e concreto.
Promettente ha infatti definito il sinodo Bartolomeo, il Patriarca di Costantinopoli che per la prima volta ha parlato davanti a un'assemblea così qualificata della Chiesa sorella di Roma. Tenendo un discorso che certo non può essere considerato di circostanza, al termine dei vespri, la preghiera comune dei cristiani che come incenso la sera s'innalza davanti a Dio.
L'occasione era veramente storica, e Bartolomeo è stato pienamente all'altezza di questo avvenimento, partecipando in modo reale alla vita della Chiesa di Roma e segnando un altro passo verso il ristabilimento della piena comunione tra le due grandi sedi. Grazie a riflessioni sulla Parola di Dio che per il loro valore meritano di essere lette con molta attenzione e che resteranno, in quanto radicate nell'immenso patrimonio comune di fede e di liturgia.
Proprio per questo - ha voluto sottolineare Benedetto XVI subito dopo le parole del Patriarca - e cioè proprio per il radicamento nella tradizione, il discorso di Bartolomeo è "fortemente contestualizzato nel nostro tempo", dimostrando "un grande realismo cristiano". Quello stesso realismo che impone un cammino comune, espressione che in greco si traduce "sinodo":  una realtà per la quale i cristiani devono pregare.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 21/10/2008)