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Il teatro di Dio


 

"Che cosa succede quando un attore diventa cristiano? Oggi, probabilmente, diventa un testimonial della fede ritrovata, scrive un libro o va in televisione a parlare della propria conversione, vezzeggiato da prelati e giornalisti, ma nel cristianesimo antico poneva un problema". Così Leonardo Lugaresi - autore dell'articolo che pubblichiamo in questa pagina - introduce con efficacia la sua imponente e importante ricerca su questo nodo storico che ha inaugurato i "Supplementi Adamantius" (Il teatro di Dio. Il problema degli spettacoli nel cristianesimo primitivo, II-IV secolo, Brescia, Morcelliana, 2008, pagine 895, euro 40). Dopo aver presentato il tema degli spettacoli nella società antica e nella cultura pagana, lo studio analizza i testi cristiani, con attenzione particolare a Tertulliano, Clemente di Alessandria e Origene, soffermandosi poi a lungo su Agostino e su Giovanni Crisostomo. Lugaresi ha studiato per oltre un quindicennio questo tema, al quale ha dedicato una tesi di dottorato in scienze religiose all'università di Bologna e all'École Pratique des Hautes Études di Parigi, ed è convinto che la condanna senza riserva degli autori cristiani non si spieghi solo per l'immoralità e l'idolatria degli spettacoli ma abbia ragioni più profonde. Si tratta infatti del rapporto tra verità e finzione e della necessità di superare la "finzione spettacolare". Al punto che l'autore si chiede, citando nella sua conclusione alcune disperate e scandalose parole di Antonin Artaud che tuttavia Agostino "avrebbe capite", se "la deriva ludica che così spesso sembra travolgere gli uomini del nostro tempo (almeno nell'Occidente sviluppato ed opulento)" non sia, "in qualche modo, una fuga dalle responsabilità evenemenziale della storia".

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 22/06/2012)