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Trent'anni fa la parabola di Giovanni Paolo I

Mostrato piuttosto che dato


 

Il conclave che iniziò il 25 agosto 1978 fu brevissimo, ma nella sorpresa gioiosa per il nuovo Papa nessuno poteva immaginare la brevità del pontificato che iniziò già il giorno successivo, nella luce tenue di un caldo tramonto romano. L'eletto era Albino Luciani, il Patriarca di Venezia che per primo introdusse nella serie papale il doppio nome, con l'intento di riassumere l'eredità giovannea e paolina. E nel tentativo di contrastare la contrapposizione - introdotta già durante gli anni del Vaticano II, ma storicamente infondata prima ancora che strumentale - tra i suoi due immediati predecessori, che l'avevano voluto, rispettivamente, vescovo e poi cardinale.
Poco conosciuto fino alla sede vacante di quella estate, il nuovo Papa seppe subito conquistare l'attenzione generale con il suo stile semplice e dimesso, con il suo parlare piano ma capace di toccare il cuore di chi l'ascoltava. Soprattutto durante le quattro udienze generali di settembre, sempre più affollate e durante le quali - richiamando la memoria storica degli incontri che un suo predecessore sulla cattedra patriarcale e su quella romana, Pio X, era solito tenere per spiegare il catechismo, come un parroco - Papa Giovanni Paolo iniziò a esporre le verità della fede cristiana. E con discorsi accuratamente preparati, ma pronunciati con una spontaneità sorprendente, parlò della fede, della speranza e della carità, dopo aver dedicato, significativamente, la prima udienza all'umiltà, certo ricordando il motto episcopale che aveva ripreso da san Carlo Borromeo:  humilitas.
Da quei discorsi che fluivano limpidamente e incantavano traspariva una formazione tradizionale e solida, insieme a una sapienza antica e a una capacità rara di comunicare il nucleo semplice dell'annuncio cristiano, come il nuovo Papa dichiarò il 6 settembre nel primo incontro con i fedeli, ricordando Paolo VI e le sue catechesi del mercoledì:  "Io cercherò di imitarlo, nella speranza di poter anch'io, in qualche maniera, aiutare la gente a diventare più buona". E la gente capì subito il cuore del nuovo successore di Pietro, forse colpita anche dalla sua continua evocazione della figura materna, ricorrente in tutti e quattro i discorsi che riuscì a tenere.
Poi, mentre iniziava la notte del 28 settembre, venne improvvisa la fine della parabola, inattesa al punto da suscitare la credenza tanto immaginaria quanto non plausibile di una morte innaturale, all'interno di ricostruzioni interessate e romanzesche. In quei giorni venne richiamato invece l'ultimo pontificato altrettanto breve e promettente, quello di Leone XI, il discepolo di Filippo Neri che nell'aprile del 1605 fu Papa per meno di un mese:  ostensus magis quam datus, secondo la lapide collocata sul sepolcro nella basilica vaticana, espressione poi applicata anche da Giovanni Paolo II al suo predecessore nel primo anniversario della morte. Sì, anche Giovanni Paolo I fu "mostrato piuttosto che dato" alla Chiesa e al mondo. Secondo una definizione che sintetizza il suo pontificato dal punto di vista storico, ma che più ancora lo inserisce nel misterioso e provvidenziale disegno di Dio.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 26/08/2008)