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Il terzo figlio


 

Ai giornalisti in volo verso Berlino il Papa aveva annunciato lo scopo del suo terzo ritorno in patria da quando è stato eletto successore dell'apostolo Pietro: incontrare la gente e parlare di Dio. Ed è stato così, in uno dei viaggi più intensi e importanti del pontificato, durante il quale Benedetto XVI, parlando appunto di Dio, ha saputo farsi capire e ha toccato il cuore di moltissime persone, non soltanto cattoliche. Soffiando via stereotipi che da decenni gli sono stati cuciti addosso e confermandosi uomo dalla fede trasparente e profonda, intellettuale di primissimo ordine che ha il dono di gesti e parole che chiunque può comprendere. Una visita riuscita, dunque, grazie anche a un'ospitalità cordiale e all'impeccabile organizzazione assicurata dalle istituzioni civili e dalla Chiesa, in ognuno dei suoi momenti. Innanzi tutto negli incontri con molte decine di migliaia di cattolici nelle diverse tappe dell'itinerario, concluso liturgicamente davanti a oltre centomila fedeli nella messa di Friburgo, una celebrazione inondata dal sole durante la quale sontuose musiche del barocco tedesco si sono alternate a composizioni contemporanee felici. E importanti sono stati gli appuntamenti con esponenti delle Chiese orientali e ortodosse, con gli evangelici, i musulmani, gli ebrei.
Nulla di scontato o prevedibile vi è stato infatti nei discorsi papali, anche se poi, soprattutto in Italia, alcuni media, pur prestigiosi, non si sono dimostrati all'altezza del viaggio, preferendo correre dietro a notizie davvero marginali (o addirittura inesistenti) e non dando conto dei fatti, magari anche criticamente. Eppure Benedetto XVI agli evangelici ha proposto di tornare insieme alla "causa di Cristo". Con un elogio non scontato di Lutero, un'analisi franca del protestantesimo contemporaneo e la richiesta, certo non diplomatica ma esigente, di una testimonianza cristiana comune in un mondo che si allontana sempre più da Dio. E a orientali e ortodossi il Papa di Roma ha ripetuto la sua vicinanza, rallegrandosi per il dialogo nell'ortodossia, tornando sulla questione cruciale del primato del successore di Pietro, ribadendo la speranza in un'unione non lontana.
E se Benedetto XVI nel discorso al Bundestag - un contributo al dibattito pubblico rivolto al mondo occidentale nel suo complesso - ha posto ancora una volta la questione dei fondamenti della politica, parlando ai cattolici il Papa ha trovato parole che chiedono un esame di coscienza collettivo, non soltanto in Germania. In un occidente ricco materialmente ma sempre più povero e smarrito per il diffondersi di un relativismo subliminale che devasta, anche nella Chiesa l'eccesso delle strutture rischia infatti di soffocare la fede, proprio mentre la desertificazione spirituale avanza e non vengono colti gli effetti purificatori della secolarizzazione.
Come cambiare allora? Nel modo dei santi, e cioè nella conversione di ogni giorno a Cristo, nonostante le cadute e gli scandali che rischiano di oscurare lo scandalo della croce. Per questo i cristiani tiepidi sono più dannosi per la Chiesa dei suoi avversari, per questo gli agnostici e quanti soffrono per i peccati dei cristiani sono più vicini al regno di Dio dei fedeli di routine. Come nella parabola dei due figli a cui il padre chiede di lavorare nella vigna, contano i fatti più delle parole. Sono solo i comportamenti infatti che possono avvicinare al terzo figlio che in modo misterioso risponde al Padre: il suo unigenito Gesù, l'unico Signore, venuto nel mondo per salvarlo

g.m.v.

 (© L'Osservatore Romano 26-27/09/2011)