A colloquio con il cardinale Angelo Comastri sulla basilica di San Pietro

La parrocchia più universale del mondo
ruota intorno all'attività del Papa

Nicola Gori


Tra le caratteristiche storiche, artistiche e culturali che rendono unica la basilica di San Pietro, ce n'è una, meno nota forse, ma certamente singolare:  quella di essere anche una parrocchia universale, dunque la parrocchia più grande del mondo. E come parrocchia vive quotidianamente. Lo conferma l'arciprete cardinale Angelo Comastri nell'intervista che ha rilasciato a "L'Osservatore Romano", parlando della frequenza con la quale vengono amministrati i battesimi, gli altri sacramenti dell'iniziazione cristiana e celebrati matrimoni di fedeli provenienti da ogni parte del mondo.

Pensa che il richiamo esercitato dalla basilica di San Pietro nasca dal fatto di essere la chiesa del Papa?

È chiaro che nella basilica di San Pietro tutto fa riferimento al Papa. Possiamo dire che la vita della basilica si svolge tutta in relazione all'attività del Papa. Le grandi celebrazioni e i grandi momenti liturgici dell'anno sono tutti presieduti da lui. Inoltre, dopo la visita al Papa, scendono in basilica i capi di Stato e gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Dopo la visita ad limina scendono i vescovi da tutte le parti del mondo a celebrare la messa sulla tomba di Pietro e a suggellare con la celebrazione eucaristica la comunione che hanno espresso con la visita al Papa. Tutta la vita che si svolge accanto al Papa ha un riscontro nella basilica di San Pietro, perché è la sua chiesa. Dunque è certamente un richiamo anche per i fedeli che vogliono legare la loro vita cristiana alla casa del Papa.

E il richiamo del Principe degli Apostoli, quanto influisce sull'afflusso dei pellegrini?

Sant'Ireneo, vescovo di Lione, negli anni 180-198 dell'era cristiana compose una coraggiosa opera per confutare le eresie del suo tempo. E nel libro III, parlando della Chiesa fondata e stabilita a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo, sosteneva che "a questa Chiesa infatti, per la sua più grande autorità, deve convergere ogni Chiesa - cioè i fedeli che provengono da ogni parte - perché in essa sempre è stata conservata la tradizione che viene dagli Apostoli".
E, evidentemente, i santi sono stati i primi a sentire il fascino di Roma; e sono stati i primi a vivere la devozione verso l'apostolo Pietro, il quale, versando il sangue sul colle Vaticano, ha legato alla sede episcopale di Roma il servizio del primato su tutta la Chiesa.
Nei secoli, diversi santi si muovono verso Roma e vivono nella basilica di San Pietro un momento di devozione e di conversione:  ricordo per tutti san Francesco d'Assisi e, tra le sante, Teresa di Lisieux e ai nostri giorni, madre Teresa di Calcutta.

La sua esperienza nel santuario di Loreto, come si riflette nella quotidianità della basilica vaticana?

Nella basilica di San Pietro tende a prevalere l'aspetto turistico sull'aspetto spirituale e pastorale. L'impegno mio e anche dei miei collaboratori è quello di spostare l'asse, fare in modo che l'aspetto spirituale e pastorale prevalga su quello turistico e in qualche modo lo redima. Da questo punto di vista abbiamo riveduto tutto il sistema delle guide in basilica. Abbiamo preparato un testo particolare che dà una lettura spirituale dell'arte, perché l'arte che sboccia nella basilica è un'arte che nasce dalla fede e quindi deve parlare di fede e deve anche provocare alla fede. Abbiamo fatto una rilettura molto appropriata e curata che è una sorta di viaggio spirituale attraverso l'arte della basilica. D'altra parte, ogni giorno proponiamo la professione di fede sulla tomba dell'Apostolo Pietro, la cui introduzione dice:  "In questo luogo, dove Pietro ha versato il suo sangue restando fedele a Gesù fino alla morte, rinnoviamo la nostra professione di fede:  attraverso il pellegrinaggio alla tomba dell'apostolo, confermiamo il sì al battesimo e ritorniamo alle nostre case pronti a rendere ragione a tutti della nostra speranza, che è Gesù". La professione di fede è tutta articolata sulle tre grandi parole di Pietro:  "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna", "Signore, tu sai tutto! Tu sai che io ti amo" e termina con la preghiera a Pietro per il Papa, suo successore.

Si tratta in sostanza di una catechesi attraverso l'arte?

Direi di sì. Noi facciamo una catechesi cominciando dalle porte della basilica, che sono già dei libri di teologia. Densa di immagini è la porta dei Sacramenti, ma anche la porta del Filarete e la porta del Manzù; la porta santa, poi, è un vero trattato sulla misericordia di Dio. Dopo aver spiegato il senso di quelle porte, si entra e si sosta davanti alla Pietà di Michelangelo. È la segnaletica di ingresso della basilica, dove Maria ci presenta Gesù che è il centro del cristianesimo ed è Colui per il quale Pietro ha dato la vita. Vi è un messaggio teologico. Michelangelo ha voluto scolpire un volto giovanissimo per dirci che la vecchiaia è il peccato. Chi non ha peccato non invecchia. Maria è giovane e ciò è un messaggio bellissimo anche per il nostro tempo. È anche un volto sereno, perché quando si ha Cristo tra le braccia la morte non fa paura; anche la morte è vinta. Poi più avanti si visita la cappella del SS.mo, la tomba di Giovanni XXIII, la statua di San Pietro, l'altare della Confessione. Poi si prosegue dall'altra parte:  la cappella gregoriana, dove è sepolto san Gregorio Magno; la cappella del coro che è molto bella, la cappella di San Pio X e quella del Battistero. Abbiamo preparato un'audio-guida che fa tutto il percorso spirituale. Abbiamo anche un sistema di guide, e dal prossimo anno vi saranno delle suore come guide che stanno già facendo questo servizio in altre basiliche. Lo stesso servizio si fa nella necropoli, che è il fondamento della basilica. Lì disponiamo di guide in tutte le lingue, compreso il cinese. Abbiamo riscontro di tantissima gente che ci scrive spontaneamente per ringraziare dopo aver visitato la necropoli vaticana. Scendendo quei gradini si scendono più di mille e seicento anni. Si torna all'epoca di Costantino, quando gli architetti di allora interrarono la necropoli senza toccarla, lasciandola intatta. Quando Pio XII ordinò di scavare, riemerse la necropoli come era nel 320 d.C. e camminando dentro si sale via via per i secoli. In questi mesi, stiamo restaurando una cappella funeraria del II secolo. Arrivando ai tempi di Nerone troviamo la tomba dell'Apostolo Pietro.

Che progetti sono in programma per il prossimo anno?

Innanzitutto, c'è la vita ordinaria della basilica scandita dalle varie celebrazioni dell'anno liturgico:  la liturgia in San Pietro è molto amata ed è uno splendido apostolato. L'unica cosa nuova per il prossimo anno sarà la celebrazione dell'Anno paolino. La professione di fede la faremo modellata sulle figure di Pietro e di Paolo, prendendo lo spunto dal discorso che il Papa fece durante l'annunzio dell'Anno paolino. A questo proposito, ho preparato un testo che sottoporrò al Papa. Certo, San Pietro è anche parrocchia, una parrocchia un po' particolare. Si celebrano messe feriali e festive, si amministrano battesimi, cresime e matrimoni. I matrimoni li celebriamo solo nella cappella del coro. La maggioranza delle coppie che amano sposarsi in basilica sono americane; ma provengono anche da tanti altri Paesi del mondo.



(©L'Osservatore Romano 4 gennaio 2008)
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