Intervista a monsignor Fisher, coordinatore della XXIII edizione della Giornata mondiale della gioventù

Nel lungo cammino della Croce
anche una tappa nell'Antartico

Rosario Capomasi

"Nei primi giorni del 2008 arriverà per la prima volta tra i ghiacci dell'Antartico, insieme con l'icona della Vergine Salus Populi Romani, la grande croce lignea simbolo delle Giornate mondiali della Gioventù". Lo ha rivelato a "L'Osservatore Romano" monsignor Anthony Fisher, vescovo ausiliare di Sydney e coordinatore degli eventi principali della XXIII Gmg, in programma dal 15 al 20 luglio 2008 nella capitale del Nuovo Galles del Sud. Le due immagini, dopo essere state ospitate a Natale nella chiesa di Saint Mary a Sydney, saranno trasportate a bordo di un'imbarcazione da quattro persone scelte dal comitato organizzatore della manifestazione e, nell'arco di una giornata, navigheranno con le coste del Polo Sud sullo sfondo.
Una novità assoluta per i simboli religiosi già arrivati quest'anno, tra febbraio e luglio, nei più sperduti angoli del mondo tra Asia ed Oceania. Al termine della breve traversata antartica, il lungo peregrinare, dopo una tappa presso la chiesa della comunità ucraina di Geelong, farà una sosta per poi riprendere il cammino il 26 gennaio, nel giorno dell'"Australia Day", festa nazionale del Paese. La presenza nelle distese innevate intorno al Polo Sud dà ancora più vigore all'esortazione che Giovanni Paolo II fece ai giovani quando, al termine dell'Anno Santo del 1983, decise di affidare loro la croce:  "Portatela ovunque nel mondo come segno dell'amore del Signore Gesù per l'umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c'è salvezza e redenzione".
Il programma presentato dal comitato organizzatore australiano ha ricevuto nei giorni scorsi il placet del Pontificio Consiglio per i Laici. "Una grande soddisfazione - ha esordito il presule - aver avuto l'approvazione per tutti i 23 eventi previsti. Siamo entusiasti del grande sostegno che abbiamo avuto dal Vaticano". Tra gli appuntamenti in elenco, il più importante sarà la messa di chiusura, per la quale si prevede la partecipazione di almeno 500.000 persone che confluiranno all'ippodromo di Randwick e nei pressi di Centennial Park.
Monsignor Fisher ha voluto anche sottolineare alcune significative novità dell'evento rispetto alle precedenti edizioni. "Penso che tanti australiani saranno presenti a Sydney ma soprattutto molti abitanti dell'Oceania, cosa che non è mai accaduta prima. Sarà questo lo straordinario contesto culturale e geografico intorno alla città. Intorno al porto la gente potrà ammirare lo Harbour Bridge, la Opera House e avere contatti con la cultura degli aborigeni locali.
Nell'iter di avvicinamento alla terra australiana, i due "vessilli" hanno dapprima visitato il continente africano, dall'aprile al novembre 2006, dopo essere stati affidati all'Australia dalla Germania (Paese organizzatore dell'ultima Gmg nel 2005, a Colonia), in un simbolico passaggio di consegne avvenuto a Roma nella Domenica delle Palme dello scorso anno.
Nei primi mesi del 2007, la peregrinatio si è spostata in Asia e in Oceania, toccando la Corea e le Filippine, facendo successivamente rotta su isole quali Guam, Marshall, Chuuk, Salomone, Papua Nuova Guinea, prima di far ritorno nel continente asiatico, a Timor Est. Dai primi di maggio a fine giugno, la croce e l'icona hanno incontrato le popolazioni di Tonga, Kiribati, Samoa Americane, Tahiti, Figi, Nuova Caledonia e Vanuatu, concludendo il cammino in Nuova Zelanda, ultima tappa pre-australiana.
Dal 1° luglio 2007, sono stati percorsi in Australia dai due simboli 31.000 chilometri in 150 giorni, visitati cinque Stati, 200 comunità locali, quindici diocesi, centinaia di scuole e college. Numeri da record anche per quanto riguarda le persone incontrate:  250.000 nei 500 eventi organizzati.
"Il gruppo di volontari che ha trasportato le immagini sacre ha vissuto un'emozionante viaggio spirituale ma anche prodotto uno sforzo fisico notevole nel diffondere il messaggio della Giornata in luoghi dove era difficile conoscere e fare esperienza di questa manifestazione", ha sottolineato con orgoglio monsignor Fisher.
Croce e icona mariana hanno attraversato anche il centro spirituale dell'Australia, Ayers Rock, il grande monolite venerato dagli aborigeni, e giungeranno in alcune scuole alla fine dell'anno scolastico. Una parte del viaggio è avvenuta a bordo del "The Ghan", il celebre treno panoramico che da settant'anni unisce nord e sud dell'Australia, da Darwin ad Adelaide. Una grande coinvolgimento di mezzi e di uomini che ha un obiettivo ben preciso:  avvicinare sempre più ragazzi a Dio, per un ringiovanimento spirituale mondiale di tutti quelli che lo cercano ma hanno ancora difficoltà a trovarlo.
"L'Australia e la Chiesa cattolica si aspettano molto da questo evento", ha precisato il vescovo. "Già ora vediamo alcuni frutti nel maggiore interesse dei ragazzi per parecchi aspetti della vita ecclesiale. Speriamo che i giovani che ora non sono molto legati a Dio e alla Chiesa lo divengano ancora di più in futuro, apportando in molti modi il loro contributo non solo alla Chiesa stessa ma anche alla società".
Il futuro dei giovani:  un tema molto sentito anche dal vice-premier dello stato australiano, John Watkins. "Lui è anche ministro per la Gmg - ha puntualizzato il presule - e ha partecipato a qualche nostro incontro. Siamo lieti non solo per aver ottenuto l'autorizzazione dal Vaticano e dal Governo, ma anche perché quest'ultimo si è impegnato a risolvere tutte le questioni rimaste in sospeso nel più breve tempo possibile".
La Giornata mondiale della gioventù è un evento cattolico che non trascura le diverse confessioni. Nei mesi scorsi monsignor Fisher ha incontrato leader delle chiese cristiane e di altre religioni, rinnovando l'invito ecumenico ad essere presenti ad una grande riunione che è aperta a tutti, anche ai non credenti. La croce lignea, si è detto, ha attraversato anche i luoghi di grande tradizione spirituale cari alla cultura aborigena. In occasione della giornata conclusiva dell'incontro internazionale preparatorio all'evento, svoltosi a Sydney a metà ottobre, l'arcivescovo della città australiana, cardinale George Pell, ha ricordato le iniziative attuate dalla Chiesa nei confronti di questa cultura. "Abbiamo fatto molto in passato per loro ed è attivo un servizio specifico all'interno della nostra Conferenza episcopale. Non è facile impostare un lavoro pastorale sugli aborigeni, ma la volontà di andare avanti c'è tutta. Purtroppo in Australia ci sono ancora molti pregiudizi su questa popolazione, rafforzati dal fatto che molti nativi parlano  ancora  la  lingua  d'origine,  e  sono refrattari ad ogni integrazione. Chissà  che  il  contatto  più  frequente  con altre persone provenienti da tutto il mondo riesca a modificare la situazione".



(©L'Osservatore Romano 5 gennaio 2008)
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