A colloquio con Gloria Irene Alvaro Sanz sull'"Ordo virginum",
una delle forme di consacrazione più antiche

Spose e vergini
segno di contraddizione per il mondo

di Nicola Gori

Vergini consacrate per il Regno di Dio, segno di contraddizione in una società materialista ed edonista. Sono definizioni applicabili a una delle più antiche forme di consacrazione femminile nella Chiesa, riscoperta dal Concilio Vaticano II:  l'Ordo virginum. È una realtà che sta affermandosi e diffondendosi sempre più, sotto il diretto controllo e l'obbedienza ai vescovi. Si tratta di un ordine inserito a pieno titolo nelle diverse diocesi, costituito da donne che seguono fedelmente i precetti evangelici, rimanendo nel loro ambiente familiare. Gloria Irene Alvaro Sanz, vergine consacrata della diocesi di Valladolid ed ex docente di lingua e letteratura spagnola, attraverso la sua testimonianza ci aiuta a conoscerle meglio.

Cosa ispira alla consacrazione nell'Ordo virginum?

È il ritorno all'attualità della forma di consacrazione femminile più antica della Chiesa. Non siamo un'istituzione, non siamo un istituto religioso. Non abbiamo superiore, i nostri superiori sono i vescovi. Il vescovo diocesano è il superiore di ognuna, e attraverso di lui siamo unite alla Chiesa universale, al Santo Padre.

Da quando è stata riscoperta questa forma di consacrazione?

È un frutto del Concilio Vaticano II, perché in quel contesto venne deciso che questa forma di consacrazione femminile doveva essere riscoperta. Si era avvertito il bisogno che questa forma di donazione fosse ripristinata, affiancandola alle altre esistenti. Occorreva, soprattutto, dimostrare che delle vergini consacrate possono avere come superiori direttamente i vescovi. Si tratta quindi di una consacrazione intimamente unita ai pastori della Chiesa.

Che differenza c'è tra vergini consacrate e religiose?

Noi siamo secolari, viviamo nel mondo e viviamo del nostro lavoro. Conduciamo una vita di preghiera intensa, non emettiamo i voti, in quanto siamo consacrate dal vescovo come spose di Cristo. La nostra cerimonia di consacrazione è chiamata nel dizionario di liturgia, "consacrazione matrimoniale a Gesù Cristo", sponsa Christi. Ogni forma di vita religiosa lo è, naturalmente, e ogni anima cristiana è sposa di Cristo, ma a noi viene chiesto di esserlo in maniera eminente. Dobbiamo rappresentare l'unione sponsale dell'anima con Cristo Gesù e niente di più. Per questo, diventa un obbligo inderogabile portare l'anello nuziale. Non possiamo farne a meno, perché è il segno esteriore del matrimonio e nella nostra consacrazione rappresentiamo in maniera eminente la Chiesa vergine, sposa di Cristo. Per questo, non facciamo voti, perché l'essenza della nostra scelta è essenzialmente nella verginità consacrata, che come requisito canonico richiede la verginità fisica.

Quali promesse fate nelle mani dei vescovi? Emettete anche voi i tre voti di castità, povertà, obbedienza?

Li viviamo, ma senza specificarli, perché nella nostra vocazione la dedizione totale e verginale a Gesù Cristo racchiude tutto, senza bisogno di specificare. La nostra consacrazione comprende e abbraccia tutto.

Che  significa  stare nel mondo come vergini?

Significa molto quando gli altri lo vengono a sapere. Io sono stata, fino a tre mesi fa, docente di lingua e letteratura. Ho svolto persino incarichi politici in Spagna; sono stata delegata del Ministero dell'istruzione e della scienza. Tutti sapevano e sanno che sono una vergine consacrata. Questo non mi ha impedito di realizzarmi come donna. Ho dovuto dimostrare una grande professionalità, e se si è veramente professionali e ci si aggiorna regolarmente, nell'ambito lavorativo veniamo rispettate in quanto donne e vergini. Per questo la nostra professionalità è molto importante. Possiamo essere medici, avvocati, docenti, l'importante è che la gente noti che c'è qualcosa di diverso dal modo di vivere delle altre donne. Tutto ciò induce coloro con cui veniamo a contatto a interrogarsi. A quel punto, possiamo rivelare la nostra essenza profonda, quella di consacrate a Gesù Cristo, come sue spose. Spesso mi sono trovata in situazioni molto particolari e sono sempre stata valorizzata. La prova è che ho avuto persino incarichi politici.

Quali sentimenti ingenera nella gente che vive a stretto contatto con voi nella quotidianità?

C'è curiosità inanzitutto. La maggior parte della gente s'interroga sul nostro modo di vivere. La miglior risposta da offrire alle persone è dimostrare che stai accanto a loro, che puoi aiutarle e che possono confidare in te, perché non le tradirai. E tutto quello che fai, lo fai per Cristo e per loro, perché le ami. È allora che chi ti sta vicino inizia a porsi alcune domande. Comincia a notare che sei una persona libera, che non ti lasci manipolare dalla pubblicità del sesso, che dai grandissima importanza alla sessualità matrimoniale, che consideri importante il matrimonio e lo difendi. E ciò fa sì che la gente s'interroghi, che si ponga domande molto profonde.

Ci vuole parlare della sua giornata tipo?

Mi riferisco alla giornata che più o meno conduce ogni vergine consacrata:  ci alziamo a un'ora adeguata per poter pregare, alle 6.30 o alle 7 di mattina. Le prime ore sono per il Signore, con la recita delle lodi e la lettura della sacra Scrittura. La Bibbia è il nostro riferimento principale, ispira tutta la nostra condotta. Segue poi il lavoro. Io per esempio, mi sono guadagnata da vivere come docente di lingua e letteratura spagnola. Terminato il lavoro, rientriamo in casa, pranziamo e nel pomeriggio, se non lo abbiamo fatto la mattina, partecipiamo alla messa. Recitiamo poi il rosario, i vespri e trascorriamo in genere un momento di preghiera personale davanti al Santissimo Sacramento. Alla sera la cena, la compieta e il riposo.

Avete anche incarichi ufficiali in diocesi o comunque nella comunità ecclesiale?

Molte di noi svolgono un servizio a tempo pieno in diocesi. A volte ci affidano un compito specifico, come occuparci della catechesi parrocchiale o degli esercizi spirituali. Nel mio caso, ad esempio, come ho già detto, rappresento l'Ordo virginum a livello della Conferenza episcopale spagnola, nella commissione  episcopale della vita consacrata.

Come  vi  rapportate  con i vescovi diocesani?

Non ci sono tanti problemi. Chi conosce a fondo l'Ordo valorizza il carisma che ci anima. L'obbedienza al vescovo rientra nei doveri di ogni cristiano che voglia effettivamente sentirsi unito alla Chiesa e i nostri vescovi ci vogliono inserite nella comunità.

Avete celebrato nei giorni scorsi un congresso mondiale. Di cosa avete discusso?

È il secondo congresso promosso a livello mondiale. La partecipazione è stata notevole, in quanto l'Ordo virginum oggi è molto più diffuso rispetto ad anni fa. Abbiamo voluto fare il punto sulla diffusione dell'Ordo virginum nel mondo. Il dibattito serve per conoscerci meglio tra di noi, per condividere i problemi, per superarli, e soprattutto, per cercare il modo di essere sempre più unite. Occorre in primo luogo che siamo unite al nostro sposo Gesù Cristo e, attraverso di lui, alla nostra Chiesa. Questo congresso ci è molto di aiuto per vivere nella gioia, nel cuore della Chiesa e manifestare il nostro amore intenso e ardente a Gesù Cristo.

Vi è un tempo di prova prima di poter entrare a pieno titolo nell'Ordo?

C'è un periodo di discernimento, solitamente non inferiore ai tre anni, che serve per conoscere il carisma. È poi richiesto un percorso di studi teologici, in modo di essere in grado di dialogare con il mondo. Infatti, siamo chiamate a rendere conto della nostra vita, perché risulti attraente anche agli occhi degli altri. Ci presentiamo per quello che siamo:  donne che non si lasciano manipolare, donne che sono libere per Cristo, per la Chiesa e per i fratelli.

Perché ha scelto di essere vergine consacrata invece di entrare in una congregazione religiosa?

Perché mi sembrava che fosse la forma ecclesiale nella quale si rifletteva in modo eminente l'essere sposa di Cristo. Non mi viene richiesto il voto di povertà, mi viene richiesto il matrimonio come sposa di Cristo che esige un innamoramento totale della figura di Gesù di Nazareth. Sono sposa in senso radicale. Nella cerimonia di consacrazione il vescovo ci chiede:  "vuoi essere consacrata come sposa a Gesù Cristo?". Bisogna rispondere come nei matrimoni:  "sì, lo voglio". Questo sposalizio per noi è importantissimo, è ciò che ci distingue dalle altre forma di vita consacrata. Essere cioè sposa Christi, in modo radicale. Per noi Gesù di Nazareth è colui che è stato capace di farci innamorare profondamente. La nostra consacrazione è l'unica forma di vita consacrata, l'unica in cui si esige il requisito della verginità fisica.

Che direbbe a una giovane che deve decidere la sua vocazione?

Io le domanderei:  ti attrae la figura di Gesù di Nazareth? Fino a che punto ti attrae? Ti attrae per dedicarti unicamente a lui e per viverlo nel matrimonio? Se pensi che ti attrae unicamente per lui, allora viene il secondo passo. Come vuoi viverlo? Vuoi viverlo unita al tuo pastore, al tuo vescovo, e consacrarti a Cristo come sposa, o vuoi viverlo in un'altra forma di vita consacrata?. Ma soprattutto le direi:  guarda bene se sei innamorata di Cristo Gesù. Se Gesù è qualcosa di vivo per te, se ti attrae, se ti entusiasma il suo messaggio, pensaci bene. Devo ringraziare Dio per poter vivere tutto questo, che è una meraviglia.

La vostra realtà è ben diffusa in Spagna?

In Spagna l'Ordo virginum è molto conosciuto e la Conferenza episcopale ha espressamente nominato un vescovo consigliere che ci segue e ci fa da riferimento. Siamo più di centosettanta, e tutti gli anni vi sono nuove consacrazioni. Nel mondo siamo più di tremila.



(©L'Osservatore Romano 5 giugno 2008)
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