Monsignor Giulio Viviani ripropone la storia dell'antica chiesa di san Pellegrino in Vaticano

Scrigno d'arte e luogo di preghiera
per dipendenti e pellegrini


di Nicola Gori

È dedicata a san Pellegrino una delle più antiche chiese all'interno della Città del Vaticano. Situata nella via omonima accoglie turisti, ma soprattutto dipendenti, che passandovi davanti, si lasciano invitare dalle sue porte sempre aperte al mattino e si fermano per un momento di raccoglimento prima di iniziare il lavoro. La piccola chiesa è affidata alla cura di monsignor Giulio Viviani, Cerimoniere pontificio e cappellano del Corpo della Gendarmeria Vaticana. Ne ha parlato con noi in questa intervista.

Quali sono le origini della cappella di san Pellegrino?

Le origini di questa cappella sono abbastanza remote. Se ne parla per la prima volta - e quindi già esisteva - ai tempi del pontificato di Papa San Leone III (795-816) che, secondo quanto è scritto nel Liber Pontificalis, donò alla chiesetta un lampada in argento. Essa era denominata san Pellegrino in Naumachia, perché sorta sui resti dell'imponente costruzione dove gli imperatori romani si divertivano a "giocare a battaglia navale". La cappella era parte di un più ampio complesso, come altri sorti attorno a San Pietro, con un ospizio per i pellegrini e un cimitero annesso.

Perché la dedicazione a san Pellegrino?

Probabilmente perché la cappella sorge al termine della via che conduceva i romei, i pellegrini, dal nord "ad limina Apostolorum", al sepolcro di San Pietro. E quindi sulla "via del pellegrino" si dedica una chiesa a san Pellegrino.
Una tradizione vuole che Carlo Magno - e siamo sempre ai tempi di Papa Leone III - in occasione della sua incoronazione nel Natale dell'800, abbia donato a questa chiesa le reliquie di san Pellegrino, primo vescovo di Auxerre (in Francia). Questi era un sacerdote romano, missionario e quindi vescovo e poi morto martire in una persecuzione del iv secolo.

Tra i luoghi di culto propri della Città del Vaticano, qual è il ruolo della cappella di san Pellegrino oggi?

Dopo essere stata luogo di accoglienza e di preghiera degli antichi pellegrini, la cappella era diventata proprietà del Capitolo Vaticano che nel 1657 la concesse ufficialmente, con Papa Alessandro vii, al Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, che già da qualche anno vi celebrava. Tra alterne vicende la cappella ha funzionato come luogo di culto e di seppellimento (sia all'interno che nell'annesso cimitero) per questa benemerita "Coorte elvetica" come è definita nelle antiche lapidi.
Subito dopo la Conciliazione, con la costruzione della vicina caserma, anche il Corpo della Gendarmeria ha iniziato a servirsi della cappella di san Pellegrino. Inizialmente condivisa con la Guardia Svizzera e quindi dal 1977 data in uso all'allora Ufficio di Vigilanza, mentre la Guardia Svizzera ha a disposizione la cappella di san Martino nel quartiere svizzero. Oggi la chiesa di san Pellegrino è la cappella del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.

Chi si ferma a pregare nella cappella aperta soprattutto al mattino, cioè durante l'orario di lavoro?

Subito dopo la mia nomina a Cappellano della Gendarmeria ho voluto che la chiesa - fino a quel tempo aperta solo nel tempo della celebrazione della messa al mattino presto - rimanesse aperta ogni giorno per tutta la mattinata. Era brutto vedere una delle chiese più antiche e, mi si permetta, più belle del Vaticano rimanere sempre chiusa. Io non posso vedere sempre quanti entrano perché anch'io vado in ufficio a lavorare, ma so che sia turisti, che pellegrini e numerosi dipendenti entrano e si fermano a pregare. Questo lo constato ogni mattina prima e dopo la messa; ogni giorno qualche gendarme, ma anche alcuni che lavorano a "L'Osservatore Romano", all'Elemosineria Apostolica e in altri enti vaticani, entrano per una breve preghiera. È sempre bello fermarsi a pregare davanti all'antica immagine della Madonna lauretana e sotto l'affresco del Pantocrator, il cui sguardo mi fa ripensare all'affermazione del vescovo Abercio di Gerapoli (ii secolo):  "Sono discepolo del Pastore santo che pasce le sue greggi sui monti e nelle pianure, ha grandi occhi e il suo sguardo arriva dovunque".

In quali occasioni vi si celebra la messa?

Tutte le mattine, giorni festivi compresi, celebro la messa alle ore 7 (il mercoledì alle 8). Vi partecipano qualche gendarme, qualche suora, qualche persona che vive o lavora in Vaticano; sempre poche persone che si alternano, secondo gli impegni e le possibilità. Vi sono anche altri momenti di preghiera e celebrazioni nel corso dell'anno liturgico a cui partecipano numerosi i gendarmi. Come, per esempio, qualche giorno fa il rosario in occasione della tragica scomparsa della sorella di un allievo gendarme.
Anche il Corpo della Guardia Svizzera viene a celebrare la Messa nel pomeriggio del terzo venerdì del mese e in altre occasioni come la Commemorazione dei defunti.

Tra i suoi incarichi lei svolge quello di Cappellano del Corpo della Gendarmeria. Quale tipo di impegno pastorale le viene richiesto?

Devo subito dire che oltre ai gendarmi il mio incarico è anche per i Vigili del fuoco, che fanno parte dell'unica Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano. Per questo ho voluto che nella cappella vi fossero l'icona di san Michele arcangelo, Patrono della Gendarmeria, e quella di santa Barbara e di san Leone iv, Patroni dei Vigili del fuoco. Sono quasi 200 persone che si alternano nei vari compiti e mansioni previste:  e il mio primo impegno è quello di conoscerli e di dialogare con loro; quindi essere a loro disposizione, soprattutto nei vari momenti della vita personale e familiare per offrire una presenza, l'ascolto e soprattutto il dono della Parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti. Quasi tutti vivono con la propria famiglia - i più giovani nella famiglia di origine e gli altri hanno una loro famiglia con moglie e figli - e quindi partecipano, a volte anche con impegno diretto, alla vita delle rispettive comunità parrocchiali dove sono residenti, la maggior parte a Roma e nel Lazio. In particolare cerco di essere più vicino agli allievi che nei primi due anni devono fare vita di caserma e quindi sono più presenti in loco.
Ogni mercoledì alle 7 in caserma c'è una mezz'ora di istruzione per chi andrà poi in servizio (soprattutto per l'Udienza generale del Papa). Sono presenti mediamente tra i 50 e gli 80 gendarmi e vigili e l'argomento spazia dalla Sacra Scrittura a problematiche familiari, dal Concilio ai sacramenti, da temi di attualità a tematiche etiche e morali. Sono inoltre grato alla direzione de "L'Osservatore Romano", per la sensibilità dimostrata, perché in questi giorni abbiamo potuto ricuperare una saletta sopra l'ingresso della cappella e di pertinenza della stessa, che servirà per continuare in un ambiente più adatto le iniziative intraprese in questi anni:  il Gap (Gruppo di animazione pastorale) per concordare insieme iniziative di carattere spirituale o culturale e le varie celebrazioni, la Scuola della Parola, iniziata lo scorso anno, con buona partecipazione e interesse, e qualche iniziativa per i gendarmi in pensione.



(©L'Osservatore Romano 20 agosto 2008)
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