A colloquio con il vescovo Ignacio Gogorza Izaguirre, presidente della Conferenza episcopale del Paraguay

Difesa e rispetto della vita umana:  le sfide da affrontare


di Nicola Gori

Una società che, in preda a una crisi economica, vede disgregarsi progressivamente valori fondamentali, quali la famiglia, la dignità dell'uomo, la giustizia, la solidarietà, e assiste all'instaurarsi di un clima di incomprensione tra le diverse generazioni. Su questa già pesante situazione sociale si innesta poi un clima politico in evoluzione, che minaccia alcuni diritti fondamentali della persona umana, primo fra tutti il diritto alla vita.
È la realtà del Paraguay, un Paese dalla storia sofferta, nella cui realtà sono immersi i pastori di una Chiesa storicamente vicina alle popolazioni, sino a condividerne il quotidiano percorso. Oggi, i vescovi sono a Roma per la visita ad limina. Della situazione del loro Paese parleranno con il Papa. Il vescovo Ignacio Gogorza Izaguirre, presidente della Conferenza episcopale del Paraguay, in questa intervista ci ha offerto un quadro generale della situazione.

La crisi che sta vivendo il Paese ha provocato il fenomeno dell'abbandono delle campagne e ha dato avvio a un preoccupante flusso emigratorio con le conseguenze che si possono immaginare soprattutto a livello di istituto familiare. Cosa può fare la Chiesa per cercare di fronteggiare questa emergenza sociale?

Effettivamente, è un problema. Si è accentuato soprattutto in questi ultimi tempi, aggravato dalla mancanza di lavoro. Vi sono molte famiglie i cui genitori si trovano fuori del Paese e, pertanto, i figli vivono con i nonni o con gli zii. Altre volte, invece, è solo la moglie o solo il marito a lasciare il Paese. È la causa più frequente della disgregazione delle famiglie, oltre al divorzio. È una sfida nuova da affrontare. Come? Bisogna analizzare diversi aspetti del fenomeno. In primo luogo i giovani:  come aiutarli ad accettare questa realtà? Non è facile accettare la lontananza dei genitori, la loro partenza per luoghi lontani. Anche se questo è l'unico sistema per assicurare il loro sostentamento. La carenza affettiva, la mancanza di un appoggio costante nell'educazione, provoca nei giovani un senso di abbandono che li demoralizza e li fa ribelli. Noi pastori gli siamo vicini. Cerchiamo di accompagnarli, sostituendoci per quanto possibile ai genitori. Facciamo opera di sensibilizzazione con i parenti che sono rimasti in patria. E ci adoperiamo soprattutto affinché non perdano il senso cristiano, e non continuino a nutrire rancore nei confronti dei genitori. Così da consentirgli di continuare a vivere per quanto possibile sereni, per poter continuare a studiare e a impegnarsi in attività formative. Quindi, insistiamo sul piano spirituale, per far sì che essi sentano la vicinanza del Signore che, anche in questa situazione, non li abbandona. La Chiesa è vicina a questi giovani, a queste famiglie, e le accompagna in tutte le loro attività, soprattutto offrendo un sostegno psicologico e affettivo alla luce della fede.

In Parlamento si è acceso un forte dibattito sul progetto di legge destinato a incidere sull'unione della famiglia e sul rispetto della vita. Siete preparati per affrontare questa nuova sfida?

Ci siamo pronunciati varie volte a favore della vita. Abbiamo provato in varie occasioni a evitare quello che si pretende ufficializzare:  la legalizzazione dell'aborto e anche delle unioni tra persone dello stesso sesso. A questo proposito ci siamo confrontati con la società per riaffermare la nostra contrarietà a questo tipo di leggi. Abbiamo anche organizzato alcune manifestazioni contro l'approvazione di questa legge. Seguiamo lo sviluppo con molta attenzione perché sappiamo che vi sono persone influenti favorevoli a questa legge; alcuni anche a favore dell'aborto. Se dovessimo intuire l'effettiva possibilità dell'approvazione di queste leggi non esiteremo a pronunciarci apertamente, denunciandone l'illegalità. D'altro lato, stiamo cercando di aiutare i fedeli a prendere coscienza del valore della vita. Vogliamo aiutarli a capire che la vita è un valore assoluto; ci appartiene e dobbiamo difenderla dal momento del concepimento. La persona è quanto di più sacro esista sulla terra. Dio l'ha creata a sua immagine. Per questo, dobbiamo difenderla in ogni istante. E per questo insistiamo sul valore della vita e della famiglia, che deve difendere la vita. Promuoviamo il modello di una famiglia tradizionale, nella quale i valori umani e cristiani siano prevalenti.

Quali sono, in questa nuova fase, i rapporti tra Stato e Chiesa?

Direi che le relazioni sono buone. Sino a ora abbiamo avuto pochissimi, anzi non abbiamo avuto contrasti. Abbiamo però definito ben chiaramente quale è il ruolo della Chiesa e quale è il ruolo dello Stato. Si tratta di due istituzioni autonome e indipendenti anche se complementari nello stesso tempo. Ognuna infatti ha la propria missione e il proprio obiettivo. Vi sono chiaramente cose che abbiamo in comune, come per esempio il compito nel campo dell'educazione e in quello della salute. Ci auguriamo anzi di arrivare a organizzare alcuni incontri con il governo per poter lavorare congiuntamente. Per fortuna, fino a oggi, le relazioni, lo ripeto, sono buone. Il dialogo continua e ci vengono richiesti pareri e opinioni. Anche se naturalmente la Chiesa resta Chiesa con la sua missione e lo Stato resta Stato con il suo ruolo. La Chiesa annuncia la Parola di Dio, la Chiesa è profetica, la Chiesa deve denunciare le cose con le quali non è in accordo come è il suo compito.

Come promuovete la formazione della gioventù e la pastorale vocazionale?

Stiamo organizzando una pastorale giovanile a livello nazionale e a livello diocesano, in modo che vi siano progetti di formazione umana, cristiana e sociale per i giovani. Vogliamo che lentamente la nostra gioventù si senta partecipe della costruzione del Paese e della costruzione della Chiesa. Stiamo lavorando in profondità per la formazione di questi giovani, assistendoli in tutti i casi in cui si trovino in difficoltà, assicurandogli, nei limiti del possibile, tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere. Organizziamo per loro conferenze, ritiri spirituali, incontri, riunioni o altre attività che promuovano la loro formazione. Ci assicuriamo che questi gruppi che si stanno formando siano lievito nel loro ambiente, nelle parrocchie alle quali appartengono o nei gruppi nei quali lavorano, in modo da formare una gioventù che si senta unita alla Chiesa, compromessa con la Chiesa, desiderosa di formarsi nella vita spirituale, con un impegno sociale molto forte per essere strumento di cambiamento nella società attuale. Cerchiamo poi di aiutarli ad ascoltare eventuali chiamate del Signore, promuovendo una pastorale vocazionale molto attenta, in modo che la pastorale giovanile vada di pari passo con quella vocazionale sino a trovare una concreta simbiosi. Sono i presupposti della formazione cristiana. Dalla missione apostolica che i giovani svolgono nasce anche il desiderio di seguire Cristo nella vocazione sacerdotale o religiosa. Si assiste ormai da tempo al sorgere di nuove vocazioni sacerdotali e religiose nei gruppi giovanili.

La crescente crisi economica interpella le coscienze dei cristiani e li invita alla solidarietà. Quali strutture esistono e quali progetti avete per il futuro nell'ambito della carità?

Stiamo intensificando la pastorale sociale e la implementiamo a livello nazionale, diocesano e parrocchiale, in modo che tutti noi ci sentiamo corresponsabili nell'aiutare i più poveri, e soprattutto, cerchiamo di esigere il rispetto dei diritti della persona a una vita degna. Promuoviamo la giustizia come un valore che si mette in pratica in tutto quello che realizziamo. Sentiamo come primaria la necessità di formare le coscienze a partire dalla dottrina sociale della Chiesa. È un modo per motivare i laici, affinché loro stessi siano coautori e corresponsabili del cambiamento sociale che si deve realizzare nel Paese, per compensare le grandi carenze che abbiamo tanto nell'educazione come nella sanità, come nell'ambito del lavoro e soprattutto nella lotta contro la corruzione, che è il flagello più grande che abbiamo in Paraguay. Per questo, cerchiamo di fare in modo che, a partire dalla dottrina sociale della Chiesa e da una fede vissuta, i laici lentamente possano cominciare a impegnarsi nella società e nella politica, e siano preparati per costruire un Paese rinnovato e più giusto.



(©L'Osservatore Romano 11 settembre 2008)
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