A colloquio con il vescovo José Luis Lacunza Maestrojuán, presidente della Conferenza episcopale di Panamá

Difesa della dignità umana e sostegno ai poveri
tra le priorità pastorali


di Nicola Gori

Povertà endemica, violenza, ingiustizia sociale, assistenza sanitaria carente non fermano la vitalità e il coraggio della comunità ecclesiale panamense nel camminare insieme con la popolazione per condividerne gioie e dolori. Sono queste le principali sfide che la Chiesa locale deve affrontare quotidianamente. Ne abbiamo parlato in quest'intervista con monsignor José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David e presidente della Conferenza episcopale di Panamá, in occasione della visita ad limina Apostolorum.

Sta per iniziare la grande missione continentale in America Latina raccomandata dalla conferenza di Aparecida. Come state preparandovi a celebrare questo evento?

Siamo nella fase iniziale. Per il momento abbiamo iniziato con la divulgazione del documento conclusivo di Aparecida:  solo chi si farà pervadere dallo spirito e dalle parole della conferenza riuscirà ad affrontare le sfide. Il primo appuntamento è fissato nel mese di marzo del 2009, prima domenica di Quaresima, ad Atalaya, diocesi di Santiago de Veraguas, in occasione del pellegrinaggio nazionale presso il santuario di Nazareno di Atalaya.

Sarà anche occasione per dare maggiore impulso alla pastorale vocazionale che già mostra positivi segnali di ripresa?

Indubbiamente. Grazie a Dio e al lavoro della pastorale giovanile, sebbene non si possa dire che sia sufficiente, si osserva comunque un aumento del numero di giovani che aspirano al sacerdozio e che iniziano il cammino di discernimento e di formazione. La nostra sfida consiste nel come accoglierli, come aiutarli a discernere e come accompagnarli in modo efficace nella loro formazione. In tal senso, con l'aiuto della Congregazione per l'Educazione cattolica, abbiamo rivisto e aggiornato la Ratio fundamentalis. Teniamo sempre presente la preparazione dei formatori, poiché da ciò dipende in gran parte il buon esito del seminario.

La situazione del Paese influisce certamente sulle scelte dei giovani. Cosa può rappresentare in questo senso, l'attuazione del progetto governativo della "Concertazione nazionale per lo sviluppo"?

Abbiamo sostenuto fin dal principio lo svolgimento di questo processo, ancor prima che il governo di turno lo accettasse. Una volta accettato, abbiamo partecipato a varie tavole rotonde con diversi rappresentanti al fine di sostenere il processo e di offrire, a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa, la nostra visione della persona, della società e del mondo. E ora, conclusosi il processo, insistiamo sulla necessità di dare un seguito agli accordi presi e di far sì che i candidati della prossima contesa elettorale ne tengano conto nei loro programmi.

Cosa fa la Chiesa per venire incontro ai numerosi bisogni della popolazione?

A livello istituzionale, abbiamo partecipato al processo di revisione e di riforma per esempio della legge sulla Cassa della previdenza sociale che ha dato impulso all'istituzione che si occupa dell'assistenza e del pensionamento dei panamensi. Nel dialogo per la Concertazione nazionale, abbiamo dato il nostro contributo alla "Tavola della salute". In diverse diocesi, soprattutto in quelle maggiormente vincolate ad aree indigene e contadine, affianchiamo le autorità con organizzazioni o gruppi ecclesiali specificatamente preparati.

La violenza urbana è un fenomeno che coinvolge soprattutto i giovani. Come la pastorale giovanile cerca di far fronte a questa situazione?

Purtroppo, il fenomeno della violenza, e soprattutto di quella giovanile, attraverso le bande, si è esteso principalmente nella capitale. Non è facile arrestarlo poiché è molto legato al traffico e al consumo di droghe. Crediamo che la soluzione vada ricercata in un potenziamento della formazione e dell'educazione cercando nello stesso tempo di togliere i bambini e i giovani dalla strada, organizzando attività ricreative e formative.

Quali sono le iniziative della Chiesa in questi ambiti?

L'educazione è stata ed è il fattore fondamentale per il progresso di un Paese. Tutti sappiamo che attualmente si promuovono visioni riduttive della persona umana, che viene considerata unicamente o prevalentemente dal punto di vista economico, produttivo o commerciale, dove i valori trascendenti, religiosi e anche umani restano esclusi. In tal senso, siamo stati e siamo presenti in ogni processo di riforma e aggiornamento dei programmi educativi al fine di salvaguardare nel curriculum la materia "religione, morale e valori", che, secondo la legge in vigore, s'insegna dalla scuola elementare fino alla scuola superiore due ore a settimana. Inoltre, nonostante i molti ostacoli, nell'Università Cattolica si promuove il corso di formazione di professori di religione, oltre a corsi e seminari di aggiornamento. Negli ultimi due anni abbiamo avviato diversi progetti che speriamo portino frutti.

In che modo i vescovi intervengono per sensibilizzare i fedeli ai temi della giustizia sociale?

Oltre a quello che ogni vescovo fa o sente nel suo ambito pastorale, la Conferenza episcopale dispone di due strutture funzionali per questi temi. Sono la Commissione Iustitia et Pax e la Pastorale sociale e caritas. La prima è legata alla formazione, all'informazione e alla presenza nei forum e nei dibattiti, mentre la seconda è attiva più nelle situazioni di aiuto, infrastrutture e presenza sul campo. In ogni caso, in una società in cui convivono scandalosamente una crescita economica che si aggira attorno al 10% e una povertà che raggiunge il 40%, la Chiesa, fedele alla sua opzione evangelica per i poveri, non può né tacere né incrociare le braccia sperando che la buona volontà o la soddisfazione dei potenti faccia il miracolo di distribuire gli avanzi fra gli strati sociali più bisognosi.

I laici sono inseriti nella vita ecclesiale?

Certamente. Vi è molta disponibilità da parte dei laici e delle laiche a partecipare alle attività ecclesiali. Credo che il problema consista nel fatto che vi è una sorta di clericalismo nei laici che non comprendono e non accettano quello che è stato detto a Puebla nel definire il laico come "un uomo di Chiesa nel cuore del mondo e un uomo del mondo nel cuore della Chiesa", e che è stato ribadito ad Aparecida, "la costruzione del senso civico, nel suo significato  più ampio, e la costruzione di ecclesialità  nei  laici, è un solo e unico movimento" (Documento di Aparecida, 215).
In tal senso, dobbiamo rafforzare maggiormente la coscienza dei nostri laici e delle nostre laiche affinché assumano la propria fede come un impegno integrale che sfoci nella costruzione del Regno di Dio.

Quale contributo possono dare i mezzi di comunicazione sociale per l'evangelizzazione?

Per noi un contributo fondamentale. Molte diocesi hanno radio, giornali, riviste, televisione, grazie ai quali riescono a garantire una presenza costante tra i fedeli, proponendo letture evangeliche e offrendo spunti di riflessione e punti di vista su determinate questioni. Inoltre ci avvaliamo della cooperazione dei proprietari dei mezzi di comunicazione sociale a favore dell'evangelizzazione. La Conferenza episcopale, attraverso la Commissione delle comunicazioni sociali, è incaricata di divulgare e di trasmettere i comunicati, le dichiarazioni e i punti di vista ufficiali.

Nel Paese sono numerose e attive le sette religiose che sembrano diffondersi sempre di più tra i fedeli. La Chiesa può rispondere alla loro sfida?

È uno dei fenomeni sui quali occorrerà soffermarci proprio nel corso della missione continentale perché è una questione che riguarda un po' tutti i nostri Paesi. Alla base vi è un problema di formazione, di convinzione e di partecipazione dei cattolici. Per cui crediamo che un'applicazione delle linee guida di Aparecida, nel senso di rivedere i processi di catechesi e di formazione permanente, sarà l'antidoto più efficace per fermare l'esodo dei cattolici verso altri gruppi religiosi. Missione permanente della Chiesa, costituzione di spazi di comunione e di partecipazione dovranno essere strumenti adatti a far riscoprire ai nostri fedeli la loro identità.



(©L'Osservatore Romano 19 settembre 2008)
[Index] [Top] [Home]