Il programma «Living Letters» promosso dal World Council of Churches

Delegati ecumenici nel mondo
per la pace e il dialogo


di Alessandro Trentin

Pregare insieme con e per la comunità locale e il mondo; ascoltare, apprendere, condividere strategie e sfide per contrastare le violenze e promuovere la pace:  sono questi, in estrema sintesi, i compiti di "Living Letters", gruppi ognuno composti da quattro-cinque delegati cristiani, uomini e donne che, in rappresentanza del World Council of Churches (Wcc), stanno compiendo in vari Paesi nel mondo una serie di visite in vista della grande Conferenza ecumenica internazionale, programmata per il 2011, a Kingston, capitale della Giamaica. Le delegazioni prendono contatti sul posto con i leader religiosi e quelli delle istituzioni civili, con le associazioni di volontariato e con la stessa popolazione in difficoltà, portando un messaggio di solidarietà e di speranza a coloro che soffrono per discriminazioni di fede o sociali, per fame, guerra o altre emergenze. Degli scopi e obiettivi di "Lettere Viventi", ne parla al nostro giornale la responsabile del programma, Aruna Gnanadason.

Ci può raccontare come è nato il programma "Living Letters"?

L'ispirazione è sorta riflettendo sulla Lettera di san Paolo ai Corinzi, quando scrive:  "È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori (2 Cor 3,3). Inizialmente la prima applicazione pratica avvenne nel 1992, nell'ambito dell'allora iniziativa "Decade of the Churches in Solidarity with Women", con la quale si decise la costituzione di team di quattro-cinque persone al fine di compiere delle visite per sviluppare il dialogo con le varie Chiese locali sul ruolo delle donne nelle comunità ecclesiali stesse e nella società. In totale furono organizzate settantacinque visite nell'arco di tre anni, che hanno coinvolto tutte le Chiese rappresentate nel Wcc. Poi il concetto venne ulteriormente sviluppato ed esteso alle situazioni di conflitto nel mondo e, i team, formati sempre da delegati e delegate, hanno iniziato un'attività sistematica nell'ambito del cammino per contrastare le guerre e promuovere l'unità tra le comunità ecclesiali.

Finora qual è il bilancio che si può trarre dall'attività dei team ecumenici?

Attualmente le delegazioni lavorano nell'ambito di un'altra grande iniziativa del Wcc "The Decade to Overcome Violence", preparatoria all'International Ecumenical Peace Convocation che si terrà a Kingston, in Giamaica, a maggio del 2011. Il lavoro svolto dai team servirà come contributo alla conferenza ecumenica. Dal 2007 i team "Living Letters" sono stati presenti negli Stati Uniti, in Sri Lanka, Kenya, Sudan, Indonesia, Germania, Sierra Leone, Liberia, Sud Africa, Uganda, Nicaragua, Haiti, Pakistan, ma abbiamo ulteriori viaggi da intraprendere. Attualmente è in corso di svolgimento una visita in Colombia. La nazione, tramite l'Ecumenical Network of Colombia, ospita una delegazione fino al 12 dicembre. Nella capitale, Bogotá, si svolgeranno riunioni con i leader locali per analizzare e studiare interventi per proteggere i civili che soffrono per la violazione dei diritti. I delegati visiteranno anche le cosiddette "zone umanitarie".

In particolare che riscontro c'è stato tra le popolazioni visitate?

Come dimostrano tutti i rapporti stilati sulla base del lavoro svolto, le delegazioni hanno avuto una calorosa accoglienza da parte delle comunità ecclesiali locali. Il dialogo è stato buono con le Chiese, ma anche con i rappresentanti governativi, le agenzie dell'Onu e umanitarie in genere; sempre positivi inoltre i colloqui con vari gruppi di fede, associazioni o organismi che operano per la pace e la giustizia. Soprattutto il contatto diretto tra i rappresentanti del Wcc con le realtà locali, ha permesso di conoscere in profondità le cause delle violenze, ma anche di verificare ciò che i Governi e altre organizzazioni stanno facendo per superarle. Inoltre, in taluni casi, le visite hanno offerto opportunità alle Chiese di parlare con i rappresentanti dei Governi al fine di richiamare l'attenzione sulle preoccupazioni delle comunità.

E concretamente come ne ha beneficiato il dialogo ecumenico ma anche quello interreligioso?

Da quando è stato avviato il programma le delegazioni hanno dimostrato l'importanza del loro lavoro per le relazioni ecumeniche e il dialogo tra fedi; per quell'unità per la quale le varie Chiese stanno compiendo sforzi. Le visite sono programmate come segno di volontà nella sfida per le Chiese di collaborare assieme per la pace e la giustizia. I team sono accolti tra le Chiese locali per rafforzare il loro legame, per imparare le une dalle altre e per esprime mutua solidarietà. Le delegazioni sono testimoni della potenza del dialogo e incoraggiano le comunità a mantenere buone relazioni, specialmente là dove rappresentano minoranze religiose e sono oggetto di persecuzioni. Tutte le iniziative interreligiose prese dalle Chiese locali e supportate dalle medesime per la pacificazione nel mondo sono state lodate. Peraltro ogni team è costituito da persone che loro stesse sono state testimoni di violenze in forme varie. Nei vari contesti internazionali dove si promuove il dialogo, il Consiglio ecumenico delle Chiese si è quindi proposto come primo organismo a organizzare i team e a curarne le azioni, proprio per favorire tale rete di rapporti.

Prima ha fatto cenno al "The Decade to Overcome Violence" in preparazione alla Conferenza ecumenica in Giamaica nel 2011. Può illustrarci meglio entrambe le iniziative?

"The Decade to Overcome Violence" è un programma avviato nel 2001 e che si concluderà nel 2010, appunto a ridosso della Conferenza in Giamaica. Il programma invita le Chiese alla ricerca della riconciliazione e della pace. L'esperienza dei team di "Living Letters", come ho già ricordato, servirà come contributo ai lavori della Conferenza, da cui scaturirà una dichiarazione ecumenica sulla giusta pace. Nell'ambito dello specifico tema del programma, i team contribuiscono a trovare nuovi approcci per superare le conflittualità. Le visite ecumeniche hanno permesso di riflettere sulle questioni più importanti che verranno trattate in occasione della Conferenza e hanno contestualizzato il significato teologico ed ecclesiastico, e la pratica applicazione, dell'invito alle Chiese per la riconciliazione e la pace.

Qual è il percorso delle prossime visite?

Il calendario prevede a partire dal 2009 l'invio di team in Giappone, Corea, Giamaica, Moldavia e Lituania. Ma non solo:  infatti, anche India, Israele e i Territori Palestinesi, Turchia, riceveranno i nostri delegati. L'impegno dei visitatori in questi Paesi è di affermare il bisogno e l'imperativo del dialogo e della cooperazione con i popoli di altre fedi e di esprimere solidarietà alle minoranze. La visita in Sri Lanka, ne è stata un esempio:  il supporto delle Chiese alla minoranza Tamil e l'affermazione del buon lavoro che le Chiese stanno facendo nel dialogo con i leader buddisti.



(©L'Osservatore Romano 7 dicembre 2008)
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