A colloquio con monsignor Ramos Krieger, arcivescovo di Florianópolis, in visita "ad limina"

Un futuro per i giovani
vittime di violenza e droga


di Nicola Gori

Una Chiesa luogo di incontro tra etnie e popolazioni diverse, che nel corso dei secoli si sono integrate e hanno dato vita a una realtà dinamica e in continua espansione. Uno Stato, quello di Santa Catarina, dagli indici di sviluppo tra i più alti dell'intero Paese, dove oltre l'80 per cento della popolazione vive in aree urbane e oltre il 70 si definisce cattolico. È questa la realtà religiosa e sociale del territorio della regione ecclesiastica Sul4 del Brasile. Ne parla in questa intervista al nostro giornale monsignor Murilo Sebastião Ramos Krieger, arcivescovo di Florianópolis e presidente della Conferenza episcopale regionale, in visita ad limina Apostolorum.

Quali sono i tratti caratteristici della Chiesa nel Sul4 del Brasile?

La Conferenza episcopale regionale Sul4, con le sue dieci diocesi, è formata da un mosaico di etnie, ognuna con i suoi valori e le sue tradizioni. Agli indigeni che abitavano qui, si unirono i portoghesi, soprattutto dalle Azzorre, nel XVIII secolo, gli africani nel xix, i tedeschi, gli italiani, i polacchi, gli ucraini e gli austriaci, alla fine del XIX secolo. A partire dalla metà dello scorso secolo, lo Stato di Santa Catarina ha vissuto un vasto processo di urbanizzazione. Attualmente, dei quasi sei milioni di abitanti, distribuiti in 293 municipi, l'83 per cento vive nelle aree urbane e solo il 17 per cento nelle zone rurali. Negli anni quaranta del secolo scorso, la situazione era opposta. Cerchiamo metodi efficaci per evangelizzare le città, ossia per entrare nei condomini, negli edifici, nelle periferie. Circa il 73 per cento della popolazione si definisce cattolica. In seno al cattolicesimo vi è una ricca presenza di diverse espressioni della religiosità popolare. Risaltano le Festas do Divino, i Ternos de Reis, la processione de Passos e quella do Senhor Morto, le fraternità, i santuari. È soprattutto attorno a queste espressioni che il popolo ha conservato la sua fede ed è stato evangelizzato. Attualmente si sta lavorando molto nell'ambito dei gruppi biblici di riflessione, coordinati da responsabili laici. Sta anche crescendo il ministero delle visite e della benedizione delle case. La nostra regione è stata, per lungo tempo, un grande "granaio" di vocazioni sacerdotali e religiose. Ora sentiamo il bisogno di dare un nuovo impulso a questa pastorale. Nell'assemblea regionale di pastorale del 2008, abbiamo constatato la necessità di passare da una "pastorale di conservazione" a una pastorale decisamente missionaria, in linea con gli orientamenti di Aparecida. Abbiamo osservato quanto sia urgente, in un mondo segnato dall'individualismo, lavorare affinché la spiritualità del nostro popolo sia più biblica ed ecclesiale.

La difficile situazione dei giovani - segnata da disoccupazione, violenza, ingiustizie sociali - interpella anche la comunità ecclesiale. Quali iniziative sono state prese?

Il prodotto interno lordo dello Stato di Santa Catarina occupa la settima posizione fra le ventisette unità della Federazione. Il nostro Stato è fra i tre Stati brasiliani con il migliore indice di sviluppo umano. Ciononostante, dobbiamo ancora fronteggiare gravi problemi sociali, uno dei quali è la violenza urbana, che ha come cause principali il traffico e il consumo di droghe. Nella regione di Grande Florianópolis si sta realizzando, con la Chiesa come protagonista, un lavoro nel campo della formazione e della preparazione professionale dei giovani. Poiché le risorse governative per queste iniziative sono insufficienti e instabili, si cerca di coinvolgere la società - soprattutto gli imprenditori - nei diversi programmi, a partire da una certezza:  un giovane che ha prospettive di vita non si lascerà coinvolgere dal mondo della droga. I risultati sono stati molto positivi:  un significativo numero di giovani delle periferie, preparati in corsi preuniversitari, frequenta ora l'università locale. Altri, dopo essere stati formati, entrano nel mercato del lavoro.

Dinanzi alla povertà e ai bisogni primari di gran parte della popolazione, quali strumenti di solidarietà sono stati attivati?

Il servizio nella società, soprattutto quello diretto ai più poveri, è sostenuto dalla pastorale sociale nei suoi molteplici campi:  Caritas, pastorale dell'infanzia, dei giovani, della salute, dei minori, pastorale carceraria, microprogetti alternativi. Ci si sforza di organizzare bene le Campagne di fraternità, che sono un fattore importante della presenza pubblica della Chiesa utile per rafforzare i fondi diocesani di solidarietà. In occasione delle grandi inondazioni che hanno colpito lo Stato di Santa Catarina nel 2008, la maggior parte delle persone senza alloggio sono state assistite proprio in queste strutture.

In che modo la Chiesa fa udire la propria voce contro la corruzione a livello sia politico sia economico?

Si promuove la partecipazione di persone e associazioni legate alla Chiesa nei diversi consigli municipali che - laddove funzionano - sono importanti strumenti per l'approvazione di politiche pubbliche. Si tratta, tuttavia, di una presenza ancora un po' timida. Già in occasione della recente campagna Ficha limpa, per impedire la candidatura di persone con gravi problemi con la giustizia, Santa Catarina è stato uno degli Stati che ha maggiormente collaborato con raccolte di firme in ogni parrocchia. Più che elaborare testi propri sulla corruzione politica ed economica, le nostre diocesi hanno divulgato le frequenti note della Conferenza episcopale del Brasile sulle sfide che deve affrontare il Paese.

Come viene promossa l'evangelizzazione in una società che si sta secolarizzando sempre di più?

Torno all'assemblea che abbiamo tenuto nel 2008. Per rispondere alle sfide che avevamo di fronte, ci siamo resi conto della necessità di promuovere l'attività dei laici nell'evangelizzazione, intensificare la formazione biblica e catechetica dei laici, ampliare la presenza pubblica della Chiesa, anche nel mondo universitario, ricercare una pastorale organica e d'insieme, rafforzare il processo di iniziazione cristiana e la promozione vocazionale e mettere in atto una salda pastorale urbana e del turismo. Abbiamo scelto alcune priorità:  nell'ambito dell'assistenza alla persona, il ministero delle visite a domicilio e dell'accoglienza; nell'ambito della comunità, i gruppi di riflessione in famiglia e la pastorale organica; nell'ambito della società, l'articolazione delle pastorali sociali. Chiaramente questi obiettivi erano già fra le nostre preoccupazioni e, in maggiore o minor grado, li stavamo già realizzando. Ora però, oltre alle direttive della Conferenza episcopale nazionale, abbiamo una spinta in più per raggiungere questi obiettivi:  gli appelli del documento di Aparecida.



(©L'Osservatore Romano 4 dicembre 2009)
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