A colloquio con la cantante e scrittrice Tonka Sasaki

La donna in Giappone
tra modernità e tradizione


di Elisabetta Galeffi

Le donne giapponesi possono sembrare più tranquille e conformiste delle loro coetanee europee, soprattutto le più giovani. Poi capita di leggere storie di vite femminili - la letteratura giapponese contemporanea è ben distribuita nelle librerie di tutta Europa - e si scoprono aspetti quasi sconosciuti di questa antica società, dove il ruolo della donna è sospeso tra tradizioni antichissime e una modernità che sembra correre più velocemente. Soprattutto in metropoli come Tokyo. Le donne giapponesi hanno conquistato un posto di rilievo nella società nipponica solo alla conclusione della seconda guerra mondiale. Di strada ne hanno percorsa tanta e molto rapidamente. Trovare un equilibrio non deve essere stato facile. Tonka Sasaki è una cantante jazz giapponese che ha conquistato una buona notorietà internazionale. Vive nella frenetica Tokyo ed è autrice di una raccolta di storie di donne, tutte nate, come lei, a Hiroshima.

È stato molto difficile nel suo caso intraprendere la strada dell'artista?

Devo dire di sì. Anche da noi per una donna è molto più difficile che per un uomo esprimere se stessa e seguire le sue attitudini. La società giapponese all'estero può sembrare molto moderna, perché Tokyo è una città all'avanguardia tecnologicamente. Ma non è sempre stato così. Ho dovuto lottare molto con la mia famiglia per trovare la mia strada, mi sono anche sentita spesso in colpa per le mie decisioni. Potrei dire che per anni ho tirato di boxe con la mia famiglia, soprattutto con mia madre. Le regole delle famiglie giapponesi erano molto severe. Abbiamo tradizioni antichissime da rispettare.

Lei crede che nella società giapponese moderna, una donna abbia le stesse possibilità di un uomo?

Sicuramente più di prima, anche se gli uomini sembrano avere paura delle molte abilità femminili. La situazione sta comunque migliorando. Ancora oggi però, soprattutto nelle campagne, le donne sono preoccupate di disturbare l'orgoglio maschile. Anche gli uomini, in realtà, iniziano a essere più flessibili.

Crede che la moderna società giapponese abbia perso la sua antica cultura e i suoi valori ?

Ci sono tradizioni di incredibile bellezza che non sono mai cambiate. A noi piace rispettarle e le conserveremo. Ma questo non è per nulla contrario al rispetto dovuto ai diritti delle donne.

Lei ha quarantuno anni. Pensa che ci siano rimarcabili differenze tra la sua generazione e quella di sua madre o con quella delle ventenni oggi?

Nella generazione di mia madre, sessantenne, dopo il matrimonio una donna diventava yome:  figlia adottiva della famiglia di suo marito. Il nuovo cognome cambiava la vita della donna. La devozione alla nuova famiglia valeva più di ogni altra cosa, più del suo lavoro per esempio. Oggi per le donne è più facile scegliere la loro strada Non devono più lottare, come noi, con le loro famiglie, perché una scelta di vita non necessariamente esclude l'altra.

Ha apprezzato la recentissima legge giapponese che permette alle donne di continuare a portare il proprio cognome anche dopo il matrimonio?

Sì, al cento per cento. La dice lunga su quanto si voglia cambiare il ruolo della donna nel Giappone di oggi rispetto alla società di un tempo.

Lei ha messo insieme le testimonianze delle figlie e delle nipoti delle donne della tragedia di Hiroshima. Qual è il filo che tiene insieme tutte queste donne dopo più di sessant'anni?

Queste donne pregano profondamente per la pace. Quando io ho intervistato le donne di Hiroshima ho immediatamente notato una grossa affinità tra di loro. Ognuna, raccontando la sua storia, fa trasparire una grossa ferita che non riesce a sanare. Molte hanno perso le madri, i padri, i nonni o i fratelli quando erano piccole e non sanno dove trovare le informazioni di quella parte della loro famiglia. I giovani non hanno avuto esperienza dei nonni e hanno perso la loro storia. La bomba atomica è caduta sulla città e non ha lasciato nulla, ai sopravvissuti non sono rimaste neppure le case dove rintracciare i ricordi dei loro avi. Non gli sono rimaste le vecchie strade della città, nessuna prova di quanto è stato e di chi vi aveva vissuto prima. Nulla che testimoni la vita antecedente la bomba. Molti non sono neppure certi delle loro origini. Per questo le donne di Hiroshima si sentono parte di un'unica grande famiglia. Solo loro possono capire l'immensa lacuna che è nella mente di chi ha avuto la loro stessa tragedia.



(©L'Osservatore Romano 24 dicembre 2009)
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