Intervista all'artista musulmano che ha dipinto il drappellone

Sul palio di Siena
i colori della pace


di Giovanni Zavatta

Ali Hassoun, libanese ma italiano d'adozione, 46 anni, è il primo artista musulmano, nella storia del Palio di Siena, a dipingere il drappellone, ovvero lo stendardo di seta che viene assegnato come premio alla contrada vincitrice della celebre corsa. In un'intervista a "L'Osservatore Romano", Hassoun spiega come l'arte, in questo caso la pittura, possa diventare strumento privilegiato per far convivere nel medesimo spazio culture ed espressioni diverse, in un dialogo di figure e atmosfere, tra oriente e occidente, tra islam e cristianesimo, che oltrepassa i confini meramente artistici.

Lei è nato a Sidone, vive e lavora a Milano, ma Siena è la città nella quale si stabilì, appena diciottenne, per motivi di studio (in Libano c'era la guerra) e dove ha ottenuto la cittadinanza italiana. Ora vi torna portando con sé il simbolo stesso del Palio, il "cencio", come i senesi usano chiamare il drappellone, segno della vittoria. Che emozione prova?

È una grande soddisfazione per me questo incarico del Comune di Siena e un riconoscimento del mio impegno e lavoro di artista. Siena è stata ed è per me una seconda patria, la città che mi ha accolto giovanissimo, spaesato e sconosciuto. Avendo vissuto e visto il Palio molte volte, sento molta emozione sapendo che presto verrà presentato il mio drappellone alla cittadinanza e sarà sul carroccio che entrerà in piazza del Campo il giorno della carriera del 2 luglio.

I suoi quadri, coloratissimi, raccontano le profonde suggestioni del mondo arabo e africano, lasciando spazio alla fantasia e all'immaginazione. Quanto la sua religione influenza la sua pittura?

Ho scoperto la spiritualità dell'islam proprio in Italia, nell'occidente in cui vivo e interagisco da molto tempo. Qui ho ritrovato la serenità per affrontare un percorso interiore alla ricerca della mia anima. Mi sono avvicinato alla cultura sufi e ho riscoperto in essa valori universali di umanità, di solidarietà e di avvicinamento all'Essenza. La mia pittura è un viaggio per immagini attraverso le tappe del percorso di riflessione sul mondo e sui suoi molteplici aspetti. Grazie alla pittura ho imparato a ricondurre il molteplice all'Archetipo, all'Uno che è presente nel Tutto e che racchiude in Sé tutte le forme. Sono grato alla cultura islamica e alla mia famiglia per ciò che mi ha insegnato riguardo valori universali come la giustizia, la fedeltà e l'impegno per una umanità migliore e più solidale.

Per il Palio del prossimo 2 luglio, tradizionalmente dedicato alla Madonna di Provenzano, il drappellone ha come tema il 750º anniversario della battaglia di Montaperti, combattuta il 4 settembre 1260 tra guelfi fiorentini e ghibellini senesi e vinta da questi ultimi. La ricorda anche Dante nella Divina Commedia ("... lo strazio e 'l grande scempio, che fece l'Arbia colorata in rosso..."). Impresa non da poco quella di rappresentare uno degli avvenimenti più significativi della storia di questa città. Non ha timore di suscitare polemiche, "orientalizzando" la scena?

Sinceramente no. Penso umanamente a come accoglieranno i senesi la mia opera il giorno 26 giugno al cortile del Podestà, se la applaudiranno o la fischieranno, ma questo fa parte del gioco e il mio lavoro porta a mettermi sempre in discussione. Sono certo che i senesi sapranno apprezzare il mio impegno al di là delle forme esteriori che comunque, nel caso del mio drappellone, sono nel rispetto della tradizione e dell'iconografia del Palio. Per quanto riguarda la battaglia di Montaperti, avevo già letto molte fonti storiche documentate. Non è un caso che chi svelerà il "cencio" e lo presenterà ai senesi sarà lo storico del Palio e mio amico Giovanni Mazzini.

Una delle immagini obbligatorie sul drappellone è quella della Madonna, figura centrale del dipinto. Come l'ha rappresentata e quanto ha influito in lei, musulmano, la sura 19 del Corano, che è interamente dedicata a Maria?

La sura 19 tratta Maria (Maryam in arabo) con affettuoso rispetto, racconta la sua storia e i suoi patimenti per aver accettato la volontà divina, specialmente il suo sconforto al momento del parto. Ho preso spunto da questo passo per rappresentare l'umanità della Madonna intesa come madre affettuosa, una delle tante donne che portano in grembo i loro figli allevandoli con amore e dolcezza. Nella storia dell'arte e anche del Palio esistono moltissimi esempi di come gli artisti l'abbiano presentata e raffigurata, ognuno secondo la propria sensibilità.

L'opera verrà presentata il 26 giugno, nel cortile del Podestà, alla presenza del sindaco Maurizio Cenni e di Giovanni Mazzini, storico senese. Può darcene qualche anticipazione, almeno da un punto di vista tecnico? Tra l'altro i bozzetti verranno esposti dal 28 giugno all'8 luglio nel complesso museale di Santa Maria della Scala.

I primi bozzetti e disegni preparatori l'ho eseguiti a matita e ad acquarello e sono stati visionati e approvati dal sindaco e dagli esperti del Comune. Successivamente ho realizzato altri bozzetti acquarellati di studio più grandi per vedere i soggetti a dimensione  intera. Anche  questi  ultimi  sono stati visionati dagli addetti del Comune nel mio studio a Milano in occasione della consegna della seta e del suo montaggio su un apposito telaio. Abbiamo apportato insieme alcune modifiche sull'ordine di composizione degli emblemi delle dieci contrade partecipanti nella parte bassa del drappellone, secondo la consuetudine. Abbiamo inoltre inserito gli stemmi dei Terzi di Siena (Città, San Martino e Camollia) e del sindaco. Il Comune ha previsto inoltre di esporre i miei bozzetti al Santa Maria della Scala, nella sala delle Bandiere, dal 28 giugno all'8 luglio. Nello stesso periodo sarà inaugurata una mostra collettiva, dal titolo "Figuriamoci", di alcuni miei allievi, artisti senesi non professionisti, al chiostro di San Cristoforo, caro ai senesi per la memoria di Montaperti.

Cosa  si  prova  a  essere  nominati  accanto a Maccari, Guttuso, Vespignani, Ontani, Fiume, Sassu, Purificato, Arroyo, Folon, Botero, solo alcuni dei grandi artisti chiamati nel passato a dipingere il "cencio"?

È ancora una volta un motivo di orgoglio e di soddisfazione per me e un modo per lasciare una traccia duratura nella storia dell'arte e del Palio.

Lei si batte per il dialogo tra le culture e le religioni e crede fortemente nell'importanza della conoscenza reciproca e del rispetto dell'altro. Cosa ha portato in Italia del suo Libano e come vive la fede musulmana in un Paese cattolico?

Bisogna dire che non è mai stato facile affrontare il dialogo interculturale e interreligioso; ci sono dei momenti dove la divisione è talmente radicata che è quasi impossibile andare oltre. Ma ci sono anche sprazzi di speranza quando senti che il vento soffia dove vuole. Credo che la conoscenza reciproca aiuti via via a instaurare un clima migliore di collaborazione nel rispetto delle diversità. Io sono sposato con una donna cattolica e abbiamo una bambina di otto anni. L'esperienza ci ha insegnato a comprenderci e ad apprezzarci per ciò che ognuno è. Dal Libano mi porto dentro le molteplici diversità culturali, etniche e religiose che il mio Paese natio ha come eredità storica e stile di vita. Basti pensare che tuttora esistono in Libano diciotto confessioni religiose diverse, con una forte presenza cristiana, da sempre parte integrante del tessuto sociale della nazione. I libanesi, dopo tante tribolazioni, hanno sviluppato una leggerezza e un'ironia per poter superare le avversità e affrontare la vita con il sorriso. Oggi, da italiano acquisito, guardo con riconoscenza al Paese mediorientale dove sono nato e mi sono formato.

C'è chi ha criticato la scelta di affidare a un musulmano l'incarico di dipingere il drappellone del Palio di Siena e ha messo in discussione alcune sue dichiarazioni a favore della pacifica convivenza e dell'integrazione. Si è sentito offeso?

La considero una strumentalizzazione fine a se stessa. Il mio palio sarà prima di tutto all'insegna dell'arte, un palio di dialogo, di pace, un atto d'amore per la festa e verso la città di Siena, che conosco bene essendoci cresciuto. È uno dei momenti più belli della mia vita.



(©L'Osservatore Romano 16 giugno 2010)
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