MEDIO ORIENTE Le truppe di Tel Aviv intensificano l'attacco contro i Territori autonomi palestinesi

A ferro e a fuoco la terra del Risorto

Un sacerdote ucciso a Betlemme nel convento delle suore di Santa Brigida
TEL AVIV, 2.
Con tragica regolarità si assiste ogni giorno al peggioramento della situazione in Medio Oriente. Raramente la storia è stata violentata con questa rudezza e spinta a ritroso da una chiara volontà di offendere la dignità di un popolo. Con irritante sussiego si afferma che gli attacchi sferrati da Israele sarebbero una difesa contro il terrorismo. In realtà quello che sta avvenendo si configura come un attacco sferrato contro persone, territori, Luoghi:  i Luoghi Santi. La terra del Risorto è profanata col ferro e col fuoco e rimane quotidianamente vittima di un'aggressione che si fa sterminio. Le armi non si sono fermate oggi davanti a chi testimonia il Verbo, così come poco più di due settimane fa non hanno esitato a colpire la statua della Madre di Gesù. Mentre a Betlemme infuriavano gli scontri, un sacerdote è stato ucciso nel convento delle suore dell'Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida, dove si era recato per portare conforto alle sorelle e celebrare la Santa Messa. Anche alcune religiose brigidine sono rimaste ferite.
Sul terreno si allarga ora dopo ora il fronte delle operazioni israeliane nei Territori palestinesi. Nella notte truppe israeliane hanno occupato completamente Tulkarem e Kalkilya. A Betlemme sono in corso violenti scontri a fuoco, mentre a Ramallah per il quinto giorno consecutivo il Presidente dell'Autorità Palestinese (Ap), Yasser Arafat, è barricato nel suo quartier generale. Inoltre l'ufficiale di polizia israeliano gravemente ferito nell'attentato suicida di ieri sera a Gerusalemme è deceduto in ospedale e quattro palestinesi sono morti in diversi episodi. Un pallottola vagante ha ucciso un uomo di 60 anni alla periferia di Betlemme, mentre un altro è morto nel villaggio di Balàa presso Tulkarem. A Ramallah sono stati trovati i corpi di due palestinesi, uccisi nella notte.
Carri armati israeliani hanno circondato alle prime ore di stamane la sede della sicurezza dell'Ap a Beitunia, sotto il comando del colonnello Jabril Rajub. Secondo fonti palestinesi all'interno dell'edificio vi sono 400 persone, fra le quali impiegati civili, uomini armati e detenuti politici. Gli israeliani sostengono che vi siano nascosti anche ricercati per terrorismo, fra i quali alcuni leader di Hamas e di Al Fatah responsabili dell'organizzazione di attentati suicidi. I militari hanno intimato a tutti gli occupanti dell'edificio di arrendersi e di uscire, ma Rajoub si è rifiutato. Intervistato dalla radio israeliana, il colonnello ha smentito che il leader del Tanzim, Marwan Barghouti, sia all'interno del suo quartier generale. "Non ho insegnato alla mia gente ad arrendersi a chicchessia, non fa parte del nostro atteggiamento e della nostra cultura. L'unico ordine che posso dare è combattere fino all'ultima pallottola", ha aggiunto. Di fronte al rifiuto a consegnare le armi, l'esercito israeliano ha cominciato a bombardare il complesso fortificato con tank ed elicotteri. All'interno vi sarebbero numerosi feriti, forse anche dei morti, ma è impossibile al momento verificare le notizie in quanto le ambulanze non possono accedervi.
Sempre a Ramallah, dove i palestinesi catturati nei rastrellamenti sarebbero più di 500, dodici soldati sono rimasti feriti in sparatorie nel centro della città e nei dintorni, dopo che in mattinata altri otto erano stati feriti nell'esplosione di un ordigno a Kalkilya. Un palestinese è stato inoltre ucciso stamani nei pressi di Tulkarem durante l'occupazione israeliana di quattro villaggi ad Est della città. Altri tre, sospettati di aver collaborato con l'esercito israeliano, sono stati giustiziati nella notte da agenti dell'Ap.
Sul fronte diplomatico il cosiddetto "gruppo dei quattro", composto dagli inviati di Stati Uniti, Unione Europea (Ue), Onu e Russia, si è riunito a Gerusalemme, ma non è riuscito a raggiungere un "consenso unanime" sulla proposta di incontrare tutti insieme il Premier israeliano, Ariel Sharon, e Arafat.
Sharon ha comunque avuto un colloquio con l'inviato europeo, Miguel Angel Moratinos, al quale ha detto di essere disposto a permettere ad Arafat di lasciare Ramallah, ma senza che sia garantito il ritorno. Il Ministro degli esteri, Shimon Peres, riferisce il quotidiano locale Hàaretz, sta esaminando la possibilità di consentire ad Arafat di recarsi in un Paese straniero disposto ad accoglierlo, ma per il momento non ci sono sviluppi in questo senso.
Preoccupate dichiarazioni sono giunte intanto dalla comunità internazionale. Il Presidente degli Usa, George W. Bush, ha chiesto ad Arafat di "condannare i terroristi". Il Dipartimento di Stato, da parte sua, ha espresso "grave preoccupazione" per l'assedio del Presidente dell'Ap a Ramallah e ha invitato Tel Aviv ad usare "la massima moderazione per evitare di nuocere ai civili palestinesi".
"Nonostante il Governo di Israele ci abbia dato assicurazioni che ad Arafat non verrà fatto del male, la situazione nel suo quartier generale è molto pericolosa e può avere risultati disastrosi", ha commentato a sua volta il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Le operazioni militari "possono solo produrre un ulteriore deterioramento della crisi e la perdita di altre vite innocenti sia tra gli israeliani che tra i palestinesi", ha aggiunto. Le parti "sono chiuse nella logica della guerra e io ne temo le conseguenze, non solo per loro, ma per l'intera regione", ha detto ancora Annan, intervenuto al Consiglio dell'Onu nel corso di una seduta durante la quale le Nazioni arabe hanno chiesto che sia messa in discussione una nuova risoluzione per chiedere la fine dell'offensiva israeliana contro l'Ap e Arafat. Gli Usa e altri Paesi occidentali hanno espresso scetticismo sulla necessità di una nuova presa di posizione a così breve distanza dalla precedente. Il dibattito si è svolto a porte chiuse, sotto la presidenza di turno russa.

(©L'Osservatore Romano - 2-3 Aprile 2002)
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