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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

della Commissione per l'informazione della
X ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
30 settembre-27 ottobre 2001

"Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo"


Il Bollettino del Sinodo dei Vescovi è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico e le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

29 - 26.10.2001

SOMMARIO

  • MESSAGGIO DELLA X ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

MESSAGGIO DELLA X ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

I. Introduzione

1. Riuniti a Roma nel nome di Cristo Signore, dal 30 settembre al 27 ottobre 2001, noi patriarchi e vescovi cattolici di tutto il mondo siamo stati invitati dal Papa Giovanni Paolo II a valutare il nostro ministero nella Chiesa alla luce del Concilio Vaticano II (1962-1965). Quasi come gli apostoli, radunati dopo la Risurrezione nel cenacolo insieme a Maria, madre di Gesù, siamo stati «concordi nella preghiera», invocando lo Spirito del Padre perché ci illuminasse riguardo al nostro ministero di servitori di Gesù Cristo per la speranza del mondo (cfr. At 1,14).

2. Insieme al successore di Pietro, che ha annunciato la Buona Novella a tutti gli uomini e ha percorso infaticabile la terra intera come pellegrino di pace - la cui presenza costante ai nostri lavori è stata una preziosa fonte di incoraggiamento - ci siamo messi all’ascolto della Parola di Dio e all’ascolto gli uni degli altri. In questo modo abbiamo potuto ascoltare la voce delle Chiese particolari e dei popoli, facendo esperienza di una fraternità universale che vorremmo comunicarvi attraverso questo messaggio.

3. Abbiamo dovuto deplorare l’assenza di carissimi fratelli nel Signore che non hanno potuto venire a Roma. Abbiamo anche ascoltato con profonda emozione la testimonianza di molti vescovi che, negli ultimi decenni, hanno sofferto la prigione e l’esilio per la causa di Cristo. Altri sono morti per la loro fedeltà al Vangelo. Le loro sofferenze, come quelle delle loro Chiese locali, lungi dallo spegnere la luce della speranza, l’hanno resa ancor più viva di fronte al mondo intero.

4. Dei Superiori generali delle Congregazioni religiose hanno partecipato attivamente a questo Sinodo. Abbiamo anche avuto la grande gioia di accogliere delegati fraterni di altre Chiese cristiane, oltre a uditori, religiosi e laici, uomini e donne, come anche esperti e interpreti. Ringraziamo tutti di vero cuore, senza dimenticare i componenti della Segreteria del Sinodo.

II. Gesù Cristo nostra speranza

5. Lo Spirito Santo, offrendoci il dono di aprirci insieme alle realtà attuali della vita della Chiesa e del mondo, ha glorificato nei nostri cuori il Cristo risorto, prendendo del suo e annunziandolo a noi (cfr. Gv 16,14). Infatti, è stato alla luce della Pasqua di Cristo, della sua Passione, Morte e Risurrezione che abbiamo potuto rileggere ad un tempo le tragedie e le meraviglie di cui oggi siamo testimoni. Per esprimerci con le parole di san Paolo, ci siamo trovati davanti al «mistero dell’iniquità» e al «mistero della pietà» (cfr. 2Ts 2,7 e 1Tm 3,16).

6. Mentre dal punto di vista umano la potenza del male sembra spesso avere il sopravvento, agli occhi della fede la tenera misericordia di Dio prevale infinitamente: «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5, 20). Abbiamo sperimentato la forza e la verità di questo insegnamento dell’Apostolo anche nello sguardo che abbiamo rivolto al presente. «Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza» (Rm 8, 24-25).

7. Il rifiuto iniziale di obbedire a Dio, che sta alla radice del peccato come è inteso dalla Scrittura, fu la sorgente della divisione tra l’uomo ed il suo creatore, l’uomo e la donna, l’uomo e la terra, l’uomo e suo fratello. Nasce così la domanda che non cessa di interrogare le nostre coscienze: «Dov’è […] tuo fratello? Che hai fatto?» (Gen 4, 9-10). Ma non bisogna mai dimenticare che il racconto della colpa è

subito seguito da una promessa di salvezza, che precede la storia dell’uccisione di Abele l’innocente, figura di Gesù. Il Vangelo, lieta notizia rivolta a tutta l’umanità, è proclamato sin dall’aurora della storia dell’umanità stessa (cfr. Gen 3,15).

8. Ancora oggi questo Vangelo viene proclamato in tutta la terra. Non possiamo quindi lasciarci intimidire dalle diverse forme di negazione del Dio vivente che cercano, più o meno scopertamente, di minare la speranza cristiana a farne una parodia o a deriderla. Lo confessiamo nella gioia dello Spirito: «Cristo è veramente risorto». Nella sua umanità glorificata, ha aperto l’orizzonte della vita eterna a tutti gli uomini che si convertono.

L’orrore del terrorismo

9. La nostra assemblea, in comunione con il Santo Padre, ha espresso la sua più viva sofferenza per le vittime degli attentati dell’11 settembre e per le loro famiglie. Preghiamo per loro e per tutte le vittime del terrorismo nel mondo. Condanniamo in maniera assoluta il terrorismo, che nulla può giustificare.

Situazioni di violenza

10. D’altronde, non abbiamo potuto non ascoltare, nel corso del Sinodo, l’eco di tanti altri drammi collettivi. È anche urgente tenere presenti le "strutture di peccato" di cui ha parlato Papa Giovanni Paolo II, se vogliamo tracciare nuove vie per il mondo. Secondo osservatori competenti dell’economia mondiale, l’80% della popolazione del pianeta vive con il 20% delle sue risorse e un miliardo e duecento milioni di persone sono costrette a "vivere" con meno di un dollaro al giorno Si impone un cambiamento di ordine morale: la dottrina sociale della Chiesa assume oggi un’importanza che non può essere esagerata. Noi vescovi ci impegniamo a farla conoscere meglio nelle nostre Chiese particolari.

11. Alcuni mali endemici, troppo a lungo sottovalutati, possono portare alla disperazione intere popolazioni. Come tacere di fronte al dramma persistente della fame e della povertà estrema, in un’epoca in cui l’umanità ha a disposizione come non mai gli strumenti per un’equa condivisione? Non possiamo non esprimere la nostra solidarietà con la massa dei rifugiati e degli immigrati che, a causa di guerre, in conseguenza di oppressione politica o di discriminazione economica, sono costretti ad abbandonare la propria terra, alla ricerca di un lavoro e nella speranza della pace. I disastri causati dalla malaria, l’aumento dell’AIDS, l’analfabetismo, la mancanza di futuro per tanti bambini e giovani abbandonati su una strada, lo sfruttamento delle donne, la pornografia, l’intolleranza e lo sfruttamento inaccettabile della religione per scopi violenti, il traffico di droga e il commercio di armi… Il catalogo non è completo! E tuttavia, pur in mezzo a tutte queste difficoltà, gli umili rialzano la testa. Il Signore li guarda e li sostiene: «Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri io sorgerò, dice il Signore» (Sal 12, 6).

12. Ciò che, forse, sconvolge maggiormente il nostro cuore di pastori è il disprezzo della vita dal suo concepimento al suo termine, e la disgregazione della famiglia. Il no della Chiesa all’aborto e all’eutanasia è un alla vita, un alla bontà originaria della creazione, un che può raggiungere ogni essere umano nel santuario della sua coscienza, un alla famiglia, prima cellula di speranza nella quale Dio si compiace sino a chiamarla a diventare "chiesa domestica".

Artefici di una civiltà dell’amore

13. Ringraziamo di tutto cuore i sacerdoti, i religiosi e le religiose come anche tutti i missionari: spinti dalla speranza che proviene da Dio e che si è rivelata in Gesù di Nazareth, si impegnano a servizio dei deboli e dei malati e proclamano il Vangelo della vita. Ammiriamo la generosità di tanti uomini e donne che si sacrificano per le cause umanitarie, come la tenacia degli animatori delle istituzioni internazionali; il coraggio di quei giornalisti che, non senza rischi, svolgono un’opera di verità al servizio dell’opinione pubblica; l’attività degli uomini di scienza, dei medici e dei paramedici, l’audacia di alcuni imprenditori nel creare lavoro in zone difficili; la dedizione dei genitori, degli educatori e degli insegnanti, come anche la creatività degli artisti e di tanti altri operatori di pace che cercano di salvare vite, ricostruire la famiglia, promuovere la dignità della donna, far crescere i bambini e preservare o arricchire il patrimonio culturale dell’umanità. In tutti loro, lo crediamo, «agisce invisibilmente la grazia» (Gaudium et spes, 22).

III. Il vescovo servitore del Vangelo della speranza

Una chiamata alla santità

14. Il Concilio Vaticano II ha fatto risuonare una chiamata universale alla santità. Per i vescovi, essa si realizza nell’esercizio stesso del loro ministero apostolico, con "l’umiltà e la forza" del Buon Pastore. Una forma molto attuale di santità, di cui il mondo ha bisogno, è l’apertura a tutti che è tratto distintivo del vescovo, nella pazienza e nel coraggio di «rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15). Per dialogare nella verità con le persone che non condividono la stessa fede, occorre che la comunione sia semplice e sincera anzitutto nella Chiesa, in modo che tutti, qualunque sia il loro compito in seno ad essa, conservino «l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4,3).

Lottare contro la povertà con un cuore di povero

15. Esiste una povertà alienante, e occorre lottare per liberare coloro che la subiscono; ma può esistere una povertà che libera le energie per l’amore e il servizio, ed è questa povertà evangelica che noi vogliamo mettere in pratica. Poveri di fronte al Padre, come Gesù nella sua preghiera, nei suoi gesti e nelle sue parole. Poveri con Maria, facendo memoria delle meraviglie di Dio. Poveri davanti agli uomini, attraverso uno stile di vita che attiri verso la Persona del Signore Gesù. Il Vescovo è il padre e il fratello dei poveri; non deve esitare, quando è necessario, a farsi voce di quanti sono senza voce perché i loro diritti vengano riconosciuti e rispettati. In particolare, deve «fare in modo che, in tutte le comunità cristiane, i poveri si sentano a casa propria» (Novo millennio ineunte, 50). È così che, rivolti insieme al nostro mondo in un grande slancio missionario, potremo annunciare la gioia degli umili e di quanti hanno il cuore puro, la forza del perdono, la speranza che quanti hanno fame e sete di giustizia saranno infine saziati da Dio.

Comunione e collegialità

16. Il termine "comunione" (koinonia) appartiene alla tradizione cristiana indivisa d’Oriente e di Occidente. Esso riceve tutta la sua forza dalla fede in Dio Padre, Figlio e Spirito. Il mistero delle relazioni di unità e d’amore all’interno della santa Trinità è all’origine della comunione nella Chiesa. Al servizio della comunione, la "collegialità" si riferisce al collegio degli apostoli e dei loro successori, i vescovi, strettamente uniti tra di loro e con il Papa, successore di Pietro. Insieme, sempre e dovunque, essi insegnano con «un carisma certo di verità» (S. Ireneo, Adversus haereses IV, 26, 2) l’identica fede e la proclamano ai popoli della terra (Dei Verbum, 8). Comunione e collegialità, vissute in pienezza, contribuiscono anche all’equilibrio umano e spirituale del vescovo; favoriscono il gioioso irradiarsi della speranza delle comunità cristiane e il loro entusiasmo missionario.

Un combattimento spirituale

17. Il Concilio Vaticano II, questa «grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel ventesimo secolo», resta come una «bussola credibile per orientarci nel cammino del secolo che inizia» (Novo millennio ineunte, 57). Solo rimanendo fedeli ai suoi insegnamenti sulla Chiesa, sacramento di unità, potremo servire il Vangelo di Cristo, su tutta la faccia della terra, per la speranza del mondo. L’amore per l’unità non va confuso con l’indifferenza alle correnti contrarie a quella verità che brilla sul Volto di Cristo: Ecce homo (Gv 19, 5). Un tale amore guiderà il pastore - quale sentinella e profeta - a mettere in guardia il suo popolo dalle distorsioni che minacciano la purezza della speranza cristiana. Lo guiderà ad opporsi ad ogni slogan o atteggiamento che, «rendendo vana la Croce di Cristo» (1 Cor 1, 17), miri al tempo stesso a nascondere l’autentico volto dell’uomo e la sua sublime vocazione di creatura chiamata a condividere la vita divina.

«Andate dunque…» (Mt 28, 19)

18. Presiedendo quotidianamente l’Eucaristia per il suo popolo, il vescovo si unisce al Cristo crocifisso e risorto, rinnovando in se stesso il gesto di Gesù: «Dare la propria carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51). Nel corso di questo Sinodo, ci siamo rinfrancati in questo ministero che consiste nell’annunciare a tutti il disegno di salvezza di Dio, nel celebrare la sua misericordia partecipandola attraverso i sacramenti della vita nuova, nell’insegnare la sua legge d’amore testimoniando la sua presenza «tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). «Andate dunque…»: questo invio missionario è rivolto a tutti i battezzati, sacerdoti, diaconi, consacrati, laici. Attraverso di loro, raggiunge «tutta la creazione» (Mc 16, 15).

Tessitori di unità

19. «Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione» (Novo millennio ineunte, 43) attraverso l’accoglienza di tutti, la lectio divina, la liturgia, la diaconia e la testimonianza: questa è la sfida spirituale e pedagogica che condurrà il vescovo a nutrire la fede di alcuni, risvegliare quella di altri, annunciarla a tutti con sicurezza. Sosterrà incessantemente il fervore delle parrocchie e le spronerà, con i sacerdoti che le guidano, nello slancio missionario. Movimenti, piccole comunità, servizi di formazione o di carità che costituiscono il tessuto della vita cristiana, godranno della sua vigilanza e attenzione. Come un tessitore di unità, il vescovo, con i sacerdoti e i diaconi, saprà discernere e sostenere tutti i carismi nella loro meravigliosa diversità. Li farà convergere verso l’unica missione della Chiesa: testimoniare, in mezzo al mondo, la beata speranza che è in Gesù Cristo, nostro unico salvatore.

20. " Padre, che tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21) . Questa preghiera è "insieme imperativo che ci obbliga e forza che ci sostiene". Con il Papa Giovanni Paolo II, esprimiamo la nostra speranza "che riprenda pienamente quello scambio di doni che ha arricchito la Chiesa del primo millennio" (NMI 48). L’impegno irrevocabile del Concilio Vaticano II per la piena comunione trai cristiani, chiama il vescovo a dedicarsi con amore al dialogo ecumenico e a formare i fedeli alla sua giusta comprensione. Siamo convinti che lo Spirito Santo in questo inizio del terzo millennio opera nel cuore di tutti i fedeli di Cristo in vista di tale unità, grande segno di speranza per il mondo.

Ministri del Mistero

21. Il Sinodo sente il dovere di esprimere il grazie caloroso dei vescovi a tutti i sacerdoti, loro principali collaboratori nella missione apostolica. Servire il Vangelo della speranza significa suscitare un rinnovamento del fervore perché la chiamata di Dio a lavorare nella sua vigna sia ascoltata. Grazie alla fiducia e all’amicizia cordiale con i suoi sacerdoti, il vescovo rafforzerà la stima per il loro ministero, spesso non riconosciuto in una società tentata dalle idolatrie dell’avere, del piacere e del potere. Ministero apostolico e mistero della speranza sono indissociabili. Dare priorità a questa chiamata e alla preghiera per chiedere «pastori secondo il cuore di Dio» non significa sottovalutare le altre vocazioni: al contrario, rende possibile la loro crescita e la loro fecondità. I diaconi permanenti, che ricordano a tutti i membri della Chiesa che sono chiamati a imitare il Cristo Servo, accolgano ugualmente l’espressione del nostro sostegno e del nostro incoraggiamento.

La vita consacrata

22. La nostra riconoscenza va, inoltre, a tutte le persone consacrate, dedite alla contemplazione e all’apostolato. Testimoni privilegiati della speranza nel Regno che viene, la loro presenza e la loro attività permettono spesso al nostro ministero apostolico di raggiungere le persone che si trovano ai confini più lontani delle nostre diocesi, là dove, senza di essi, Cristo non sarebbe conosciuto. Attraverso la loro fedeltà allo spirito dei fondatori e la radicalità delle loro scelte, «essi sono, in rapporto al Vangelo, ciò che una partitura cantata è nei confronti dei una partitura scritta» (S. Francesco di Sales, Lettera CCXXIX [6 Ottobre 1604]: Oeuvres XII, Annecy, Dom Henry Benedict Mackey, o.s.b., 1892-1932, s. 299-325).

La missione dei laici

23. I laici ritrovano nel nostro tempo il ruolo che spetta loro nella animazione delle comunità cristiane, nella catechesi, nella vita liturgica, nella formazione teologica e nel servizio della carità. Ringraziamo e vivamente incoraggiamo i catechisti, le donne e gli uomini che, secondo le loro diverse capacità, consacrano tante energie a questo lavoro, in comunione con i sacerdoti e i diaconi. Sentiamo il dovere di rendere grazie, in modo particolare, per la testimonianza di amore di tutti coloro che offrono la loro malattia o le loro sofferenze, insieme a Gesù e a Maria ai piedi della Croce, per la salvezza del mondo.

24. I vescovi, da parte loro, desiderano promuovere la vocazione originaria dei laici, che consiste nel testimoniare il Vangelo al mondo. Attraverso il loro impegno familiare, sociale, culturale, politico e il loro inserimento nel cuore delle realtà che il Papa Giovanni Paolo II ha definito «i moderni areopaghi», in particolare nell’universo dei media e per la salvaguardia della creazione (Redemptoris missio, 37), continuano a colmare il fossato che separa la fede dalla cultura. Si riuniscano in un apostolato organizzato per essere in prima linea della necessaria lotta per la giustizia e la solidarietà, che ridonano speranza al mondo.

Teologia e inculturazione

25. Coscienti della magnifica diversità che rappresentiamo in questo Sinodo, noi vescovi abbiamo ripreso il tema maggiore dell’inculturazione. Il nostro desiderio è di riconoscere i "semi del Verbo" nella saggezza, nelle creazioni artistiche e religiose, nelle ricchezze spirituali dei popoli nel corso della loro storia. L’evoluzione delle scienze e delle tecniche, la rivoluzione dell’informazione a livello mondiale, tutto ci impone di correre nuovamente l’avventura della fede, con l’energia, l’audacia e la lucidità che furono proprie dei Padri della Chiesa, dei teologi, dei santi e dei pastori in tempi di turbamento e di cambiamento come quelli che noi conosciamo.

26. L’intera vita delle nostre comunità è segnata da questo lento lavoro di maturazione e di dialogo. Ma per far risuonare la pura fede delle origini in modo fedele alla Tradizione con un linguaggio nuovo e comprensibile, abbiamo bisogno della collaborazione di teologi esperti. Nutriti dal sentire cum Ecclesia che ha ispirato i loro grandi predecessori, anch’essi ci aiuteranno ad essere servitori del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo proseguendo con letizia, prudenza e lealtà il dialogo interreligioso nello spirito dell’incontro di Assisi nel 1986.

IV. Conclusione

Volgiamo il nostro sguardo verso di voi, fratelli e sorelle nell’umanità, che cercate una terra di giustizia, d’amore, di verità e di pace. Possa questo messaggio sostenervi nel cammino.

Ai responsabili della politica e dell’economia

27. I Padri del Concilio Vaticano II, nel loro messaggio ai governanti, avevano osato dire: «Nella vostra città terrena e temporale, Dio costruisce la città eterna». Proprio per questo, ben coscienti dei nostri limiti e del nostro ruolo di vescovi, senza alcuna pretesa di avere un potere politico, osiamo, a nostra volta, indirizzarci ai responsabili del mondo politico ed economico. Il bene comune delle persone e dei popoli sia il motivo della vostra attività. Non è estraneo alle vostre responsabilità accordarvi, il più largamente possibile, per fare opera di giustizia e di pace. Vi chiediamo di rivolgere la vostra attenzione a quelle zone del mondo che non fanno notizia nei giornali o nelle televisioni, in cui i fratelli in umanità muoiono sia per causa della fame, sia per la mancanza di medicinali. Il perdurare di gravi disparità tra i popoli minaccia la pace. Come il Papa vi ha espressamente domandato, sciogliete il peso del debito estero dei paesi in via di sviluppo. Difendete sempre i diritti dell’uomo, soprattutto quello della libertà religiosa. Con rispetto e fiducia, vi preghiamo di ricordare che il potere non ha altro senso che il servizio di quella parte di umanità affidata alla persona che assume questo incarico, senza dimenticare il bene generale.

Ai giovani

28. Voi, giovani, siete «le sentinelle del mattino». Il Papa Giovanni Paolo II vi ha dato questo nome. Cosa vi chiede il Signore della Storia al fine di costruire una civiltà dell’amore? Voi possedete un senso penetrante delle esigenze dell’onestà e della trasparenza; non volete lasciarvi arruolare nelle campagne per la divisione etnica, né lasciarvi vincere dalla cancrena della corruzione. Come essere insieme discepoli di Gesù e attualizzare il suo messaggio proclamato sul monte delle beatitudini? Questo messaggio non rende evanescenti i dieci comandamenti inscritti sulle tavole di carne dei vostri cuori; anzi, dà loro nuova vita, uno splendore che irradia, ed è capace di far volgere i cuori alla Verità che libera. È un messaggio che dice a ciascuno di voi: «Ama Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza e con tutto lo spirito, e il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10, 27). Siate uniti ai vostri vescovi e ai vostri sacerdoti, testimoni pubblici della Verità, Gesù Cristo nostro Signore.

29. Appello per Gerusalemme

Ci rivolgiamo infine a te, Gerusalemme,

città nella quale Dio si è manifestato nella storia:

preghiamo per la tua felicità!

Possano tutti i figli di Abramo incontrarsi di nuovo presso di te

nel rispetto dei loro rispettivi diritti.

Possa tu restare, per tutti i popoli della terra,

un simbolo inesauribile di speranza e di pace.

30. Spes nostra, salve!

Maria santissima, Madre di Cristo, Tu sei la Madre della Chiesa,

la Madre dei viventi. Tu sei la Madre della speranza .

Noi sappiamo che Tu ci accompagni sempre sul cammino della storia.

Intercedi per tutti i popoli della terra perché possano trovare,

nella giustizia, il perdono e la pace,

la forza di amarsi come membri di un’unica famiglia!

 
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