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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

della Commissione per l'informazione
X COETUS GENERALIS ORDINARIUS
SYNODI EPISCOPORUM
30 septembris-27 octobris 2001

"Episcopus Minister Evangelii Iesu Christi propter Spem Mundi"


Il Bollettino del Sinodo dei Vescovi è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.


Edizione plurilingue

08 - 03.10.2001

SOMMARIO

CIRCOLI MINORI - PRIMA SESSIONE (MERCOLEDÌ, 3 OTTOBRE 2001 - ANTEMERIDIANO)

Sono iniziati nella mattinata di oggi mercoledì 3 ottobre 2001, i lavori dei Circoli Minori della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ai quali erano presenti 229 Padri Sinodali, per l’elezione dei Moderatori dei Circoli Minori e per l’inizio della discussione sul tema sinodale. I nominativi dei Moderatori dei Circoli Minori eletti sono stati resi noti dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi nel corso della Quinta Congregazione Generale di questo pomeriggio.

QUINTA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ, 6 OTTOBRE 2001 - POMERIDIANO)

Alle ore 17.05 di oggi, alla presenza del Santo Padre, con la recita del Adsumus, ha avuto inizio la Quinta Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi dei Padri Sinodali in Aula sul tema sinodale Espiscopus Minister Evangelii Iesu Christi propter Spem Mundi. Presidente Delegato di turno Em.mus D.nus Card. Ivan DIAS, Archiepiscopus Bombayensis (Bombay).

In apertura della Quinta Congregazione Generale, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.Em.R. Card. Jan Pieter SCHOTTE, C.I.C.M., ha comunicato la composizione della Commissio Notitiis Vulgandis (che riportiamo in questo Bollettino).

Quindi, il Segretario Generale ha dato lettura dell’Elenco dei Moderatori dei Circoli Minori, eletti nella Prima Sessione di questa mattina. Riportiamo l’elenco in questo Bollettino.

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 19.00 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 233 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Quindi, sono intervenuti i seguenti Padri:

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

Exc.mus D.nus Rodolfo VALENZUELA NÚÑEZ, Episcopus Verae Pacis (Vera Paz, Cobán, Guatimala).

La situación en Guatemala: Después de 5 a. de la firma de acuerdos de paz después de 36 años de lucha interna. Pobreza creciente, efecto de la globa1izacion económica. Analfabetismo. Problemas políticos y corrupción. Tejido socia1 roto en muchos sectores. 65% población indígena (unos 7 millones). 65% de población menor de 25 a. Problemas migratorios y otros. El Obispo es visto principalmente como promotor de la comunión, la justicia y la solidaridad. Primero a1 interno de la Iglesia, luego también en la sociedad civil.

Los Obispos han logrado unidad a través del diálogo. Han participado en la reconciliación del país. Su magisterio recoge la situación de pobreza y exclusión. Animada por el testimonio de Mons. Juan Gerardi, Obispo asesinado por su compromiso a favor de la reconciliación y la dignificación de las víctimas del conflicto. También por los testigos de la fe, sacerdotes, religiosos y laicos.

El obispo tiene el desafío de usar los Mass media, cuyo acceso exige inversiones fuertes, y en los cua1es las sectas fundamentalistas han invadido.

Del obispo se espera verle en y con la Iglesia, no separado ni mero administrador. Se espera una figura cercana, accesible, sobre todo con los sacerdotes. También el necesitado de oración y tiempo libre, en formación permanente, que sepa escuchar a1 consejo presbiteral y a1 pastoral, que deje el estilo centralizador y autoritario del pasado. Que esté presente a pesar de la amplitud de tareas y la magnitud de los territorios.

Se va1ora la relación con el Secretariado Episcopal de América Central (SEDAC), cuya sede se construirá en Guatema1a. Creemos también que debe facilitarse la comunicación con los dicasterios de la S. Sede y pedirles que dejen mas amplitud a las Conferencias por ej., en el campo de la incu1turacion del evangelio.

Atención a dos problemas: religiosas que sacan a las formandas a Roma. Diócesis nuevas que necesitarían apoyo dela Sta. Sede.

En Nov. 2003 se realiza el CAMII (Congreso Misionero Americano) en Guatemala. Lo consideramos una llamada a la misión ad gentes.

[00046-04.03] [in038] [Texto original: español]

Exc.mus D.nus Zelimir PULJIC, Episcopus Ragusinus (Dubrovnik, Croatia).

L’esposizione avrà tre punti: 1. Alcuni cenni storici. 2. Varie interpretazioni della pietà popolare. 3. Gli obiettivi del rinnovamento della pietà popolare.

Alcuni cenni storici

Tra le numerose cause della crescita e della diffusione della pietà popolare, ne presento alcune più importanti: la liturgia veniva a formarsi secondo il gusto e i bisogni spirituali e mentali di chierici, di monaci, il che provocò, da parte del popolo, la ricerca di altre forme devozionali. Un altro fattore importante fu l’uso della lingua latina, che non veniva più compresa dai nuovi popoli. Così essi ritennero opportuno ricercare altrove la soddisfazione dei loro bisogni religiosi. Nella liturgia tutto è precisato, prescritto, senza possibilità e spazio per la creatività, per la spontaneità ed altre eventualità, che ai fedeli può offrire la pietà popolare.

Varie interpretazioni della pietà popolare

Un particolare studio della pietà popolare è oggi portato avanti da una moltitudine di esperti, che hanno studiato, e tuttora studiano, la questione da diversi punti di vita. Oggi accanto alle interpretazioni teologiche, dottrinali e pastorali, esistono anche varie altre interpretazioni della pietà popolare. Per esempio: l’interpretazione classista-marxista secondo la quale la pietà o religione popolare "è un grado degli oppressi"; l’interpretazione laicista-anticlericale la quale spiega la pietà o religione popolare come "la protesta contro la religione ufficiale della gerarchia"; l’interpretazione neoilluminista la quale afferma che la pietà o religione popolare è una "espressione di non cultura, di non civilizzazione del popolo non istruito, rozzo e culturalmente sottosviluppato". C’è pure l’interpretazione infantilista, la quale spiega la pietà o religione popolare come "un’espressione delle persone poco mature e infantili"; l’interpretazione cosiddetta etnologico-romantica la quale afferma che la pietà popolare è una "espressione dello spirito collettivo del genio popolare, dell’inconscio collettivo". C’è infine un’interpretazione socioborghese, la quale spiega la pietà o religione popolare come "un’espressione religiosa dell’uomo medio nel senso sociologico". Di fronte ad un grande numero di diverse interpretazioni anche il Magistero della chiesa si è pronunciato cercando di rinnovare e raccomandare la pietà popolare, in modo speciale la pietà popolare mariana.

Gli obiettivi del rinnovamento della pietà popolare

Ci sono delle regioni dove le feste patronali e le processioni rappresentano l’espressione più appariscente della pietà popolare. C’è chi vorrebbe eliminarle e chi moltiplicarle. Tra i due estremi c’è la posizione di mezzo, che evita l’iconoclastia senza però illudersi di aver risolto i problemi della nuova evangelizzazione, coraggiosamente esposta da Papa Giovanni Paolo II sui "nuovi aeropaghi, carica di vigore e di slancio".

Il rinnovamento ha un motivo dottrinale (essere fedeli alle verità rivelate e alla tradizione della Chiesa) ed un motivo pastorale (evitare quanto risulta inesatto e incompatibile con la fede della chiesa, nonché sorpassato dal tempo), e quindi non adatto e inutile per gli uomini di oggi. Accanto ai motivi dottrinali e pastorali riguardo alla pietà popolare, sembra ci sia anche un motivo attuale. Viviamo ormai nell’epoca della cosiddetta globalizzazione, la quale è diventata il simbolo di un promettente futuro dell’umanità per alcuni, e minaccia costante sulle sorti dell’umanità per altri. Uno dei problemi più delicati è quello dell’impatto della globalizzazione sulla concezione filosofica dell’uomo, sui valori, sulla religione e sulla cultura. La pietà popolare aiutava la gente per i secoli a trovare le risposte alle domande che l’umanità ha sempre incontrato, circa il proprio cammino, il senso della vita, la sofferenza e la morte. Essa può anche oggi dare un contributo positivo al processo di globalizzazione, purché sia illuminata dalle dimensioni umane presenti nelle culture e nella fede. C’è da sperare che la fede e la cultura illuminino il "cammino" della globalizzazione.

Sembra di trovarsi in una situazione simile a quella che dovettero affrontare i Vescovi nei primi secoli del cristianesimo, quando, alle prese con forme di religiosità mutuate dal paganesimo, l’evangelizzazione significava "assumere, purificare, elevare". Così sono stati accolti e "battezzati" molti elementi, altri rifiutati senza, però, eccessivi strappi e condanne.

[00071-01.04] [in050] [Testo originale: italiano]

S. B. Rev.ma Michel SABBAH, Patriarcha Hierosolymitanus (Gerusalemme dei Latini, Ierusalem).

C'est dans le domaine de la justice et la paix, où règne souvent la haine et la mort que 1'évêque est invité à faire connaître l'amour de Dieu pour toute personne humaine et pour tout peuple indistinctement, fort ou faible, pauvre ou riche. Mais cela demande parfois à l’évêque d'aller à contre-courant d'une position régionale ou même d'une opinion publique mondiale. Il est cependant requis de l’évêque d’être le prophète qui fasse arriver la parole juste à l'oppresseur comme à l'opprimé. Un comportement qui peut être parfois difficile. C'est pourquoi, il peut faiblir et se contenter de consoler le faible et de manifester sa sympathie, alors qu'il a manqué de courage et qu'il a eu peur de recourir à l'action nécessaire à l’égard du fort pour l'aider à voir la justice et à agir en conséquence.

De Jérusalem part la Parole de Dieu, mais aussi de Jérusalem part la guerre ou la paix. Jérusalem étant la ville des racines pour toute Eglise, donc pour tout évêque, tous ont le devoir de faire de Jérusalem le centre de la paix et de la réconciliation des hommes entre eux. Il est du devoir de l'Evêque d'aider la société humaine dans la lutte contre le terrorisme; il est de son devoir de l'aider à identifier les racines du mal: à savoir, les injustices politiques, dont par exemple le sort du peuple palestinien, dont par exemple l'embargo sur l’Iraq qui rend la vie inhumaine à des millions de personnes innocentes, et toutes sortes d'injustices sociales qui divisent le monde en pays riches et en pays pauvres. Ce sont là les causes profondes du terrorisme et auxquelles l’évêque devrait aider la communauté internationale à avoir le courage de faire face et de porter remède.

Il est du devoir de l’évêque, partout où il est, d’être le prophète qui manifeste le visage de Dieu, aux 03rts comme aux faibles, aux grands comme aux petits.

Rev. P. Giacomo BINI, O.F.M., Minister Generalis Ordinis Fratrum Minorum (Unio Superiorum Generalium).

Prendo la parola a nome dell'Unione dei Superiori generali e mi riferisco al n. 92 dell’Instrumentum laboris dove si parla dei Consacrati come "annuncio vissuto del Vangelo della speranza".Il mio intervento si ispira al significativo incontro tra un vescovo e un credente del XIII secolo. Precisamente a Francesco d’Assisi, che, seguendo il Vangelo sine glossa, dà inizio ad una originale forma di Vita Consacrata (VC), e al suo vescovo Guido di Assisi a cui Francesco si affida con fiducia. E il Vescovo, intuendo che, al cuore di questa "rivoluzione" c'è la voce dello Spirito, diventa suo amico; anzi lo accompagna a Roma, dal "Signor Papa".Custodire la speranza custodendo i fondamenti della VCIl movimento nato da Francesco si diffonde rapidamente, con la crescita sorprendente del numero dei Frati. Questo provoca non poche difficoltà e suscita vari problemi, ma il vescovo Guido non si demoralizza: continua ad accompagnare questo gruppo "originale" senza smorzarne la creatività. Ottenuta, infatti, l'approvazione della forma vitae, i Frati si spargono per l'Italia e il mondo, a due a due, presentandosi anzitutto ai vescovi "padri e signori delle loro anime", offrendo una testimonianza di servizio, di riconciliazione e di minorità vissuta in fraternità.Liberare la speranza liberando le potenzialità della VCIl carattere radicale della VC è il motivo del suo non avere radici fisse se non in Dio, cosicché fa parte della sua natura il non lasciarsi inquadrare in schemi definiti una volta per sempre.Il vescovo, segno di speranza, ha il compito di animare la vita delle Comunità religiose della sua Diocesi verso la creatività, l'accettazione del rischio di nuovi tipi di presenza, di nuovi ministeri; di incoraggiare ad intraprendere strade in cui solo una carità davvero evangelica può muoversi; di stimolare ad essere presenti nei luoghi di frattura, di tensione e di divisione, così come Francesco d'Assisi che, disarmato, va ad incontrare il Sultano Malek-El-Kamil e riesce a dialogare con lui mentre gli eserciti crociati di tutta Europa si preoccupano solo di sopraffare il nemico. Un gesto profetico, come questo, resta un segno di speranza per tutti e in ogni tempo, poiché non offre una soluzione definitiva o semplicistica ad un problema, ma apre su orizzonti inediti che possono tradursi in cammini nuovi di dialogo e di riconciliazione.San Francesco è il risultato di questa dinamica spirituale: obbedienza allo Spirito e alla Chiesa. Dove Istituzione e Carisma si incontrano i miracoli di Dio non si fanno attendere. Ringraziando tutti i vescovi per il servizio di speranza che hanno dato e danno con generosità a tutti i Consacrati, come ha fatto il vescovo Guido verso il Poverello di Assisi, mi auguro che lo Spirito doni ancora oggi alla Chiesa profeti e comunità profetiche quali segni di speranza sul cammino del Regno.

[00074-01.05] [in053] [Testo originale: italiano]

Exc.mus D.nus Patrick James DUNN, Episcopus Aucopolitanus (Auckland, Nova Zelandia).

Bishop Patrick Dunn spoke of the need to develop new and effective ways for the College of Bishops to exercise their responsibility to assist the Holy Father with the care of the universal Church.

He noted that the Pope himself had spoken of the need for both the Petrine Ministry and episcopal collegiality to be "examined constantly" so that the Church could respond "promptly and effectively" to the needs of the times [Novo Millennio Ineunte 44].

Bishop Dunn suggested that it would be helpful if Presidents of Episcopal Conferences could meet every year or two with brother bishops on the Roman Curia to discuss difficulties with which many diocesan bishops struggle.

He mentioned some issues he would like to see discussed in such a forum.

These included some updated comment on the status of Anglican Orders, new ways for making the Sacrament of Penance available to people, and the loss to the Church of the divorced and remarried [and their children] who often felt they were no longer welcome in the Church.

[00075-02.03] [in054] [Original text: English]

Exc.mus D.nus John LEE HIONG FUN-YIT YAW, Episcopus Kotakinabaluensis (Kota Kinabalu, Malaesia).

Our coming together to reflect and share the mission of the Bishops may seem to be indifferent to the current conf1icts among some nations and groups, but in fact this gathering is a sign of the Church' s concern for contemporary humanity . As we understand our mission and ourselves better, we are offering the world the hope of a better tomorrow. This hope lies in the continuous communion of humankind with the Triune God who creates, redeems and sanctifies humanity.

I represent the Bishops' Conference of Malaysia-Singapore-Brunei. We are a little flock in the midst of a multi-ethnic and multi-religious society. Catholics are on1y about 3.5% of a total population of 26.3 million. We are able to survive because, with God's grace, our faith thrives well in situations when it is challenged. We are conscious of who we are and what our mission is.

In Chapter Five of the Instrumentum Laboris, it mentions "Dia1ogue with persons of other persuasions." It is here that experiences of Bishops from countries where Christians are the minority may enrich the Post-Synodal document.

In the spirit of collegiality, I feel that there should be full trust and confidence given to Episcopal Conferences. In a pastoral and practical sense, it would be truly helpful to such Conferences if they were empowered to decide on certain pastoral and liturgical matters.

The high demands of the episcopacy are truly fearsome, even beyond the normal standards of leadership. Thus, I propose that bishop-elects must be given sufficient opportunities to be informed, exposed, and formed prior to assuming the Episcopal office.

There is a need to re-look at the practica1 and human needs of the bishop. It has been a tradition that the retirement age of a bishop is 75 years of age. However, it is generally experienced that people in tropical regions begin to lose vitality, both physically and mentally, by the time they reach 70 years of age. At this age, some bishops feel hesitant to make decisions or simply delay giving directions on important pastoral matters. I feel that we should be merciful in allowing Bishops to have the option to retire at 70 years.

[00076-02.02] [in055] [Original text: English]

Exc.mus D.nus Thomas MERAM, Archiepiscopus Urmiensis (Urmyâ dei Caldei) et Episcopus Salmasiensis (Salmas dei Caldei), Praeses Conferentiae Episcopalis (Irania).

The matter dealt with in the book "Instrumentum laboris" is really what the church needs for the third millennium. In my opinion it clearly shows what's the Work and mission of the bishop, namely giving hope to his diocesans. The bishop’s presence should be the Source of happiness and hope. Christ the eternal Priest, wherever he was, He was the source of happiness and hope except for the power of the darkness which did not want Him to be. We have a living witness concerning this happiness and hope, this is the Holy Father, wherever he is present, one revives Christian or non Christian, but especially the Catholics, young or old, men or women; in his presence each one is moved and stimulated. His presence gives spiritual peace and tranquillity, and causes in every one an inner joy and hope. Why? Because you can feel the presence of Jesus Christ in the person of the Holy Father. Now this question arises: should not the presence of the bishop in his diocese be of this kind, namely that people can feel Christ's presence in Him? I asked my diocesans two questions: l- For you who is the bishop? 2 - Why should we have a bishop? The answers sounded as below: l - The bishop is father, is shepherd, he represents Our Lord Jesus Christ, he's the successor of the apostles, guide and director, the one who promotes and fosters our faith. 2 - Can a family be without a father? If so this family would be an orphan family, in our church a diocese without a bishop would be unimaginable. These answers look very simple, but tell us of very deep faith in Episcopal ministry.

[00077-02.03] [in056] [Original text: English]

Exc.mus D.nus Alois KOTHGASSER, S.D.B., Episcopus Oenipontanus (Innsbruck, Austria).

Die Anforderungen an das Leitungsamt sind zahlreicher, belastender und schwieriger geworden. Sie können auch überfordern. Darum erscheint es umso dringlicher, die nach den bewährten Kriterien ernannten neuen Bischöfe unmittelbar auf ihre Aufgabe vorzubereiten (tria munera) und dann durch permanente Fortbildung zu qualifizieren. Für den Verkündigungs- und Heiligungsdienst ist im Instrumentum laboris ausführlich und grundlegend Wesentliches gesagt, hingegen wäre es wichtig für die Leitungsaufgabe noch einige Aspekte zu betonen:

Erstens hat ein Diözesanbischof eine große Administration zu führen und sie zu kontrollieren. Dazu ist es notwendig, Ressourcen von Personal-Planstellen und finaziellen Mitteln gut zu verteilen und oft auch umzuverteilen. Dafür müssen Veränderungsprozesse initiiert und gesteuert werden. Es gilt, Gremien und Räten vorzustehen und klug zu dirigieren und mit ihnen zu kooperieren. Mitarbeiter sind für hohe Funktionen auszuwählen und ihnen sind Ziele entsprechend vorzugeben, bzw. sie sind mit ihnen zu vereinbaren. Mitarbeiter sind zu motivieren und für eine konstruktive Mitarbeit am Aufbau des Reiches Gottes zu begeistern.

Für diese Leitungsaufgabe des Bischofs braucht es Orte, Zeiten und Vermittler der genannten Qualifikationen.

Zweitens: Eine besonders delikate Aufgabe ist die bischöfliche Repräsentation in der Öffentlichkeit, speziell der kluge Umgang mit den Medien, bis hin zu "homepages" und Internet. Die Fähigkeit, kurze, wesentliche, bildhafte und knappe Statements abzugeben, stützt die Glaubwürdigkeit und fördert das Erscheinungsbild der Kirche in der Öffentlichkeit. Die Einübung in den Umgang mit unterschiedlichen, oft gegensätzlichen Gruppierungen wie auch mit den Vertretern von Politik, Wirtschaft und Kultur verlangt vielfach auch ein Steh- und Durchhaltevermögen in Konfliktsituationen, die im Geist und in der Kraft des Evangeliums zu bewältigen sind. Denn der Bischof soll ja "der Minister des Evangeliums Jesu Christi sein, das der Welt Hoffnung gibt."

[00078-05.05] [in057] [Originalsprache: Deutsch]

Rev. P. Joseph William TOBIN, C.SS.R., Superior Generalis Congregationis Sanctissimi Redemptoris (Unio Superiorum Generalium).

I speak in the name of the Union of Superiors General. My point of departure is the affirmation of number 92 of the Instrumentum Laboris: "Consecrated persons everywhere live their vocation for the universal Church in a particular Church, where they express their Church membership and fulfil their important tasks". The Instrumentum Laboris assigns distinct value to the prophetic character and evangelical witness of the very lives of religious and, as a consequence, underscores the "importance of harmonious relations in diocesan pastoral activity and collaboration between Bishops and consecrated persons (Ibid.)

I can also attest to the evangelical friendship and effective collaboration that characterizes the relationship between many Bishops and religious communities. Such rapport has bountiful results in the mission of a particular Church. There can also be tension between the diocesan bishop and consecrated men and women living within his jurisdiction. Many times this tension arises from an ignorance of the meaning of consecrated life in general and the particular charism of a religious family. Problems may also occur because of a lack of opportunities for effective dialogue, which is the "new name of charity", especially charity within the Church. Without a proper understanding of the rich doctrine of the Magisterium regarding the essential role of consecrated life in the Church, there is a real risk of a type of reductionism that would identify a local Church exclusively with diocesan structures. There is also a need to continue and refine strategies that provide for "constant dialogue between Superiors and Bishops", judged by the Holy Father as "most valuable in order to promote mutual understanding, which is the necessary precondition for effective cooperation, especially in pastoral matters". Mutual trust and acceptance between Superiors and Bishops will increase, if there is a willingness to dialogue openly and respectively, not only regarding pastoral coordination but also when the issue is more sensitive, such as a problem with the behaviour of a single religious or a community .

[00088-02.03] [in041] [Original text: English]

Exc.mus D.nus Joseph Anthony FIORENZA, Episcopus Galvestoniensis-Houstoniensis (Galveston-Houston), Praeses Conferentiae Episcopalis (Foederatae Civitates Americae Septentrionalis).

For ecclesial solidarity to be genuine and effective, it must incorporate appropriate subsidiarity. At the June meeting of the United States Conference of Catholic Bishops the lnstrumentum Laboris was discussed in "circuli minores." There was general agreement in the reports from our 13 regions that this Synod should discuss appropriate means for recognizing that particular Churches or regional Churches can make specific decisions which relate to local issues.

The ecclesiological reason for subsidiarity is the bond of communion between the Universal Church and the particular Churches, between the College of Bishops and its visible head, the Roman Pontiff, "a communion which is exercised in various forms of participation and collegiality" (Instrumentum Laboris n 69). This bond of communion and solidarity can embrace the principle of subsidiarity in the life of the Church, always "cum Petro et sub Petro," and not weaken the unity of the Church. There are approved diversities of ecclesial practices, which do not diminish the bond of unity that unites bishops with the Petrine ministry. I refer to the regional practice of observing the liturgical celebration of the Ascension of the Lord on the seventh Sunday after Easter. There are other ways in which the Holy See can give to particular Churches and regional Churches the authority to decide matters which do not impinge on doctrinal issues but would be an expression of communion exercised in a new form of "participation and collegiality".

Is it not timely and appropriate for this Synod to discuss again the question of subsidiarity within the Church? Is it a valid ecclesiological expression of communio and not just a sociological principle that cannot be properly adapted to the transcendent reality of the Church? If it is appropriate to the life of the Church, what are practical ways it can be applied without prejudice to the right and freedom of the Bishop of Rome to govern the Church and confirm its precious gift of unity, and prevent the spirit of nationalism or reducing the Universal Church to a federation of particular Churches?

Our Holy Father stated in Novo Millennio lneunte: "There is much more to be done in order to realize all the potential of the instrument of communion, which are especially appropriate today in view of the need to respond promptly and effectively to the issues which the Church must face in these rapidly changing times." Is one of the issues the principle of subsidiarity within the life of the Church?

[00079-02.03] [in058] [Original text: English]

Em.mus D.nus Card. Juan SANDOVAL ÍÑIGUEZ, Archiepiscopus Guadalaiarensis (Guadalajara, Mexicum).

Jesucristo el profeta que había de venir, ungido por el Espíritu Santo para anunciar la Buena Nueva, se ocupó en su vida publica de anunciar el Reino de Dios con señales y prodigios.

El confió su misión a la Iglesia y de manera especial a los apóstoles: "Como el Padre me envió, así los envío Yo" (Jn. 20,21). Y les dio el mandato: "vayan por el mundo, anuncien el Evangelio a todas la gentes..." (Mt. 28,18).

El Concilio Vaticano II enseña que los obispos son sucesores de los apóstoles, y reciben directamente del Señor la misión de predicar el Evangelio, y en continuidad con el Concilio de Trento, insiste en que "Entre los oficios principales de los obispos destaca la predicación del Evangelio" (LG. 25).

El Vaticano II señala dos obligaciones precisas al obispo: a) la enseñanza de la fe y b) la prevención y corrección de los errores que puedan destruirla. (Ibid. ).

El Papa Juan Pablo II ha convocado a toda la Iglesia a la Nueva Evangelización, la cual incumbe de manera especial a los obispos (NMI, 40).

Síguese de ahí que el obispo ha de ser ante todo misionero, profeta que lleva la Palabra de Dios en su corazón y en sus labios, que anuncia y denuncia sin contemporizar con los falsos valores del mundo, pastor y padre que engendra hijos de Dios sobre todo por el Evangelio (1 Cor. 4,5).

El secularismo, la ignorancia religiosa, el relativismo moral, los ataques a la vida y la familia, y la injusticia social que empobrece muchedumbres reclaman la voz clara y profética de todos los obispos.

Por tanto, que el Sínodo vea y recuerde:

Que predicar es el deber principal de los obispos.

2. Que es también deber del obispo procurar colaboradores aptos y suficientes para el ministerio de la Palabra.

3. Que el obispo es guardián de la sana doctrina, atento a corregir errores y anunciar los peligros.

4. Que se estudien los modos concretos de usar los medios de comunicación social para la difusión del Evangelio.

5. Que se desglose lo que implica para la vida y ministerio del obispo la convocatoria a la Nueva Evangelización.

[00080-04.03] [in059] [Texto original: español]

Exc.mus D.nus Pierre NGUYÊN SOAN, Episcopus Quinhonensis (Quy Nhon, Vietnamia).

La responsabilité primordiale des évêques, c’est l’évangélisation. Mais comment évangéliser notre Vietnam, qui a des traits caractéristiques d’un pays socialiste, pour aboutir à des résultats féconds? Actuellement, nous ne disposons pas de tous mass media. Cependant nous bénéficions, dans l’histoire de l’évangélisation de Qui Nhon, d’un évêque de talent, Mgr. Etienne Théodore Cuénot Thê, dont nous pouvons tirer les leçons pratiques pour notre évangélisation. La situation de son époque est semblable à celle de notre diocèse actuel: pénurie de prêtres avec une petite chrétienté au début. Les méthodes qu’il utilisait à son époque sont encore valables pour aujourd’hui. 1. Il faisait appel à tous les membres du Peuple de Dieu de prendre part dans l’évangélisation des peuples non chrétiens. 2. Il organisait systématiquement les trois classes de catéchistes qui travaillaient en coopération avec le clergé. a) La première classe était réservée pour les hommes murs, capables de dialoguer avec les non chrétiens. b) La deuxième classe pour les jeunes gens. c) La troisième classe pour les pères de familles. 3. Il organisait des concours de catéchisme pour consolider la foi chrétienne. Il choisissait une élite pour former de futurs prêtres qualifiés, capables de satisfaire aux besoin du Peuple de Dieu. Quelques réflexions pour aujourd’hui. L’évangélisation est la responsabilité des évêques en même temps que la responsabilité de tous les chrétiens. 2. Il faudrait former les jeunes gens qui soient capables d’annoncer la Bonne Nouvelle dans toutes les communautés. 3. L’étude du catéchisme et la mise en pratique de la Parole de Dieu doivent avoir une place prioritaire auprès des jeunes. 4. Le souci de l’éducation est un trait caractéristique du catholicisme. Il ne faudrait pas l’oublier. 5. Le diocèse a besoin des prêtres qualifiés qui puissent s’adapter à la société actuelle, à l’époque actuelle, afin de pouvoir intégrer la Parole de Dieu dans le milieu où ils vivent. Conclusion: Dans un monde indifférent à Dieu, plein de complexités, d’agressivité et d’hostilité immotivée à l’égard de l’Eglise, nous voudrions présenter à notre société un nouveau visage, aimable et précieux de l’Eglise, une Eglise destinée à rendre service aux autres, à aimer, à s’associer au peuple pour son élévation. Ceci ne peut se réaliser que si l’Eglise sait annoncer la Parole, la vivre et en être imprégnée.

[00081-03.02] [in060] [Texte original: français]

Exc.mus D.nus Jean-Baptiste PHAM MINH MÂN, Archiepiscopus Hochiminhopolitanus (Thành-Phô Hô Chí Minh, Hôchiminh Ville, Vietnamia).

Au cours de ces trois dernières années, en tant qu’archevêque de Ho Chi Minh-Ville, j’ai été frappé par un phénomène assez général dans mon diocèse: de très nombreux fidèles appartenant aux couches sociales les plus diverses désirent ardemment rencontrer leur évêque. Ce phénomène m’a obligé à m'interroger: est-il vrai que l’évêque est l’espérance, la réponse aux aspirations de tous? Cette interrogation place l’évêque devant de nombreuses responsabilités: - Responsabilité d’écouter les aspirations des hommes,- Responsabilité de diriger l’espérance vers Dieu qui est origine et la fin de toutes choses,- Responsabilité de vivre intensément l’espérance en Jésus-Christ ressuscité. Ce n’est qu’en écoutant les espérances des hommes, en dirigeant leurs espoirs vers Dieu et en vivant intensément sa propre espérance dans le Christ ressuscité, qu’il pourra être le ministre de l’espérance de l’homme.

[00082-03.02] [in061] [Texte original: français]

Exc.mus D.nus Juan Abelardo MATA GUEVARA, S.D.B., Episcopus Esteliensis (Estelí, Nicaragua).

Intervengo como delegado de mi conferencia episcopal e interpretando su pensamiento. Mi intervención se basa en los números 47. 64. 124. y 133 del Instrumentum Laboris. No puede haber mundo nuevo sin hombres nuevos; por la misma razón, no puede haber una Iglesia nueva sin sacerdotes nuevos. La Iglesia, comunión misionera, necesita reforma y renovación en la estructura y en su vida, en su ser y en su quehacer.

Estamos como después del Concilio de Trento: en Italia, y luego en Francia, se tuvo la renovación de los sacerdotes y de los seminarios y, por consiguiente, una renovación profunda de la Iglesia. Ahora después del Vat. II, los sínodos y las exhortaciones apostólicas subsecuentes, y las encíclicas y cartas apostólicas últimas se nos presenta una situación semejante, un Kairós de Dios para renovar la Iglesia, especialmente para la renovación de los sacerdotes, comenzando por nosotros, los Obispos, puesto que nuestro ministerio episcopal se encuadra en la eclesiologia de comunión y de misión que genera un obrar en comunión, una espiritualidad y un estilo de comunión (Inst. Lab. 64). ¿Que aspectos de esta "renovación" convienen poner de relieve a la luz del rico Magisterio actual?

Me refiero únicamente a dos.

1. Vida en común. En Pastores Dabo Vobis (No.42) se ha presentado un perfil ideal del sacerdote diocesano, exhortándolo a vivir en comunidad de vida apostólica, según el modelo de la Iglesia primitiva. ¿No habrá llegado el momento de pedir a los señores Obispos recuperar el sentido del "episkopion" primitivo llevando vida común con otros presbiterios? No olvidemos que el Señor Jesús envió a sus discípulos a misionar desprovistos de todo; pero de un compañero, no (Cf. Mc 6, 6b-13).

2. Predicación Kerigmatica. En E. in A. (No.36) se dice que "corresponde al Obispo, con la cooperación de los sacerdotes, diáconos y laicos realizar un plan de acción pastoral de conjunto que sea orgánico y participativo, que llegue a todos los miembros. Los números 18 a 25 de la Catechesi Tradendae son especialmente importantes para precisar el significado de kerigma y catequesis (Cf. Inst. Lab No.102. 104; Rm. No.44). Laicos a quienes llegan nuestras misiones evangelizadoras se forman doctrinalmente, y luego se comprometen apostólicamente. El anuncio kerigmatico edifica parroquias evangelizadoras integradas y ministerio de jóvenes a quienes se ilumina y se acompaña en su discernimiento vocacional, evangelizados antes de entrar al seminario, y luego seminarios nuevos que no se reduzcan a la formación académica y a actos rutinarios de piedad, sino que formen al auténtico discípulo de Jesús, al misionero apasionado, y al pastor entregado al servicio de Dios.

[00083-04.05] [in062] [Texto original: español]

COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE PER L’INFORMAZIONE

Diamo qui di seguito la composizione completa della Commissione per l’informazione:

Membri nominati:

  • Exc.mus D.nus John Patrick FOLEY, Archiepiscopus titularis Neapolitanus in Proconsulari (Neapoli di Proconsolare), Praeses Pontificii Consilii de Communicationibus socialibus (Civitas Vaticana) - Praeses Commissionis.

  • Exc.mus D.nus Telesphore Placidus TOPPO, Archiepiscopus Ranchiensis (Ranchi, India) - Vice Praeses Commissionis.

  • Em.mus D.nus Card. Miloslav VLK, Archiepiscopus Pragensis (Praha, Res Publica Cecha).

  • Exc.mus D.nus Joseph Eric D'ARCY, Archiepiscopus emeritus Hobartensis (Hobart, Australia).

  • Exc.mus D.nus Paul KHOARAI, Episcopus Leribensis (Leribe, Lesothum).

  • Exc.mus D.nus Raymond John LAHEY, Episcopus Sancti Georgii Terrae Novae (Saint George's, Canada).

  • Exc.mus D.nus Gregorio ROSA CHÁVEZ, Episcopus titularis Mullitanus (Mulli) et auxiliaris Sancti Salvatoris in America (San Salvador, Salvatoria).

Membri ex-ufficio:

  • S.Em.R. Card. Jan Pieter SCHOTTE, C.I.C.M., Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi (Città del Vaticano).
  •  Mons. Marcello SEMERARO, Vescovo di Oria (Italia).

Membro e Segretario ex-ufficio:

  • Dott. Joaquín NAVARRO-VALLS, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (Città del Vaticano).

ELENCO DEI MODERATORI DEI CIRCOLI MINORI

Anglicus A

  • Em.mus D.nus Card. William Henry KEELER, Archiepiscopus Baltimorensis (Baltimore, Foederatae Civitates Americae Septentrionalis)

Anglicus B

  • Exc.mus D.nus Anthony Theodore LOBO, Episcopus Islamabadensis-Ravalpindensis (Islamabad-Rawalpindi, Pakistania)

Anglicus C

  • Em.mus D.nus Card. Cormac MURPHY-O'CONNOR, Archiepiscopus Vestmonasteriensis (Westminster), Praeses Conferentiae Episcopalis Angliae et Cambriae (Magna Britannia)

Gallicus A

  • Exc.mus D.nus Jean-Pierre RICARD, Episcopus Montis Pessulani (Montpellier, Gallia)

Gallicus B

  • Exc.mus D.nus Georges Edmond Robert GILSON, Archiepiscopus Senonensis (Sens, Gallia)

Gallicus C

  • Em.mus D.nus Card. Paul POUPARD, Praeses Pontificii Consilii de Cultura (Civitas Vaticana)

Germanicus

  • Exc.mus D.nus Ludwig SCHICK, Episcopus titularis Auziensis (Auzia) et auxiliaris Fuldensis (Fulda, Germania)

Hispanicus A

  • Exc.mus D.nus Jorge Enrique JIMÉNEZ CARVAJAL, C.I.M., Episcopus Zipaquirensis (Zipaquirá, Columbia), Praeses Consilii Episcopalis Latini Americani (C.E.L.AM.)

Hispanicus B

  • Em.mus D.nus Card. Juan Luis CIPRIANI THORNE, de clero Prelaturae personalis Sanctae Crucis et Operis Dei, Archiepiscopus Limanus (Lima, Peruvia)

Hispanicus C

  • Em.mus D.nus Card. Cláudio HUMMES, O.F.M., Archiepiscopus Sancti Pauli in Brasilia (São Paulo, Brasilia)

Italicus A

  • Em.mus D.nus Card. Camillo RUINI, Vicarius Generalis Summi Pontificis in Urbe (Italia)

Italicus B

  • Em.mus D.nus Card. Dionigi TETTAMANZI, Archiepiscopus Ianuensis (Genova, Italia)

AVVISI

BRIEFING PER I GRUPPI LINGUISTICI

Il terzo briefing per i gruppi linguistici avrà luogo domani giovedì 4 ottobre 2001 alle ore 13.10 (nei luoghi di briefing e con gli Addetti Stampa indicati nel Bollettino N. 2).

Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto).

POOL PER L’AULA DEL SINODO

Il terzo "pool" per l’Aula del Sinodo sarà formato per la preghiera di apertura della Sesta Congregazione Generale di giovedì mattina 4 ottobre 2001.

Nell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Sede (all’ingresso, a destra) sono a disposizione dei redattori le liste d’iscrizione al pool.

Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporters sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per la partecipazione al pool per l’Aula del Sinodo.

Si ricorda che i partecipanti al pool sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito all’esterno di fronte all’ingresso dell’Aula Paolo VI, da dove saranno chiamati per accedere all’Aula del Sinodo, sempre accompagnati da un ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede, rispettivamente dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

BOLLETTINO

Il prossimo Bollettino N. 9 sarà a disposizione dei Signori giornalisti accreditati a conclusione dei lavori della Sesta Congregazione Generale della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi di domani mattina giovedì 4 ottobre 2001.

 
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- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - X Assemblea Generale Ordinaria - 2001
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- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
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