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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
2-23 ottobre 2005

L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

20 - 12.10.2005

SOMMARIO

♦ QUINDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ, 12 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)
♦ SEDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ, 12 OTTOBRE 2005 - POMERIDIANO)
♦ AVVISI

♦ QUINDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ, 12 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)

I seguenti due Padri sinodali sono intervenuti nella Quindicesima Congregazione Generale di questa mattina:

- S.E.R. Mons. Joseph ZEN ZE-KIUN, S.D.B., Vescovo di Hong Kong (Xianggang) (CINA)
- S.E.R. Mons. Estanislao Esteban KARLIC, Arcivescovo emerito di Paraná (ARGENTINA)

Diamo qui di seguito i riassunti dei due interventi, pervenuti dopo la chiusura della redazione del Bollettino N. 19 di questa mattina:

- S.E.R. Mons. Joseph ZEN ZE-KIUN, S.D.B., Vescovo di Hong Kong (Xianggang) (CINA)

La Chiesa in Cina, apparentemente divisa in due, una ufficiale riconosciuta dal governo e una clandestina che rifiuta di essere indipendente da Roma, è in realtà una Chiesa sola, perché tutti vogliono stare uniti al Papa.
Dopo lunghi anni di separazione forzata, la stragrande maggioranza dei Vescovi della Chiesa ufficiale è stata legittimata dalla magnanimità del Santo Padre.
Specialmente negli ultimi anni è risultato sempre più chiaro che i vescovi ordinati senza approvazione del Romano Pontefice non vengono accettati né dal clero né dai fedeli.
Si spera che davanti a questo sensus Ecclesiae il governo veda la convenienza di venire a una normalizzazione della situazione, anche se gli elementi "conservatori" interni alla Chiesa ufficiale vi pongono resistenza per ovvii motivi di interesse.
L'invito del Santo Padre a quattro vescovi per il Sinodo era una buona opportunità, ma sembra sia stata sciupata.
L’Eucarestia ben celebrata potrà certamente accelerare la venuta della vera libertà religiosa per il popolo cinese.

[00309-01.05] [IN231] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Estanislao Esteban KARLIC, Arcivescovo emerito di Paraná (ARGENTINA)

1. L’Eucaristia, sacramento della Pasqua di Cristo
La Pasqua ci rende concorporei, consanguinei e contemporanei del Signore. Il Signore nell’Eucaristia ha istituito una misteriosa contemporaneità tra la sua morte e risurrezione e lo scorrere dei secoli. Solo la fede può conoscere questa mirabile trasparenza del tempo e dello spazio alla potenza dell’amore e della gloria di Cristo per mezzo del Sacramento dell’Eucaristia. Nell’“oggi” della liturgia eucaristica, l’unica pasqua redentrice si fa celebrazione contemporanea.
2. L’Eucaristia e la spiritualità del martirio
L’Eucaristia, poiché è il Sacramento della Pasqua, ci fa essenzialmente pasquali e partecipi della vocazione martiriale. Ci dona la grazia di imitare l’offerta sacrificale di Cristo in ogni momento dell’esistenza, amando come Cristo ha amato sulla Croce.
3. L’Eucaristia, fonte e culmine della missione
L’Eucaristia è, in se stessa, “l’atto missionario più efficace che la comunità ecclesiale possa realizzare nella storia del mondo”, poiché contiene il Salvatore nella sua Pasqua Redentrice. Dall’Eucaristia la Chiesa deve partire per annunciare con gioia immensa il Vangelo dell’amore salvifico di Dio. Suo destinatario è tutto il mondo, ogni uomo e la sua cultura, per farsi carico, purificare dall’errore e dal peccato e portare tutto all’altare della Croce del Signore.

[00308-01.05] [IN228] [Testo originale: spagnolo]

♦ SEDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ, 12 OTTOBRE 2005 - POMERIDIANO)

● RELATIO POST DISCEPTATIONEM
● AUDITIO AUDITORUM II

Alle ore 16.30 di oggi mercoledì 12 ottobre 2005, con la preghiera dell’Adsumus, ha avuto inizio la Sedicesima Congregazione Generale, per la Relatio Post Disceptationem, per l’Auditio Auditorum II, la Seconda Audizione degli Auditori e Auditrici e per e la continuazione degli interventi dei Padri sinodali in Aula sul tema sinodale: L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

Presidente Delegato di turno S.Em.R. il Sig. Card. Telesphore Placidus TOPPO, Arcivescovo di Ranchi (India).

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 19.10 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 239 Padri.

● RELATIO POST DISCEPTATIONEM

È intervenuto in questa Sedicesima Congregazione Generale il Relatore Generale, S.Em.R. il Sig. Card. Angelo SCOLA, Patriarca di Venezia (Italia), per la lettura della Relatio post disceptationem in latino. Nella sua seconda relazione, a conclusione della discussione generale sul tema sinodale in Aula, il Relatore Generale ha sintetizzato i vari interventi succedutisi in queste giornate nelle Congregazioni Generali e ha offerto alcune linee di orientamento per facilitare i lavori dei Circoli Minori.

Pubblichiamo qui di seguito la traduzione italiana del testo integrale e una presentazione in italiano della Relatio post disceptationem.

Presentazione

La Relatio post disceptationem, dell’Em.mo Card. Angelo Scola, Relatore Generale, si apre con un richiamo a Giovanni Paolo II il quale ha voluto dedicare al tema “Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa” questa XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, e alla meditazione con cui Papa Benedetto XVI ha dato avvio alla I Congregatio Generalis. All’invito del supremo Pastore della Chiesa, ad avere, secondo l’imperativo paolino, gli stessi sentimenti di Cristo, ha risposto - leggiamo nell’Introduzione della Relatio - un caleidoscopio di interventi, suggerimenti, scambi in un clima caratterizzato da un intenso affetto collegiale, dalla dimensione testimoniale presente in tanti interventi e dalla grande libertà e franchezza con cui ognuno dei presenti si è espresso.
Il Cardinale Angelo Scola, sottolineando la natura della Relatio post disceptationem, per cui autore di questa è tutta l’Assemblea e non il Relatore, afferma di non aver fatto una sintesi, bensì una collazione degli interventi, anche per la vastità dei temi trattati e delle sensibilità messe in gioco. L’introduzione si conclude enunciando l’orientamento di fondo emerso, in linea di massima, dagli interventi: il superamento di ogni dualismo tra dottrina e pastorale, tra teologia e liturgia.
La Relatio consta di due parti: la Prima Parte, Educare il Popolo di Dio alla fede nell’Eucaristia, è suddivisa in cinque capitoli. Nel I, il Relatore afferma che numerosi interventi hanno messo in luce le oggettive difficoltà che il popolo cristiano incontra, oggi, nel credere e celebrare l’Eucaristia, ed è emersa la grave responsabilità dei pastori in ordine all’evangelizzazione e alla nuova evangelizzazione. Istituendo l’Eucaristia, sostiene il Relatore, Gesù ha dato vita ad una novità radicale: ha compiuto in Se stesso la nuova ed eterna Alleanza e questa novità chiede di essere accolta e custodita dalla Chiesa come dono insostituibile ed estremamente prezioso. Nel II capitolo, si espongono i tratti principali dei contenuti essenziali di questo grande mistero, emersi dalla necessità di educare i credenti ad un’integrale fede eucaristica. Nel III si sottolinea il posto di grande rilievo che ha avuto, nella disceptatio, il nesso tra l’Eucaristia e il settenario sacramentale. Il IV capitolo tratta dell’Eucaristia e del popolo sacerdotale, i fedeli che nel loro radunarsi insieme riscoprono la propria appartenenza alla Chiesa, e si parla di Dies Domini, Vescovo e presbiteri, diaconi permanenti e ministri straordinari della Comunione, parrocchia e piccole comunità, famiglia, vita consacrata, giovani. Infine, il V capitolo, raccoglie il tema Eucaristia e missione: per essere missionaria la Chiesa deve essere anche profondamente eucaristica.
La Seconda Parte, L’azione eucaristia, consta di 4 capitoli. Nel I, il Cardinale Scola, nota che non pochi Padri hanno ricordato con gratitudine il benefico influsso della riforma liturgica attuata a partire dal Concilio Vaticano II sulla vita della Chiesa, con il richiamo alla ricchezza del Messale Romano, assieme all’urgenza di una maggiore attenzione per l’ars celebrandi (III cap.) da cui dipende l’actuosa participatio (IV cap.), dopo aver trattato, nel II capitolo, della struttura della celebrazione liturgica.
Nella Conclusione, che precede le 17 Questioni per i Circoli Minori con cui si chiude la Relatio, il Cardinale A. Scola afferma che il lavoro che attende ora tutti i Padri sinodali costituisce la parte più delicata, dalla quale emergeranno le “Propositiones che offriremo al discernimento proprio del carisma del Successore di Pietro. È un lavoro che compiremo ancora una volta in tutta libertà e parresia perché intendiamo farlo in tutta umiltà. Siamo infatti consapevoli che l’Eucaristia, in quanto dono, è intrinsecamente connessa alla testimonianza che, come ci è stato richiamato, può giungere fino al martirio. Ma il martyrein è esso stesso un dono che un’altra volta chiede umiltà. Ce lo ricorda la bella traduzione italiana del prefazio dei martiri: “Padre che riveli nei deboli la Tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio”.

[00304-01.06] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

Traduzione italiana del testo integrale

Beatissimo Padre
Venerabili Fratelli nell’Episcopato
Fratelli e sorelle in Cristo

Introduzione

1. Nella meditazione con cui ha dato avvio alla I Congregatio Generalis di questa XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che il servo di Dio Giovanni Paolo II ha voluto dedicare al tema Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, Benedetto XVI ci ha invitato con singolare forza a fare nostro l’imperativo paolino: «“Idem sapite”: sentiamo dietro la parola latina, la parola “sapor”, “sapore”: abbiate lo stesso sapore per le cose (…) con tutte le differenze che non solo sono legittime ma anche necessarie, ma abbiate “eundem sapore” (…) Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo, entrare nella “phronesis”, nel “phronein”, nel pensare di Cristo. Quindi possiamo avere la fede della Chiesa insieme, perché con questa fede entriamo nei pensieri, nei sentimenti del Signore. Pensare insieme con Cristo».
Il variopinto caleidoscopio costituito dai circa 230 interventi dei Padri sinodali, arricchito dalle 150 riflessioni, suggerimenti, scambi e domande emerse nella libera discussione serale, i contributi degli Uditori, quelli dei Delegati fraterni, e le relazioni e comunicazioni per la celebrazione del 40º anniversario del Sinodo rappresentano una prima risposta all’invito del supremo pastore della Chiesa. Essa è stata inoltre corroborata dal clima di intenso affetto collegiale che si fa ogni giorno tra noi più tangibile e dalla dimensione testimoniale presente in tanti interventi, ma in modo particolarmente significativo in taluni di essi provenienti dai vari continenti. Né si deve tacere della grande libertà e franchezza con cui ognuno di noi si è espresso su svariati argomenti, anche i più delicati, connessi al tema in questione.

Al tornante: dalla disceptatio ai circoli minori

2. Siamo così giunti ad un tornante dei nostri lavori. La Relatio post disceptationem ha il compito di accompagnare questo passaggio. La sua natura è ben diversa da quella della Relatio ante disceptationem. Non sarà inutile richiamarla. Riferendosi alla lettera e allo spirito dell’art. 33 del Vademecum Synodi sulla Relatio ante disceptationem e degli articoli 34 e 59 sulla Relatio post disceptationem, appare chiaro che mentre la prima invita il Relatore a rifarsi all’Instrumentum laboris lasciandogli però un margine relativamente ampio di integrazione personale, l’autore della Relatio post disceptationem non è a ben vedere il Relatore, ma l’Assemblea. Al Relatore viene chiesto solo di dare conto in modo fedele e sintetico di quanto è emerso nella disceptatio. Con il prezioso aiuto del Segretario Speciale, validamente coadiuvato dai 32 esperti – permettetemi di ringraziarli di cuore – opportunamente articolati in tre gruppi, ogni intervento, compresi quelli che verranno pronunciati nel pomeriggio, è stato ascoltato, letto e per quanto possibile considerato nella presente Relatio. Si è cercato di utilizzare direttamente le vostre parole, al punto che la prima redazione era di fatto un collage in cinque lingue di affermazioni da Voi pronunciate. La vastità dei temi toccati e delle sensibilità messe in gioco mi suggeriscono di non definire questa Relatio una sintesi. È più giusto riconoscere che si tratta di una collazione degli interventi mediante un impianto sintetico di cui mi assumo la responsabilità, che ho condiviso con il Segretario Speciale. Ovviamente ho dovuto limitarmi ad elencare elementi, orientamenti, problemi, senza entrare non solo in un esame di dettaglio, ma neppure in una loro illustrazione. Ciò era richiesto oltre che dal tempo limitato, dalla natura puramente ancillare di questa relazione. Molto probabilmente mi saranno sfuggiti rilievi anche importanti. Chiedo venia. È superfluo ricordare che potranno essere riproposti riproposti nei circoli minori. Lo stesso si potrà fare per le numerose proposte pratiche, emerse nelle discussioni libere, che non menzionerò e che sono state registrate dalla Segreteria Generale. Ora che l’Assemblea ha messo mano alla struttura architettonica del nostro edificio, tocca al maestro relatore accompagnare i mastri artigiani alla preziosa opera di rifinitura che li attende. Lo splendore dell’edificio sarà frutto del lavoro dei circoli minori attraverso l’elaborazione delle propositiones. Sarà così possibile presentare, come la natura del Sinodo prevede, al mastro architetto l’opera finale perché ne verifichi armonia e solidità sulla base del disegno del Divino Committente e decida se spalancare le porte dell’edificio al popolo santo di Dio.
Come è tradizione, alla fine della Relatio troverete un elenco di questioni che potranno, se vorrete, aiutare il lavoro dei circoli minori. Non lo leggerò in questa sede, lasciandolo alla Vostra lettura personale e, se lo riterranno opportuno i Moderatori ed i Relatori dei circoli, ad una lettura comunitaria durante i lavori di gruppo.

Le parti della Relatio

3. Ho articolato la materia in due parti. Dopo l’introduzione, che termina col paragrafo 4 - Superare i dualismi - segue la Prima Parte dal titolo Educare il Popolo di Dio alla fede nell’Eucaristia. È divisa in cinque punti: 1. La novità del culto cristiano; 2. La fede eucaristica; 3. Eucaristia e sacramenti; 4. Eucaristia e popolo sacerdotale; e 5. Eucaristia e missione. La Seconda Parte ha per titolo L’azione eucaristica e si articola in quattro punti: 1. Sulla scia della riforma liturgica; 2. La struttura della celebrazione liturgica; 3. Ars celebrandi; e 4. Actuosa participatio. Vi è infine una breve conclusione.

Superare i dualismi

4. Per esporre in modo sintetico ed ordinato la materia della nostra disceptatio è importante partire da un dato di fatto. In linea di massima dagli interventi dei Padri è emerso un orientamento di fondo: il superamento di ogni dualismo tra dottrina e pastorale, tra teologia e liturgia. È la conseguenza del carattere di azione liturgica (rito) proprio dell’Eucaristia. Il cammino mistagogico non va dalla teologia alla liturgia, ma in senso inverso dalla liturgia ben celebrata all’intelligenza dei misteri. Non esiste una dottrina avulsa dalla vita; né si può pensare alla concreta esistenza cristiana indipendentemente dal contenuto normativo della fede. Così gli aspetti dottrinali sono emersi nel nostro dialogo come radice di quelli pastorali. Ciò perché l’intellectus fidei è sempre originariamente in rapporto con l’azione liturgica della Chiesa. Prima parte
Educare il Popolo di Dio alla fede nell’Eucaristia

I. La novità del culto cristiano

Celebrare l’Eucaristia nel nostro mondo

5. Numerosi interventi hanno rilevato le oggettive difficoltà che il popolo cristiano incontra, ai nostri giorni, nel credere e celebrare l’Eucaristia. In Oriente e in Occidente, nel Nord e nel Sud del pianeta le Chiese particolari vivono, seppur con accenti diversi, immerse in una cultura secolarizzata (non di rado in una contro-cultura) spesso refrattaria alla contemplazione, alla gratuità, alla condivisione. Il senso del mistero e del sacro proprio dell’Eucaristia rischia di essere compromesso. Il dialogo ha denunciato un mondo martoriato dalla violenza e dall’ingiustizia in cui è difficile riconoscere che tutti gli uomini sono figli del Padre che nello Spirito Santo ci dona Suo Figlio come Pane vivo.
Questo stesso mondo, spesso secolarizzato, tuttavia, è profondamente assetato di bellezza e di verità. Non può evitare i grandi interrogativi sul senso ultimo della vita e della morte, del dolore e della gioia, e mantiene la capacità di riconoscere il bene quando lo incontra. Come ci è stato ricordato con energia da un confratello di Africa gli uomini di oggi, con tutte le loro contraddizioni e domande, possono, anzi debbono, ricevere l’annuncio cristiano. Più che mai in questo mondo la Chiesa è chiamata ad essere come un sacramento, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unione del genere umano.

Evangelizzazione ed educazione dei fedeli

6. In rapporto con le precedenti considerazioni è emersa con forza in aula la grave responsabilità dei pastori in ordine all’evangelizzazione e alla nuova evangelizzazione. La natura essenzialmente educativa della Chiesa indica come una delle urgenze più decisive per il nostro tempo quella dell’annuncio e della catechesi che permettano al popolo cristiano di credere, celebrare e vivere in pienezza il mistero eucaristico. La preoccupazione catechetica riguardo all’Eucaristia si è imposta emersa in modo massiccio in rapporto alla quasi totalità dei temi trattati. Del resto gli interventi hanno ripetutamente osservato che, in quanto pienezza dell’iniziazione cristiana, l’Eucaristia domanda per sua natura un’educazione integrale alla fede. È stato detto che questa formazione deve essere cristocentrica e riguardare tutti gli elementi essenziali della dottrina cattolica sull’Eucaristia e della sua degna celebrazione. Questo perché i fedeli siano resi capaci di fare della propria esistenza una offerta gradita a Dio (logikē latreia: Rm 12, 1). Solo su questa base si può superare nei credenti la dicotomia tra celebrazione e vita.

Il novum eucaristico

7. Istituendo l’Eucaristia Gesù ha dato vita ad una novità radicale: ha compiuto in Se stesso la nuova ed eterna Alleanza. Nel contesto della cena rituale ebraica, che concentra nel memoriale l’evento passato della liberazione dall’Egitto, la sua rilevanza presente e la promessa futura, Gesù ha voluto incastonare il dono totale di Sé. Il vero Agnello immolato si è sacrificato una volta per tutte nel mistero pasquale ed è in grado di liberare per sempre l’uomo. Il Signore Gesù ha così consegnato gli elementi essenziali del nuovo culto (nel contesto di un’eulogia e di un’eucaristia: il pane e il vino; le parole che trasformano pane e vino nel Corpo e nel Sangue) alla Chiesa, Sua Sposa, perché guidata dallo Spirito Santo potesse nel tempo dare ad essi la forma liturgica adeguata ad esprimere e celebrare tale mistero.

Il dono eucaristico

8. La novità dell’Eucaristia istituita da Nostro Signore chiede pertanto di essere accolta e custodita dalla Chiesa come un dono insostituibile ed estremamente prezioso. Giustamente è stato detto in aula che la Chiesa non riconosce per sé alcun diritto circa il dono che il Signore le ha fatto affidandole l’Eucaristia. Il suo atteggiamento nei confronti di questo grande mistero della fede può essere solo quello di adorazione, di lode e di obbedienza. Lasciarsi plasmare dall’Eucaristia, così è stato detto, significa formarsi all’esperienza della grazia attraverso la contemplazione dei mirabilia Dei. In questo contesto da molti Padri è stata richiamata la necessità di osservare le norme liturgiche: sono l’espressione di quest’umile obbedienza della Chiesa, che viene meno quando subentrano gli abusi.
È doveroso ricordare qui l’articolata discussione avvenuta in aula sul rapporto tra il carattere di dono proprio dell’Eucaristia e il diritto dei fedeli di ricevere dai sacri pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla Parola di Dio e dai sacramenti. Questo implica il dovere dei pastori di garantire il più possibile la regolare celebrazione domenicale nelle numerosissime comunità ecclesiali sparse nel mondo. Conviene fin da subito anticipare che, in questo contesto, da parte di Padri di tutti i continenti, è stata rilevata la preoccupante scarsità di sacerdoti. In questo quadro qualcuno ha fatto riferimento ai viri probati. Si è parlato dell’improcrastinabile esigenza di una miglior ridistribuzione del clero senza sottovalutare le differenze di cultura e di lingua. Non sono mancate voci che hanno chiesto risorse spirituali e materiali per una pastorale vocazionale rinnovata nei contenuti e nei metodi e per la formazione di tutti i potenziali candidati al sacerdozio.
Diversi Padri orientali hanno fatto riferimento alla prassi del sacerdozio uxorato propria delle loro Chiese, offrendo a ciascuno di noi elementi per un’ulteriore attenta valutazione della scelta della Chiesa latina di connettere il celibato al sacerdozio ordinato.A questo proposito alcuni Padri, ricordando le ragioni cristologiche, ecclesiologiche ed escatologiche del celibato esposte da Sacerdotalis coelibatus in continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II, hanno affermato che l’ipotesi dei viri probati è una strada da non percorrere.

II. La fede nell’Eucaristia

La necessità di educare i credenti ad un’integrale fede eucaristica ha dato vita ad un amplia panoramica circa i contenuti essenziali del grande mistero. Cerchiamo di proporne i tratti principali.

Il mistero pasquale, mistero trinitario

9. L’Eucaristia è memoriale dell’intero evento pasquale. In questo senso è necessario che la Chiesa richiami costantemente al popolo di Dio che l’Eucaristia, rendendo presente la morte e la risurrezione di Cristo, esprime in modo supremo l’amore di Cristo per il Padre e l’amore del Padre per Lui. Nel mistero eucaristico viene così in chiara luce la Persona e la missione dello Spirito Santo talora poco apprezzata dai nostri fedeli. Si spiega in tal modo l’importanza dell’epiclesi sottolineata con forza da qualche Padre particolarmente attento alla tradizione orientale.

Sacrificio sacramentale

10. Con insistenza i Padri hanno sollecitato che venga approfondita ed insegnata la verità sulla dimensione sacrificale del mistero eucaristico, che manifesta in modo eminente la proesistenza di Gesù, cioè l’offerta che Gesù fa della propria vita al Padre per gli uomini. Se il sacrificio di Cristo è il culmine della rivelazione della vita intratrinitaria allora l’Eucaristia diventa una via maestra per mostrare l’amore di Dio per tutta l’umanità. La dimensione sacrificale della dottrina eucaristica non può essere ritenuta marginale. Le stesse difficoltà a comprendere il significato del sacrificio urgono ad approfondirne il senso.

Presenza reale ed adorazione

11. Nelle sacre specie Gesù Cristo è realmente e sostanzialmente presente. Si è rilevata l’opportunità di un approfondimento teologico e catechetico della presenza reale che metta in evidenza la specificità della presenza eucaristica e la sua differenza qualitativa rispetto ad altre pur importanti modalità di presenza del Signore Risorto nella Sua Chiesa e nel mondo. Tale approfondimento potrà essere favorito da una teologia della consacrazione sviluppata in tutte le sue dimensioni (trinitaria, pneumatologica, ecclesiologica ed escatologica).
Conviene qui richiamare, che in relazione al tema della presenza reale e della sua adeguata comprensione, si sono posti numerosi interventi e testimonianze riguardanti l’adorazione eucaristica. In particolare si è sentito il bisogno di cogliere la relazione tra la celebrazione e l’adorazione: l’atteggiamento di adorazione deve caratterizzare la stessa partecipazione alla celebrazione eucaristica. Adorare Gesù Cristo presente nell’Eucaristia anche fuori della Messa, anche come riparazione, è una conseguenza della nostra fede nel mistero celebrato. Per favorire un tale atteggiamento sia nella celebrazione che al di fuori di essa, diversi Padri hanno fatto cenno alla questione del posto del tabernacolo nella chiesa. Qualche Padre ha messo in evidenza l’incongruenza di collocare la sede del presidente davanti al tabernacolo. Altri hanno ribadito l’importanza dei Congressi Eucaristici a vari livelli.

Banchetto e comunione

12. Il sacrificio eucaristico è inscritto nel banchetto, ma il banchetto è interamente compreso soltanto a partire dall’offerta che Gesù fa della propria vita per i Suoi sulla croce. Non c’è alcuna opposizione tra sacrificio e banchetto. Così integralmente intesa l’Eucaristia, cena e banchetto, rivela la sua natura di alimento, pane del cammino.
La Santa Comunione costituisce l’apice del banchetto eucaristico: in essa i fedeli partecipano del vero Corpo e del vero Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo diventando più compiutamente membra del Suo Corpo che è la Chiesa. La natura di banchetto manifesta l’Eucaristia come mistero capace di generare rapporti nuovi: entrando in comunione con Cristo il fedele instaura una nuova relazione con gli altri.
Nelle celebrazioni eucaristiche non mancano purtroppo fedeli che si accostano alla Comunione senza la dovuta preparazione e consapevolezza. Numerosi interventi hanno espresso anche a questo proposito l’urgenza di una catechesi che mostri i legami oggettivi tra il cammino di fede e di conversione e la comunione eucaristica. Taluni Padri hanno reiteratamente chiesto una rinnovata attenzione alle modalità e alle norme che presiedono alla distribuzione della Santa Comunione. Eucaristia e Chiesa

13. La res dell’Eucaristia è l’unità della Chiesa. Quest’affermazione cara alla tradizione teologica è stata ricordata in aula per mettere in evidenza l’importanza di sviluppare un’ecclesiologia eucaristica come fondamento e radice della ecclesiologia di comunione. Essa può costituire un quadro adeguato per affrontare talune questioni di rilevante importanza. Anzitutto i temi legati alla collegialità, alla sinodalità e più in generale alla rappresentanza nella Chiesa. Infatti, come ha affermato un Delegato fraterno, l’intera vita, parola e struttura della Chiesa è essenzialmente eucaristica.
L’ecclesiologia eucaristica può gettare nuova luce anche su talune questioni di grande attualità per il cammino ecumenico. Con l’invito ad un uso rigoroso della terminologia si è riaffermata la prassi dell’ammissione, sotto particolari condizioni oggettive e soggettive, del fedele non cattolico alla comunione eucaristica. Sono state ricordate le parole di Unitatis redintegratio 8, i criteri del Direttorio Ecumenico 129, e le indicazioni piene di speranza di Giovanni Paolo II nelle encicliche Ut unum sint 46 ed Ecclesia de Eucharistia 44, 45 e 46. Due Padri di rito orientale si sono interrogati circa l’opportunità di prendere in considerazione, in precisi casi e contesti, l’ipotesi di concelebrare con ministri di Chiese ortodosse.

Eucaristia e vita cristiana

14. La partecipazione feconda all’Eucaristia, suprema conferma del metodo scelto da Dio per incontrare gli uomini, trasforma la vita del fedele ed imprime alla sua esistenza una ‘forma eucaristica’. In ciò consiste propriamente parlando la spiritualità eucaristica richiamata da alcuni interventi. Il senso di tutta la vita cristiana, come ci mostrano i santi, è l’unione con Cristo che si offre al Padre per la vita dell’umanità. Il discepolo di Gesù è posto in questo mondo proprio per vivere la ‘forma eucaristica, per fare del bene agli altri, per portare dei frutti di salvezza, per essere sale, luce e fermento del mondo.

III. Eucaristia e sacramenti

Un posto di grande rilievo ha avuto nella disceptatio il nesso tra l’Eucaristia e il settenario sacramentale. Riprendiamo sinteticamente i principali elementi emersi.

Eucaristia e iniziazione cristiana

15. Più interventi hanno suggerito di meglio approfondire l’intero percorso dell’iniziazione cristiana. Incorporati per il battesimo a Cristo nella Chiesa i fedeli sono chiamati a vivere in pienezza la loro identità di membra del Corpo di Cristo attraverso la partecipazione consapevole, actuosa e feconda all’Eucaristia. Taluni Padri hanno dichiarato di ritenere più che opportuno favorire forme di catechesi post-battesimale che conducano i fedeli ad una vita matura di fede. Qualche Padre orientale ha richiamato l’importante significato teologico di conferire simultaneamente i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Eucaristia e Penitenza

16. Con grande insistenza i Padri hanno ricordato il legame tra Eucaristia e Penitenza. La catechesi e la predicazione devono educare i fedeli aiutandoli a comprendere la necessità di accostarsi regolarmente al sacramento della Riconciliazione. Ciò favorisce la riscoperta del legame tra l’Eucaristia e la vita intera come itinerario di conversione e di trasfigurazione della persona in Cristo. A questo scopo è stata richiamata la necessità di una maggiore disponibilità da parte dei sacerdoti. Inoltre alcuni Padri hanno chiesto il rigoroso rispetto di tutte le norme riguardanti il sacramento della Penitenza.

Eucaristia e Matrimonio

17. Più Padri hanno rilevato l’urgenza di un’educazione all’intrinseco nesso tra Eucaristia e Matrimonio. Qualche intervento lo ha esplicitato nel quadro di un’ecclesiologia sponsale.
Non pochi Padri hanno fatto riferimento ai conviventi, ai battezzati sposati solo civilmente, e ai divorziati risposati che si sono messi nella dolorosa condizione di non poter ricevere la comunione eucaristica. È stata posta in evidenza l’importanza di un’attenta pastorale di accogliente comunione nei loro confronti alla luce dei numerosi pronunciamenti del Magistero. Due Padri hanno chiesto di esplorare cammini di misericordia. In particolare qualche Padre ha invitato i Vescovi a promuovere energicamente la dimensione pastorale dei tribunali ecclesiastici, con eventuali semplificazioni di funzioni e procedure, favorendone la creazione là dove non esistono. Più di un Padre ha sottolineato l’importanza di fare ricorso in questi casi al valore della Comunione spirituale, anche se non è mancato chi l’ha definita un palliativo.

Eucaristia ed Ordine

18. Qualche Padre ha affrontato nel suo intervento il rapporto Eucaristia ed Ordine sacerdotale facendo riferimento agli insegnamenti del Magistero che definiscono l’Eucaristia come la principale ragion d’essere del sacerdozio ordinato. Il tema inoltre è emerso in più interventi durante la libera discussione. Alcuni Padri si sono riferiti alla dottrina dell’agire “in persona Christi” e alla relazione intrinseca tra sacerdozio ordinato e sacerdozio del Popolo di Dio.

Unzione degli infermi e Viatico

19. Il tema è emerso piuttosto indirettamente a proposito dell’importanza dell’Eucaristia per gli ammalati. Molti fedeli ricuperano un certo contatto con la comunità cristiana quando si trovano in una situazione di malattia o sofferenza. Del resto, la centralità dell’Eucaristia illumina per sua natura il rapporto della comunità ecclesiale con tutte le persone implicate con il mondo della salute e della sanità: ammalati, familiari e operatori sanitari. Qualcuno ha sottolineato l’importanza di adeguare la pastorale in questo campo giudicandola al momento largamente insufficiente.
Qualcuno ha notato come la dimensione escatologica della Comunione eucaristica emerga significativamente nel Santo Viatico. Per il fedele che riceve il viatico, medicina di immortalità, si attua una certa contemporaneità della morte con la pienezza della vita ed è dato il pegno della risurrezione della carne. È stato infine ricordato il profondo valore teologico della Messa di suffragio per i defunti.

IV. Eucaristia e popolo sacerdotale

Il Dies Domini

20. Il popolo cristiano – è stato detto - si riconosce visibilmente nel suo radunarsi ogni domenica per la Santa Messa. Celebrando l’Eucaristia la comunità ecclesiale partecipa sacramentalmente alla vittoria di Cristo sul male e sulla morte. Nell’atto del radunarsi insieme i fedeli riscoprono la propria appartenenza alla Chiesa. Lo fanno ascoltando la Parola di Dio, partecipando al memoriale del dono redentivo di Cristo e lasciandosi inviare nel mondo quali testimoni del mistero celebrato.
Per questa ragione molti interventi dei Padri hanno raccomandato la necessità di ricuperare il valore profondo della domenica, in particolare nelle società secolarizzate dove si è affievolito talora anche assai fortemente. Si è domandato di aiutare i fedeli a riscoprire che senza la domenica non possiamo vivere. In proposito un Padre ha sollevato la questione, delicata per molti Paesi, del lavoro domenicale. La domenica caratterizza la vita della Chiesa mentre esprime l’identità cristiana. Prima ancora che un precetto, la domenica è un’espressione gioiosa dell’incontro dei fratelli in Cristo. Ha una notevole rilevanza culturale e formativa. Educa inoltre all’autentico riposo.
Qualche intervento si è raccomandato di non sovraccaricare le domeniche con giornate celebrative di vario contenuto per non oscurare il carattere peculiare del Dies Domini.

Il Vescovo ed i presbiteri

21. La responsabilità del vescovo nei confronti della vita liturgica della diocesi e, in modo particolare, della celebrazione dell’Eucaristia, è stata ricordata in aula più volte, anche facendo riferimento al suo legame con la chiesa cattedrale. Soprattutto però i Padri hanno sottolineato il nesso sacramentale che lega i presbiteri al loro Vescovo. Unanime è stato il senso di gratitudine nei confronti dei sacerdoti che dedicano la loro vita al ministero pastorale. Abusi e defezioni non sono in grado di oscurare neppure lontanamente lo zelo con cui la stragrande maggioranza di sacerdoti vive la propria vocazione e la propria missione. Alcuni interventi hanno sottolineato la responsabilità del Vescovo nei confronti dei seminaristi e della loro adeguata formazione che deve essere centrata sull’Eucaristia.
Per taluni bisogna dar più spazio, fin dal Seminario, ad adeguata formazione liturgica dei sacerdoti particolarmente esplicitandone la radice teologica.

Diaconi permanenti e ministri straordinari della Comunione

22. Anche per i diaconi permanenti ed i ministri straordinari della Comunione è stata richiesta da più voci una maggior formazione liturgica. Devono essere più adeguatamente preparati a compiere il loro prezioso ministero.
Soprattutto nelle celebrazioni domenicali in attesa di sacerdote il loro ministero appare di grande aiuto alla missione della Chiesa. Educando i fedeli all’ascolto della Parola di Dio, alla lode e alla preghiera essi potranno inculcare l’amore per l’Eucaristia. Qualche Padre ha sottolineato quanto sia importante favorire, in quei contesti, un’ardente supplica perché il Signore doni alla Sua Chiesa numerose vocazioni sacerdotali.
A proposito di queste assemblee alcuni interventi hanno rilevato un certo rischio che i fedeli le confondano con la celebrazione eucaristica. Hanno suggerito pertanto un ulteriore sforzo per rinvenire formule espressive che scongiurino tale rischio. Un Padre si è domandato: fino a quando queste comunità dovranno restare in attesa? Un altro ha chiesto che la giusta urgenza sull’Eucaristia domenicale si accompagni al riconoscimento del valore delle liturgie della Parola o di analoghe celebrazioni liturgiche. Parrocchia e piccole comunità

23. Il ruolo della parrocchia come dimora e scuola di preghiera in riferimento alla celebrazione eucaristica è stato sottolineato più volte in aula. Essa costituisce il luogo di riferimento fondamentale per il popolo di Dio. Nel contempo un certo numero di Padri ha parlato della necessità di sostenere la nascita di piccole comunità anche all’interno della parrocchie per permettere un più approfondito cammino di riscoperta dell’iniziazione cristiana che illumini meglio il nesso tra celebrazione eucaristica e vita cristiana. All’interno di simili comunità vitali – ha suggerito qualche Padre – è più facile affrontare tutte le circostanze della vita quotidiana, soprattutto nei paesi in cui l’iniziativa delle sette è particolarmente aggressiva, al punto di provocare, in qualche caso, un veloce decremento dell’appartenenza stessa alla Chiesa cattolica. Un’appartenenza debole che isoli i cristiani diventa un terreno fertile perché le sette trovino nuovi adepti. Tuttavia due o tre Padri hanno espresso perplessità circa la moltiplicazione di celebrazioni eucaristiche per piccoli gruppi soprattutto all’interno di una stessa comunità parrocchiale: si potrebbe mettere a rischio la comunione ecclesiale.

La famiglia

24. Un certo numero di interventi ha sottolineato con forza l’importanza decisiva della famiglia per l’educazione al valore dell’Eucaristia. Si è già fatto cenno al nesso intrinseco che lega l’Eucaristia al Matrimonio cristiano. La civiltà dell’amore poggia soprattutto su famiglie cristiane consapevoli della propria vocazione e della propria missione ecclesiale. La famiglia, vivaio di vocazioni, vivendo un nesso organico attraverso la parrocchia con la Chiesa particolare, può meglio documentare la rilevanza dell’Eucaristia nella vita quotidiana. Un’occasione straordinaria in proposito è senz’altro costituita dalle celebrazioni della prima Comunione. Qualche Padre ha rilevato l’importanza che la Prima comunione sia vissuta da tutta la comunità come un’occasione privilegiata di formazione cristiana per tutta la famiglia e non come un’occasione mondana cui talora si accompagnano sprechi e ostentazioni. Essa può inoltre rappresentare un’occasione per inculcare nei fedeli il valore della Santa Messa domenicale come gesto comune a tutta la famiglia.

Vita consacrata

25. L’Eucaristia “fa” la vita consacrata. Un Padre ha sottolineato che essa, in quanto espressione peculiare della Chiesa Sposa che accoglie e rende fecondo il dono del suo Sposo, concorre in modo speciale alla scoperta della dimensione sponsale del mistero eucaristico. L’Eucaristia è il luogo privilegiato dove le persone consacrate imparano a seguire Cristo alla luce dei consigli evangelici. Qui trovano la forza per fare della loro esistenza un annuncio profetico.

I giovani

26. Come vivono e percepiscono i giovani il mistero eucaristico?, si sono domandati non pochi Padri. Ne è emerso un panorama assai vario. Soprattutto sotto l’impulso delle Giornate Mondiali della Gioventù il problema della trasmissione del valore dell’Eucaristia alle nuove generazioni è oggetto di particolare cura da parte dei pastori. Qualche intervento ha messo in evidenza che le nuove generazioni, spesso influenzate dai grandi mutamenti culturali, faticano a percepire adeguatamente il valore dell’Eucaristia. In non pochi paesi la partecipazione dei giovani alla Messa domenicale crolla bruscamente al termine dell’iniziazione cristiana. Un intervento ha messo in rilievo come il tipo di razionalità e di cultura oggi prevalente renda particolarmente arduo comprendere il mutamento sostanziale che avviene nella consacrazione del pane e del vino. Anche da questa situazione viene una forte sfida all’educazione e alla catechesi. Tanto più che nonostante l’abbandono della pratica domenicale si può notare, quasi in contrappunto, l’esperienza di una certa rinascita dell’adorazione eucaristica anche tra i giovani. Essi stessi a volte dichiarano di essere affascinati da Cristo. A questo proposito più di un Padre ha richiamato l’attenzione sulla preziosa azione dei movimenti ecclesiali e delle nuove realtà aggregative per un’educazione cristiana fondata sull’Eucaristia e sui sacramenti.

V. Eucaristia e missione

L’Eucaristia sorgente della missione

27. Per essere missionaria la Chiesa deve essere anche profondamente eucaristica. L’Eucaristia è la sorgente vitale della missione. Ascoltando la Parola di Dio, celebrando la morte e la risurrezione del Signore, unendoci in comunione sacramentale con Lui siamo condotti ad un incontro personale e comunitario con Cristo, di cui diventiamo veramente discepoli. L’Eucaristia aiuta così l’azione missionaria in generale, e in modo del tutto speciale la missione ad gentes. L’Eucaristia infatti identifica immediatamente la missione con l’insostituibile annuncio di Cristo e impedisce che la necessaria promozione umana, implicata nell’evangelizzazione, si riduca a pura sociologia.

Eucaristia e martirio

28. La missione della Chiesa inizia dalla testimonianza personale e comunitaria del popolo cristiano alimentato dall’Eucaristia. In non poche zone della terra la partecipazione all’Eucaristia ha potuto e può domandare di esporre la propria vita. Alcuni Padri, provenienti da paesi in cui la vita di fede è ancora minacciata a causa dell’assenza di libertà religiosa, hanno mostrato come la stessa pratica della regolare celebrazione eucaristica assuma un forte carattere testimoniale. Nell’Eucaristia, in forza dell’offerta che Cristo fa di Sé al Padre, sono racchiusi tutti i sacrifici dei cristiani e tutte le sofferenze degli uomini e donne di buona volontà. In Essa si vede veramente che, per il dono dello Spirito, si completa ciò che manca ai patimenti di Cristo. Diversi hanno sottolineato il nesso tra Eucaristia e martirio. Un Padre ha aggiunto che non solo i nomi dei martiri sono proclamati nel canone romano, ma che inserire reliquie dei martiri nell’altare rafforza questo legame. La celebrazione memoriale del Sangue di Cristo sparso per amore dà pieno valore al sangue versato dai martiri.

Eucaristia e dialogo interreligioso

29. Stante la crescente mobilità determinata soprattutto dagli imponenti flussi migratori e la multiculturalità di molte società in cui la Chiesa vive ed opera, un certo numero di Padri ha messo in evidenza l’occasionale partecipazione, anche nutrita, di seguaci di altre religioni alla celebrazione eucaristica. I Padri intervenuti in proposito hanno sottolineato la necessità di un accompagnamento attento di queste persone, ma anche di rispettare la natura del sacramento e dell’assemblea eucaristica. In particolare un Padre si è raccomandato di spiegare loro perché non possono ricevere la santa Comunione ricordando il lungo tempo di attesa e di preparazione che gli stessi catecumeni debbono osservare.

Eucaristia e cultura

30. Attraverso la vita dei fedeli, trasformata dal dono eucaristico, l’Eucaristia agisce come seme di una nuova cultura in vista di un’autentica civiltà dell’amore. Questa nuova civiltà edifica la vita personale e comunitaria a livello antropologico, cosmologico e sociale. Veramente l’Eucaristia, ha rilevato più di un padre, è fonte di cultura. Se vissuta coscientemente suggerisce ai fedeli le strade per una risposta alle inquietudini dell’uomo del nostro tempo. Si rivela capace di intercettare la nostalgia di mistero presente nella nostra cultura, che spesso si esprime confusamente nella caduta idolatrica. Un Delegato fraterno ha ricordato che la cultura che nasce dall’Incarnazione apprezza le diversità culturali e nel contempo le sfida.

Dimensione antropologica

31. Non pochi Padri hanno fatto direttamente e indirettamente riferimento alla dimensione antropologica insita nel dono eucaristico. Uno degli Auditores ha parlato della necessità di un’antropologia eucaristica. Si è citato l’incipit, ancora attuale, della Gaudium et spes. Le esigenze morali del singolo e della comunità trovano nell’Eucaristia il loro contesto proprio perché in Essa si instaura un giusto rapporto con Dio, con i fratelli e con l’universo intero. L’Eucaristia può operare la “cristificazione” piena di tutte attività dell’uomo. Gesù eucaristico rivela l’uomo a se stesso, facendogli scoprire la sua vera identità, valorizza la sua libertà e, per mezzo della grazia, lo rende una nuova creatura. Nell’offerta eucaristica del pane e del vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, vengono presentate a Dio anche tutta la ricchezza e la povertà dell’umanità. Così si santifica il lavoro perché si domanda al Cristo eucaristico che lo trasformi secondo il disegno del Padre.

Dimensione cosmologica

32. Poco si è parlato della dimensione cosmologica dell’Eucaristia. Non è mancato tuttavia chi ha chiesto di ricuperare il valore del creato come dimora e come risorsa, proprio ispirandosi ad una contemplazione grata e adorante del dono eucaristico. Un Padre, ricordando che l’Eucaristia è fonte di luce che permea tutto il cosmo, ha sottolineato la dimensione sacramentale di ogni realtà. In essa ogni evento, ha aggiunto, possiede un carattere di segno attraverso il quale Dio comunica Se stesso e ci interpella. La ‘forma eucaristica’ dell’esistenza può favorire un’autentica metanoia in questo ambito, rispondendo all’anelito di armonia col creato ed educando a prendersi cura della terra e non a considerarla come un mero contenitore da sfruttare.

Dimensione sociale

33. Numerosi Padri, invece, hanno messo in evidenza la dimensione sociale dell’Eucaristia. Hanno sottolineato con forza come Essa sia fonte privilegiata di giustizia, di condivisione, di pace, di riconciliazione e di perdono. Senza questa dimensione sociale, per altro intrinseca all’azione eucaristica, le nostre celebrazioni rischiano di diventare formali. In particolare si è sottolineato l’improcrastinabile dovere di chi partecipa all’Eucaristia di farsi carico delle situazioni di estrema indigenza e di endemica miseria in cui vivono molti popoli del Sud del pianeta, con un particolare riferimento ai bambini e alle donne. Un’autentica condivisione dei beni e un’instancabile opera di pacificazione deve consentire a tutti i cristiani di operare per ristabilire la fraternità e la solidarietà spesso violate. Il mistero eucaristico, se vissuto autenticamente come comunione con la commozione di Gesù per le folle, ha la intrinseca capacità di mobilitare i fedeli ad una efficace iniziativa sociale in favore di tutti gli uomini, in particolare dei poveri, degli emarginati, dei migranti e dei carcerati.
Conviene in proposito sottolineare che tre Padri hanno messo in evidenza la questione della necessaria coerenza delle scelte politiche con la partecipazione alla Comunione sacramentale, richiamando la grave responsabilità, soprattutto di legislatori e governanti, in merito alla promozione di una società giusta, solidale e rispettosa della vita e della famiglia.

Seconda Parte
L’azione eucaristia

I. Sulla scia della riforma liturgica

Riforma liturgica

34. Non pochi Padri hanno ricordato con gratitudine il benefico influsso che la riforma liturgica, attuata a partire dal Concilio Vaticano II, ha avuto per la vita della Chiesa. È stata in particolare richiamata la ricchezza del Messale Romano. Qualcuno non ha mancato di rilevare fraintendimenti ed abusi. Si sono verificati nel passato ma sono presenti ancor oggi, anche se in forma ridotta. Tuttavia, simili episodi non possono oscurare la bontà della riforma; piuttosto urgono ad una maggior attenzione nei confronti dell’ars celebrandi da cui dipende l’actuosa participatio.

Celebrazione eucaristica e senso del mistero

35. Molti Padri sinodali hanno auspicato il ricupero, a partire dalla celebrazione eucaristica come actio Dei, dell’importanza del mistero nelle sue diverse accezioni: mistero trinitario, mistero pasquale, mistero sacramentale, mistero sponsale e, più in generale, mistero d’amore. Si è anche insistito sull’unicità della dimensione salvifica del mistero eucaristico. Bisogna quindi aiutare i fedeli a viverlo come sorgente di senso per l’uomo contemporaneo. Ciò esige che sia rispettata la sua origine divina che richiede l’autentica ars celebrandi.

Mistagogia

36. Soprattutto nel contesto dei numerosi richiami alla catechesi liturgica ha trovato un posto di rilievo il tema della mistagogia. Essa consente di affrontare una delle principali sfide per la fede posta dalla dominante cultura, spesso secolarizzata, che tende a non dare spessore reale al mistero o a ridurlo in termini irrazionali. Rinnovando lo stile di vita del cristiano la mistagogia consente di porre l’Eucaristia al centro dell’esistenza. Per i Padri che ne hanno sostenuto l’importanza la mistagogia permette di vivere la liturgia come un insieme unitario ed articolato di gesti, azioni, parole, processioni che impiega spazi, arredi, e suppellettili. Essa diventa così una via maestra per iniziare il fedele al mistero che viene celebrato; consente una genuina comprensione dell’esperienza celebrativa così che dall’agire liturgico scaturisca un approfondimento del senso dell’agire salvifico di Dio. Infatti l’azione liturgica, se rispetta tutte le sue dimensioni, contiene già in se stessa la capacità di introdurre ai misteri cristiani, mostrando la loro incidenza nella vita quotidiana. Bellezza, arte e architettura

37. Arte e architettura sacra non sono elementi secondari per l’azione liturgica. Nella disceptatio sinodale non sono mancati richiami a che i progettisti di chiese rispettino ed esaltino la specificità del luogo di culto cristiano, la cui presenza nel territorio deve esprimere la bellezza del mistero eucaristico ivi celebrato. Nella liturgia, la dinamica dello spazio sacro trasmette una tradizione che è garante attraverso i secoli della continuità ed autenticità della stessa fede apostolica: la bellezza e il decoro dello spazio sacro e di tutto ciò che riguarda l’Eucaristia comunica in un certo modo la bellezza stessa di Dio, della Chiesa e dell’incontro con l’Amato presente. L’organizzazione spaziale e il decoro dell’area liturgica, infatti, veicolano la tradizione ecclesiale, ne mostrano la continuità e l’autenticità.
È stato ricordato da parte di un Padre che la vera bellezza – non la sua superficiale riduzione estetizzante – disarma; la bellezza della liturgia non è culto dell’apparenza, ma è ciò che permette di passare dal “per sé” al “più grande di sé”.

II. La struttura della celebrazione liturgica

Non sono mancati in aula richiami alla necessità di rispettare la struttura celebrativa del rito eucaristico. Questa, tra l’altro, rappresenta la via oggettiva per evitare abusi.

Liturgia della Parola

38. L’originalità e la bellezza della Liturgia della Parola nell’Eucaristia dipende dal suo essere sempre memoria dell’avvenimento che dà origine alla stessa comunità che sta celebrando. Un Padre ha rilevato che la Liturgia della Parola esige fedeltà al calendario liturgico, all’ordine delle letture soprattutto dell’Eucaristia domenicale. Questo domanda inoltre un’adeguata conoscenza del lezionario domenicale e festivo; richiede una precisa cura perché la Parola di Dio sia proclamata nel migliore dei modi possibili. La promozione di gruppi biblici che lavorino sulle letture domenicali può essere un valido aiuto. Più in generale la diffusione di gruppi di ascolto della Parola di Dio che facciano ricorso alle diverse forme di lectio divina già costituisce, ha notato qualche Padre, un buon patrimonio per le nostre Chiese. Qualcuno ha raccomandato di suggerire ai fedeli di dotarsi di un piccolo messale per la meditazione personale o comunitaria, magari in famiglia.

Omelia

39. Diversi Padri sinodali hanno parlato dell’importanza dell’omelia, elemento costitutivo della Liturgia della Parola. Essa dev’essere sempre oggetto di adeguata preparazione da parte dei ministri e deve introdurre i fedeli che ascoltano la Parola di Dio nel mistero celebrato. Omelie povere allontanano i fedeli. Come qualche Padre ha sottolineato questo significa riconoscere il carattere mistagogico dell’omelia. Più di una voce ha raccomandato che la preparazione si basi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura. Inoltre due Padri hanno ricordato anche l’opportunità di omelia tematiche o dottrinali che pongano in riferimento il Lezionario al Catechismo della Chiesa Cattolica e al suo Compendio, auspicando che vengano preparati a livello nazionale sussidi adeguati per il clero. Ciò anche per evitare che l’omelia sia sostituita dalla catechesi.

Presentazione dei doni

40. Qualche Padre ha rilevato che, soprattutto nel momento della presentazione dei doni, si sono sviluppate pratiche che richiedono un equilibrato giudizio. Si assiste ad un ampliamento eccessivo del numero dei doni che sarebbe teso a meglio simbolizzare aspetti od eventi particolarmente significativi per una determinata comunità. Taluni Padri hanno notato che questa scelta può aiutare un’inculturazione liturgica rispettosa del mistero celebrato. Altri hanno però raccomandato che i troppi “segni” non oscurino l’insostituibile centralità dei doni del pane e del vino.

Preghiere eucaristiche

41. Si è ricordato che il tesoro liturgico della Chiesa in Oriente e Occidente si esprime in modo particolare nelle diverse preghiere eucaristiche. In proposito sono state sollevate alcune questioni particolari: la necessità di una corretta traduzione dei testi originali nelle lingue vernacole, la possibilità di arricchire testi già approvati, la necessità di meglio valorizzare l’epiclesi ed il suo rapporto con le parole dell’istituzione, l’eventuale inserimento di altre acclamazioni da parte del popolo...

Ringraziamento e invio

42. Due interventi hanno invitato a non trascurare il momento del ringraziamento, espressivo anche dell’etimo della parola Eucaristia. Per favorire ulteriormente la dimensione di ringraziamento da cui sgorga la missione, alcuni Padri hanno sottolineato l’importanza di fare più frequentemente ricorso alle benedizioni solenni già previste dal messale. Un Padre ha suggerito la possibilità di articolare meglio in senso missionario l’ite missa est.

III. Ars celebrandi

Fede e celebrazione

43. Ripetutamente è stato rilevato in aula che l’ars celebrandi dipende in grande misura dalla maturità della fede eucaristica di chi partecipa alla celebrazione, soprattutto di chi la presiede. L’ars celebrandi quindi implica una forte spiritualità eucaristica ed un’adeguata formazione teologico-liturgica. Non può essere ridotta al pur necessario rispetto delle rubriche liturgiche.

Formazione liturgica

44. Con grande insistenza è stata fatta presente in aula la necessità di provvedere, fin dall’educazione seminaristica, ad un’adeguata formazione teologico-liturgica dei sacerdoti. Questa formazione è inoltre doverosa per tutti coloro che sono chiamati a svolgere un servizio liturgico (diaconi, accoliti, lettori, ministranti...). Più in generale dev’essere rivolta, mediante la normale educazione catechistica, a tutto il popolo dei fedeli.

Silenzio, parola e canto

45. A più riprese si è sottolineata l’importanza del silenzio nella liturgia. Si è riscontrato un eccesso di verbalizzazione che può trasformare la celebrazione in spettacolo e la sinassi eucaristica in una comune assemblea. Taluni Padri hanno posto l’accento su certe espressioni musicali che non rispecchiano l’indole liturgica.

Segni, gesti e simboli

46. Alcuni Padri sinodali hanno sottolineato l’importanza di una più equilibrata relazione tra la dimensione verticale e quella orizzontale nei gesti e nei canti della Messa, ponendo attenzione alla necessaria sacralità degli atteggiamenti del corpo. In merito, qualche Padre ha manifestato perplessità di fronte a due situazioni specifiche: le grandi concelebrazioni e la comunione nella mano. In modo particolare un Padre si è interrogato sull’opportunità di rivedere talune norme nel caso di concelebrazioni con notevole concorso di popolo.
Qualcuno ha insistito sul bisogno di ri-valorizzare i simboli liturgici, l’espressione artistica del canto, il decoro dello spazio sacro e delle vesti liturgiche.
Un riferimento è stato fatto anche all’uso della danza nella liturgia, tema per il quale sembrano mancare tuttora dei criteri sufficientemente chiari. Facendo leva sulla dimensione creativa della liturgia e con attenzione all’inculturazione tali gesti possono costituire un aiuto a cogliere più pienamente il senso del mistero. Tuttavia qualcuno ha parlato di non pochi i rischi in materia.

IV. Actuosa partecipatio

Partecipazione dei fedeli

47. Uno degli elementi che più ha favorito la riforma liturgica è stata la partecipazione dei fedeli, aiutata in modo considerevole dall’introduzione delle lingue vernacole. I Padri, tuttavia, hanno affermato che si deve vigilare perché tale partecipazione non si limiti ad un atteggiamento esteriore ma, sulle orme di Maria ‘donna eucaristica’, diventi un vero “agire” liturgico, un lasciarsi incorporare, attraverso l’Eucaristia, alla comunione della Chiesa. I fedeli partecipano con pienezza quando tutta la loro vita è accoglienza di Dio, ascolto della Parola, docilità allo Spirito, quando è adorazione e azione di grazia, rinnovamento della nuova alleanza, quando tutta l’esistenza diventa offerta, comunione, sacrificio, impetrazione e espiazione, dono gratuito di sé, in Dio, per i fratelli. In definitiva quando la partecipazione all’Eucaristia fa della vita dei fedeli un’autentica logikē latreia.

Inculturazione liturgica

48. Per ogni Chiesa particolare il modo di vivere l’Eucaristia è inseparabile dalla propria cultura e dalla propria storia. L’Eucaristia infatti è data dal Signore alla Chiesa che vive sempre in un determinato popolo. Questa è la ragione profonda dell’inculturazione liturgica messa in rilievo da numerosi Padri. Una splendida testimonianza vitale di questo dato storico è rappresentata dai riti e dalle tradizioni delle Chiese Orientali. La traduzione dei testi liturgici, l’incorporazione di gesti ed espressioni provenienti dalle culture in cui vive la Chiesa ed altri aspetti connessi al tema, dovrebbero suggerire nuovi elementi che non alterino però l’essenza del mistero della fede. L’imprescindibile tema dell’inculturazione domanda, a giudizio di non pochi Padri, ulteriori approfondimenti. Soprattutto mediante l’individuazione di adeguati criteri di discernimento riguardo alle sue condizioni e metodi di attuazione. Qualche Padre ha suggerito di valorizzare la responsabilità delle Conferenze Episcopali in proposito. Sempre in questo ambito, qualcuno ha chiesto una rigorosa fedeltà alle rubriche.

Assemblee domenicali in attesa di sacerdote

49. Una piena partecipazione è oggettivamente impedita a molti fedeli di comunità in cui non si può celebrare l’Eucaristia ogni domenica. Oltre alla già citata questione della scarsità dei sacerdoti, diversi Padri hanno domandato in aula chiarimenti circa la natura e la struttura delle assemblee domenicali in attesa di sacerdote, soprattutto in riferimento alla distribuzione della santa Comunione. Senza misconoscerne l’oggettivo valore, ci si è domandati: come aiutare concretamente il popolo cristiano a non confonderle con l’Eucaristia?

Trasmissione televisiva dell’Eucaristia

50. È stata rilevata l’importanza della trasmissione televisiva dell’Eucaristia quale strumento di evangelizzazione, come si è visto in modo clamoroso in occasione della morte del servo di Dio Giovanni Paolo II. Oltretutto essa sostiene la vita cristiana di tanti malati e anziani. A questo proposito si è raccomandata la necessità di una particolare cura della celebrazione, in modo di favorire un’ampia diffusione dell’ars celebrandi. Si è tuttavia ricordata l’importanza di richiamare i fedeli al fatto che, in condizioni normali, la trasmissione televisiva di per sé non adempie il precetto domenicale.

Conclusione

51. Come i due di Emmaus anche noi, Beatissimo Padre, Fratelli nell’Episcopato, Auditores, Adiutores e Assistenti, riconosciuto il Risorto nello spezzare del Pane abbiamo preso forza e percorso un buon tratto di cammino. Ammessi alla Sua presenza per compiere il servizio sacerdotale ci accingiamo ora alla parte più delicata del nostro lavoro. Stupiti dalla bellezza della forma eucaristica vogliamo meglio assimilarla attraverso l’esame articolato di tutti gli aspetti delle meraviglie della grazia che scaturisce dal Corpo donato e dal Sangue versato di Cristo. Lo facciamo per consentire al popolo santo di Dio, pellegrino nella storia, di testimoniare lo splendore di Gesù Cristo morto e risorto propter nos homines a tutti i nostri fratelli uomini, di qualunque età, razza, ceto e religione. Annunciamo la Sua morte, proclamiamo la Sua risurrezione, nell’attesa della Sua venuta. Il frutto del secondo tratto del nostro cammino saranno le Propositiones che offriremo al discernimento proprio del carisma del Successore di Pietro. È un lavoro che compiremo ancora una volta in tutta libertà e parresia, perché intendiamo farlo in tutta umiltà. Siamo infatti consapevoli che l’Eucaristia, in quanto dono, è intrinsecamente connessa alla testimonianza che, come ci è stato richiamato, può giungere fino al martirio. Ma il martyrein è esso stesso dono che un’altra volta chiede umiltà. Ce lo ricorda la bella traduzione italiana del prefazio dei martiri: «Padre che riveli nei deboli la Tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio».

Questioni per i Circoli Minori

1. Come educare il popolo cristiano alla fede eucaristica con particolare riferimento all’annuncio, alla predicazione, alla catechesi e alla testimonianza soprattutto nel contesto della globalizzazione e della secolarizzazione? Come assicurare una presentazione integrale di tutte le dimensioni dell’Eucaristia (mistero pasquale e trinitario, sacrificio, presenza reale, memoriale della nuova alleanza, banchetto e comunione, dono dello Spirito, escatologia, novità radicale del culto cristiano, logikē latreia)?

2. Come aiutare il popolo cristiano a cogliere l’intrinseco legame tra l’Eucaristia e la vita quotidiana, tra il mistero celebrato e l’offerta della propria vita a livello personale e sociale, tra la fede professata ed i comportamenti pubblicamente rilevanti (dimensione antropologica)?

3. Come rispondere all’urgente dovere di offrire il dono eucaristico in modo regolare a tutti i fedeli, anche nei paesi di missione e con scarsità di sacerdoti? Quale struttura e modalità per le assemblee liturgiche domenicali in attesa di sacerdote?

4. Come aiutare il popolo cristiano a promuovere l’adorazione eucaristica che nasce dalla celebrazione liturgica e ad essa conduce?

5. Come l’Eucaristia e l’ecclesiologia che ne deriva possono diventare principio e forma per attuare importanti aspetti della vita ecclesiale (sinodalità, rappresentanza, ecumenismo e dialogo interreligioso...)?

6. Come ricuperare l’integralità dell’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione ed Eucaristia) per i fanciulli, per i giovani, per gli adulti? Come illustrare, in particolare, il nesso tra l’Eucaristia e la Riconciliazione? Come aiutare i fedeli a vivere il cammino di conversione richiesto dall’Eucaristia?

7. Come promuovere un’accogliente pastorale di comunione per quanti vivono in una situazione che impedisce l’accesso alla riconciliazione sacramentale e all’Eucaristia (conviventi, divorziati risposati, battezzati sposati solo civilmente…)?

8. Come educare il popolo dei fedeli alla centralità della celebrazione eucaristica domenicale? Quali strade per una più adeguata formazione teologico-liturgica (ars celebrandi) dei presbiteri, dei diaconi, e degli attori dei vari ministeri?

9. Quali criteri per meglio ordinare le molteplici celebrazioni eucaristiche da parte di piccole comunità all’interno della stessa comunità parrocchiale (messe con bambini, con giovani, con gruppi particolari…)?

10. Come la celebrazione eucaristica può essere vissuta dagli ammalati e dagli anziani? In particolare come far partecipare all’Eucaristia i malati psichici e sulla base di quali criteri amministrare loro la santa Comunione?

11. In che modo le nostre celebrazioni possono meglio favorire nei fedeli un impegno missionario in tutti gli ambienti di vita attraverso la testimonianza? Come educare tutti i fedeli al rapporto tra Eucaristia e missione ad gentes?

12. Come le nostre celebrazioni possono educare la responsabilità sociale dei fedeli in particolare negli ambiti della giustizia, della solidarietà, della condivisione, della pace, della riconciliazione e del perdono?

13. Cosa suggerire per educare il popolo cristiano alla dimensione cosmologica dell’Eucaristia?

14. Come educare il popolo cristiano ad una partecipazione piena, consapevole, actuosa e feconda alla santa Eucaristia? Come rieducare nei paesi della nuova evangelizzazione il popolo cristiano al senso del mistero celebrato? Quale posto per la mistagogia?

15. Quali criteri di carattere generale e particolare suggerire per l’impiego dell’arte e dell’architettura al servizio della bellezza della liturgia?

16. Si considera opportuno rivedere qualche aspetto particolare del rito romano (ite missa est, pax..)?

17. Quali criteri per una corretta inculturazione liturgica dell’unico mistero eucaristico che favorisca l’actuosa participatio dei fedeli nei diversi contesti culturali?

[00302-01.07] [NNNNN] [Testo originale: latino]

● AUDITIO AUDITORUM II

Dopo la lettura della Relatio post disceptationem, in questa Sedicesima Congregazione Generale sono intervenuti i seguenti Auditori e Auditrici:

- Rev. Suora Maria Regina CESARATO, Superiora Generale delle Pie Discepole del Divin Maestro (ITALIA)
- Sig.ra Bruna TOMASI, Membro della Direzione del Movimento dei Focolari (ITALIA)
- Sig. Leonardo CASCO, Presidente della "Alianza para la Familia" (HONDURAS)
- Sig.ra Martha Lorena ALVARADO de CASCO, Presidente del "Comité por la Vida" (HONDURAS)
- Sig. Carl Albert ANDERSON, Cavaliere Supremo dell'Ordine dei Cavalieri di Colombo (STATI UNITI D'AMERICA)
- Rev. Mons. Peter John ELLIOTT, Direttore dell'Istituto Giovanni Paolo II per studi su "Matrimonio e Famiglia" in Melbourne; Membro del Consiglio Internazionale per la Catechesi (AUSTRALIA)
- Rev. Suora Yvonne COLY, Formatrice del Centro "Mater Christi" di Bobo-Dioulasso (SENEGAL)
- Sig. Luis Fernando FIGARI, Fondatore del Sodalitium Vitae Christianae (PERÙ)
- Rev. P. Athanasius SCHNEIDER. O.R.S., Segretario della Commissione liturgica della Conferenza Episcopale del Kazakhstan (KAZAKISTAN)
- Fr. Marc HAYET, Responsabile Generale dei Piccoli Fratelli di Gesù (FRANCIA)
- Rev. Suora Rita BURLEY, A.C.I., Superiora Generale delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù (GRAN BRETAGNA)
- Rev. D. Ignacio GRAMSCH LABRA, Vicario Parrocchiale di San Luis Beltrán de Pudahuel, Santiago de Chile; Assessore Arcidiocesano della Pastorale degli Accoliti (CILE)
- Sig. Andrea RICCARDI, Fondatore della Comunità di Sant'Egidio (ITALIA)
- Rev. Suora Hermenegild MAKORO, C.P.S., Suora Missionaria del Preziosissimo Sangue; Animazione di Comunità cristiane in Mthatha (REP. SUDAFRICANA.)
- Sig. Zbigniew NOSOWSKI, Direttore del mensile cattolico "Więź" di Varsavia; Membro del Consiglio Nazionale dei Laici (POLONIA)
- Sig.ra Marie-Hélène MATHIEU, Coordinatrice internazionale del Movimento "Foi et Lumière" (FRANCIA)
- Sig. Alexei V. JUDIN, Professore di Storia della Chiesa e del Dialogo interconfessionale nella Federazione Russa, Russian State University for the Humanities, St. Thomas College (Moscow) (FEDERAZIONE RUSSA)
- Sig. Francisco José GÓMEZ ARGÜELLO WIRTZ, Co-Fondatore del Cammino Neo-Catecumenale (SPAGNA)
- Rev. Suor Margaret WONG, F. d. C. C. , delle Figlie della Carità Canossiane, Promotrice di Centri di Adorazione Eucaristica (Hong Kong)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi degli Auditori e Auditrici:

- Rev. Suora Maria Regina CESARATO, Superiora Generale delle Pie Discepole del Divin Maestro (ITALIA)

Ringrazio di cuore per aver ricevuto il dono di partecipare a questa Assemblea Sinodale che mi offre l'opportunità di vibrare apostolicamente con la Chiesa pellegrina in ogni parte della terra e di condividerne i dolori e le speranze.
Appartengo alla Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro, una delle 10 Istituzioni che formano la Famiglia Paolina, fondata dal Beato Giacomo Alberione. Il tema del Sinodo, esplicitato nell' “Instrumentum laboris”, ci conferma nella nostra identità ecclesiale. Inoltre la nostra esperienza apostolica, specialmente nel settore della pastorale liturgica e dell'arte a servizio della Liturgia, mette in evidenza la necessità di continuare a servire il popolo di Dio dando un contributo alla sua formazione perché giunga a una piena e fruttuosa partecipazione ai divini misteri e perché possa pregare nella bellezza. Questo avrà come conseguenza la formazione graduale della "cultura dell'Eucaristia" di cui si parla al n.78 dell' “Instrumentum laboris” e che coincide con la "cultura della vita". Questa necessità formativa di una liturgia che trasformi l'esistenza umana e la faccia giungere al suo pieno compimento, la vediamo anche nel servizio alla persona dei sacerdoti, specialmente quando si trovano in situazione di malattia o di particolare difficoltà nel loro ministero. Allora sperimentiamo, come donne consacrate, l'importanza che nella Chiesa sia tenuto presente e valorizzato il "principio mariano", per cui Maria è "donna eucaristica", accanto al "principio petrino".
Il B. G. Alberione che forse è più conosciuto come l'Apostolo della comunicazione sociale, è stato un uomo di Dio profondamente radicato nel Mistero Eucaristico: celebrato, adorato, vissuto e sorgente continua di creatività apostolica, per il bene della Chiesa. L'esperienza eucaristica determinante risale alla notte di passaggio tra i due secoli, dal 1800 al 1900, quando nella prolungata adorazione, dopo la S. Messa di mezzanotte Giacomo Alberione, allora seminari sta di 16 anni, si sentì illuminato dal Signore sulla situazione dell'umanità e percepì con forza, l'urgenza di mettere la propria vita a servizio del Vangelo, valorizzando i mezzi più celeri ed efficaci. Comprese sempre meglio che questo non poteva portare frutto, secondo Dio, se non avesse avuto a fondamento un’ intensa vita di preghiera. Così la nostra Congregazione è come una memoria permanente che "l'Eucaristia è la fonte e il culmine" di tutta la vita della Chiesa e dunque dell'apostolato che si compie nella Famiglia Paolina.
Nella nostra vita quotidiana che cerca di coniugare la contemplazione e l'impegno apostolico, la sorgente di tutto è la Celebrazione della santa Eucaristia. Questa si prolunga nell' Adorazione Eucaristica perpetua a turno, giorno e notte, ed è vissuta come preghiera apostolica oltre che come esperienza mistagogica. Viviamo questo ministero di lode e di intercessione come una forma di solidarietà che ci unisce alle varie situazioni della Chiesa e dell'umanità. In questo spirito, come si fa anche in altre chiese del mondo, dal 2 dicembre 1981 assicuriamo quotidianamente la nostra presenza per l'adorazione eucaristica nella cappella del Santissimo della Basilica Vaticana, secondo le intenzioni del S. Padre che presiede nella carità tutte le chiese.
Grazie.

[00245-01.05] [AU007] [Testo originale: italiano]

- Sig.ra Bruna TOMASI, Membro della Direzione del Movimento dei Focolari (ITALIA)

Fin dagli inizi del Movimento, Dio ci ha concentrato sul testamento di Gesù: "Che tutti siano
uno" (Gv 17,21). Ci sembrò sin da allora che fosse questa la nostra Magna Charta.
E abbiamo capito subito che l'unità è assolutamente legata all'Eucaristia: Gesù prima di chiedere al Padre l'unità fra i suoi, istituisce l'Eucaristia, il Sacramento dell'unità!
È per questo motivo che ci siamo sentite spinte da subito ad accostarci all'Eucaristia tutti i giorni, certe che era lo Spirito Santo che ci spingeva a ciò.
È per questo motivo che la partecipazione attiva alla celebrazione eucaristica è un tutt'uno con la spiritualità del Movimento.
La S. Messa è il momento più importante della giornata dei focolarini. E a questo momento ci si prepara cercando che fra noi, e i fratelli e le sorelle che Dio di volta in volta ci pone accanto, ci sia solo la carità: che non ci siano ombre nei nostri rapporti, che nulla appanni la divina luce dell'Eucaristia. Il Vangelo, d'altronde, non dice: "Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono (Mt 5,23-24)"?
Ci è stato chiaro che occorreva avere fra noi quel cuore nuovo che è frutto dell'Eucaristia; ma che è anche la condizione ineludibile perché l'Eucaristia porti tutti i suoi frutti.
Primo fra questi la trasformazione in Cristo.
E fatti Cristo dall'Eucaristia, abbiamo sperimentato, e continuiamo a sperimentare, di poter realizzare in maniera sempre più piena quell'unità con i fratelli e le sorelle, che, d'altra parte, posta alla base della nostra vita, ci consentiva di liberare in noi tutta la divina forza dell'Eucaristia.
E qui abbiamo capito una cosa. Cristo risorto è nel seno del Padre: la Chiesa, suo corpo per l'Eucaristia, è in qualche modo fin da quaggiù anch'essa nel seno del Padre.
La nostra vita ci è apparsa, allora, come il cammino verso il compimento di una realtà che già ci è stata donata e nella quale dovevamo sforzarci di rimanere. L'Eucaristia ci conduceva lì. L'Eucaristia lì ci custodiva.
Nel breve spazio che mi è concesso vorrei sottolineare un particolare.
L'uomo in Cristo è condotto nella sua interezza di anima e corpo nel seno del Padre. Ed è lì che tutta la realtà creata attende d'essere condotta, come ci dice san Paolo (Rm 8,22).
Ci siamo chieste allora (e continuiamo a chiedercelo tutt'ora): non potremmo pensare che i nostri corpi, nutriti a lungo dall'Eucaristia, deposti nella morte nel seno della terra, possano essere germe di trasformazione dell'universo? Essere, noi, eucaristia della terra? La terra ci consuma, come noi consumiamo l'Eucaristia; ma per essere mutata in noi, se così posso dire, come noi siamo mutati in Cristo.
Accogliendo i nostri corpi nutriti di Eucaristia, possiamo pensare che la terra viene preparata a quella trasformazione cui Dio la chiama?
L'Eucaristia, trasformazione della morte in vita, è vita per tutto l'universo. Se questo è vero, tanto più allora possiamo dire - e lo sperimentiamo - che l'Eucaristia si rivela lo strumento per eccellenza; (mi sia permessa la parola) che può operare la cristificazione piena di tutte le attività dell'uomo.

[00246-01.05] [AU008] [Testo originale: italiano]

- Sig. Leonardo CASCO, Presidente della "Alianza para la Familia" (HONDURAS)

È giusto che, negli interventi che ho potuto ascoltare in questi giorni sui diversi numeri dell’Instrumentum laboris, i Padri sinodali abbiano fatto riferimento soprattutto all’azione e alla partecipazione del sacerdote nella liturgia e nella celebrazione eucaristica; ma sono dell’avviso che si dovrebbe sottolineare allo stesso modo il fatto che il fedele laico degli inizi del XXI secolo non è consapevole di essere stato elevato alla dignità incomparabile di Figlio di Dio e di membro di quel popolo santo che è la Chiesa cattolica, apostolica e romana, ignorando, di conseguenza, nella maggior parte dei casi, la sua vocazione unica e insostituibile alla santità. Tutto questo lo rende incapace, tra l’altro, di rendere una vera testimonianza cristiana nei diversi ambiti della sua presenza nel mondo, di mantenere una unità di vita negli ambiti familiare, lavorativo, sociale e politico, e di cogliere la presenza viva, reale e personale di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia.
In base a quanto detto e con il dovuto rispetto, desidero accennare a quanto segue:
PRIMO: Poiché la realtà ci dice che un numero enorme di cattolici che vivono attualmente nel mondo non conosce esattamente i principi dottrinali della fede che professano, vivendo quello che si potrebbe chiamare un cattolicesimo “light” (per usare un termine di moda), sembrerebbe allora imprescindibile e improrogabile trovare, quarant’anni dopo la conclusione del
Concilio Vaticano II, una nuova formulazione catechetica dentro e fuori dell’Eucaristia, che serva a rendere espliciti ai fedeli laici i fondamenti della nostra religione, i suoi dogmi di fede, la sua teologia morale, ecc., in modo che i fedeli trovino la ragione e il senso del vivere una vita coerentemente cristiana; insomma una formula che restituisca al fedele laico una formazione dottrinale, etica e morale di base, così come la consapevolezza dell’importanza di appartenere all’unica Chiesa di Cristo e l’orgoglio, inteso in senso positivo, di essere cattolico.
SECONDO: Su questa linea ritengo altrettanto necessario che i vescovi e i sacerdoti non si creino scrupoli nel proporre con gioia e sicurezza al fedele laico una vita di fede impegnativa e salda, come lo è stata sempre e per tutti nella storia della nostra Chiesa. Mi riferisco non solo al fatto di insistere sulla partecipazione alla Messa domenicale, ma anche di raccomandare pratiche di pietà quotidiane che vadano dall’offerta delle opere al mattino, alla recita dell’Angelus e del Santo Rosario, fino - perché no - alla messa quotidiana, se possibile. Secondo la mia esperienza personale, posso affermare che, quando tali pratiche si compiono e si propongono continuamente con costanza e senza stancarsi, i frutti si raccolgono quasi immediatamente, portando il laico a vivere in un’atmosfera di fede che lo rende migliore nella vita personale e in quella soprannaturale. In tal modo, il battezzato potrà essere meglio preparato a una vera testimonianza cristiana nel mondo attuale secolarizzato e oppressivo.
In sintesi, il mio intervento si concretizza nell’invito a infondere con rinnovato entusiasmo nei laici lo spirito impegnato dei cristiani dei primi tempi, ovvero il ricorso alla preghiera e al sacrificio, le pratiche quotidiane di norme fondamentali di pietà e il dovere e diritto di tutti i fedeli all’apostolato.

[00248-01.04] [AU010] [Testo originale: spagnolo]

- Sig.ra Martha Lorena ALVARADO de CASCO, Presidente del "Comité por la Vida" (HONDURAS)

Come sposa, madre, sorella, figlia e nonna, credo che sia necessaria una formazione della donna che, fin dalla prima infanzia, la prepari allo sviluppo delle sue due caratteristiche essenziali: la femminilità e il dono della maternità.
La donna è la naturale educatrice alla fede in seno alla famiglia, la mano che con maggiore semplicità e sicurezza ci porta dinanzi a Gesù Eucaristia. Purtroppo negli ultimi decenni la donna a mano a mano ha perso il vero significato della sua identità e, quindi, del vero senso della sua missione cristiana. Evidentemente sono molti i fattori che hanno influito su questo cambiamento di mentalità, ma sicuramente ciò si riflette pesantemente non solo nella vita familiare e sociale dei nostri paesi, ma anche in seno alla stessa Chiesa.
C’è molto da fare a proposito della donna; tuttavia, molto rispettosamente, propongo:
1. Per quanto possibile, di mantenere separata l’educazione di bambini e bambine, al fine di creare l’ambiente favorevole per formare le fanciulle a immagine della Vergine Maria, modello di tutte le donne. Studi fatti dimostrano che l’educazione separata di bambini e bambine semplifica, tra l’altro, il processo educativo e lo sviluppo di una sana affettività, specialmente negli anni dell’adolescenza. Se consideriamo l’aumento della promiscuità sessuale, il numero crescente di gravidanze tra le adolescenti e le cifre raggelanti dell’aborto, possiamo concludere che è urgente fare uno sforzo per offrire alle giovani le condizioni idonee ad acquisire una solida formazione cristiana. L’educazione separata facilita, inoltre, la nascita di vocazioni alla vita religiosa e, di conseguenza, la nascita di vocazioni sacerdotali tra gli uomini.
2. Vorrei anche sottoporre alla vostra considerazione il fatto di insistere nella configurazione di gruppi giovanili rivolti esclusivamente alle ragazze allo scopo di fortificare la loro condizione femminile e la loro formazione spirituale e dottrinale. Non poche volte, nei gruppi cattolici giovanili, ho rilevato una eccessiva familiarità tra giovani di sesso diverso, perfino nella celebrazione della Santa Messa. Forse la formazione di gruppi misti non dovrebbe essere sempre la norma nel lavoro con i giovani, dato che in certo modo questa situazione può costituire un ostacolo alla nascita di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.
3. Con riferimento al N. 34 dell’Instrumentum Laboris, mi sembra opportuno definire norme specifiche sul modo di vestire della donna in chiesa e nel corso di altre cerimonie religiose. Nel mio paese, per esempio, si nota una sempre maggiore negligenza per quanto riguarda il pudore e la Chiesa deve aiutare la donna a essere consapevole del valore della sua dignità e della santità del suo corpo.
Per concludere, penso che potrebbe essere una bella esperienza di promuovere nelle parrocchie, in determinati giorni della settimana, l’adorazione di Gesù Sacramento da parte delle famiglie. Allo stesso modo, condivido, così come è stato detto nel corso di vari interventi, l’importanza di facilitare la confessione ai fedeli laici e la convenienza, per molte ragioni, dell’uso del confessionale, quando si tratta di donne di qualsiasi età.

[00247-01.04] [AU009] [Testo originale: spagnolo]

- Sig. Carl Albert ANDERSON, Cavaliere Supremo dell'Ordine dei Cavalieri di Colombo (STATI UNITI D'AMERICA)

Le mie osservazioni si riferiscono all’art. 37 dell’Instrumentum laboris che riguarda il Santo Sacrificio della Messa. Nella sua recente allocuzione al Congresso Eucaristico della Diocesi di Roma il Santo Padre ci ha ricordato che “l’uomo è creato a immagine di Dio, e Dio stesso è amore. Perciò la vocazione all’amore è ciò che fa dell’uomo l’autentica immagine di Dio” (6 giugno 2005).
Questa chiamata alla vocazione dell’amore è la base antropologica dell’insegnamento di Papa Giovanni Paolo II sulla dignità della persona umana, il matrimonio e la famiglia (Familiaris consortio, n. 11). Forse solo questa “antropologia dell’amore” è abbastanza forte da vincere il nichilismo della cultura contemporanea, vale a dire una cultura che ha spezzato il nesso tra libertà e verità.
Secoli fa Cartesio cercò di superare il relativismo filosofico con l’affermazione: “Penso, dunque sono”. Forse oggi il relativismo può essere vinto con una semplice e ancora più profonda intuizione: “Amo, dunque sono”. O, meglio ancora: “Sono stato amato, dunque sono”.
Nella nostra epoca solo attraverso la verità dell’amore può essere compresa nuovamente la verità della libertà e la libertà può essere connessa alla verità.
Ogni persona è alla ricerca di un amore vero. E in questa ricerca dell’amore vero, ognuno nel proprio cuore, uomo o donna che sia, può comprendere se l’amore è vero, e in questa verità può capire una verità fondamentale della persona umana.
Ma in una cultura basata sul materialismo, sul secolarismo e sul relativismo, dov’è possibile trovare la realtà del vero amore? Nella nostra cultura occidentale sempre più postmoderna il ragionamento filosofico ha sempre meno capacità di persuasione. Tutti sono ancora alla ricerca dell’amore, dal momento che la vocazione all’amore è inscritta nel cuore di ogni persona.
Sappiamo che l’amore di cui siamo alla ricerca è ogni giorno a disposizione nel sacrificio vivente di se stesso che Nostro Signore fa quando è presente nell’Eucaristia.
La Gaudium et spes ci dice che è “solamente nel mistero del Verbo incarnato” che “trova vera luce il mistero dell’uomo” (n. 22). E allora, non è anche possibile che nel nostro tempo attraverso il mistero del Santo Sacrificio che il Signore fa di se stesso, si rivela l’identità dell’uomo, il suo valore, la sua dignità, la sua vera vocazione e la profonda verità della sua esistenza?
Perciò, l’ecclesiologia Eucaristica e la comunità Eucaristica, che sono state così spesso ricordate durante questo incontro, presuppongono un’antropologia Eucaristica. Attraverso l’esplorazione della visione Eucaristica della persona umana - incentrata sul sacrificio d’amore di nostro Signore nella Messa - possiamo trovare un nuovo Catechismo dell’Eucaristia che, allo stesso tempo, renderà possibile un nuovo dono evangelico: nel far unire l’uomo più intimamente a Nostro Signore nell’Eucaristia si unirà più intimamente l’uomo alla più profonda realtà di se stesso.

[00249-01.06] [AU011] [Testo originale: inglese]

- Rev. Mons. Peter John ELLIOTT, Direttore dell'Istituto Giovanni Paolo II per studi su "Matrimonio e Famiglia" in Melbourne; Membro del Consiglio Internazionale per la Catechesi (AUSTRALIA)

Faccio rifermento ai nn. 43 e 52 dell’Instrumentum laboris, dedicati all’ars celebrandi e alla spiritualità eucaristica dei sacerdoti. Attualmente il Rito Romano manca della preparazione prescritta e dell’approccio graduale alla celebrazione Eucaristica che si trova nei Riti Orientali. Pertanto, vorrei proporre alcuni suggerimenti pratici: che le preghiere prescritte per la vestizione vengano recitate in sagrestia prima di tutte le Messe, comprese le concelebrazioni; che i Dicasteri competenti della Curia Romana preparino un “Vademecum Eucaristico” per i sacerdoti, includendo le preghiere per la preparazione e il rendimento di grazie e per l’adorazione eucaristica; che tutte le edizioni della Liturgia delle ore includano le preghiere di preparazione e di rendimento di grazie per la Messa. Durante la Messa, la preghiera del celebrante dovrebbe animare l’osservanza delle rubriche da parte dei fedeli, per esempio attraverso l’uso attento della voce e dedicandosi senza fretta a consacrare le Sacre Specie e a elevare l’ostia e il calice. Le rubriche devono essere interpretate in termini di guida alla preghiera. Con riferimento al n. 66 dell’Instrumentum laboris, così come i vescovi degli Stati Uniti, anche le Conferenze Episcopali o gli Ordinari potrebbero pubblicare adattamenti della Devozione delle Quarant’ore o dell’esposizione solenne annuale prevista nel Codice di Diritto Canonico. Molti sacerdoti accoglierebbero volentieri anche dei manuali d’altare per i riti di adorazione pubblica.

[00250-01.04] [AU012] [Testo originale: inglese]

- Rev. Suora Yvonne COLY, Formatrice del Centro "Mater Christi" di Bobo-Dioulasso (SENEGAL)

Grazie, Santo Padre, per avermi invitato a partecipare a questo incontro, che fa battere in me un cuore più ecclesiale e mi dona una consapevolezza più viva della Chiesa famiglia, del suo mistero di comunione e della sua realtà universale.
Da noi, quando le donne vengono convocate o si riuniscono perché la Vita deve essere “promossa” o perché “è minacciata”, tutte si recano all’incontro con la propria calabassa.
Trattandosi dell’Eucaristia, Pane di Vita Eterna, si tratta di Vita da accogliere e da promuovere, poiché “l’Eucaristia ha inscritto in sé il proprio progetto”, come ci ha detto Papa Giovanni Paolo II. Si tratta dunque di una cosa “seria”, poiché non vi è nulla di più grande, e “grave”, poiché perderla sarebbe la cosa peggiore che ci possa accadere.
Religiosa africana, vengo da voi con la mia calabassa particolare: nel nome della Vita. Calabassa della nostra vita aperta ai doni del Padre, che bisogna accogliere, vivere e trasmettere. Attraverso la fede (perle bianche), lo Spirito ci fa passare dalla morte (perle nere) alla vita, nella generosità dell’amore vissuto fino in fondo (perle rosse) nella gioia (cauli). È la calabassa dell’offerta della comunione e della condivisione.
Se “l’Eucaristia fa la Chiesa”, posso dire anche che “l’Eucaristia fa la vita consacrata”. Questo aspetto è stato presentato in modo chiaro e profondo da S.E. Mons. Rodé.
Partendo dal simbolismo della calabassa, posso aggiungere quanto segue:
- La vita cresce: quante belle realtà vissute intorno all’Eucaristia nella condivisione delle esperienze delle Chiese! Ce ne rallegriamo e rendiamo grazie al nostro Dio.
- La vita è minacciata: le testimonianze lo confermano. Il popolo ha fame, il popolo ha sete! Di significato, di dignità, di ragioni e di mezzi per vivere. La fame, l’Aids, lo sfruttamento delle donne, dei bambini, i problemi ecologici...
- La vita deve svilupparsi ed essere nutrita. “Dio ci ha donato l’Eucaristia affinché noi non siamo né sterili né ingrati”(Sant’Ireneo, citato da Mons. A. Sanon). Solo una fede illuminata può adorare, lodare, rendere grazie, servire in “spirito e verità”.
- Molti hanno insistito sul bisogno di una catechesi a tutti i livelli, per i seminaristi come per noi consacrati, soprattutto per le donne. Una formazione dottrinale, liturgica, spirituale, ma anche nell’ambito della psicopedagogia della trasmissione e della comunicazione.
- Promuovere, tra i sacerdoti, una formazione sul significato e sulla missione della vita consacrata, sull’accompagnamento spirituale, per aiutarci a vivere i nostri incontri nei sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza come cammino di conversione, di comunione, ma anche di crescita e di maturazione spirituale, affinché siamo capaci di vivere “i passaggi” dalla morte alla vita insiti nella nostra condizione di peccatori, nelle difficoltà della vita comune ed apostolica.
A nome di tutti i consacrati di vita attiva o contemplativa nei paesi in via di sviluppo, ringrazio il Santo Padre, i suoi collaboratori e le Chiese particolari per le sovvenzioni concesse sia per la formazione sia per creare istituti di formazione nei nostri paesi.
“Signore, tendo verso te la calabassa della fede, della speranza e della carità della tua Chiesa. Riponivi tu stesso i frutti che desideri questo Sinodo produca affinché il tuo popolo abbia la vita e l’abbia in abbondanza. Te lo chiediamo per Maria, Madre della Vita.

[00251-01.04] [AU013] [Testo originale: francese]

- Sig. Luis Fernando FIGARI, Fondatore del Sodalitium Vitae Christianae (PERÙ)

In questi giorni in cui viviamo una magnifica esperienza di vita ecclesiale, lo stupore dinanzi al mistero è aumentato dinanzi ai ripetuti sguardi all’Eucaristia.
Si osserva che è fondamentale approfondire la valorizzazione del sacrificio amorevole e gratuito del Figlio di Maria, la consapevolezza di ciò che significa il miracolo della Presenza Reale, di come viene vissuta la dimensione del Sacrificio Sacramentale, la partecipazione alla Messa domenicale, il legame tra Penitenza e Comunione, l’Adorazione del Signore Gesù che permane nel Santissimo Sacramento come Emmanuele, l’ars celebrandi, la comunione spirituale come valore in sé e risposta a situazioni pastorali dolorose, e tanti altri temi fondamentali.
L’impatto dell’agnosticismo funzionale, la secolarizzazione e tante correnti negative che caratterizzano la “cultura di morte” invitano a una crescente e zelante nuova evangelizzazione ad intra Ecclesiae dinanzi alle debolezze che si constatano.
Le fede, chiave della vita cristiana, è il fondamento che ci consente di avvicinarci all’Eucaristia e per questo merita un’attenzione speciale. Esige una retta prospettiva antropologica e culturale, come pure uno sguardo attento al processo di come la nostalgia dell’infinito e la quadrupla riconciliazione della persona umana sono nascosti dai diversi surrogati proposti dalle ideologie e dagli usi di questi tempi.
Lo sguardo di fede al dono dell’Eucaristia dovrebbe condurre allo stupore costante e ad esclamare: “Mio Signore e mio Dio!”.
Anche il nostro tempo, come altri, ha molte caratteristiche ed esigenze che costituiscono una sfida alla vita cristiana e all’evangelizzazione. Con l’aiuto che viene da Dio, però, esse non saranno insuperabili. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre fragilità, e partendo da esse aprirci alla luce e alla forza che viene in nostro aiuto, e così vivere e dare ragione al mondo della nostra speranza.

[00252-01.04] [AU014] [Testo originale: spagnolo]

- Rev. P. Athanasius SCHNEIDER. O.R.S., Segretario della Commissione liturgica della Conferenza Episcopale del Kazakhstan (KAZAKISTAN)

Ho passato la mia infanzia e la prima adolescenza in Unione Sovietica. La vita sacramentale ed in particolare quella eucaristica doveva svolgersi nella clandestinità. Quello che mi ha colpito in modo più profondo ed è rimasto impresso così vivo nella mia memoria, è stato l'atteggiamento verso la S. Comunione che descriverei come ars communicandi, alludendo all' espressione ars celebrandi. Do i seguenti esempi di due sacerdoti di quel tempo. Il primo è il Beato Alessio Saritski, morto martire in Kazakhstan (+30.10.1963). Negli anni cinquanta, durante le sue visite clandestine ai cattolici deportati nei monti Urali, dove si trovavano i miei genitori, la mia madre gli ha chiesto di lasciare un'ostia consacrata per sua madre gravemente malata, la quale desiderava ardentemente di ricevere ancora una volta la S.Comunione prima di morire, giacché non si sapeva se o quando sarebbe tornato un sacerdote in quella regione lontana. Il Beato Alessio lasciò a mia madre un'ostia consacrata, dandele l'istruzione di amministrare la Comunione in modo più reverente possibile. Arrivando il tempo opportuno, mia madre ha indossato guanti bianchi e con una pinzetta ha amministrato la S.Comunione a sua madre malata. Questa fu l’ultima Comunione per lei. Durante l'amministrazione dell’Eucaristia la mia madre stessa ardeva di riceverla, ma non potendo farlo sacramentalmente lo ha fatto spiritualmente. Sono passati ancora alcuni anni, prima che la mia madre potesse ricevere la S. Comunione. Ma quella Comunione spirituale le dava la forza di restare fedele durante la persecuzione e di trasmettere l'amore e il rispetto verso l'Eucaristia ai suoi figli. L'altro esempio è il Padre Janis Pawlowski. Anche lui ha passato un tempo nei lager stalinisti nel Kazakhstan e poi è morto in concetto di santità nella Lettonia (+09.05.2000). Lui mi ha amministrato la prima Comunione nella clandestinità. Eravamo un piccolo gruppo di bambini. Le circostanze esteriori erano assai modeste, ma c'era una grande festa interiore nell' anima, e P. Pawlowski ci diceva: “Guardate di fare ogni vostra comunione così come fosse la vostra prima e ultima Comunione”.

[00253-01.05] [AU015] [Testo originale: italiano]

- Fr. Marc HAYET, Responsabile Generale dei Piccoli Fratelli di Gesù (FRANCIA)

Parto dall’esperienza delle comunità contemplative che operano fra i poveri. L’Eucaristia è il cammino abituale della nostra preghiera. Ma come ha scritto Charles de Foucauld, il Signore ci ha fatto mettere insieme “l’esposizione del Santo Sacramento e una vita esposta”. Una vita sotto gli occhi dei poveri che sanno che abbiamo un lavoro e uno stile di vita simile al loro e condividiamo con loro la preoccupazione per una esistenza più giusta e degna. Una vita esposta perciò a quest’altra presenza del Signore: la sua presenza nei poveri. La vita delle persone non ci lascia; abita nelle nostre preghiere. Questa partecipazione di vita ci fa scoprire il volto di un Dio pieno di tenerezza che cammina umilmente con noi, come l’Eucaristia ci fa vedere.
Avrei qui una richiesta. Facciamo attenzione al nostro modo di parlare. Parlare del nostro mondo soprattutto in termini di “cultura di morte”, non è forse mancare di rispetto verso quanti cercano di vivere la loro fede in Dio o la loro fede nell’uomo donandosi al servizio della vita - dai padri e madri di famiglia fino alle persone impegnate in politica o nel sociale? Questo mondo è anche il luogo di tutte le generosità e di tutti gli impegni, a volte anche a prezzo della vita; ed è proprio per questo mondo vario, e non per un altro che il Padre ama, che Lui ha dato suo Figlio (ce lo ricorda l’Eucaristia) e sta operando lo Spirito.
La secolarizzazione ci ha spogliati dell’importanza che avevamo prima. Facciamo fatica ad accettarlo.
Gli uomini e le donne di oggi ascoltano la parola del Vangelo solo se viene loro presentata come proposta alla loro libertà, in un dialogo vero nel quale noi rispettiamo la loro ricerca e accettiamo di accogliere la loro competenza e la loro esperienza di vita, compresa quella dei più poveri, ricca di umanità. L’umile segno del pane e del vino, accessibile a tutti e comprensibile da tutti, forse ci invita a questo dialogo.

[00254-01.04] [AU016] [Testo originale: francese]

- Rev. Suora Rita BURLEY, A.C.I., Superiora Generale delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù (GRAN BRETAGNA)

Le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, una congregazione religiosa fondata in Spagna nel 1877 da S. Raffaela Maria Porras, ha al centro della propria vita la celebrazione dell’Eucaristia; essa è per l’Istituto ciò che la radice è per l’albero, vale a dire la vita.
L’invito di Cristo “fate questo in memoria di me” è vissuto con il protrarsi della grazia della celebrazione nell’adorazione Eucaristica e nel lavoro apostolico che trasmette l’esperienza dell’amore salvifico di Dio.
La contemplazione di Cristo nell’Eucaristia ci spinge alla ricerca e all’obbedienza della sua presenza in tutte le cose, facendo della nostra vita un continuo atto di adorazione. “In ogni mia azione devono tenere a mente che mi trovo in un grande tempio e, come un sacerdote, devo offrire sacrificio e lodi continui, sempre e in ogni cosa, a maggior gloria di Dio” afferma S. Raffaela Maria Porras.
“Non c’è quindi autentica celebrazione ed adorazione dell’Eucaristia che non conduca alla missione” (Discorso di Giovanni Paolo II ai giovani della Diocesi di Roma partecipanti alla missione “Gesù al centro”, 9 ottobre 2004). Quello che trasforma tutto ciò che siamo e facciamo in una partecipazione alla missione di Cristo è la trasformazione del nostro cuore attraverso la comunione con l’Amore di Cristo nel mistero Eucaristico. Quando fissiamo lo sguardo al Cuore di “colui che hanno trafitto” (Gv 19,37), vediamo la bontà amorosa di Dio e così guardiamo al mondo con speranza.
È nostro desiderio essere donne e comunità di compassione e comunione al servizio della vera vita (Gv 6,35). “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
Facciamo questo in molti modi, a seconda delle necessità e delle culture locali; l’Eucaristia costituisce sempre il cuore pulsante della nostra missione (cfr. I. L. 88).
La gente di Bazartete, a Timor Est, sta vivendo le penose conseguenze della guerra. Le nostre Sorelle offrono la presenza salvifica dell’adorazione Eucaristica, sostengono progetti umanitari e di istruzione e si dedicano all’ascolto delle sofferenze delle persone e accompagnandole nel difficile cammino verso la pace e la riconciliazione: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27).
Nella diocesi di Yokohama, in Giappone, all’interno di una forte cultura buddista, le Sorelle danno una silenziosa testimonianza della loro fede alla Presenza del Signore Risorto; e nell’insegnamento che prestano nelle scuole e nelle Università trasmettono i valori evangelici dell’amore, del perdono e del rispetto. Molti sono stati attirati alla fede in Gesù: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
L’Eucaristia e lavorare per la giustizia sono due fatti inseparabili. La Comunione con Cristo nell’Eucaristia comporta l’accettazione della responsabilità morale di lavorare con Lui, in collaborazione con altri, per trasformare sistemi e mentalità ingiusti in strategie e piani che promuovano la vera natura dell’amore di Dio per la nostra famiglia umana: “Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7).

[00255-01.07] [AU017] [Testo originale: inglese]

- Rev. D. Ignacio GRAMSCH LABRA, Vicario Parrocchiale di San Luis Beltrán de Pudahuel, Santiago de Chile; Assessore Arcidiocesano della Pastorale degli Accoliti (CILE)

Sono ancora sorpreso di essere stato invitato a partecipare al Sinodo come auditore. Sono molto sorpreso, ma immensamente grato a Dio per avermi dato l’opportunità di sentire con quanto amore voi, cari vescovi, parliate della nostra amata Chiesa e vi preoccupiate per l’evangelizzazione del mondo di oggi con la certezza della presenza del Signore Gesù tra di noi, nell’Eucaristia.
Da cinque anni sono l’incaricato della Pastorale degli Accoliti dell’Arcidiocesi di Santiago. Lavoriamo con i bambini ei giovani: servono sull’altare, perché la celebrazione dei Sacramenti e specialmente dell’Eucaristia siano celebrati con molto amore, devozione e bellezza.
Nella Pastorale giovanile e vocazionale ci siamo resi conto dell’importanza del lavoro con gli accoliti, perché una percentuale abbastanza significativa dei sacerdoti presenti oggi in Cile sono stati accoliti da bambini o da ragazzi. Probabilmente anche qualcuno di voi, cari vescovi, è stato accolito da ragazzo.
Abbiamo svolto un semplice itinerario di formazione per gli accoliti costituito da sei tappe, da quando il fanciullo entra e desidera prepararsi per servire sull’altare fino al momento in cui riceve il sacramento della Confermazione. In ogni tappa ci sono mete da raggiungere, temi per gli incontri, attività consigliate e una valutazione finale. Parliamo di un giovane di età compresa tra gli otto e i diciotto anni. Sono previste riunioni settimanali con i suoi preparatori, la vicinanza dei suoi sacerdoti, l’integrazione nella pastorale giovanile. Nella formazione abbiamo considerato il giovane nella sua interezza e, insieme con la formazione dottrinale, catechetica e liturgica, vogliamo che siano buoni studenti, buoni figli, buoni cittadini e in futuro buoni padri di famiglie cattoliche.
Gli accoliti non solo assistono alla Santa Messa la domenica, ma anche in altri giorni della settimana. Essendo tanto vicini al Signore nell’Eucaristia, sono più disposti ad adorare il Signore, come ci dice l’Instrumentum Laboris n° 65. Hanno l’abitudine di essere vicini al sacerdote e suoi amici, perciò spesso hanno lui come direttore spirituale. Sono soliti partecipare a ritiri spirituali e corsi di formazione. Molti di questi bambini arrivano in cappella o in chiesa per la celebrazione dell’Eucaristia prima del sacerdote e aiutano nella preparazione dell’altare, del messale, del lezionario, dei fiori, ecc. Sentono e vivono la celebrazione eucaristica come una cosa loro e come se anche ciò che fanno aiuta la bellezza della celebrazione.
Abbiamo coinvolto i genitori dei bambini, dato che vogliono sapere dove sono i loro figli, con chi stanno e quali attività compiono. In molti casi sono stati i bambini ad attirare i genitori verso la Chiesa, e così gli accoliti sono diventati per tutta la famiglia una porta di ingresso ai sacramenti.
Vorrei chiedere che il Sinodo e forse anche il nostro amato Santo Padre potessero dire qualche parola per promuovere la crescita degli accoliti nella nostra Chiesa, perché a volte per questi servizi liturgici tanto semplici i sacerdoti preferiscono lavorare con laici adulti impegnati. Gli adulti non li infastidiscono, non fanno loro domande indiscrete, in genere sono puntuali e responsabili. Con i bambini e i giovani, invece, occorre avere pazienza, ascoltarli ed educarli con amore. Tuttavia le vocazioni sacerdotali non verranno dagli uomini sposati che già hanno una famiglia e che forse non disturbano la Chiesa, usciranno invece da quei giovani che scoprono l’immenso amore di Dio e che vengono accolti e ai quali si offrono le condizioni adeguate di preghiera e vita spirituale per essere attenti al Signore Gesù, nel caso Egli li chiami a seguirlo più da vicino nella vita sacerdotale, religiosa o consacrata. La pastorale degli accoliti vuole predisporre tutte le condizioni perché questi bambini e giovani si incontrino profondamente con il Signore Gesù e lo seguano per tutta la loro vita nella vocazione a cui Dio vuole chiamarli.

[00256-01.04] [AU018] [Testo originale: spagnolo]

- Sig. Andrea RICCARDI, Fondatore della Comunità di Sant'Egidio (ITALIA)

La vita del cristiano tra la gente spesso cade nell’anonimato. Il cristiano ha qualcosa da dare agli altri? Non si dà, se non quel che si è ricevuto: il pane della Parola e dell’Eucarestia. Gesù dice ai discepoli: “Date voi stessi loro da mangiare” (Mt 14,16): è la missione. Se si offre il pane buono, si sperimenta che ce n’è fame; che il tempo è meno negativo di quel che ci appare. E di fronte alle grandi povertà? Oggi si è smarriti o dimentichi. Non si può far mancare ai poveri il Vangelo. La carità non dura senza il nutrimento dell’Eucarestia. Questo l’ho visto in tante note e ignote esistenze tra i poveri, che fanno sì che oggi -nonostante i nostri limiti- la Chiesa sia risorsa per i più disperati. Infine i cristiani, dall’inferno delle persecuzioni del XX secolo, mostrano che sempre è possibile vivere e comunicare il Vangelo. Nel 2000 Giovanni Paolo II ha chiamato a raccogliere le testimonianze dei nuovi martiri. Attiro l’attenzione sul fatto che è un’opera da riprendere nelle Chiese particolari e a livello centrale. C’è un testamento dei martiri da aprire nel contesto dell’Eucarestia. Il legame tra Eucaristia e martirio è fonte di fiducia e speranza al di là della nostra lettura realistica o pessimistica delle situazioni.

[00257-01.04] [AU019] [Testo originale: italiano]

- Rev. Suora Hermenegild MAKORO, C.P.S., Suora Missionaria del Preziosissimo Sangue; Animazione di Comunità cristiane in Mthatha (REP. SUDAFRICANA)

Sono Suor Makoro e faccio parte del Gruppo diocesano di animazione della diocesi di Umtata, in Sudafrica. Da gennaio di quest’anno facciamo il giro delle parrocchie e delle piccole comunità della diocesi e con loro guidiamo laboratori sul significato più profondo dell’Eucaristia. Poiché ho il polso della situazione a livello più capillare, vorrei esporvi una osservazione allarmante.
Innanzitutto esiste un’ignoranza preoccupante perfino tra i buoni cattolici e i vecchi cattolici riguardo al significato più profondo dell’Eucaristia. In secondo luogo, per la maggior parte di loro, la preghiera eucaristica non è altro che un’altra preghiera letta dal sacerdote dopo la liturgia della Parola. La liturgia della Parola spesso è molto più interessante della lettura del canone da parte del sacerdote.
Abbiamo scoperto inoltre che belle prediche o brillanti lezioni sull’Eucaristia sono inconsistenti se il significato più profondo dell’Eucaristia, vale a dire il mistero, non viene percepito nella celebrazione.
Per questo motivo consentitemi, vi prego, di esporre la seguente richiesta:
Chiediamo alle nostre autorità in campo liturgico di cercare modi e mezzi che aiutino a chiarire e a mettere in evidenza il tema essenziale dell’Eucaristia nelle nostre preghiere eucaristiche, affinché i nostri fedeli possano cogliere il mistero e viverlo.
Per fare un esempio, nella liturgia della Parola si chiarisce e si sottolinea la presenza del Signore con la processione solenne del Vangelo e il canto gioioso dell’Alleluia.
La mia umile richiesta è la seguente:
Possiamo fare qualcosa di simile riguardo alla preghiera eucaristica, per chiarire e mettere in evidenza i diversi aspetti del mistero eucaristico? Per esempio:
- la presenza di Cristo “in persona” (es. con l’adorazione silenziosa, il gioioso benvenuto)
- il sacrificio di Gesù sulla croce (es. con l’esposizione di un crocifisso, sottolineando l’espressione “offerto per voi”, che getta luce sul senso della frazione del pane)
- il sacrificio della Chiesa (che dà voce alla sofferenza umana)
- la Risurrezione di Gesù (salutando il Signore risorto, isibongo!)
- la celebrazione del rendimento di grazie (invitare i partecipanti a recitare brevi espressioni di ringraziamento)
- la celebrazione dell’unità (far venire persone di origini diverse intorno all’altare e invitarle a scambiarsi il segno della pace)
- l’eterna festa nuziale dell’Agnello (con i santi e gli antenati)
Vorrei fare un secondo suggerimento:
Si potrebbero prevedere una serie di celebrazioni eucaristiche che trattino i diversi aspetti del mistero eucaristico. Si potrebbero recitare preghiere idonee, un prefazio particolare, preghiere speciali da parte del celebrante e diverse possibilità di illustrare il tema specifico durante la preghiera eucaristica. Questa serie di celebrazioni eucaristiche potrebbe aver luogo di tanto in tanto nelle parrocchie al fine di chiarire un particolare aspetto del mistero eucaristico.

[00258-01.04] [AU020] [Testo originale: inglese]

- Sig. Zbigniew NOSOWSKI, Direttore del mensile cattolico "Więź" di Varsavia; Membro del Consiglio Nazionale dei Laici (POLONIA)

1. Dieci anni fa, insieme ad altri amici della mia generazione ho preparato un libro e una serie TV che aveva per titolo “I figli del Vaticano II si interrogano”. La dicitura scelta, “Figli del Concilio” è diventata abbastanza popolare in Polonia come appellativo per quei cattolici che erano nati col Concilio Vaticano II e NON ricordavano altre liturgie se non quella nella loro lingua materna, per i quali le riscoperte dell’ultimo Concilio, quali l’universale chiamata alla santità, l’apertura ecumenica, il dialogo con le altre religioni e con i non credenti, rappresentavano senza dubbio delle novità, ma anche una parte scontata dell’insegnamento officiale della Chiesa, parte e fardello della tradizione.
Fondandomi su questa esperienza vorrei cogliere l’occasione di parlare al Sinodo dei Vescovi che si sta svolgendo nell’anno del 40° anniversario della chiusura del Vaticano II per ringraziare la Divina provvidenza per questo grande dono del Concilio e delle riforme post conciliari, compresa quella liturgica. Ci sono stati, sicuramente, molti abusi nella celebrazione dell’Eucaristia e bisogna superarli. Ma lasciatemi esprimere la mia convinzione che se non fosse per la riforma liturgica, molti cattolici della mia generazione non avrebbero trovato il loro posto nella Chiesa (o almeno sarebbe stato più difficile).
2. L’Eucaristia è indubbiamente il momento più importante nella vita della Chiesa. Voglio usare il linguaggio degli affari - è il vessillo o la vetrina della Chiesa. Molto spesso è la solo realtà con cui un certo numero di cattolici di nome o di non-cattolici ha qualche contatto diretto con la Chiesa. Perciò, anche per ragioni pragmatiche, dobbiamo fare del nostro meglio in ogni parrocchia affinché la Messa della domenica sia veramente bella, ispiratrice e porti i fedeli a una partecipazione profonda. Va bene se le parrocchie sono ravvivate con festicciole in giardino o con delle attività sportive, ma l’elemento di maggiore importanza nella vita della parrocchia dovrebbe essere la sollecitudine per l’Eucaristia domenicale.
La responsabilità del sacerdote in questo campo è cruciale. Se la Messa viene detta solo dal sacerdote, i fedeli si limitano ad ascoltare. Quando è celebrata da un sacerdote come gran mistero, se lui lo avverte, lo sente e lo esprime nello spirito della liturgia; se lui prega in modo visibile mentre celebra l’Eucaristia, i fedeli coglieranno l’invito a una comunione più profonda con Dio.
3.Quindi molto dipende dal sacerdote, ma allo stesso tempo, lasciatemi dire che nelle discussioni di questo Sinodo avverto la mancanza di una riflessione sulla spiritualità dei laici, vale a dire: spiritualità eucaristica laica. L’Instrumentum Laboris la menziona brevemente nei numeri 75 e 76, ma si limita a delle devozioni. Per me la spiritualità eucaristica non significa soltanto assistere alla Messa e adorare il Santo Sacramento. Essa copre l’arco dell’intera vita.
Soprattutto i laici di oggi hanno bisogno di comprendere nuovamente il rapporto fra l’Eucaristia e la loro vita di ogni giorno. L’Eucaristia - come sacrificio, presenza, cibo, memoriale - ci dice qualcosa di molto importante e concreto per le nostre decisioni quotidiane, per come ci comportiamo nei nostri matrimoni, nelle nostre famiglie, nei nostri uffici, nelle nostre cucine, nelle nostre camere da letto, nella vita sociale. Ci dice: più ti doni agli altri, più troverai te stesso, più ami, più dovrai sacrificare, più dai, più riceverai. Questo è l’atteggiamento eucaristico, così si diventa veramente una persona eucaristica anche se non si partecipa alla Messa ogni giorno. Così Maria è stata una donna dell’Eucaristia anche prima che questa fosse istituita.
4. I miei 20 anni e più di esperienza nel movimento “Fede e Luce” fondato da Jean Vanier e Marie-Helene Mathieu portano alla mia proposta conclusiva. In queste comunità, raccolte attorno a persone handicappate mentalmente, ho imparato che la Chiesa ha ricevuto due tesori: l’Eucaristia e i poveri. Ma questi due tesori raramente vanno insieme. Abbiamo bisogno di segni visibili della loro unità. Soprattutto quanti partecipano alla condivisione del pane eucaristico dovrebbero manifestare sempre e visibilmente la loro solidarietà verso i poveri che non sempre hanno il pane quotidiano.

[00259-01.07] [AU021] [Testo originale: inglese]

- Sig.ra Marie-Hélène MATHIEU, Coordinatrice internazionale del Movimento "Foi et Lumière" (FRANCIA)

Il numero 79 dell’Instrumentum Laboris fa riferimento al nesso fra Cristo presente nell’Eucaristia e Cristo presente nelle persone handicappate fisicamente o mentalmente (che rappresentano tra il 20 e 25% della popolazione).
1. L’atteggiamento della società, nonostante tutti i progressi fatti è ancora spesso di disprezzo e di rigetto. (Per esempio, alcune leggi sull’aborto prevedono la soppressione del bambino handicappato fino alla vigilia della sua nascita). Agli antipodi con queste pratiche, Gesù manifesta un amore di predilezione verso tutte le persone handicappate. Oltre al tesoro della sua presenza nell’Eucaristia, Gesù ci assicura la sua presenza nella persona povera e debole.
2. Giovanni Paolo II, parlando ad alcuni handicappati mentali, ha detto loro: “Prendete posto nel cuore della Chiesa”. Come possono le Parrocchie aiutarli a meglio trovare questo posto?
Sistemazioni speciali possono contribuire, ma più importante è la qualità dell’accoglienza, quella che permette a ognuno di sentirsi amato, chiamato ad amare, a essere utile.
3. La Chiesa chiede ai genitori il rispetto incondizionato della vita del bambino sacra fin dal suo concepimento. Allo stesso tempo, come è essenziale che essa li illumini, li sostenga, assicurandoli della sua presenza al loro fianco nella crescita umana e spirituale del loro piccolo!
Quanti hanno un handicap mentale, quando non possono esprimersi con la parola, possono far vedere con i loro atteggiamenti che distinguono il corpo di Cristo dal cibo ordinario e possono essere preparati a riceverlo.
I sacerdoti invece, facendo riferimento al canone 913, esitano a dare l’Eucaristia alle persone gravemente handicappate che sembrano incapaci di relazione. Ma non possiamo allora prendere in considerazione il desiderio grande e la gioia di Gesù di darsi ai più sprovveduti dei suoi fedeli? Le procedure delle chiese orientali per quanto riguarda i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana potrebbero forse aiutare la Chiesa ad approfondire la sua riflessione su questo argomento.

[00260-01.04] [AU022] [Testo originale: francese]

- Sig. Alexei V. JUDIN, Professore di Storia della Chiesa e del Dialogo interconfessionale nella Federazione Russa, Russian State University for the Humanities, St. Thomas College (Moscow) (FEDERAZIONE RUSSA)

Vorrei fare breve riferimento al numero 86 dell’Instrumentum Laboris sul tema Eucaristia e ecumenismo.
Come voi ben sapete noi cattolici in Russia affrontiamo il problema del dialogo con gli ortodossi in modo grave. In questa Aula Sinodale abbiamo sentito recentemente diversi interventi su questo punto tra i quali la precisazione concreta del Card. W. Kasper, le relazioni del Card. L. Husar e dei presuli delle Chiese Cattoliche Orientali. La domanda fatta dal Card. Husar sulla paradossale esistenza del “superculmen” della vita cristiana nella prospettiva dell’unità delle Chiese mi tocca il cuore e sembra molto impegnativa. Difatti, davanti al Sacramento dell’Eucaristia noi, cattolici e ortodossi, sperimentiamo un vero stupore di cui si è parlato tante volte durante questa assemblea. Ma questo stupore è sconcertante e frustrante. In realtà proprio nella portata ecumenica sull’Eucaristia si svela il grande scandalo delle divisioni tra i cristiani. Proprio davanti al Cristo Eucaristico diventa evidente che non ci sono scuse per la disintegrazione del mondo cristiano.
Da noi cattolici ci sono le norme che regolano l’intercomunione con i non cattolici. Ma il reciproco riconoscimento con gli ortodossi della vera presenza del Signore nella Eucaristia ci impegna di fare dei passi avanti nella strada del riavvicinamento. Quali passi possiamo fare? Anzitutto senza violare le regole ben esposte e diluire l’identità cattolica, dobbiamo pensare in modo da poter superare l’attuale crisi dell’ecumenismo. L’ecumenismo nella sua versione attuale si concentra piuttosto sulle discussioni circa le diverse questioni storiche, teologiche etc. La dimensione dell’ ecumenismo spirituale si limita a delle preghiere generiche, a incontri fraterni su diversi livelli, ma si arresta davanti all’Eucaristia. In effetti tutte queste espressioni e questi eventi cercano di evitare la realtà eucaristica.
In questo caso io penso che la stessa presenza di Gesù nell’Eucaristia debba guidarci verso il futuro. Bisogna andare in fondo al significato di questa presenza viva del Signore. Questa strada comune deve continuare sulla strada già iniziata della conoscenza reciproca. Nel secolo scorso abbiamo ottenuto un vero progresso di tale conoscenza, e ora non dobbiamo accontentarci dei frutti finora raccolti.
Come possiamo approfondire questa conoscenza reciproca nella prospettiva eucaristica? Non ho una risposta certa, ma posso presentarvi una proposta. Abbiamo molti carismi nella Chiesa Cattolica - i carismi dei diversi ordini, delle diverse congregazione religiose, di vari movimenti etc. Possiamo assicurare l’unità tra loro non solo a livello giuridico-amministrativo, ma anche a livello spirituale. Questi carismi, questi doni spirituali delle realtà cattoliche sono ben diversi tra loro. Talvolta ancor più differenziati, se non nella dottrina, sicuramente nella sensibilità e nell’espressione, che la realtà cattolica e la realtà ortodossa nel loro complesso. Dunque, se siamo in grado gestire le cose nell’ambiente cattolico assicurando l’unità tra diversi carismi, perchè non possiamo avvicinare il Mistero Eucaristico insieme nella unità riconciliata tra realtà d’Oriente e Occidente? La cosa cruciale e decisiva in questo caso si riassume nella sincerità assoluta nel ritenere che noi consistiamo in Cristo e nella Sua presenza eucaristica, come diceva il noto teologo ortodosso russo Pavel Florenskij.

[00292-01.03] [AU023] [Testo originale: italiano]

- Sig. Francisco José GÓMEZ ARGÜELLO WIRTZ, Co-Fondatore del Cammino Neo-Catecumenale (SPAGNA)

Non posso fare a meno di rendere testimonianza davanti a questa assemblea di quello che il Signore sta operando.
Ho ancora davanti ai miei occhi l’incontro di Colonia, dove il Cammino ha portato più di 100 mila giovani e dove, come frutto delle Giornate della Gioventù con il Papa Benedetto XVI, nell’incontro vocazionale che noi abbiamo fatto il giorno dopo, migliaia di giovani si sono alzati per entrare in Seminario e tante ragazze per la vita contemplativa e di adorazione.
Come è stato possibile questo evento? Lo ha detto il Papa a Colonia: formate comunità basate sulla fede che percorrano un itinerario verso Cristo, in comunione con il Papa e con i Vescovi.
È impressionante pensare che dietro a ciascuno di questi giovani c’è una piccola comunità nella parrocchia, con la quale stanno percorrendo un cammino di iniziazione cristiana e in cui l’Eucaristia, celebrata nella propria comunità, è fondamentale per maturare la loro fede e la loro vocazione.
Molti di questi giovani vengono dalle proprie famiglie ricostruite e tanti altri, che erano lontani dalla Chiesa, hanno visto i segni della fede in comunità vive. Hanno ricevuto l’annuncio del kerygma nella catechesi e hanno iniziato un catecumenato post-battesimale di riscoperta del Battesimo, al cui centro c’è la Veglia pasquale che canta e realizza il mistero della nostra salvezza.
Dato che l’ eucaristia, pasqua della settimana, alimenta la vita cristiana, dobbiamo chiederci oggi: Cos’è la vita cristiana? Cosa annuncia la Chiesa?
Che Dio ha inviato suo Figlio al mondo per far passare l’umanità da questo mondo al Cielo, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita. Cristo è risuscitato, grida la Chiesa! Cristo ha vinto la morte e vive risorto nei cristiani. Come possiamo portare al mondo questa notizia? Dice S. Paolo: “Portando sempre nel nostro corpo il morire di Gesù, affinché la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo..., in modo che quando noi moriamo il mondo riceve la vita” (cfr 2 Cor 4,10.12).
Ecco il dinamismo della pasqua che alimenta la nostra fede: abbiamo bisogno che Cristo ci dia nell’eucaristia, il suo morire per noi, nel pane spezzato e nel suo Sangue versato, per poter mostrare la sua risurrezione, la sua vita immortale al mondo.

[00293-01.02] [AU024] [Testo originale: italiano]

- Rev. Suor Margaret WONG, F. d. C. C. , delle Figlie della Carità Canossiane, Promotrice di Centri di Adorazione Eucaristica (Hong Kong)

Vi ringrazio per avermi permesso di parlare a nome delle persone disabili di Hong Kong.
In passato, la maggior parte delle persone disabili delle nostre parti era privata della possibilità di partecipare alla celebrazione eucaristica perché le chiese non erano accessibili per loro. Grazie a Dio, nel 1993 è stato costituito il Centro Diocesano Pastorale per Disabili e così i nostri disabili hanno iniziato a frequentare Messe per diversi gruppi, a seconda delle loro particolari esigenze. A dispetto dei nostri limiti e ristrettezze economiche, come la povera vedova del Vangelo, abbiamo investito tutto ciò che avevamo con tutto il nostro cuore.
In questi anni, prima di ritornare ad appartenere alla Cina, la nostra società è stata pervasa dalla paura e dall’incertezza. Preso atto della nostra incapacità a risolvere qualsiasi problema abbiamo cominciato a impegnarci a tenere quotidianamente un’ora santa e a fare preghiere d’intercessione nel Centro per Disabili. Dal 1996 l’adorazione quotidiana è stata estesa a 12 ore, concentrata sulla preghiera per la santificazione dei sacerdoti.
Siamo stati profondamente commossi dalla testimonianza dei disabili, che affrontano ogni tipo di sacrificio per partecipare alla Messa e all’adorazione, mentre i cosiddetti abili non ne hanno il tempo.
Nel frattempo, la percentuale di persone con problemi psicologici e tendenze suicide è andata sempre più aumentando. Queste persone che hanno una visione fallimentare di sé, relazioni fallite alle spalle e spirito di fallimento, sono state respinte dalle proprie famiglie, anch’esse fallite, e dalla nostra società improntata al secolarismo e al materialismo. Nell’Eucaristia vediamo il cuore ferito di Cristo che ha sete di salvare l’umanità spezzata, in Lui impariamo a stringere in un abbraccio e ad amare sinceramente tutte queste persone dalla vita spezzata. Le invitiamo a cercare la guarigione spirituale nel Signore Eucaristico. Ci sono state riferite molte guarigioni interiori e abbiamo ricevuto molte telefonate da parte di stranieri che ci chiedevano preghiere di intercessione. Rispondendo alla pressante chiamata del mio cuore da parte di Nostro Signore, nel 2002 ho costituito un piccolo gruppo rivolto a laici dalla vita consacrata con il nome di “Eucharistic Oblate for the Vulnerable”, con il pieno sostegno del nostro Vescovo Joseph Zen. Abbiamo cominciato con 7 membri che avevano problemi fisici, mentali o di altro genere e ci siamo dedicati all’adorazione perpetua. Crediamo che la vulnerabilità umana sia un dono dell’amore del Padre e che essa possa essere trasformata in benedizione, una via di santificazione attraverso la forza trasformante dell’Eucaristia.
Innanzitutto, il nostro gruppo ha sostenuto l’adorazione quotidiana al Centro Pastorale in modo da farlo diventare un centro di adorazione perpetua. Con l’aumento dei membri siamo riusciti a creare un secondo Centro di Adorazione Perpetua a partire dal Mercoledì delle ceneri di quest’anno. In entrambi i centri siamo felici di avere la Messa quotidiana (con omelia), la benedizione, l’ora mariana e di cantare l’ufficio divino (anche per i non vedenti), di avere la lectio divina settimanale per gruppi di diverse età, le Messe di guarigione mensili e il catechismo, e infine alcuni ritiri incentrati sull’Eucaristia. Con questo speciale carisma di far avvicinare le persone in difficoltà all’adorazione eucaristica, il Signore ci manda gradualmente molti volontari che si dedicano anche all’adorazione eucaristica perpetua per aiutare il nostro ministero, ad esempio, nelle seguenti cose:
1. Osservare il digiuno di pane e acqua ogni mercoledì e venerdì e pregare specialmente per i singoli sacerdoti.
2. Adorazione eucaristica per i bambini, settimanale e mensile, e anche un’adorazione di notte nei giorni di festa.
3. Adorazione eucaristica per centinaia di alunni della scuola primaria, dei quali solo il 10% sono cattolici, facendo appello allo stupore degli insegnanti per la loro straordinaria attenzione nei confronti del Signore Eucaristico.
4. Adorazione eucaristica nella Repubblica Cinese, che si è risolta nell’ora santa quotidiana o anche nell’adorazione perpetua in tutte le parrocchie dove siamo stati (per es., Bien Chuen a Hebei e S. Pietro e Paolo a Shanghai).
5. Guarigione spirituale di malati di SARS e dei loro parenti, così come di personale medico in prima linea nei momenti critici.
6. Digiuno e preghiera d’intercessione quotidiana all’ora di pranzo.
7. Preghiera di intercessione dalla mezzanotte alle 6 di mattina per l’omelia del sacerdote.
8. Sito internet: www.eucharisticoblate.org.
Preghiamo che attraverso l’intercessione del nostro compianto Papa Giovanni Paolo II, il Signore Eucaristico possa soddisfare la fame del nostro popolo cinese con la Sua Parola e il suo Pane e che la Sua maestà possa presto regnare in Cina. Maranatha. Amen.

[00305-01.07] [AU025] [Testo originale: inglese]

♦ AVVISI

● “BRIEFING”
● SECONDA CONFERENZA STAMPA
● TERZA CONFERENZA STAMPA

● “BRIEFING”

Il “Briefing” dei gruppi linguistici di sabato 15 ottobre 2005 avrà luogo alle ore 12.00.

● SECONDA CONFERENZA STAMPA

Si informano i giornalisti accreditati che giovedì 13 ottobre 2005, alle ore 12.45, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la seconda Conferenza Stampa sui lavori dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Relatio post disceptationem).

Interverranno:

● Em.mo Card. Francis ARINZE
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Presidente-Delegato
● Em.mo Card. Juan SANDOVAL IÑIGUEZ
Arcivescovo di Guadalajara (Messico)
Presidente-Delegato
● Em.mo Card. Telesphore Placidus TOPPO
Arcivescovo di Ranchi (India)
Presidente-Delegato
● S.E. Mons. John Patrick FOLEY
Arcivescovo tit. di Neapoli di Proconsolare
Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Presidente della Commissione per l’Informazione
● S.E. Mons. Sofron Stefan MUDRY, O.S.B.M.
Vescovo emerito di Ivano-Frankivsk (Ucraina)
Vice-Presidente della Commissione per l’Informazione

● TERZA CONFERENZA STAMPA

Si informano i giornalisti accreditati che sabato 22 ottobre 2005, alle ore 12.45, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la terza Conferenza Stampa sui lavori dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Elenchus finalis).

● Sua Em.za Rev.ma il Sig. Card. George PELL
Arcivescovo di Sydney (Australia)
● Sua Em.za Rev.ma il Sig. Card. Mark OUELLET, P.S.S.
Arcivescovo di Quebec (Canada)
● Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Roland MINNERATH
Arcivescovo di Dijon (Francia)
Segretario Speciale
● Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Salvatore FISICHELLA
Vescovo titolare di Voghenza
Ausiliare del Vicario di Roma
Rector Magnificus della Pontificia Università del Laterano

 
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[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

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